Anno liturgico 2011 - 2012

Omelie di Monsignor Antonio Riboldi e altri commenti alla Parola, a cura di miriam bolfissimo
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Anno liturgico 2011 - 2012

Messaggio da miriam bolfissimo » lun mar 19, 2012 9:17 am

      • IV domenica di Quaresima. 18 marzo 2012
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Dal secondo libro delle Cronache 36,14-16.19-23
In quei giorni, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato a Gerusalemme. Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio. Quindi incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi. Il re [dei Caldei] deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all’avvento del regno persiano, attuandosi così la parola del Signore per bocca di Geremia: «Finché la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di settanta anni». Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola del Signore pronunciata per bocca di Geremia, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”».



Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 2,4-10
Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.



Dal vangelo secondo Giovanni 3,14-21
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».




    • La Verità della Croce
    Domenica scorsa l'esortazione a distruggere il "nostro tempio", quello fatto da "mani d'uomo", quello costruito con i nostri sforzi corrispondendo non tanto alla volontà di Dio ma al bisogno di un dio a nostra misura... C'è da destrutturare la nostra religiosità fatta di abitudini e ritualismi, anestetici al male ma incapaci di radicale sanazione dal male!

    Gesù ci invita a puntare lo sguardo su di Lui, innalzato sulla croce: lì c'è la verità suprema su chi è Dio e su chi è l'uomo! Dio è Colui che perde la propria vita per l'uomo... l'uomo è colui che da la morte all'uomo per dio... Guardando a Gesù vediamo la disponibilità di Dio a morire pur di non nuocere all'uomo... Gesù innalzato sulla croce permette a chi lo contempla con occhi puri dì venire alla verità: che cosa fa Dio di fronte alla violenza dell'uomo! Che cosa fa l'uomo dì fronte alla disarmante non-violenza di Dio? Qui sta la salvezza, non ci piove!

    «La luce è venuto nel mondo, ma gli uomini hanno a/nato più le tenebre che la luce»: quanto ci era stato annunciato fin dalla nascita si compie in pienezza! La Croce è il massimo della luce che possa irradiarsi sul cuore dell'uomo: solo un occhio malvagio rifiuta l'evidenza della novità evangelica del Crocifisso.

    «Chi fa la verità viene verso la luce»: spettacolare questo versetto. La verità non si "sa", ma si "fa"! Il vangelo non lo si conosce ma lo si pratica! È dal vivere da discepoli che si "va verso" la luce! Si tratta di un cammino esistenziale veritativo... Si può conoscere perfettamente la verità del Vangelo, raccontarla e spiegarla - anche il diavolo la conosce perfettamente - ma non c'entra nulla con la santità! Nel cammino penitenziale quaresimale l'attenzione per il Crocifisso deve essere posto al primo punto dell'ordine del giorno...
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun mar 26, 2012 8:27 am

      • V domenica di Quaresima. 25 marzo 2012
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Dal libro del profeta Geremia 31, 31-34
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: «Conoscete il Signore», perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato.



Dalla lettera agli Ebrei 5,7-9
Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.



Dal vangelo secondo Giovanni 12,20-33
In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsaida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.




    • Nuova ed eterna alleanza
    «Verranno giorni - oracolo del Signore -, nei quali con la casa d'Israele e con la casa di Giuda concluderò un'alleanza nuova»: così profetizzava Geremia. E così è avvenuto in Gesù! Dio non parla mai a vanvera, a tempo debito realizza i suoi propositi! «Non sarà come l'alleanza che ho concluso con i loro padri... sarà un'alleanza nuova: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore».

    Dio non vuole far dipendere la sua comunione con l'uomo dall'uomo: decide di vincolarsi all'uomo gratuitamente e per sempre! Solo per amore! Si tratta della «nuova ed eterna alleanza» che ogni giorno celebriamo nel memoriale eucaristico: nel Figlio Unigenito, Gesù, costantemente il Padre rinnova il suo patto d'amore con l'umanità per «la remissione dei peccati».

    «Adesso l'anima mia è turbata, che cosa dirò? Padre, salvami da quest'oraì Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome»: Gesù sa che il suo amore offerto sull'altare della Croce sarà il segno tangibile attraverso il quale Dio scriverà nei cuori dell'uomo la sua volontà di amore eterno! Gesù offre se stesso come tempio nel quale celebrare la «gloria di Dio»! La sua anima è turbata, ma non arretra affatto dalla sua obbediente dedizione alla causa del Padre.

    «C'erano anche alcuni Greci per la festa. Questi si avvicinarono a Filippo e gli domandarono: "Signore, vogliamo vedere Gesù"»: è una buonissima intenzione quella di vedere Gesù, ma potrebbe essere semplice curiosità. Anzitutto: per vedere veramente chi è Gesù si è rimandati al mistero della morte: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo, se invece muore, produce molto frutto». E poi, non ci si può accontentare di vedere Gesù: è necessario servirlo. Come? Seguendolo sulla stessa via della croce: «Se uno mi vuole servire, mi segua».
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun apr 02, 2012 8:27 am

      • Domenica delle Palme. 1 aprile 2012
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Dal libro del profeta Isaia 50,4-7
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziati, perché io sappia indirizzare allo sfiduciato una parola. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come gli iniziati. Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare deluso.



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 2,6-11
Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.



Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco 14,1 - 15,47
  • Cercavano il modo di impadronirsi di lui per ucciderlo
Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire. Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».
  • Ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura
Gesù si trovava a Betania, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei. Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un'azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».
  • Promisero a Giuda Iscariota di dargli denaro
Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all'udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.
  • Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?
Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
  • Uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà
Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l'altro: «Sono forse io?». Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell'uomo, dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito! Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!».
  • Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue dell'alleanza
E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: X«Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
  • Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai
Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto: “Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.
  • Cominciò a sentire paura e angoscia
Giunsero a un podere chiamato Getsemani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po' innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell'ora. E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».
  • Arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta
E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio. Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!». Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.
  • Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?
Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d'uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d'uomo”». Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo». Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa' il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano.
  • Non conosco quest'uomo di cui parlate
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l'ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest'uomo di cui parlate». E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.
  • Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?
E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito. A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
  • Intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
  • Condussero Gesù al luogo del Golgota
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Golgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.
  • Con lui crocifissero anche due ladroni
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.
  • Ha salvato altri e non può salvare se stesso!
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
  • Gesù, dando un forte grido, spirò
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!». Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.
  • Giuseppe fece rotolare una pietra all'entrata del sepolcro
Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch'egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all'entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.




    • Dramma o tragedia
    Inauguriamo oggi la Settimana Santa. I sette giorni che non solo narrano ma compiono la rivoluzione di Dio. In una settimana Dio ha creato il mondo e in una lo ricrea. Il mondo non è un giocattolo con il quale divertirsi per qualche tempo e poi passare ad altro, ma è l'oggetto principale dell'amore di Dio: non avverrà mai che sia abbandonato a se stesso! Se si è allontanato dall'Amore che lo ha creato, Dio viene a riprenderlo e a rimetterlo in gioco...

    Lo scopo della Settimana Santa è quello di raggiungere ancora l'uomo, di stanarlo dalla sua condizione di peccato e restituirlo alla sua bellezza primigenia. Gesù, a nome del Padre, rivela il desiderio che ogni uomo viva nella gioia piena della vita, senza più la minima paura della morte...

    Per raggiungere anche le situazioni più infangate Gesù sceglie la strada dei perduti, dei rifiutati, dei derelitti... «pur essendo nella condizione di Dio... svuotò se stesso assumendo una condizione di servo»: in questo abbassamento c'è tutto lo stile discreto di Dio che non agisce con la bacchetta magica ma entra nelle situazioni più degradate e le accompagna fuori dal buio verso la luce della Pasqua.

    Gesù mostra come la vita sia il teatro dove è possibile recitare la partitura di un dramma o quella di una tragedia: tutto dipende da chi si ha come regista... se la vita è "recitata" a prescindere da Dio non potrà che essere una tragedia! Se, al contrario, concederemo a Gesù di scriverci il canovaccio della storia, la salvezza, pian piano si farà spazio in noi!

    L'emblema della tragedia è ravvisabile nell'«amico» Giuda che non ha accettato di essere parte di un progetto di redenzione più grande del suo peccato... l'emblema del dramma è identificabile in Pietro: sleale, pusillanime, rinnegatore... eppure «pietra d'angolo» nella costruzione della Chiesa perché toccato dallo sguardo di Gesù!
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » mar apr 10, 2012 8:52 am

      • Domenica di Pasqua. 8 aprile 2012
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Dagli Atti degli Apostoli 10, 34a. 37-43
In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 3, 1-4
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

oppure:

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 5, 6b-8
Fratelli, non sapete che un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità.



Dal vangelo secondo Giovanni 20, 1-9
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

alla sera:

Dal vangelo secondo Luca 24, 13-35
In quello stesso giorno, il primo della settimana, due dei discepoli erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Cleopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto». Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino» . Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Ed ecco si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.




    • Oggi è il senso della nostra fede!
    Siamo cristiani perché crediamo che Cristo è risorto! Non c'è altra motivazione! Non siamo cristiani perché vogliamo essere più buoni o perché andiamo a messa tutte le domeniche ma perché crediamo che Gesù ha sconfitto la morte e l'eternità non è più una semplice aspirazione ma una realtà!

    La Pasqua è, quindi, l'oggetto di fede principale dei cristiani: non possiamo permetterci di essere superficiali e non sapere che cosa celebriamo! È l'apostolo Pietro che ci racconta per filo e per segno l'avvenimento: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea; come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazareth, il quale passò beneficando e risanando tutti... noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute... lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse a testimoni prescelti da Dio... ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti».

    Quando ci chiedono che cosa crediamo, generalmente, iniziarne a fare dei giri di parole incredibili e non arriviamo mai a dire chiaramente l'oggetto della nostra fede: Gesù, uomo come noi, vissuto circa 2000 anni fa, è stato crocifisso ingiustamente sulla croce, ma tre giorni dopo, come aveva predetto, è risuscitato presentandosi carne ed ossa ai suoi discepoli increduli, facendosi toccare e mangiando con loro. Ha promesso che a tutti coloro che lo avrebbero seguito sarebbe stato accordato il medesimo destino!

    Fratelli e sorelle: ci troviamo oggi per far festa a Gesù che è risorto e a noi che risorgiamo grazie a lui! Non moriamo più! Ogni paura e timore devono essere superati in forza di questa certezza! Ma davvero crediamo che Cristo è risorto? San Paolo ci mette in guardia: «Se Cristo non è risorto, vana è la nostra fede!».
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun apr 16, 2012 8:10 am

      • II domenica di Pasqua. 15 aprile 2012
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Dagli Atti degli Apostoli 4, 32-35
La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.



Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 5, 1-6
Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità.



Dal vangelo secondo Giovanni 20, 19-31
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.




    • Mettere il dito
    É trascorsa una settimana da che Gesù è risorto. C'è ancora in noi la gioia di quell'annuncio? E alle persone che abbiamo incontrato in questi giorni abbiamo partecipato la nostra esultanza? Devo dirvi che, in più occasioni, ho avuto modo di ripetere "Cristo è risorto!" e sono davvero contento! A fronte di tanto sconforto, di tante amarezze, dì tante disillusioni, mi sembra che solo questa certezza sia in grado di dare la speranza necessaria... il resto sono semplici palliativi...

    É ovvio che all'annuncio non corrisponde immediatamente la conversione di chi ascolta... il dubbio, la paura dì fidarsi, le resistenze più intestine, non permettono all'uomo di godere prontamente della pace offerta dal Risorto. La pagina del vangelo di oggi ci mostra le rimostranza di Tommaso... è passata una settimana, ma non c'è verso di abbattere le resistenze e abbandonarsi serenamente alla Buona notizia...

    Nessun biasimo per Tommaso! È una icona splendida del cuore di ogni uomo. Siamo tutti così! E Dio che ci ha voluti così! La fede non è un meccanismo che scatta d'istinto: è libertà, è ragionevolezza, è passione! Tommaso non è uno che fa le cose facili. È uno che ci vuoi veder dentro chiaro! Gesù non disdegna di incontrarlo, di mostrare la verità dolorosa della Croce, dì esortarlo a mettere dentro «il dito» nella tangibilità di Dio!

    E poi l'esortazione: «non essere incredulo, ma credente!». Ebbene sì: avrà ancora momenti nei quali si troverà a dubitare... Non è un incontro che scioglie ogni dubbio! C'è da perseverare nella ricerca, senza mai accontentarsi dei risultati raggiunti! È come l'amore... la stessa identica cosa... se non si rinnova costantemente l'amore, pur avendo avuto originariamente un incontro significativo, tutto si sfuma! Ogni giorno con le mani sul Corpo di Gesù...
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun apr 23, 2012 7:45 am

      • III domenica di Pasqua. 22 aprile 2012
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Dagli Atti degli Apostoli 4, 32-35
La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.



Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 5, 1-6
Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità.



Dal vangelo secondo Giovanni 20, 19-31
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.




    • Pace a voi
    «Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho»: sono parole davvero pesanti... non riesco a bypassarle con leggerezza! Mi interpellano! Sembra che penetrino nel mio cuore e mi chiedano, con prepotente insistenza: "ma ci credi o no?"... "Credi al fatto che Gesù sia apparso vivo, con il suo corpo, ai discepoli dopo aver attraversato l'ignominiosa tortura della croce?"... "Credi che anche tu lo tocchi vivo nel suo Corpo e nel suo Sangue ogni giorno che celebri l'Eucaristia?"...

    Gesù non è un fantasma! Non è un pensiero psicotico indotto da persone squilibrate per disturbare la quiete della vita! Gesù è il Vivente! Colui «che sta in mezzo» ad ogni assemblea di fratelli che sì riunisce nel suo nome, nell'ascoltare la sua Parola e nello Spezzare il Pane! Gesù irrompe nella vita dì ogni uomo e chiede spazio! ...è talmente ingombrante che non possiamo far finta di non accorgerci della sua presenza! Disturba... sì, disturba!

    Gesù è risorto! Percorre le nostre strade! Ci incrocia e ci mostra le sue mani e i suoi piedi feriti: è l'insistenza dell'amore che non bada al rifiuto! Se l'amore è una scelta e non un sentimento, inevitabilmente paga il prezzo del rifiuto e della morte... ma l'amore non muore mai!

    La Chiesa, la comunità cristiana, è testimone di questo amore ricevuto. Amata ad oltranza, la Chiesa è testimone dell'amore nel servizio reso ai fratelli più bisognosi. Quel briciolo d'amore che da credenti si riesce a donare non è altro che la resa di quello ricevuto... È inutile che ci si continui a nascondere dietro al dito: senza l'amore gratuito che riceviamo da Gesù nessuno riesce a dare qualcosa di significativo agli altri. Nessuno dà niente per niente... solo Gesù e coloro che accettano di farsi suoi testimoni fedeli. Abbiamo riconosciuto l'amore di Gesù!
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » sab apr 28, 2012 8:08 am

      • IV domenica di Pasqua. 29 aprile 2012
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Dagli Atti degli Apostoli 4, 8-12
In quei giorni, Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».



Dalla prima lettera di san Giovanni Apostolo 3,1-2
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.



Dal vangelo secondo Giovanni 10, 11-18
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».




    • Pastore e pecore
    Gesù è il Buon Pastore. Le traduzioni più fedeli al testo greco parlano di Gesù come il Pastore Bello. È interessante notare che, in sostanza, la bellezza e la bontà siano strettamente collegate. Non c'è una bontà brutta né tanto meno una bellezza cattiva: o sono tutte e due o non sono entrambe! Gesù, quindi, è bello in quanto gratuitamente affascina e attrae ed è buono in quanto generosamente dà la vita per i suoi amici. Una vita donata è sempre bella!

    La Chiesa oggi celebra la Giornata Mondiale di preghiera per le Vocazioni: non a caso è stata scelta la IV domenica dì Pasqua dove si parla di Gesù come Pastore... «Il buon pastore dà la propria vita per le pecore»; da qui nasce la certezza che vale la pena dare la vita per la causa del Vangelo! Chi accetta radicalmente la sfida della Croce scopre la bellezza e la sensatezza della vita come servizio! C'è da pregare perché dalla conoscenza di Gesù come Pastore Buono e Bello nasca in tanti battezzati il desiderio di imitarlo in questa stessa condizione!

    «lo sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me»: non si riconosce il Pastore se non c'è una frequentazione assidua di Lui! Lui ci conosce e ci ama, ma se noi non lo conosciamo non avvertiamo il suo amore! Sono assalito da questo dubbio; lo conosciamo Gesù? Seguiamo le sue orme? Mangiamo nei suoi pascoli? Siamo in grado di riconoscere la sua voce?

    E di conseguenza. Il parroco è incaricato dal vescovo ad essere segno del Buon Pastore nella comunità in cui è inviato. Che rapporto c'è tra il pastore della comunità di Rovellasca e le pecore ad esso affidate? Si conoscono? Sì vogliono conoscere? È pastore o mercenario? Gesù è pastore e non mercenario perché dice: «do la mia vita per le pecore». Che cosa deve fare un pastore dentro una comunità per dare la vita? Aiutatemi a capire... e pregate...
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun mag 07, 2012 8:37 am

      • V domenica di Pasqua. 6 maggio 2012
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Dagli Atti degli Apostoli 9, 26-31
In quei giorni, Saulo, venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo. Allora Barnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio, aveva visto il Signore che gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva in Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore. Parlava e discuteva con quelli di lingua greca; ma questi tentavano di ucciderlo. Quando vennero a saperlo, i fratelli lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso. La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.



Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 3, 18-24
Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità. In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.



Dal vangelo secondo Giovanni 15, 1-8
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».




    • La necessità della Chiesa
    Domenica scorsa, il vangelo ci ha ricordato che Gesù è il nostro pastore e noi il suo gregge. Nel momento in cui si sta con lo stesso pastore è inevitabile essere parte dello stesso gregge. La Chiesa non è un club di persone che si trova assieme in virtù delle stesse convinzioni e degli stessi hobbies, ma in forza della sequela dello stesso "Amico"! Chi dice di amare e seguire Gesù è di perciò stesso Chiesa! Non c'è un atto successivo all'amore per Gesù che ci costituisce Chiesa!

    Questa precisazione per fugare ogni idea distorta di Chiesa che la rende alternativa a Gesù. Tant'è che, qualora uno volesse celebrare la propria appartenenza a Cristo, non potrebbe che farlo dentro la comunità che vive in comunione con Lui. In questo senso è comprensibile ciò che è capitato a san Paolo - come ci è raccontato dalla pagina dagli Atti degli Apostoli che oggi leggiamo nella celebrazione - quando, una volta convertito a Cristo, voleva aggiungersi ad una comunità: non era sufficiente la sfolgorante apparizione del Risorto a farne di lui un discepolo! Ci voleva un'approvazione della comunità!

    E non deve essere stato facile: «Saulo, venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo»! Qualcuno potrebbe ironizzare sulle solite formalità della Chiesa; in realtà, la certificazione della veridicità dell'appartenenza di un discepolo è quanto mai necessaria per evitare personalismi e astrusità che niente hanno a che fare con l'esperienza equilibrata del Signore risorto.
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun mag 14, 2012 8:29 am

      • VI domenica di Pasqua. 13 maggio 2012
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Dagli Atti degli Apostoli 10, 25-27. 34-35. 44-48
Avvenne che, mentre Pietro stava per entrare [nella casa di Cornelio], questi gli andò incontro e si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati: anche io sono un uomo!». Poi prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga». Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Quindi lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.



Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 4, 7-10
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.



Dal vangelo secondo Giovanni 15, 9-17
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».



    • Famiglia: palestra dell'amore
    «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga»: non è splendida questa disarmata constatazione che Pietro fa nel momento in cui scopre che Gesù non è riservato a pochi intimi ma a chiunque si pone in ascolto dello Spirito! Mi sembra davvero straordinario il passaggio che in questa espressione viene sancito: si tratta della dimensione cattolica, cioè della offerta universale della salvezza, a prescindere da ogni tipo di appartenenza. Non ci sono i bravi che meritano Cristo e i cattivi che ne sono esclusi! A tutti è dato modo dì essere suoi amici!

    È vero, tuttavia, che l'amicizia con Gesù non è una realtà astratta, che c'è a prescindere da tutto, come se non implicasse alcun impegno o responsabilità. Nel Vangelo di oggi Gesù definisce il parametro entro il quale vivere per essere effettivamente uniti a Lui: «se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore». Il rapporto con Gesù richiede una reciprocità! L'osservanza dei comandamenti è la conditio sine qua non per essere realmente amici di Gesù!

    Dapprima si parla di comandamenti, poi, Gesù lì sintetizza in uno solo: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi». L'amore è il tratto distintivo degli amici di Gesù. Non un amore standardizzato come quello dei rotocalchi, fatto di smancerie e di leziosità! Ma un amore avente come termine di paragone il suo «come io ho amato»! Come ci ha amato Gesù! «Dando la vita per gli amici»! Ecco qui l'identità del discepolo: dare la vita... Mi sembra una bellissima coincidenza il fatto che in questa domenica, quasi a commento di questa pagina del Vangelo, celebriamo la Festa della Famiglia: dove più che nella famiglia si declina l'amore nella sua connotazione del dare la vita? È ancora così? Crediamo che ci si possa sacrificare per il marito, la moglie e i figli?
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun mag 21, 2012 9:02 am

      • Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo. 20 maggio 2012
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Dagli atti degli Apostoli 1,1-11
Nel primo racconto, o Teofilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».



Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 4, 1-13
Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell'amore, avendo a cuore di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose. Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.



Dal vangelo secondo Marco 16, 15-20
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.




    • Tendere al cielo
    Chi di noi non ha mai sognato di poter andare in alto per vedere le cose da un punto di vista diverso da quello limitato di sempre! Mi ricordo la gioia, quando da piccolo, andavo in cima alla montagna dietro a casa mia e vedevo tutta intera la spianata del mio paese... poi, la corsa trepidante sulle scale della cupola di San Pietro, per vedere Roma e le sue meraviglie... poi, dal finestrino dell'aereo, la bellezza dei contorni della terra ferma e la percezione della finitezza della terra...

    Credo che questa ambizione di salire sempre dì più sia nelle pieghe del nostro cuore perché corrisponde al destino proprio di Gesù! Gesù, dopo aver camminato per i sentieri del mondo, è stato elevato al cielo perché fosse evidente la sua signoria sulla storia: il vero potere sulla terra lo si esercita staccandosi da essa... Fintanto che ce ne si è invischiati non si ha sufficiente capacità di giudizio.

    Gesù sale al cielo per guidare la Chiesa: i discepoli sono nella storia ad agire per conto ed in nome di Gesù! Loro compito è ascoltare chi vede le cose dall'alto e giudica secondo giustizia. La forza dei discepoli è tutta nel Signore che siede alla destra del Padre. Senza di Luì non è possibile fare nulla!

    «Essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano»: da quel giorno la Chiesa vive la missione e sperimenta l'opera salvifica di Gesù, L'essere andato in alto non ha significato prendere le distanze dal mondo ma averne ancora più cura! Lo stesso avviene anche per i santi. Dopo aver speso la vita nella pratica del Vangelo salgono in cielo per intercedere a nostro favore.

    Siamo chiamati tutti ad andare in alto, a tendere alla santità, ma c'è da sporcarsi con le cose della terra. È l'impegno sulla terra che addestra alla vita in cielo!
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun mag 28, 2012 8:39 am

      • Domenica di Pentecoste. 27 maggio 2012
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Dagli Atti degli Apostoli 2, 1-11
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti; abitanti della Mesopotamica, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati 5, 16-25
Fratelli, camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è Legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.



Dal vangelo secondo Giovanni 15, 26-27; 16, 12-15
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».




    • Effusione permanente dello Spirito
    Da un po' di anni a questa parte, la Pentecoste è la solennità cristiana che più mi affascina. Purtroppo, nella mentalità di fede popolare le grandi feste cristiane riconosciute sono essenzialmente due: il Natale e la Pasqua! Già il fatto di mettere il Natale prima della Pasqua è uno stravolgimento delle priorità, ma la non considerazione totale della Pentecoste è davvero avvilente...

    La Pentecoste è l'avvenimento che ha reso la Pasqua comprensibile alla mente e al cuore degli uomini: senza lo Spirito non ci sarebbe la fede! È lo Spirito santo che "accende la luce ai sensi" e permette loro di attivarsi per rendere possibile l'esperienza del Risorto all'uomo di ogni lingua, popolo e nazione!

    È scorretto pensare che la Pentecoste sia solo l'evento strepitoso accaduto quando i discepoli e Maria erano riuniti nel Cenacolo e delle fiammelle si sono postate sulle loro teste proiettandoli alla missione: negli Atti degli Apostoli si raccontano almeno altre quattro effusioni dello Spirito! Questo ad indicare che la Pentecoste non sia un evento del passato ma un avvenimento reiterabile!

    É bello notare che la discesa dello Spirito avviene sempre nel momento in cui i discepoli sono riuniti in preghiera... nel momento in cui i discepoli si pongono in effettivo ascolto della Parola e in atteggiamento di docilità, lo Spirito non attende a fare irruzione e portare il vento della conversione e il fuoco della missione!

    La Pentecoste non è un fatto che si realizza a comando... è il segno della geniale gratuità di Dio che entra in azione nel momento in cui meno ce lo si aspetta... Quante Pentecoste abbiamo ricevuto dall'inizio della Chiesa ad oggi! Tutti i grandi passi fatti dai cristiani lungo la storia sono sempre stati frutto dell'intervento grazioso dello Spirito! E chissà quanto ancora lo Spirito ha da dirci... Dobbiamo metterci in preghiera!
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun giu 04, 2012 8:12 am

      • Santissima Trinità. 3 giugno 2012
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Dal libro del Deuteronomio 4, 32-34. 39-40
Mosè parlò al popolo dicendo: «Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra e da un'estremità all'altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l'hai udita tu, e che rimanesse vivo? O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi? Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n'è altro. Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre».



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8, 14-17
Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.



Dal vangelo secondo Matteo 28, 16-20
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».




    • Missione continua
    «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»: ecco il mandato di Gesù ai suoi discepoli! Gesù ha tracciato il cammino ora bisogna continuarlo senza sosta! Non ci sono scuse che tengano: "non sono all'altezza", "non so parlare", "non ho fede a sufficienza"... Tutte scuse inutili! Gesù va oltre ogni ostacolo, non sta a misurare la santità degli uomini! Chiede di andare e testimoniare la sua opera! Non contano gli strumenti... "È Lui che fa...", diceva saggiamente in nostro caro san Luigi Guanella!

    Andiamo, fratelli! Non rimaniamo fermi! Non piangiamoci addosso lamentandoci per il fatto che il mondo non si interessa più di Dio! La questione seria è quanto interessa a noi! Siamo noi che dobbiamo sentirci ardere il cuore dal desiderio di annunciare Gesù!

    Facciamo discepoli! Bellissima questa espressione! Non si dice convertite gli uomini, cambiate i loro cuori, discutete con gli atei, dimostrate la verità agli scettici... Si chiede di orientare gli uomini a seguire Gesù! A lasciarsi coinvolgere da una proposta! Cristiani lo si diventa solo seguendo Gesù... gradatamente...

    Battezziamo! Immergiamo gli uomini nella fede che abbiamo! Il nostro entusiasmo deve essere un fiume in piena che invade il mondo così che tutti siano travolti dall'amore di Dio!

    Insegniamo! Certo, per insegnare bisogna prima sapere... Attenzione però: il sapere non sia squisitamente intellettuale ma sia legato al cuore, all'affetto! Quanti insegnamenti abbiamo ricevuto da nonni e nonne poco scolarizzati ma ricchi di sapienza evangelica! Lui è con noi! Magnifica certezza! Sta sempre davanti, aprendo strade insperate...
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun giu 11, 2012 9:04 am

      • Corpus Domini. 10 giugno 2012
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Dal libro dell'Esodo 24, 3-8
In quei giorni, Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!». Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d'Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l'altra metà sull'altare. Quindi prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto». Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell'alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!».



Dalla lettera degli Ebrei 9, 11-15
Fratelli, Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d'uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo - il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio - purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente? Per questo egli è mediatore di un'alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che era stata promessa.



Dal vangelo secondo Marco 14, 12-16. 22-26
Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: "Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.




    • «Prendete! Questo è il mio corpo»
    Quante volte Luca avrà sentito queste parole «Prendete, Questo è il mio corpo»... Sono le parole di Gesù nell'ultima sua cena con i discepoli. Sono le parole che il prete pronuncia in ogni celebrazione eucaristica. Sono l'espressione viva di un Dio che non cessa di mettersi nelle mani degli uomini per accompagnarli e servirli!

    Don Luca, oggi, le pronuncerà per la prima volta! Non si tratta dì una formula magica... Si tratta del testamento del Maestro! Sono parole che Gesù lascia in eredità ai suoi discepoli chiedendo di diventarne, a loro volta, memoria... Nel momento in cui il prete dice le parole di Gesù è implicato nel medesimo destino!

    Don Luca dice a ciascuno di noi: «Questo è il mio corpo: prendetelo!». La vita del prete deve essere una vita regalata! Messa a disposizione per la "fame" del mondo.,. Tutti devono poterne "mangiare"! E il miracolo dello Spirito: uomini così meschini portati a dire l'indicibile e a fare l'impossibile...

    Al di là dell'amicizia che possiamo avere con don Luca, non ci deve sfuggire la vera portata della sua scelta! Essere preti non è una semplice aspirazione personale: è, piuttosto, la risposta generosa e disarmata alla richiesta di Gesù! Don Luca non è altro che un credente che non ha potuto rimanere indifferente all'appello di Gesù a "dare la vita" per il Vangelo!

    Don Luca, allora, sta davanti a noi non come un alieno, come un alternativo, ma come uno che al suo battesimo ha dato un senso e una direzione! Non sono di meno — non lo devono essere — anche tutti coloro che si sposano nella Chiesa! «Prendete! Questo è il mio corpo» non è la sola spiritualità del prete, ma anche quella delle mogli, dei mariti, delle mamme, dei papà... Insieme, preti e sposi, impegnati ad essere Corpus Domini...
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun giu 18, 2012 8:37 am

      • XI domenica del Tempo Ordinario. 17 giugno 2012
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Dal libro del profeta Ezechiele 17, 22-24
Così dice il Signore Dio: «Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro, dalle punte dei suoi rami lo coglierò e lo pianterò sopra un monte alto, imponente; lo pianterò sul monte alto d’Israele. Metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico. Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno, ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà. Sapranno tutti gli alberi della foresta che io sono il Signore, che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso, faccio seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco. Io, il Signore, ho parlato e lo farò».



Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 5, 6-10
Fratelli, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo - camminiamo infatti nella fede e non nella visione - siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore. Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi. Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male.



Dal vangelo secondo Marco 4, 26-34
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.




    • Il seme che germoglia
    «Sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi»: san Paolo non fa giri di parole! Per essere graditi a Dio c'è da sforzarsi... Graditi non vuoi dire amati! È chiaro che l'amore di Dio è fuori dubbio e totalmente gratuito! Graditi vuoi dire corrispondenti al suo volere e, quindi, pienamente realizzati.

    C'è da sforzarsi semplicemente perché abbiamo a che fare con i nostri limiti e le nostre nefandezze di poveri peccatori... Non solo: abbiamo a che fare pure con la nostra fragile e scarsa fede! Credere che valga la pena lottare per qualcosa di più grande, credere che al capolinea della nostra vita avremo a che fare con il giudizio di Dio, non è per niente scontato...

    Per trovare le ragioni per cui lottare ed impegnarsi è necessario avere la certezza che la storia, la nostra storia, ha un senso! Si tratta dì un senso non immediatamente fruibile, ma che giorno per giorno si dipana e si svela... Gesù ci parla del Regno di Dio come di un seme: «Il regno dì Dio è come un uomo che getta il seme sul terreno, dorma o vegli, dì notte o di giorno, il seme germoglia e cresce».

    Questo annuncio è capace di infondere una grande speranza, nel momento in cui arriva a toccare il nostro cuore! Il seme del bene, dell'amore, della giustizia, della verità, sta crescendo... Ora è sotto terra ... ma al momento opportuno sarà pianta ricca di frutti! Noi lavoriamo perché il terreno nel quale è seminato possa essere concimato e irrorato: il resto non è di nostra competenza...

    Sono convinto che vada riscoperto il primato di Dio: abbiano preso troppo in mano noi le vicende della storia, quasi che tutto dipendesse da noi... Non possiamo che deluderci e sentirci dei falliti! Riprendiamo coscienza che noi siamo "umili servitori nella vigna del Signore" e la mano di Dio non tarderà di stupirci...
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » mar giu 26, 2012 2:53 pm

      • Natività di San Giovanni Battista. 24 giugno 2012
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Dal libro del profeta Isaia 49,1-6
Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all'ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra. Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria». Io ho risposto: «Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio». Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele – poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza – e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d'Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra».



Dagli Atti degli Apostoli 13,22-26
In quei giorni, [nella sinagoga di Antiochia di Pisidia,] Paolo diceva: «Dio suscitò per i nostri padri Davide come re, al quale rese questa testimonianza: "Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri". Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d'Israele. Diceva Giovanni sul finire della sua missione: "Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali". Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza».



Dal vangelo secondo Luca 1, 57-66. 80
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All'istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.




    • Natività di Giovanni Battista
    Generalmente, quando la memoria di un santo ricorre di domenica non si celebra o, al massimo, la si posticipa il giorno successivo. Con Giovani Battista no! Benché sia la XII domenica del tempo ordinario, la liturgia prescrive la celebrazione della solennità della natività di Giovanni Battista. Non possiamo sorvolare su una scelta del genere: significa che il precursore del Messia è davvero «il più grande tra i figli nati da donna» e merita il culto e la venerazione di tutti i fedeli. Perché?

    Perché con Giovanni Battista si consuma il più grande "strappo" nella storia del popolo d'Israele: «Si chiamerà Giovanni», disse Elisabetta. Le replicarono: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Giovanni Battista è il nome nuovo della speranza d'Israele! Giustissimo non rinnegare il passato, la storia, la tradizione, ma ad un certo punto bisogna che qualcuno abbia il coraggio di riconoscere la novità che Dio viene a portare... Non c'è come la "religione" a chiudere la realtà dentro i perimetri angusti delle sue certezze! Dio parla! Dio si rivela: c'è da rendersi disponibili al cambiamento!

    Perché Giovanni Battista ha parlato con la sua vita, con una coerenza davvero encomiabile. Ha mostrato come l'ascolto di Dio non può venire dentro il caos della consuetudine ma ha bisogno di luoghi e tempi appropriati: «Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele». I grandi personaggi della storia hanno sempre avuto il coraggio di stare in solitudine per diminuire la loro presunzione e far posto all'opera di Dio! Al momento opportuno, Giovanni Battista ha reso testimonianza e, non appena il Cristo si è manifestato, si è defilato e ha lasciato il posto a chi gli spettava... non è per niente usuale una disponibilità così grande! Ben venga il ricordo del Precursore!
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun lug 02, 2012 7:32 am

      • XIII domenica del Tempo Ordinario. 1 luglio 2012
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Dal libro della Sapienza 1,13-15; 2,23-24
Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra. La giustizia infatti è immortale. Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura. Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono.



Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 8,7.9.13-15
Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa. Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno».



Dal vangelo secondo Marco 5, 21-43
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giairo, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: alzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.




    • Dolore sanato dalla fede
    Quanti occhi gonfi di lacrime... quante bocche secche per estenuanti grida di dolore... quante braccia tese alla ricerca di un aiuto... il mondo degli uomini è un coacervo dì dolore e sofferenza alla ricerca disperata di consolazione e salvezza! È così oggi. Era così al tempo di Gesù. È così da sempre... Solo distrazione e indifferenza possono nascondere l'evidenza di un male così capillare e schiacciante. Gesù sceglie di passarci in mezzo. Sente e ascolta il grido dell'umanità: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani». Avverte anche il grido di chi non ha nemmeno la forza di gridare: «Una donna venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello».

    Bisogni. L'uomo è pieno di bisogni. Non riesce a cavarsela da solo. Ognuno di noi è un mendicante. Tante persone ci sono vicine ma nessuna riesce a darci la speranza a cui nascostamente il nostro cuore anela... Al massimo la gente ha una funzione consolatoria, ma la consolazione è un'altra cosa! È quella che cerchiamo! Le pacche sulle spalle possono lenire la sofferenza ma non guarirla... Lo sa bene il capo della sinagoga che insiste con Gesù affinchè intervenga a favore della sua figlioletta gravemente malata... insiste anche quando degli amici le riferiscono che è ormai morta,..

    La speranza che Gesù viene a portare non è un'illusione di salvezza: Gesù guarisce e fa vivere! A fronte di chi grida e strepita per la morte Gesù invita alla calma «Perché vi agitate e piangete! La bambina non è morta, ma dorme». La morte non è la fine! Lui lo sa e risveglia la fanciulla. Ci deve bastare questo segno: vale per tutti! Così come vale per tutti la guarigione dell'emorroissa! Vale per tutti perché la sostanza della guarigione è la fede: «La tua fede ti ha salvata»! Siamo salvi se abbiamo un briciolo di fede...
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun lug 09, 2012 7:22 am

      • XIV domenica del Tempo Ordinario. 8 luglio 2012
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Dal libro del profeta Ezechiele 2, 2-5
In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava. Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: "Dice il Signore Dio". Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro».



Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 12, 7-10
Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.



Dal vangelo secondo Marco 6, 1-6
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.




    • Aprire bene gli occhi
    «Da dove gli vengono queste cose! E che sapienza e quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani! Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone! E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». «Ed era per loro motivo di scandalo»: i compaesani di Gesù non riescono a capacitarsi di come uno di loro possa essere così sopra le righe. Notano che ha una sapienza fuori dal comune, ma non vogliono accettarlo! "È impossibile!".

    È incredibile come gli uomini riescano ad arrivare a negare l'evidenza nei momento in cui questa destabilizza le loro sicurezze... "Gesù sarà pure bravo, intelligente, capace, ma è semplicemente il figlio di un falegname! Non si esageri nel considerare le sue virtù"... Tale atteggiamento è assolutamente radicato nei costumi di vita dell'uomo di ogni tempo: il bene è riconosciuto in senso assoluto ma non lo si ritiene possibile dentro il volto di persone concrete! C'è una diffidenza paurosa per cui il sospetto sull'altro prevale sulla realtà...

    Dio è più vicino di quanto ce io immaginiamo, solo che fino a quando vige il clima del sospetto, mai potrà essere riconosciuto! Ci sembra che debba essere sempre da ricercare altrove... Non vorrei essere banale, ma anche la precarietà che connota la sfera dell'amore poggia su questo stesso equivoco: altrove c'è sicuramente di meglio... così si è insoddisfatti, incompiuti, irrealizzati...

    Spettacolare, al contrario, san Paolo che ai cristiani di Corinto così scrive «mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte»: le singole fragilità della vita non riescono a mettere in discussione la certezza dell'amore di Cristo! In Gesù il punto fermo della vita!
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun lug 16, 2012 7:33 am

      • XV domenica del Tempo Ordinario. 15 luglio 2012
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Dal libro del profeta Amos 7, 12-15
In quei giorni, Amasìa, [sacerdote di Betel,] disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritìrati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno». Amos rispose ad Amasìa e disse: «Non ero profeta né figlio di profeta; ero un mandriano e coltivavo piante di sicomoro. Il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge. Il Signore mi disse: Va’, profetizza al mio popolo Israele».



Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 1, 3-14
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi con ogni sapienza e intelligenza, facendoci conoscere il mistero della sua volontà, secondo la benevolenza che in lui si era proposto per il governo della pienezza dei tempi: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo. In lui anche voi, dopo avere ascoltato la parola della verità, il Vangelo della vostra salvezza, e avere in esso creduto, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria.



Dal vangelo secondo Marco 6, 7-13
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.




    • Una semplice proposta
    Nel primo Testamento Dio ha sempre nascosto il suo volto: l'uomo non sarebbe sopravvissuto allo sguardo dell'Altissimo! Il privilegio più consistente fu quello riservato a Mosè nel famoso colloquio presso il roveto ardente dove Dio si rivelò come JHWH, «lo sono colui che sono». Già sapere il nome era da considerarsi un grande favore!

    Nel secondo Testamento — è ciò che determina il passaggio dal primo — Dio non solo rivela il proprio nome, ma mostra pure il suo volto nel suo Figlio Unigenito, Gesù. All'uomo è concesso di guardare in faccia e conoscere perfettamente l'identità di Dio. Nonostante questa possibilità offerta, sappiamo, non tutta la gente ha saputo approfittarne... domenica scorsa abbiamo sentito la reazione dei compaesani che screditava la testimonianza di Gesù in quanto troppo "umana", troppo "vicina"...

    Il destino dì Dio è quello di essere e di rimanere essenzialmente un mistero, comprensibile soltanto a fronte di una scelta di libertà! Dio non può che proporsi all'uomo dicendo "Ti fidi di me? Vuoi seguirmi? Accetti la mia proposta di alleanza!": così si è proposto Gesù agli uomini e così chiede di proporre Dio ai suoi discepoli. Nessuna strategia mirata di persuasione, ma la semplice offerta di un'amicizia! Gesù, mandando i suoi discepoli per il mondo, «ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura, ma di calzare sandali e di non portare due tuniche». Niente da dare. Povertà assoluta. Solo Dio basta...

    Qui il segreto di una missione riuscita... a volte penso all'evangelizzazione di oggi e mi interrogo se davvero è conforme al mandato di Cristo... studi pastorali, metodi d'annuncio, approfondimenti sociologici... Ma non basta Gesù?
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun lug 23, 2012 7:13 am

      • XVI domenica del Tempo Ordinario. 22 luglio 2012
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Dal libro del profeta Geremia 23, 1-6
Dice il Signore: «Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. Oracolo del Signore. Perciò dice il Signore, Dio d’Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io vi punirò per la malvagità delle vostre opere. Oracolo del Signore. Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho scacciate e le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno. Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi; non ne mancherà neppure una. Oracolo del Signore. Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra. Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele vivrà tranquillo, e lo chiameranno con questo nome: Signore-nostra-giustizia».



Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 2, 13-18
Fratelli, ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito.



Dal vangelo secondo Marco 6, 30-34
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.




    • Il Pastore e i pastori
    «Dice il Signore: "Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo"». Che minaccia! È ovvio che sento sulla mia pelle tutta la gravità di queste parole... La responsabilità che è affidata ad un pastore dentro la comunità è davvero enorme: non disperdere il gregge. Generalmente si chiede al pastore dì andare a cercare chi è fuori dal gregge, qui, invece, si chiede di non disperdere chi è già parte del gregge! Significa che è facile, da parte del pastore, essere di scandalo e divenire un ostacolo all'incontro con il Signore... Prego spesso affinché la mia persona non intralci l'opera di Dio... so bene, tuttavia, che pur non volendolo, ho mancato dì tatto e di carità! Pregate per me...

    Gesù, nel Vangelo di oggi, mi è di consolazione. Dopo aver inviato gli apostoli per la missione la chiama a sé e li esorta a riposarsi un po' perché «non avevano più nemmeno il tempo per mangiare». I discepoli rimangono inesorabilmente uomini, finiti e limitati... Ad un certo punto devono fermarsi perché non sono Dio! Non si può chiedere a loro di sovvenire ai bisogni dell'umanità perché loro stessi sono dei bisognosi...

    È così che Gesù invita i suoi amici a riposare e Luì prende in mano la situazione! «Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose»: ecco qui la mia grande consolazione! Il gregge è di Dio! È Lui che lo pasce! È Luì che lo conduce! È Luì che lo consola! Alle falle dei pastori è Gesù a mettere le pezze necessarie... Non è il desiderio di relativizzare la mia responsabilità ma di dare il giusto peso che ha il discepolo: guai ai pastori che occupano la scena che deve rimanere sempre e solo quella di Gesù...
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun lug 30, 2012 8:08 am

      • XVII domenica del Tempo Ordinario. 29 luglio 2012
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Dal secondo libro dei Re 4, 42-44
In quei giorni, da Baal Salisà venne un uomo, che portò pane di primizie all’uomo di Dio: venti pani d’orzo e grano novello che aveva nella bisaccia. Eliseo disse: «Dallo da mangiare alla gente». Ma il suo servitore disse: «Come posso mettere questo davanti a cento persone?». Egli replicò: «Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: “Ne mangeranno e ne faranno avanzare”». Lo pose davanti a quelli, che mangiarono e ne fecero avanzare, secondo la parola del Signore.



Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 4, 1-6
Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.



Dal vangelo secondo Giovanni 6, 1-15
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.




    • Il miracolo della condivisione
    La gente ha fame e va da Gesù, Non è tanto fame di pane quanto di una vita piena, senza i limiti della malattia e della sofferenza: «Lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi». Nell'esperienza del limite l'uomo scopre il bisogno e la necessità di Dio... anche la sofferenza può manifestarsi come una grande benedizione, se sfocia nella scoperta dell'amore di Dio! Gesù guarisce chi è malato ma va oltre. L'amore non è semplice risposta a delle richieste ma è intuizione e cura di ciò che l'altro nemmeno sa di aver bisogno. Gesù vede una folla che non ha da mangiare: è necessario fare qualche cosa!

    Gesù potrebbe cavarsela benissimo da solo: un miracolo dal nulla e tutto sarebbe sistemato! Invece no. È un altro il miracolo che vuole compiere: desidera far breccia nel cuore duro ed egoista dei suoi discepoli e insegnare loro la logica della condivisione! Non è tanto la quantità di pane moltiplicato a stupire: il miracolo vero è, invece, la generosità con la quale un ragazzo mette a disposizione il poco che ha - cinque pani d'orzo e due pesci - per un improbabile sanazione del bisogno e il conseguente sviluppo virtuoso della generosità!

    Mi piace far notare che Filippo e i suoi amici cercano di svignarsela dall'impegno... è un anonimo ragazzo a determinare la soluzione del problema! Questo per dire che non sono i ruoli a santificare il mondo ma la disponibilità a mettere a servizio degli altri le proprie risorse! Non bisogna mai aspettare che siano gli altri a risolvere i problemi: ognuno di noi deve semplicemente fare la propria parte e il resto viene per imitazione! Siamo nel mese delle vacanze: le famiglie vivono, finalmente, un tempo di stretta vicinanza e condivisione! Auguro a tutti di gustare l'abbondanza che scaturisce dal mettere in comune il tempo gratuito della relazione.
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » mer ago 29, 2012 5:17 pm

      • XVIII domenica del Tempo Ordinario. 5 agosto 2012
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Dal libro dell'Esodo 16,2-4.12-15
In quei giorni, nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine». Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà à raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: "Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio"». La sera le quaglie salirono e coprirono l'accampamento; al mattino c'era uno strato di rugiada intorno all'accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c'era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l'un l'altro: «Che cos'è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «E il pane che il Signore vi ha dato in cibo».



Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 4, 17. 20-24
Fratelli, vi dico e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri. Voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l'uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità.



Dal vangelo secondo Giovanni 6, 24-35
In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbi, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: "Diede loro da mangiare un pane dal cielo"». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
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Messaggio da miriam bolfissimo » mer ago 29, 2012 5:18 pm

      • XIX domenica del Tempo Ordinario. 12 agosto 2012
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Dal primo libro dei Re 19, 4-8
In quei giorni, Elia s'inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si addormentò sotto la ginestra. Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: «Alzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d'acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò. Tornò per la seconda volta l'angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Alzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l'Oreb.



Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 4, 30 - 5, 2
Fratelli, non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione. Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo. Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.



Dal vangelo secondo Giovanni 6, 41-51
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: "Sono disceso dal cielo"?». Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno istruiti da Dio". Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
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Messaggio da miriam bolfissimo » mer ago 29, 2012 5:19 pm

      • XX domenica del Tempo Ordinario. 19 agosto 2012
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Dal libro dei Proverbi 9, 1-6

La sapienza si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne. Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola. Ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città: «Chi è inesperto venga qui!». A chi è privo di senno ella dice: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Abbandonate l'inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell'intelligenza».



Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 5, 15-20
Fratelli, fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore. E non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.



Dal vangelo secondo Giovanni 6, 51-58
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
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Messaggio da miriam bolfissimo » mer ago 29, 2012 5:22 pm

      • XXI domenica del Tempo Ordinario. 26 agosto 2012
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Dal libro di Giosuè 24, 1-2.15-17.18b
In quei giorni, Giosuè radunò tutte le tribù d'Israele a Sichem e convocò gli anziani d'Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio. Giosuè disse a tutto il popolo: «Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrei, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore». Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio».



Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 5, 21-32
Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell'acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!

Dal vangelo secondo Giovanni 6, 60-69
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».




    • Decidersi per Gesù
    Due espressioni molto simili, la prima dall'Antico testamento Giosuè disse a tutto il popolo: «Sceglietevi oggi chi servire», e la seconda dal Nuovo testamento: Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voli». Parole nette che necessitano di una presa di posizione chiara! Questa posizione dicesi "FEDE"! La fede non è un sentimento, non è un'affezione, non è un'emozione! La fede è una scelta. Per lo più drammatica. Nel senso che richiede una determinazione tale da indurre la propria libertà a strappi netti e decisi...

    Mi piace che Giosuè parli di servizio. C'è da decidersi su chi servire: l'alternativa non è tra l'essere servi e l'essere liberi, ma a quale padrone sottomettersi! Tutti siamo a servizio di qualcuno: il credente ritiene che sia opportuno servire Dio piuttosto che degli idoli... Bellissimo quando Giosuè dice "voi servite pure chi volete, io e la mia famiglia serviremo il Signore"! Ognuno è arbitro del proprio destino e di quello dei propri cari: dalle scelte fatte dipende la felicità e la realizzazione di tutti... Di strappo deciso parla anche Gesù: c'è da stabilire se seguire Lui o andarsene! Le mezze scelte, i "ni" e i "ma" non fanno parte del linguaggio dei discepoli cristiani! Intransigente? Sì! Sulle decisioni non ci possono essere mediazioni! Sulla effettiva coerenza con le decisioni prese, invece, si può discutere...

    Non ci si spaventi di questa radicalità: viviamo in una cultura cosiddetta "liquida", cioè sfuggente, indefinibile, relativa... nessuno sembra più avere il coraggio di dire con chiarezza dove stia la verità! Sono certo che come credenti abbiamo questo compito nel mondo: come Pietro affermare senza mezzi termini «Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna».
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun set 03, 2012 10:26 am

      • XXII domenica del Tempo Ordinario. 2 settembre 2012
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Dal libro del Deuteronomio 4, 1-2. 6-8
Mose parlò al popolo dicendo: «Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi. Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: "Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente". Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?».



Dalla lettera di san Giacomo apostolo 1, 17-18. 21b-22.27
Fratelli miei carissimi, ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso di lui non c'è variazione né ombra di cambiamento. Per sua volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature. Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi. Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.



Dal vangelo secondo Marco 7,1-8.14-15.21-23
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate - i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini". Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo».




    • Il dentro e il fuori
    Gesù è una persona tranquilla e affabile con tutti, però, quando si trova di fronte a scribi e farisei, improvvisamente, sembra accendersi di rabbia e di sdegno. Non riesco ad immaginarmi e nemmeno a credere che il Figlio di Dio possa avere un odio così viscerale nei confronti di una categoria, di persone... È probabile che gli evangelisti abbiano calcato un po' la mano sulla scorta dì esperienze, successive alla morte di Cristo, piuttosto traumatiche con questi gruppi. Fatto sta che i principi enunciati non fanno una grinza!

    Gesù punta il dito - sempre per correggere e mai per condannare - verso tutti coloro che vivono una vita divisa tra l'interiorità e l'esteriorità! Non sopporta chi voglia a tutti i costi presentarsi buono e giusto buttando addosso agli altri tutti i difetti possibili ed immaginabili! È un vizio diffusissimo in tutti coloro che hanno una scarsa conoscenza di sé ed una patologica attenzione ai comportamenti altrui...

    Uno dei capisaldi dell'annuncio di Gesù consiste proprio nel riconoscere anzitutto il proprio peccato! Il vantare un comportamento ineccepibile come pretesto per un'accusa sfrontata verso chicchessia non è mai accettabile! L'interiorità dell'uomo è connaturalmente malata! «Impurità, furti omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno»!

    Siamo tutti sporchi! Non c'è nessuno che possa vantare un cuore lindo, lontano da miseria e piccineria... Non abbiamo nemmeno la scusa - che spesso utilizziamo come giustificazione ai nostri peccati - che "è la società che rovina"... È sempre e solo il nostro cuore, la nostra libertà a scegliere il bene e il male: «Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro». Ravvediamoci!.
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun set 10, 2012 9:48 am

      • XXIII domenica del Tempo Ordinario. 9 settembre 2012
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Dal libro del profeta Isaia 35, 4-7
Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi».Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso sorgenti d'acqua.



Dalla lettera di san Giacomo apostolo 2, 1-5
Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali. Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi? Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?



Dal vangelo secondo Marco 7, 31-37
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».




    • Cuori sordi
    Ci sono sordi e sordi: quelli che sono nati tali e quelli che scelgono di esserlo! C'è anche un proverbio che asserisce questo concetto "Non c'è più sordo di chi non vuoi sentire". Ed è proprio così: i sordi dalla nascita fanno di tutto per apprendere degli strumenti chi li abilitino al sentire. Quelli al contrario, che sono sordi per scelta evitano in tutte le maniere di creare le condizioni per ascoltare qualcosa... È ovvio che Gesù desidera guarire in modo particolare la seconda categoria dei sordi: sono quelli i veri ammalati! Quelli che si chiudono in sé stessi in maniera autoreferenziale e non sono disposti ad accogliere nulla di quanto viene proposto dall'esterno.

    La sordità del cuore - più che quella degli orecchi - è malattia alquanto grave perché si contrappone al comandamento primario che Dio rivolge al suo popolo: «Ascolta, Israele!». Il sentire, più che il vedere, è la modalità ideale attraverso la quale accogliere Dio che sì rivela all'uomo.

    Dio non smette di parlare agli uomini, ogni giorno esce da sé, si espone. Eppure quanti uomini continuano a sostenere che Dio non parli mai... dicono "non lo sento"... C'è di mezzo una sordità! Non sempre è chiara la causa, ma va ricercata! Se non si sente Dio si è ammalati! So che non è facile ammetterlo... ci sono dei nonnini che, non accettando il calo dell'udito, accusano chi comunica con loro di essere incapaci di parlare! Anche a noi capita la stessa cosa: piuttosto di cercare di rimuovere le cause che ci precludono l'ascolto di Dio preferiamo pensare che Lui non parli chiaro!

    Certamente una cura maggiore nel ricercare spazi dì silenzio e di raccoglimento sarebbero salutari ad una più proficua accoglienza della Parola Dio... quanto facciamo per creare queste condizioni?
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun set 17, 2012 7:53 am

      • XXIV domenica del Tempo Ordinario. 16 settembre 2012
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Dal libro del profeta Isaia 50, 5-9a
Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso. È vicino chi mi rende giustizia: chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci. Chi mi accusa? Si avvicini a me. Ecco, il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole?



Dalla lettera di san Giacomo apostolo 2, 14-18
A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».



Dal vangelo secondo Marco 8, 27-35
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».




    • "Tu sei il Cristo..."
    Un giorno mi trovavo a casa da una coppia amica. Mi avevano chiamato perché c'era qualcosa che non funzionava e desideravano chiarirsi alla mia presenza. Ad un certo punto la moglie uscì con questa domanda "Ma io chi sono per te?". Erano marito e moglie: chi più di due persone così intime ha conoscenza dettagliata dell'altro? Eppure, non basta la frequentazione e la conoscenza delle abitudini perché il rapporto sia legame! Non è la conoscenza ma l'accoglienza incondizionata dell'altro a definire la bellezza di un rapporto!

    Gesù fa un po' la stessa cosa con i suoi Dodici amici: «Ma voi, chi dite che io sia?». Che cosa ho a che fare con la vostra vita? Che cosa imprime in voi la relazione con me? Qual è la mia specificità, la mia identità più vera? È dalla considerazione di questa originalità che ne deriva un rapporto significativo!

    Dire all'altro chi è per noi è uno sforzo che dobbiamo compiere! Faticosissimo... Ma in questa maniera sveliamo all'altro chi è per noi e l'altro può riconoscerei in quanto gli raccontiamo così come può chiarire meglio la propria identità se non si sente propriamente identificato... Alla moglie che chiede "chi sono per te", il marito non può rispondere "sei la migliore amica": manca qualcosa! C'è un personale modo di vedere ma c'è pure un oggettivo che si impone: le due dimensioni devono tendere ad identificarsi perché ci sia verità!

    La gente dice tante cose di Gesù: ognuno ha un suo modo di vederlo, di sentirlo e di seguirlo! Ma alla fine è necessario che si arrivi a riconoscerlo come professa Pietro «Tu sei il Cristo»! Tutte le nostre idee su Gesù vanno bene, sono quelle che sentiamo dentro, ma la fede deve arrivare a sovrapponi a quella di Pietro, cioè a quella che la Chiesa, nella sua millenaria tradizione, ci ha trasmesso! So che questa prospettiva non va per la maggiore ma il vangelo parla chiaro...
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun set 24, 2012 9:38 am

      • XXV domenica del Tempo Ordinario. 23 settembre 2012
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Dal libro della Sapienza 2, 12.17-20
[Dissero gli empi:] «Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d'incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l'educazione ricevuta. Vediamo se le sue parole sono vere, consideriamo ciò che gli accadrà alla fine. Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti, per conoscere la sua mitezza e saggiare il suo spirito di sopportazione. Condanniamolo a una morte infamante, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».



Dalla lettera di san Giacomo apostolo 3,16-4,3
Fratelli miei, dove c'è gelosia e spirito di contesa, c'è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall'alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia. Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.



Dal vangelo secondo Marco 9, 30-37
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafarnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato»




    • La lotta spirituale
    «Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d'incomodo e si oppone alle nostre azioni, ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l'educazione ricevuta». È un versetto del libro della Sapienza, scritto circa cinquant'anni prima della nascita di Cristo; niente di nuovo sotto il sole! Da che mondo è mondo le persone che richiamano alla verità sono scomode... e il desiderio immediato è quello di zittirle per non sentirsi costantemente pungolati dalle loro parole... mi viene in mente Pinocchio con il grillo parlante... Non si pensi che tale atteggiamento sia solo dei violenti e dei criminali! Tutti, indistintamente, a fronte di qualcuno che ci contesta qualcosa, abbiamo una reazione di stizza, di irritazione. Generalmente siamo capaci di contenere il fastidio evitando rimostranze esagerate, tuttavia, la decisione intima è quella di girare alla larga da persone così scomode e inquietanti...

    È fuori dubbio che Gesù è una di queste! È stato un grido di verità nella società del suo tempo e sempre lo sarà! È stato tolto di mezzo allora e sempre lo sarà! Anche da noi vicini, non chiamiamoci fuori... Si guardi ai discepoli: Gesù confida loro il suo destino di dolore, di sofferenza, di rifiuto ed essi stanno a discutere su chi sia il più grande fra di loro! Si può stare accanto a Gesù e non lasciarsi minimamente intaccare dalla sua Parola... illudersi di essere bravi discepoli è la disgrazia più grande che possa capitare!

    L'amicizia con Gesù non ci può lasciare sempre tranquilli... l'ascolto sincero della sua Parola tocca le pieghe di male più nascoste e provoca dolore... ne deve derivare un desiderio costante di conversione, di cambiamento radicale... è la lotta spirituale da cui mai saremo esonerati!
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun ott 01, 2012 1:59 pm

      • XXVI domenica del Tempo Ordinario. 30 settembre 2012
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Dal libro dei Numeri 11, 25-29
In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito. Ma erano rimasti due uomini nell'accampamento, uno chiamato Eldad e l'altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell'accampamento. Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell'accampamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!». Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!».



Dalla lettera di san Giacomo apostolo 5, 1-6
Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente. Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.



Dal vangelo secondo Marco 9,38-43.45.47-48
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geenna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».




    • Tutti missionari
    Siamo nel tempo nel quale ripartono tutte le attività pastorali della parrocchia. Gli incontri con le persone che si impegnano a vario titolo si moltiplicano: consiglio pastorale, catechisti, animatori, ecc... Tutti attivati per rispondere ad un compito preciso di responsabilità verso i fratelli nel nome di Gesù.

    Sì: nel nome di Gesù! Guai a noi se ciò che mettiamo in piedi non ha come origine Lui: sarebbe tutto tempo perso! Le attività che si organizzano devono avere sempre come unico obiettivo quello di far sperimentare a tutti la gioia data dal Vangelo. Le invidie e le contese che spesso serpeggiano - «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva» - non hanno minimamente ragione d'esserci - «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi» -.

    Aiutiamoci a vicenda nell'opera di evangelizzazione, più siamo e meglio è! Si parla tanto di qualità: certamente è importante, ma non perdiamo di vista l'istanza missionaria! Il vangelo deve raggiungere tutti: per ognuno c'è una parola che salva! Gesù non ha inviato i suoi a inquadrare tutti dentro un sistema ordinato e preciso di regole e convenzioni! Gesù ha inviato i Dodici perché guarissero i malati e liberassero gli indemoniati... In questo mese missionario che iniziamo, il cui tema è "Ho creduto perciò ho parlato", lasciamoci nuovamente prendere dal fuoco della testimonianza: ognuno nel suo campo, intra o extra ecclesiale, si senta incaricato di far giungere a tutti e a ciascuno il Vangelo che è Gesù Cristo, il Figlio di Dio, morto e risorto per noi! Forza genitori! Forza catechisti! Forza animatori! Forza addetti alla pulizia, alla cucina, alla manutenzione! Tutti per la stessa causa!
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun ott 08, 2012 8:35 am

      • XXVII domenica del Tempo Ordinario. 7 ottobre 2012
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Dal libro della Genesi 2, 18-24
Il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l'uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall'uomo è stata tolta». Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne.



Dalla lettera agli Ebrei 2, 9-11
Fratelli, quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti. Conveniva infatti che Dio - per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose, lui che conduce molti figli alla gloria - rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza. Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli.



Dal vangelo secondo Marco 10, 2-16
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione (Dio) li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.




    • L'uomo e la donna
    «Dio disse: "Non è bene che l'uomo sia solo": ebbene sì, la solitudine è una condizione che anche Dio respinge categoricamente! Lui stesso non è solo: è Uno e Trino... e quanto lavora perché la comunione ìntra-trinitaria si allarghi e coinvolga più persone possibile! Insomma: siamo creati per vivere in relazione! Le relazioni a cui siamo stati invitati fina dalla creazione sono molteplici: l'uomo è in rapporto con gli animali, con le piante e con la natura in genere. Tutto Dio ha creato perché l'uomo non si sentisse solo! Sono comprensibili, da questo punto di vista, le passioni che molti hanno per gli animali e le piante. Ma... c'è un ma!

    Nel momento in cui Dio attornia l'uomo di piante e animali si accorge che manca qualcosa... Certo: tutta la bellezza del creato è in grado di attenuare il senso di solitudine ma solo la creazione della donna rende l'uomo pienamente soddisfatto e realizzato! «L'uomo disse: "Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne"!» Il cuore dell'uomo è carico di gioia nel momento in cui si relaziona con il suo simile! È chiaro che è più impegnativo... non per niente chiede una esclusività «Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne». L'uomo e la donna per entrare in comunione devono mettersi seriamente in gioco, devono mettersi nudi uno di fronte all'altro, uno dentro all'altro, rivelando le proprie fragilità e scoprendo quelle dell'altro...

    Ogni tanto sento ancora dire che "sono meglio gli animali che le persone"... è semplice compensazione alla solitudine e alla propria incapacità di amare e di essere amati! Non si fugga dalla fatica di amarsi tra simili: solo lì c'è la possibilità di divenire una carne sola e scoprire l'identità di Dio che nella diversità è piena unità! ...diventare Dio...
    • don Natalino Pedrana
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      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

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