Z A C C H E O
Il giorno volgeva al tramonto e le prime luci provenienti dai fuochi
accesi dai pastori sui monti cominciavano ad apparire, una leggera
brezza lambiva il volto sudato di Isacco.
Cavalcava sin dal mattino per far ritorno a Gerico dal suo padrone
Zaccheo il capo dei pubblicani o esattori di imposte per conto di
Roma.
Era contento di avere portato a termine la missione affidatagli dal suo
padrone, aveva infatti convocato tutti i pubblicani della Giudea per la
riunione che annualmente il suo padrone soleva tenere, nella sua casa,
prima della Festa delle Capanne.
Aveva ottenuto la adesione di tutti, tranne quella di un certo Levi di
Cafarnao che aveva abbandonato il suo lavoro di esattore e si era
posto al seguito di un tale di nome Gesù detto il Nazzareno non
soltanto per la sua folta chioma ma anche perché proveniva da
Nazareth, figlio di un falegname di nome Giuseppe e di sua moglie
Maria, della stirpe di Davide.
Finalmente all’orizzonte si profilavano le prime case di Gerico ed
Isacco era contento, poiché il suo lungo viaggio volgeva al
termine.Dopo due lunghe settimane avrebbe, finalmente rivisto la sua
amata Anna, la sua promessa sposa che tanto gli era mancata ed a cui
aveva sempre pensato nelle notti di solitudine.
Giunse alfine alla radura dove sorgeva la casa del suo padrone ed
apparve ai suoi occhi la maestosa e familiare dimora di Zaccheo;
non potè fare a meno di pensare come, quest’ultima, ogni volta lo
stupisse, sebbene dopo dieci anni di continuato servizio dovesse
essergli familiare.
La casa era inconfondibile per la sua maestosità, Zaccheo aveva voluto
questa dimora sontuosa affinché tutti guardandola lo invidiassero per
la sua condizione di ricchezza, lui così basso di statura ma così alto
nella scala dei valori per ricchezza. La casa aveva due ingressi uno
anteriore che era l’ingresso principale con una porta piccola alta
quanto Zaccheo che l’aveva voluta così affinché tutti coloro che
varcavano quella soglia si inchinassero a lui.
L’ingresso principale introduceva in un salone dove Zaccheo soleva
accogliere i suoi ospiti.Intorno al salone vi erano le stanze nella
estremità destra vi erano le stalle.
L’ingresso posteriore immetteva in un ricco giardino che sostituiva
l’abituale cortile interno delle case di Gerico. Gli ambienti erano
rifiniti lussuosamente ed ogni pietra denunciava lo stato abbiente del
proprietario.
Isacco entrò dall’ingresso che portava al giardino, portò il cavallo
nella stalla e ritornò nel giardino dove sapeva di trovare Zaccheo che
cercava refrigerio al caldo della giornata.
Isacco : Padron Zaccheo, il Vostro servo vi saluta ed è felice di
trovarvi in buona salute !
Zaccheo : Lascia perdere le leccate non le gradisco nemmeno dai
cavalli , piuttosto hai avvisato tutti i miei amici pubblicani
della riunione ?
Isacco : Certo padron Zaccheo ho avvisato tutti tranne Levi di
Cafarnao che non ho trovato , perché ha abbandonato
tutto e si è messo al seguito del Nazzareno o come lo
chiamano tanti Gesù !
Zaccheo : Ho già sentito parlare di quest’uomo a cui si attribuiscono
poteri soprannaturali,alcuni,addirittura lo indicano come
il Messia, ma io non sono religioso e poco mi importa di
queste cose . Mi dà invece fastidio che un tipo solerte e
preciso come Levi si sia lasciato abbindolare dalla predi
-
cazione di quest’uomo.
Isacco : Dai colloqui avuti con Filippo di Betania, sembra che
molti altri pubblicani siano rimasti scossi dalla sua predi
-
cazione . Molti sostengono che non avevano udito alcun
profeta in Israele parlare con tale autorità e rendere chia-
re cose che a molti sembravano oscure. Molti dicono che
egli è la luce.
Zaccheo : Se fosse la luce lo avrei già assunto al mio servizio .
Almeno avrei risparmiato l’olio delle lampade!
Isacco : Voi scherzate padrone, ma in tutto Israele vi è un gran
fermento , dicono che lui sia il Messia delle scritture
atteso invano per tanto tempo.
Zaccheo : Sciocchezze, queste cose non mi interessano, sono favole
per donne, l’importante è che tu abbia avvisato i miei
amici per la riunione. Il resto sono ciarle, adesso vai a
riposare perché sei stanco del viaggio, io indugerò ancora
un poco nel mio giardino. il profumo del gelsomino questa
sera è davvero intenso e desidero goderne ancora un po’,
poi andrò a riposare. Buona notte Isacco !
Isacco : Buona notte padron Zaccheo!
Nota: Zaccheo siede sul muricciolo del giardino , guardando il cielo
stellato, respira a piene narici beandosi della bella serata , ma
subito quasi istantaneamente comincia a riflettere a voce alta.
Zaccheo : Quanto è stato sciocco quel Levi , abbandonare un affare
così vantaggioso e lasciare tutto per andare dietro ad un
uomo che vende illusioni per certezze e che promette la
vita eterna!
( prende una lampada ed esce diret-
to verso una stanza per andare a letto)
E’ mattino e Zaccheo entra nel giardino e siede sul muro. Entra
Miriam la sua serva:
Miriam : Bene alzato padron Zaccheo, desiderate qualcosa?
Zaccheo : Quante volte debbo dirti che in privato puoi chiamarmi
Zaccheo ?
Miriam: Perdonatemi padron Zaccheo ma l’abitudine è un’altra
padrona non meno potente di voi.
Zaccheo : Da quanto tempo sei in questa casa Miriam?
Miriam : Da quindici anni , voi lo sapete, avevo solo dieci anni
quando voi mi accoglieste orfana povera e piangente in
casa vostra ed io benedico Dio che mi ha soccorsa e portata
da voi.
Zaccheo : Sono stato io Miriam a raccoglierti dalla strada e non il tuo
Dio.
Miriam : Si, ma se permettete padrone Lui vi ha permesso di esistere!
Zaccheo : Non ho voglia di discutere su ciò che non credo già ieri sera
Isacco ha tentato di coinvolgermi in una simile discussione
ma per me tali argomenti non contano nulla.
Può il tuo dio darti la libertà e la ricchezza ?
Miriam : Se ciò rientra nei suoi piani e se soprattutto questo è un
bene per me , allora si!
Zaccheo : Non capisco come ciò possa essere un male per te
Miriam : Bene padrone , supponiamo che io sia libera e ricca e che
in forza di ciò io dimentichi chi mi ha dato questi doni,
comportandomi in modo sconcio, il mondo è pieno di gente
libera, ricca ed infelice, in tal modo perderei la mia libertà
e sarei schiava di questi idoli.
Zaccheo : Ecco, voi siete buoni a costruire immagini ed esempi sulle
vostre parole, ma sai che in fondo sono i fatti quelli che
contano.
Miriam : Perché forse non è un fatto che eravamo schiavi del
Faraone . Siamo stati liberati con mano potente dal
nostro Dio in persona, che ci ha tratti dalla schiavitù
d’Egitto operando grandi prodigi tra gli egiziani che
sono fuggiti di fronte a tale potenza.
Zaccheo : Si è un fatto ! ma è anche un fatto che adesso siamo sotto
il giogo di Roma e quindi passiamo di schiavitù in schia
–
vitù , che Dio è mai questo che si diverte a schiavizzarci
sotto diversi padroni?
Miriam : Vedi padrone per un grande Dio è necessaria una grande
fede, noi non comprendiamo i suoi disegni come dice il
profeta Isaia , ma vediamo i fatti con i nostri occhi ingan
-
natori, comunque la fede ci dice che Dio opera per il
nostro bene.
Zaccheo : Lasciamo stare Miriam, non ho né la voglia né il desiderio
di addentrarmi in simili discorsi, poiché quando l’ho fatto
mi è rimasto sempre un gran vuoto dentro, piuttosto va
ad attendere alle tue faccende.
Miriam : Se Dio vorrà farvene dono, sentirete quel vuoto riempirsi
della sua presenza ed allora avrete la pace e crederete in
Lui. ( esce andando verso le stanze).
Entra Isacco .
Isacco : Padron Zaccheo sono venuti Giuseppe il samaritano e
Giacomo di Filippo vostri debitori che vogliono chiedervi
una dilazione. Che cosa dico loro ?
Zaccheo : Vengono a parlare e non a pagare, tutti che parlano, parla-
no e non concludono nulla.
Vogliono parlarmi e mi parleranno, sentirai Isacco come
sono bravo con le parole, falli entrare!
Giuseppe : Padron Zaccheo la salute e la benedizione di Dio siano con
voi.
Giacomo : Ricevete anche da me i medesimi auguri sulla vostra
persona.
Zaccheo : Non ciarlate, tanto lo so che in cuor vostro desiderate
la mia morte, ma prima che ciò avvenga ho molto ancora
da avere da questa vita essa stessa mi è debitrice, non
soltanto voi.
Dunque Giuseppe tu mi devi mille denari e tu Giacomo
me ne devi cento.
Se a questo punto io dico ti sia condonato il tuo debito chi
di voi beneficerà di questa mia decisione ?
Giuseppe : Penso io perché ti debbo di più e così la tua carità sarà più
grande agli occhi di Dio da cui riceverai la ricompensa.
Giacomo : Penso io perché vi debbo una somma di gran lunga minore.
Zaccheo : Sbagliate entrambi poichè io ho detto ti sia condonato il
tuo debito e non vi sia condonato il vostro debito, dunque
rimanete tutti e due debitori verso di me e poiché non ho
alcuna intenzione di concedervi una proroga, prenderò da
Giuseppe in pagamento il suo terreno e da Giacomo i suoi
armenti . Adesso andate e non annoiatemi più con le
vostre chiacchiere. ( I due escono sconsolati dalla comune)
Zaccheo : Hai sentito Isacco come sono bravo con le parole?
Isacco : Perdonatemi, per quello che vi dico, ma sebbene abbiate
parlato come un dottore della legge, debbo farvi notare che
da quando sono al vostro servizio non vi ho visto compiere
alcun atto di carità, questi uomini hanno famiglia e figli da
sfamare e solo perché i loro affari non sono andati bene,
voi li spogliate di tutti i loro averi, che cosa avete al posto
del cuore una pietra ?
Zaccheo: Mi parli di cuore, di figli e di bontà !
Adesso , stai zitto e stammi a sentire.
Quello che stò per dirti non l’ho mai detto a nessuno.
Nemmeno ai miei parenti che non voglio più vedere.
Quando ero piccolo nella nostra casa si mangiava solo
l’odore del pane che proveniva dalle case vicine. Mio
padre Andrea puliva le stalle di un benestante di Gerico
un certo Zaccaria. Spesso mi portava con sé ed io lo aiuta-
vo caricandomi ceste di letame che spargevamo nei campi
di questo padrone. Un guardiano disonesto picchiava mio
padre e me con una frusta e ad ogni frustata dicevo a me
stesso : “ Zaccheo, quando crescerai, questo non dovrà più
succedere. Ognuno si dovrà inchinare alla tua presenza
strisciando per espiare le umiliazioni patite da tuo padre e
da te.
Dopo le frustate e gli stenti uccisero mio padre che cadde
riverso nel fango dei campi. Io stesso mi caricai il suo
corpo sulle spalle . Lo andai a seppellire nella nuda terra,
fuori di Gerico, dove lui non aveva mai trovato veramente
dimora come mia madre Miriam che era
morta di stenti,cinque anni prima di mio padre.
Capitò l’occasione di diventare pubblicano, dato che i ro
-
mani cercavano esattori di imposte, mi offrii al loro servi
-
zio. Così cominciai a lavorare per me stesso traendo da
questo lavoro quanto più potevo, diventando capo dei
pubblicani ed arricchendomi in breve tempo.
Non ho mai creduto in Dio, ma non mi sono mai astenuto
dal fare i pellegrinaggi prescritti al tempio di Gerusalem-
me con i pellegrini di Gerico, così potevo appurare attra-
verso le loro decime versate al tempio la entità delle loro
reddite e li tassavo in conseguenza.
A molti pubblicani ho suggerito io questa condotta.Ciò
ha portato all’aumento delle tasse versate ai romani e di
conseguenza all’incremento dei nostri guadagni.
L’ottenimento di certi vantaggi avuti dal governatore
per la mia attività di cambiavalute e di concessionario di
prestiti con interessi, senza nulla temere dai romani.
La mia ricchezza si è moltiplicata sino al punto di consen-
tirmi di costruire questa bella casa e di costruire l’ingres-
so , così come lo avevo sempre sognato, a mia dimensione
in modo che chiunque varca quella soglia deve per forza
inchinarsi a Zaccheo ed alla sua dimora.
Adesso capisci perché non mi è possibile di esercitare la
carità, non la conosco e lei non conosce me.Siamo due
illustri sconosciuti che la vita non ha consentito che si
incontrassero.Quindi non ti stupire più del mio comporta-
mento, limitati soltanto ad eseguire fedelmente gli ordini
che ti impartisco.
Isacco : Le pene e la povertà patite in gioventù hanno prodotto in
voi delle ferite profonde. Solo Gesù potrebbe sanarle.Solo
che lui lo volesse e solo se quello che ho sentito narrare al
suo riguardo è vero.
Zaccheo : Tutti sono buoni a raccontare i prodigi presunti da loro
visti, ma io non ne ho potuto constatare alcuno.
Isacco : Come padrone non sapete di Bartimeo il figlio di Timeo
che era cieco e mendicava alle porte di Gerico?
Sentendo che passava Gesù si è messo a gridare Ha
avuto fede e la sua fede è stata premiata.
Zaccheo : Bisogna veder chiaro in queste cose Isacco perché il popo-
lo è facile ad infiammarsi per qualcuno o per qualcosa .
In questi casi tra la leggenda e la realtà vince sempre la
leggenda.
Ma adesso sono stanco e non ho più voglia di parlare. Do-
mani dovrò incontrare i pubblicani da me radunati. Spero
solo che in mezzo ad essi ci sia Levi.Mi piacerebbe sentire
da lui che gli è stato vicino quale mago sia e quali magie
ponga in atto questo Gesù !
Isacco : Nessuna magia, egli è l’inviato di Dio, il Messia, mandato
per sanare i nostri mali e liberarci dalla schiavitù del
peccato.
Zaccheo : Dove era questo Gesù quando io mi caricai sulle spalle il
cadavere di mio padre che stremato dagli stenti e raggiun-
to dalla ennesima sferzata spirò. Io per non ricevere
sferzate, dovetti ricacciare dentro di me il dolore che voleva
costringermi ad urlare e presi quel che restava di quel mi-
sero corpo martoriato e lo seppellii nella terra più squallida:
quella terra che non reca segni per riconoscere le spoglie di
colui che ha divorato.
Zaccheo rimane muto con lo sguardo fisso all’orizzonte pensieroso, poi
lentamente volgendo lo sguardo verso Isacco continua:
Zaccheo : Se penso a quell’accattone di Andrea che staziona davanti al
mio ingresso con l’abito stracciato e la sua mano sempre
tesa a chiedere qualcosa ma a chi ,a me no di certo.
Lo ignoro, vedendo in lui il me stesso che ero e che ho
odiato con tutte le mie forze sino al punto di scrollarmi di
dosso la miseria che mio padre mi aveva lasciato in eredità.
Giurai a me stesso che Zaccheo non avrebbe avuto biso-
gno di nessuno e che mi sarei preso la mia personale rivin-
cita sulla vita. Vedi quell’accattone spera di ricevere
qualcosa da quelli che entrano in questa casa; ma non sa,
o non vuole sapere, che quelli che entrano sono accattoni
come lui miei debitori e che non possono dargli nulla.
Isacco : Eppure qualcuno di loro pur se è nel bisogno ha dato
qualcosa ad Andrea, come vedete il loro animo non si
nega alla carità a differenza del vostro che si nega con-
tinuamente all’amore.
Zaccheo : Vedi questi denari ( estrae dalla borsa legata alla cintola
delle monete e le mostra ad Isacco) questi sono l’amore
della mia vita: sono questi che mi hanno fatto stimare e
riverire da tutti sono il mio amore e francamente ti pos-
so dire che questo amore mi basta e mi avanza.
Isacco : Questo amore come dite voi vi ha mai consolato quando
eravate in pena? Vi ha mai abbracciato quando eravate
nello sconforto?Questo non è il vero amore. Il vero amo-
re viene dall’anima che Dio ci ha dato e che è capace di
sentire e di parlare nel suo nome, poiché noi siamo suoi
strumenti pronti a suonare la musica che Egli vuole !
Zaccheo : Ecco ricominci a parlarmi del tuo Dio.Basta sono stanco.
Vattene a lavorare, vai piuttosto a dare una mano a
Miriam per i preparativi della cena di stasera, poiché
dovrebbero cominciare ad arrivare i primi esattori.
Isacco esce verso le stanze e Zaccheo si siede nel giardino con lo
Sguardo fisso all’orizzonte assorto nei suoi pensieri.
Al tramonto la luce comincia a scemare Zaccheo è seduto nel suo
Angolo preferito del giardino – Entra Isacco.
Isacco : Padrone , sono arrivati Amos, Simone e Giosuè e vogliono
salutarvi.
Zaccheo : Falli entrare !
Amos : Salute a te Zaccheo e che la prosperità sia sempre su questa
casa.
Zaccheo : Grazie Amos e benvenuto a casa mia.
Simone : Salute a Zaccheo e alla sua casa.
Zaccheo : Grazie Simone e benvenuto.
Giosuè : Ti saluto Zaccheo
Zaccheo : Ti saluto anch’io Giosuè.
Zaccheo : Adesso andate con Isacco che vi mostrerà le vostre stanze,
così potrete rinfrescarvi prima della cena.
I tre escono con Isacco dirigendosi verso le stanze.
FINE DEL PRIMO ATTO
SECONDO ATTO
( La sala da pranzo è illuminata con molte lampade ad olio, la tavola
lunga e riccamente imbandita e decorata vi siedono : Zaccheo a capotavola, Amos, Simone e Giosuè – Isacco e Miriam sono addetti al
servizio della cena ed iniziano a portare il cibo )
Zaccheo : Questa sera mangeremo ma non parleremo di affari, questi
saranno trattati domani quando arriveranno gli altri 17 .
Amos : Ma come non siamo sempre stati 22 così domani saremo 21
Chi è che manca ?
Zaccheo : Levi che a quanto pare ha abbandonato il suo incarico e si
è messo al seguito di Gesù di Nazareth, anzi a casa sua ha
dato banchetti in cui ha invitato oltre a Gesù ed ai suoi
discepoli anche prostitute, ladri e gente di dubbia fama.
Giosuè : Avevo sentito nominare questo Gesù di Nazareth e tutti i
miracoli che lui ha compiuto, figurati che la gente lo segue
E gli portano tutti gli ammalati, una volta non era possi-
bile avvicinarlo con un paralitico a causa della folla e si rac-
conta che lo hanno calato dal tetto con un lettuccio e Gesù
lo ha guarito e lui se ne è andato con il suo lettuccio cam-
minando sulle sue gambe.
Simone : Anche io ho sentito qualcosa a suo riguardo, si dice di un
centurione che lo ha pregato di guarire il suo servo e lui
lo ha guarito senza vederlo né toccarlo visto che il centu-
rione diceva che non era degno che lui entrasse nella sua
casa.
Zaccheo : Ecco che si ritorna a parlare di lui e delle sue prodigiose
doti, i miei servi Isacco e Miriam continuano sempre a
parlarne mi dicono che resuscita i morti, monda i lebbrosi,
risana gli storpi, ridona la vista ai ciechi fa udire i sordi e
moltiplica i pani, pensano addirittura che sia il Messia pro-
messo dai profeti, ma abbiamo visto che questi messia proli-
ferano nelle menti delle genti, con Erode pensavano fosse il
Giovanni Battista e prima di lui tanti altri, adesso dicono
che è lui il figlio del falegname, dicerie e null’altro, un altro
dei tanti maghi che popolano questa terra senza fissa dimo-
ra e che campa a carico di questa gente credulona, mi spia-
ce per Levi che ha creduto in questo falso profeta ed ha ab-
bandonato una professione buona per niente.
Amos : Si dice che gli scribi ed i farisei che lui si è inimicato
chiamandoli sepolcri imbiancati per metterlo in cat-
tiva luce con i romani gli hanno chiesto se fosse leci
to pagare il tributo ai romani.
Lui ha chiesto di avere nelle mani una moneta ed avu
tola ha domandato di chi fosse l’effige rappresentata
sulla moneta e saputo dagli scribi che era l’effige di
Cesare ha detto: “ Date a Cesare quel che è di Cesare
ed a Dio quel che è di Dio ! “
Zaccheo : Questa è una risposta che mi piace e che porta acqua
al nostro mulino perché ha incoraggiato la gente a
pagare le tasse. E’ una cosa buona per noi e per i nostri
guadagni.
Ma adesso ceniamo e lasciamo questi pensieri, poiché
domani ci attende una giornata piena e speriamo pro-
ficua per le nostre intese.
Sfumano le luci e cambia la scena.
E’ mattina ed il tavolo è pronto, cominciano ad entrare gli esattori
e si siedono, per ultimo entra Zaccheo che prende posto a capotavola.
Zaccheo : Come ogni anno siamo qui riuniti per stabilire di quanto
dobbiamo innalzare le imposte affinché se ne tragga un
utile comune.
Chi ha qualche proposta da fare parli !
Amos: Già in quello che incassiamo ti versiamo l’1% quale
capo sul resto teniamo il 10 % per noi, la parte rima-
nente la conferiamo sino al raggiungimento della cifra
di appalto fissata dai romani, l’eventuale eccedenza, co-
me si sa viene divisa in parti eque tra tutti noi eccezion
fatta per il 20% che tocca a te in qualità di capo.
Ora se tu potessi rinunciare all’ 1 % degli incassi fatti
per noi sarebbe un vantaggio e non dovremmo appe-
santire una situazione chè è già gravosa per il popolo.
Zaccheo : Incassate il 101 % e lasciate tutto come è non è un
pesante aggravio e torna utile a tutti !
Simone : E’ giusto così l’incremento è basso e non si pesa
sul popolo in modo grave.
Zaccheo : Allora l’accordo è questo, chiunque non si atterrà
a questo accordo pagherà dieci volte la somma in
questione che verrà ripartita agli altri esattori.
Vorrei a questo punto farvi notare che nelle
esazioni delle imposte siete carenti perché non
vigilate e non osservate bene i vostri contribuenti.
Giosuè : Cosa intendete dire con questo ?
Zaccheo : Io non sono religioso per niente, eppure non mi
sono mai perso un pellegrinaggio al Tempio di
Gerusalemme, specialmente per la Pasqua e per
la festa delle capanne.
In tali occasioni osservo i miei contribuenti e valuto
la entità dei loro sacrifici e delle loro offerte nella
stanza segreta ed in base a come e che cosa mangiano
per la festa delle capanne deduco la loro capacità
contributiva e li tasso di conseguenza.
Amos : Ma come fai a controllare la stanza segreta del
Tempio se è quella stanza in cui chi entra può
lasciare una offerta o prendere secondo la
propria necessità ?
Zaccheo : Io faccio controllare dai miei incaricati il suo
contenuto all’inizio e durante lo svolgersi degli
ingressi e quando entrano dei miei contribuenti
so che cosa hanno fatto ed in base alle loro offer-
te li tasso.
Poi osservo anche la entità dei loro sacrifici !
Giosuè : Non mi sento di fare tali cose mi sembra di
offendere Dio !
Zaccheo : Dio ? Chi lo ha mai visto ? Chi lo conosce ?
Mi sembrate delle femminucce pronte sempre
a piangere e a lamentarvi, ma non fate nulla
per migliorare la vostra posizione.
Io per mio conto seguiterò sempre ad andare
ai pellegrinaggi. Ecco io vado in mezzo al mio
gregge come un lupo e così miglioro la mia
posizione, ma per favore non vi lamentate più
e non parlatemi di Dio, Dio è per me un mezzo
di cui servirmi per spennare bene coloro che
tasso e null’altro.
Amos : Nessuno si lamenta del suo stato per noi
va bene così.
Zaccheo : La riunione è conclusa, fate ritorno alle
vostre case e se volete prendete insegna-
mento dal vostro capo.
Giosuè : A nome di tutti porgo il nostro saluto e
vi auguriamo un anno proficuo !
Zaccheo si alza e si avvia verso l’uscita della stanza, tutti si alzano
ed escono dopo di lui, non appena la stanza si è svuotata degli ospiti
Zaccheo vi rientra e vi sosta in silenzio raccolto nei suoi pensieri.
Entra Miriam che comincia a rassettare, mentre Zaccheo è visibilmente infastidito della sua presenza perché pensa che lei quasi sicuramente parlerà ancora del suo Gesù.
Miriam: Oggi è stata una giornata pesante per voi padron Zaccheo
a tener testa a tutte quelle persone, ma voi in queste cose
siete maestro .
Zaccheo : Sì Miriam , sono stanco non tanto per la giornata ma
soprattutto per lo sforzo di farmi capire e ti giuro che
nessuno riesce a capirmi, altrimenti le cose sarebbero
ben differenti.
Miriam: Sempre al denaro pensate, ma non è tutto nella vita
e lo sapete !
Zaccheo : Eccoti che ricominci, mi stavo preoccupando nel non
sentirti parlare di cose spirituali.
Miriam : Voi lo sapete che qui a Gerico abbiamo un uomo che
era diventato cieco e che ora rivede grazie a Gesù !
Zaccheo : E chi è questo fortunato ?
Miriam: Non fate finta di non saperlo è Bartimeo il figlio di
Timeo come dice il nome.
Zaccheo: E tu vorresti farmi credere che Bartimeo che era
diventato cieco e che da quando gli si sono oscurati
gli occhi non ha fatto altro che vivere di elemosine,
adesso è guarito ed è ritornato a vedere come mi
hanno già detto. E come è successo tutto questo
portento qualcosa me l’ha già detta Isacco, sentia-
mo cosa dici tu.
Miriam: Dicono che passava Gesù e lui sentendo che stava
per arrivare e sapendo quello che aveva compiuto,
si è messo ad urlare : “ Gesù figlio di Davide abbi
pietà di me ! “ la gente ed i discepoli volevano
zittirlo ma lui con fede continuava a gridare sino
a quando Gesù si è fermato ed ha voluto che glielo
portassero vicino.
Non appena è stato vicino a Gesù il Rabbì gli ha
chiesto : “Cosa vuoi che io ti faccia ? “ e lui ha
risposto : “ Che io riveda !” e Gesù gli ha detto:
“La tua fede ti ha guarito ! “ e da quel momento
ha ripreso a vedere !
Zaccheo : Conosco Bartimeo ed è sempre stato una persona
seria e non un visionario, mi piacerebbe poter
sentire da lui che cosa lo ha spinto a credere ed a
gridare per ottenere questa grazia, perché di
grazia si tratta.
Miriam : Non so se Bartimeo sia disposto a venire qui per
parlare con voi, ma se lo è, prometto che ve lo
porterò qui, così potrete avere una testimonianza
diretta sulla venuta in terra del figlio di Dio !
Zaccheo : Non precipitare le cose ho detto che mi piacerebbe
e non che mi piace, forse mi hai frainteso.
Non voglio che questa casa diventi un luogo dove
vengono tutti quelli che hanno avuto incontri e
grazie da quel Gesù che io non riconosco e che
non ho intenzione di ascoltare, figuriamoci se
mi metto a seguirlo pensi che io sia stupido come
Levi ?
Miriam: Nulla è impossibile a Dio, se Lui vuole vi prenderà
nelle sue reti come un pesce e voi non potete farci
nulla.
Dicono che dopodomani Gesù ritornerà a Gerico per
predicare ancora alla gente la conversione ed il
perdono dei peccati.
Zaccheo : Ma chi può perdonare i peccati se non Dio ! e lui
è Dio ?
Miriam : Ve l’ho detto che è Dio venuto in terra e voi non ci
credete.
Zaccheo : Basta Miriam, non voglio più sentire una parola
di più, sono stanco e questo tipo di discorsi mi
deprimono ancora di più
Miriam: Come volete padron Zaccheo, buona notte !
Zaccheo : Buona notte Miriam.
Miriam esce dirigendosi verso le stanze ed anche Zaccheo esce
andando verso le stanze.
FINE SECONDO ATTO
TERZO ATTO
E’ mattino e Zaccheo e solo nel suo giardino ed osserva pensieroso
l’orizzonte, la sua espressione è seria e meditabonda, traspare a
vista il travaglio interiore che si è acuito dopo aver ascoltato da
Miriam il racconto del miracolo che Gesù ha fatto con Bartimeo.
Mentre lui è assorto in questi pensieri entra Miriam.
Miriam : Buon giorno padron Zaccheo, passata una buona
notte ?
Zaccheo: Grazie a te no Miriam, tutti quei discorsi che mi
hai fatto ieri mi hanno messo in apprensione e non
ho potuto chiudere occhio !
Miriam: Vi chiedo perdono padrone, non avevo alcuna
intenzione di turbare i vostri sogni .
Zaccheo: Non sei stata tu Miriam ma il tuo Gesù !
Miriam : E’ un buon segno vuol dire che veramente si
compie il destino del vostro nome infatti voi
lo sapete che in aramaico Zaccheo se non
sbaglio significa “ colui del quale Dio non si
dimentica !”
Zaccheo : Sarebbe meglio che se ne scordasse come io l’ho
scordato.
Miriam : Non può Dio abbandonare una sua creatura
altrimenti che creatore sarebbe ?
Zaccheo : Ricominciamo Miriam ?
Miriam : No padron Zaccheo non parlo più, non farò
più discorsi con voi, lascio che oggi vi parli
Bartimeo colui che ha riavuto la vista da Gesù.
Gli ho chiesto se era disposto a parlarvi e lui
ha detto di sì ! Tra poco verrà a trovarvi.
Zaccheo : Ti avevo detto che non volevo parlargli, ma
voi donne al solito fate le cose di testa vostra.
Miriam : Tra poco verrà Bartimeo e potrete inter-
rogarlo come volete perché lui è un testi-
mone !
Entra Bartimeo accompagnato da Miriam che lo guida come se lui
fosse ancora cieco.
Bartimeo : Non c’è bisogno che mi guidi Miriam
guarda che io ci vedo bene adesso !
Miriam : Perdonate io ancora non riesco a credere
che voi siate guarito e per questo tendo
sempre a guidarvi.
Bartimeo : Ringrazio Dio ed il suo figlio Gesù per
avermi sanato e costantemente rendo
lode e grazie per il grande miracolo che
mi ha ridato la vista !
Zaccheo : Salute Bartimeo, gioisco nel vedere che
sei guarito.
Bartimeo : E’ proprio quello che stavo dicendo a
Miriam che continuava, non per colpa
sua ma dell’abitudine a guidarmi come
se io fossi ancora cieco.
Zaccheo : Le donne sono fatte così hanno sempre
l’istinto materno ed ogni occasione è
buona per esercitarlo.
Bartimeo : Capisco ma io vedo !
Zaccheo : Mi vuoi spiegare che cosa ti ha spinto
a gridare : “Gesù figlio di Davide
abbi pietà di me ! “
Bartimeo : Vedi , mi avevano parlato di Gesù e di
tutte le sue opere, storpi guariti,
lebbrosi mondati, indemoniati libe-
rati, affamati sfamati ed io continua-
vo a pensare ai profeti ed a quello
che avevano annunciato e di come
la parola dei profeti si incarnasse in
lui ed allora ho creduto che lui era
il Messia tanto atteso, questo mi ha
portato a gridare, perché ho ri-
conosciuto in lui il Messia ed ho ca-
pito che lui era l’unico che mi po-
tesse guarire.
Il mio grido è stato una preghiera
forte e diretta, dicevo a me stesso,
quando capiterà una nuova occasio-
ne in cui Dio passa davanti a te, se
non ne approfitti ora sei uno stupi-
do.
Ho gridato con quanta forza avevo
e lui mi ha chiamato, allora ho ca-
pito che avrei rivisto !
Zaccheo : E lui cosa ti ha detto ?
Bartimeo: Mi ha chiesto che cosa volevo
che mi facesse, ed io ho risposto
che volevo rivedere e così è stato!
Zaccheo : Sono contento per te, tu lo hai
meritato per le sofferenze pati-
te e per la tua condotta di vita,
ma io non ho speranza perché
non sono giusto neanche con me
stesso figurati se lui può interes-
sarsi di me.
Bartimeo : Non è venuto per i giusti ma per
i peccatori, infatti questo ha
detto ai farisei che lo rimpro-
veravano di banchettare con
i peccatori e le prostitute, sono
i malati che hanno bisogno del
medico e se uno non si ricono-
sce malato il medico non può
curarlo per questo diceva ai
farisei che dicevano di non
essere malati la loro malat-
tia restava riferendosi al
peccato.
Zaccheo : Quanto vorrei che quello
che dici fosse vero, questo
significherebbe che anche
io ho speranza.
Bartimeo : Certo che hai speranza
solo non dubitare.
E’ quello che lui disse a
Giairo, un padre che ave-
va la figlia ammalata
quando la gente portò
la notizia che era morta
lui gli disse di non du-
bitare perché la bimba
stava dormendo e così è
stato chiamata da lui si
è ridestata guarita.
Zaccheo : Queste parole mi rendo-
no cosciente del mio
peccato e della mia
grande malattia, ma
passerà il medico per
curarmela ?
Bartimeo : Abbi fede le vie del
Signore sono infini-
te e misteriose !
Zaccheo : Ti saluto Bartimeo
e grazie per le tue
parole e per la tua
testimonianza.
Miriam accompagna Bartimeo verso l’uscita, questa volta non lo guida ma semplicemente lo precede.
Miriam : Avete sentito padro-
ne che fede ha avu-
to ed ha Bartimeo.
Zaccheo : Ho sentito Miriam
e mi rallegro con
lui, ma per me
quale speranza
può esserci?
Miriam: Non avete sentito
Bartimeo che vi
esortava a non
dubitare,coraggio
il Signore è fede-
le e non lascerà
che lo invocate ,
anche se velata-
mente, invano.
Zaccheo : Grazie Miriam, di-
cevi che domani
Gesù verrà nuo-
vamente a Gerico
vediamo se il me-
dico visiterà
l’ammalato.
Zaccheo esce dal giardino seguito da Miriam, entrambi si dirigono verso le stanze.
Sulla via antistante la casa di Zaccheo un albero di sicomoro ed una immensa folla ai lati della strada- Gesù arriva con i discepoli e gli apostoli al seguito- Zaccheo essendo basso è salito sul sicomoro per guardare Gesù – Gesù si avvicina all’albero.
Gesù : Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo
fermarmi a casa tua !
Zaccheo : Ecco Signore io do la metà dei miei beni ai
poveri e se ho frodato qualcuno, restituisco
quattro volte tanto.
Gesù : Oggi la salvezza è entrata in questa casa,
il figlio dell’uomo è venuto a cercare e a
salvare ciò che era perduto !
Avviandosi verso la casa che ha l’ingresso piccolo per costringere gli
altri ad inchinarsi a Zaccheo.
Gesù : Entra prima tu Zaccheo !
Zaccheo : Dopo di te Signore !!
Entrano nella casa seguiti dai discepoli di Gesù.
FINE
Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui ? E come potranno credere, senza averne sentito parlare ? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi ?
Romani 10, 13-14
ZACCHEO
Moderatore:scriba
- Beldanubioblu
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- Iscritto il:sab set 24, 2005 6:59 pm
- Località:Triginto/Mediglia (Milano) [phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable
Bene Vittorio, e' bellissimo leggerti anche qui...il racconto e' bellissimo,
il nostro Roby lo apprezzera' per farne teatro(anche se non e' il suo genere)sono curiosa di sapere come lo trova...
Ben arrivato in questa nostra sezione, son sicura che ti troverai bene, non so se hai visto tutto il sito, troverai anche la sezione "le tue poesie" qui volendo puoi postare qualche tua opera..aspetto di leggerle.
Buona serata.
Lucia
il nostro Roby lo apprezzera' per farne teatro(anche se non e' il suo genere)sono curiosa di sapere come lo trova...
Ben arrivato in questa nostra sezione, son sicura che ti troverai bene, non so se hai visto tutto il sito, troverai anche la sezione "le tue poesie" qui volendo puoi postare qualche tua opera..aspetto di leggerle.
Buona serata.
Lucia
Il sole non ti serve per vedere perchè tu luce sei in mezzo al buio...(Lucia Di Iulio)
- miriam bolfissimo
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Mio carissimo scriba, ma che bel leggere! e che chiusa magnifica! che fa dell'inchino la scelta, e la differenza... davvero molto molto significativo... complimentosissimi!!!
Un abbraccissimo, miriam bolfissimo ;
Un abbraccissimo, miriam bolfissimo ;
- Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]
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- Località:PAVIA [phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable
re
Grazie Lucia e grazie Miriam, sono contento che vi sia piaciuto, piano piano guarderò le altre sezioni e posterò qualche mia poesia.
Un caro abbraccio
Vittorio
Un caro abbraccio
Vittorio
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