SACRA SCRITTURA-3- Introduzione al Pentateuco e alla Genesi

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Don Armando Maria
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SACRA SCRITTURA-3- Introduzione al Pentateuco e alla Genesi

Messaggio da Don Armando Maria » ven mar 25, 2016 4:23 pm

3 - INTRODUZIONE GENERALE
AL PENTATEUCO E ALLA GENESI (don Dolindo Ruotolo) (*)

1. Premesse generali
Nella prima edizione di quest’opera a bello studio non dicemmo nulla su tutte le questioni relative al Pentateuco ed alla Genesi. Volemmo evitare al lettore il fastidio di passare per sentieri aridi, spinosi e soffocanti, che avrebbero potuto turbare la serenità della sua Fede, e togliergli la sublime e semplicissima gioia di gettarsi senza esitazione nelle braccia di Dio. Abbiamo conosciuto personalmente nella nostra vita molti miscredenti che invidiavano la fede semplice del popolo, e che si rammaricavano d’avere l’anima come sospesa sul vuoto. I loro studi, fatti senza la luce divina della fede, erano serviti solo a smarrirli nel labirinto delle stoltezze umane; ad ogni svolta trovavano tenebre, ad ogni passo si sentivano più inabissati, e il dedalo intricato delle loro vie conduceva nelle profondità cupe della negazione o del dubbio. Chi si lascia guidare dalla fede ascende; le sue vie sono magari intricate ed oscure in questa vita mortale, ma salgono sempre, hanno un faro che orienta il cammino, terminano nella sfolgoreggiante e placida luce del Sole eterno, di Dio Uno e Trino.
A che giova perdersi nelle opinioni umane, quando una luce certissima ed infallibile ci mostra che sono false? Quale scienziato perderebbe il tempo a studiare le sfere celesti con il sistema antico, quando sa che è errato? I miscredenti hanno bisogno di essere illuminati, è vero, ma è un pessimo sistema quello di accecarli prima con i gas lacrimogeni delle stupidaggini umane, e poi tentare di rischiarare loro la vista con il collirio. Vale più un solo raggio della luce divina a dissipare le tenebre, che tutte le analisi e le misurazioni delle medesime tenebre; vale più nutrire con il cibo buono le membra infiacchite, anziché dimostrare prima che gli altri cibi sono veleni. A che scopo dare il veleno ed il controveleno, quando si può svelenire il sangue guasto con una trasfusione di sangue puro? Noi siamo stati sempre dell’avviso che bisogna nutrire e illuminare le anime, perché questo solo è salutare. Il pessimo uso di certi libri e di certi predicatori della Divina Parola di esporre al pubblico gli errori per confutarli, serve solo a farli dilagare nelle anime. È inutile far urtare prima una persona con la testa contro il muro per poi dirle che camminando deve evitarlo; è più semplice e più bello far loro luce, perché con la luce eviterà da se stessa l’ostacolo pericoloso.
Si dirà che gli errori disgraziatamente ci sono, e che bisogna pure combatterli, perché tanto spesso la stampa quotidiana ne è piena. Sissignore, ci sono pure i microbi, le malattie contagiose, le pestilenze, ma nessuno porterebbe i microbi di un appestato in mezzo a persone già inferme, per studiarne la terapia. Ci sono per questo gli ospedali d’isolamento e di disinfezione. Noi stimammo che era più salutare per le anime, dato lo scopo della nostra opera, tenere i microbi e i panni degli appestati nelle stufe di disinfezione; lasciammo ai medici specialisti l’ingrato compiuto di prendere con le molle questi stracci, mettemmo i cimiteri lontani dalla città viva, edificammo fuori dei terreni malarici. È stolto, infatti, formare una casa di salvezza in mezzo alla palude, perché per quante precauzioni si possano prendere, i miasmi sempre penetrano e gli anofeli pericolosi sempre pungono, iniettando il malanno anche ai sani. Accennare alle stupidaggini della critica e dell’ipercritica, soprattutto a quelle cresciute nella melma razionalista, era lo stesso che cominciare dal far perdere il senno e la ragione a chi l’ha ancora, era un gettare la confusione nelle anime. Chi ha un po’ di esperienza sa quanto è agghiacciante passare in questi campi di errori che sono sempre a 275 gradi sotto zero, dove ogni liquido s’impietrisce ed ogni fluido gocciola e piange. Che cosa rimane dell’atmosfera, dell’aria pura, dell’acqua, dei fiori, delle frutta, quando si passa in una stanza polare di un osservatorio sperimentale? L’aria si condensa e si fa liquida, non la puoi bere né respirare; l’acqua si fa cristallo durissimo di ghiaccio, i fiori s’irrigidiscono e vanno in frantumi come vetro, i frutti s’impietriscono. Lasciamo che passino in queste stanze quelli che sono bene equipaggiati ed impellicciati, e non vi facciamo entrare chi non è premunito contro quel freddo glaciale, e non ama mettersi al rischio di morire assiderato.
Chi studia per imparare, e chi impara per la vita, non deve confondersi con idee che non sono vere. Tu dici ad un alunno che l’accusativo di tempus non fa tempum come dicono gli asini né tempora come dicono i ciuchi né temporibus come dicono le zucche né temporis come dicono le oche né templum come dicono quelli che stravolgono addirittura la parola né fa temetipsum come dicono quelli che prendono… criticamente il tem come un composto, il pus come un trasporto di psu, l’eti come una elisione del nominativo che ricompare nell’accusativo, e l’m come la desinenza dell’accusativo, e simili panzane; quando gli hai confusa la mente con tutte queste sciocchezze, l’alunno tutto ricorderà, fuorché l’accusativo di tempus.
Questa è sacrosanta verità che nessuno può negare. Infarcire prima la mente di notizie errate significa disorientarla talmente che è poi impossibile farle assorbire la verità come cibo. Possiamo garantire che la stoltezza dei critici, dei miscredenti, dei poveri razionalisti senza ragione, dei liberi pensatori senza pensiero e senza libertà, e di tutti i traviati in generale non sono dissimili dalle opinioni sull’accusativo di tempus, con la differenza che dire temetipsum invece di tempus in fondo non fa male a nessuno, mentre le panzane dei miscredenti uccidono l’anima, la rendono infelice sulla terra e infelicissima nell’eternità. Nessuno dirà che questo è un parlare un po’ duro, perché nessuno potrà negarne la verità. Noi che ci siamo proposti di risvegliare la coscienza cristiana nelle anime che l’hanno come assopita, non possiamo usarne uno diverso. Chi deve curare un malanno non può far complimenti, deve tagliare, deve purgare, deve disinfettare. Un amico può dire ad un infermo che il suo malanno è cosa da nulla, ma un medico gli deve parlare con i termini più realistici, anche se sono un po’ duri. Noi ci siamo addormentati nella morte, abbiamo preso la pessima abitudine di considerare con maggiore rispetto gli erranti e i loro errori che chi propaga la verità. A poco a poco la trista suggestione ci ha fatto rimanere affascinati dall’errore, e anche quando esso è stato smentito dai fatti, continuiamo a crederlo ed a propagarlo, come fanno tante volte i giornalisti, i quali, come si sa, scrivono rubacchiando qua e là nelle enciclopedie sature di errori e di panzane già sorpassate.

2. Il Pentateuco e la Genesi
In questa seconda edizione vogliamo dare qualche notizia generale sul Pentateuco e sulla Genesi, per soddisfare l’esigenza di qualche lettore, tanto più che l’opera è andata per le mani di tutti e tra questi ci sono quelli ai quali certe questioni possono essere utili per premunirsi contro gli errori. Daremo, però, le notizie che sono certe, esporremo la verità, faremo luce e solo luce, dissipando così le tenebre, senza bisogno di prospettare l’errore.
Si chiama Pentateuco l’insieme dei primi cinque Libri della Scrittura. La parola Pentateuco è composta di due parole greche, pente e teucos che significano cinque libri.
Presso gli Ebrei il Pentateuco viene chiamato Thorah, Legge, perché contiene i principali precetti della legislazione data da Dio agli Ebrei per mezzo di Mosè. I cinque Libri dei quali si compone il Pentateuco sono: la Genesi, l’Esodo, il Levitico, i Numeri ed il Deuteronomio. La Genesi racconta l’origine di tutte le cose, l’origine dell’uomo e quella del popolo ebreo. L’Esodo descrive l’uscita degli Ebrei dall’Egitto; il Levitico tratta delle Leggi cerimoniali che si riferiscono alla tribù di Levi; i Numeri trattano del censimento del popolo e del viaggio dal Sinai a Moab; il Deuteronomio contiene una ricapitolazione ed una seconda promulgazione della Legge al popolo. La Genesi è come l’esordio del Libro, l’Esodo, il Levitico, ed i Numeri ne sono lo sviluppo, il Deuteronomio ne è il riepilogo. Gli Ebrei, nominando ciascun libro dalla prima parola, chiamano la Genesi Beresith, che significa in principio, l’Esodo Veelle Semoth, cioè questi sono i nomi, il Levitico Vajikra: e chiamò i Numeri Vajedabber: e disse, il Deuteronomio Elle haddebarim: queste sono le parole. I nomi attuali dei libri del Pentateuco furono introdotti dagli Ebrei Alessandrini e adottati dalla Chiesa Cattolica.
Il Pentateuco è stato scritto da Mosè sotto la divina ispirazione, e come tale è stato riconosciuto sempre da quelli che sono veramente dotti, e dalla Chiesa Cattolica che è il faro più luminoso della verità. Le voci discordanti, sorte quasi tutte dopo il secolo XVII, sono fondate su ipotesi che non hanno alcuna serietà scientifica. Questa verità è confermata dalla testimonianza degli Autori ispirati dell’Antico e del Nuovo Testamento, e da Gesù Cristo medesimo, ed è confermata dalla costante tradizione ebraica e cristiana. Il modo stesso come sono scritti i libri del Pentateuco dimostra che hanno per autore Mosè, perché rivelano uno scrittore che aveva realmente dimorato in Egitto, che ne conosceva le leggi e gli usi, mirabilmente confermati ed illustrati dai monumenti scoperti nei recenti scavi archeologici, e rivelano ancora uno scrittore il quale non aveva che una conoscenza vaga della Palestina. Ora, si sa che Mosè nacque e visse in Egitto con il suo popolo, e che non entrò mai nella Palestina. Questi indizi e molti altri risultanti da tutto il Pentateuco, confermano che esso non è potuto essere un’opera posteriore ai tempi di Mosè, e confermano che questo santo Legislatore ne fu l’autore.
La Genesi (si potrebbe dire anche il Genesi), tratta, come si è accennato, delle origini di tutte le cose, dell’origine dell’uomo e di quella del popolo ebreo. È un Libro assolutamente storico, poiché tratta di cose vere e non di miti. Mosè attinse le notizie che ci trasmise, sia dalla rivelazione divina, e sia dalle tradizioni storiche dell’umanità. Gli uomini antichi, infatti, ebbero una vita lunghissima e furono dotati di grande memoria; le tradizioni quindi si poterono tramandare più facilmente da padre in figlio. Se noi, pur avendo una vita così breve, rimontiamo ai nostri bisavoli, già ci troviamo due secoli indietro, ciononostante ricordiamo le memorie della nostra famiglia come se fossero storia recente; gli antichi che vivevano spesso parecchi secoli, e avevano la mente non turbata dai vizi e dall’assillamento della vita moderna, potevano con facilità ricordare gli eventi millenari, quasi con la precisa certezza di testimoni oculari.
Del resto noi troviamo tracce del racconto di Mosè presso tutti i popoli, tracce deformate per il decadimento dell’uomo, tracce infarcite di favole, ma che sono testimonianza di una tradizione primitiva unica. Nessuno potrebbe logicamente dire che le tradizioni dei popoli pagani siano state la fonte alla quale abbia attinto Mosè, perché tra il racconto di questo santo legislatore e quello dei pagani c’è un’immensa differenza. I racconti mitologici hanno, a prima vista, l’aspetto di una favola. Così, per esempio, gli indiani dicono che Brahama rimase chiuso 360 giorni nell’uovo cosmico prima di romperlo e farne due metà, delle quali formò il cielo e la terra. I Persiani dicono che la creazione è formata di sei piani; la tradizione babilonese tracciata in un poema che rimonta a più di due mila anni prima di Gesù Cristo, scoperto da G. Smith, è piena di stoltezze che rivelano l’esistenza di una tradizione comune del genere umano, ma che ne sono l’orribile deformazione.
Mosè parla sobriamente, nobilmente, logicamente, proprio come chi narra un fatto vero, accettabile anche dalle menti più elevate, pieno della luce della verità, perché confermata da tutta la Rivelazione ed anche dalle più recenti scoperte scientifiche. Non c’è una sola scoperta veramente scientifica, ed un sol rudere archeologico che non abbia confermato mirabilmente il racconto ispirato di Mosè. Nessuna mente ben pensante dunque potrebbe dire che le cose qui raccontate siano miti, e tanto meno che siano personificazioni di miti astrali. La scienza, la vera scienza, si è già curvata stupefatta innanzi alla divina verità, ed invece di fantasticare molto più di quello che non avessero fatto i favoleggiatori antichi, ha dovuto ripetere, piena di adorazione profonda, la parola più sapiente che sia echeggiata sulla terra e che abbia nobilitato l’umano intelletto: Io credo in Dio Padre onnipotente, Creatore del Cielo e della terra. … (continua)…

(*) Ave Maria! Carissimi/e, purtroppo oggi la Sacra Scrittura, a volte, viene interpretata in modo freddo, distaccato e razionalistico, e perciò la Parola di Dio non riesce a calare dentro al cuore e nella nostra vita di ogni giorno, non riesce a farsi carne della nostra carne, Vita della nostra vita. Affidiamoci e consacriamoci perciò, ogni giorno, al Cuore Immacolato di Maria, prima di leggere e meditare la Santa Parola, e la Madre del Verbo Incarnato certamente ci aiuterà ad incarnarla in noi e a viverla, e sempre di più. E ci farà bene leggere e riflettere su queste pagine bellissime del Servo di Dio don Dolindo Ruotolo che ci saranno di grande aiuto nella vera comprensione della Parola del Signore. Gesù e Maria vi amano assai, e vi benedicano sempre. Pace e gioia!
don Armando Maria Loffredi o.s.b. silv.
donarmando@silvestrini.org
- https://www.facebook.com/don.maria.5
Gesù e la Mamma Celeste vi amano assai e vi benedicono; e anche io, nel loro Santissimo Amore vi voglio bene e vi benedico per intercessione del Cuore Immacolato di Maria: nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Don Armando Maria

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