il pranzo di nonn Vincenza

[RobyMAD]

Il pranzo di nonna Vincenza

Lo stomaco brontolò quand’erano da poco passate le tre.
Vincenza aprì il frigo, quel suo frigo: il leggendario frigo che avrebbe fatto scannare gli archeologi per contenderselo, visto l’antiquariato che potevi trovarci dentro. C’era un barattalo di sott’aceti, targato 1976, con una salamoia talmente torbida da nascondere il contenuto anche a Superman.
Due moscerini vicino alla nonna tracciarono una spirale e si diressero vicino al pollo del mese scorso, datole da Simona.
Vincenza aveva promesso: «Oggi no, ma domani lo mangerò sicuramente.» Simona aveva abboccato, ma in realtà quel pollo, come gli altri cibi, venivano dimenticati negli scaffali del frigo e mangiati quand’erano in putrefazione, per far spazio ad altra roba sana.
Vincenza arrivò a farsi sorprendere mentre gustava, con il cucchiaino, uno yogurt scaduto da tre mesi, pieno di grumi acidi, e… una volta colta con le mani nel sacco, giurare che era buonissimo!
Il moscerino più grosso si poggiò sulla bottiglia di Cola: recente rispetto al resto, ma aperta da otto giorni e completamente sgasata. Svolazzò e tastò due o tre punti della plastica e andò via. L’altro se n’era già andato da un pezzo, forse spaventato dall’odore.
Vincenza prese la ricotta fritta parecchi giorni prima e la mangiò così, senza scaldarla o scartare la fetta inzuppata da un liquido bianco opaco, a causa di qualche perdita dallo scaffale di sopra. I sei, forse sette denti (se si considera quello spaccato) che aveva in bocca, sperarono che la dentiera venisse in loro soccorso, ma la fame fu tale che Vincenza divorò le cinque porzioni: lo scricchiolio della mandibola nascondeva il rumore soffocato della poltiglia gironzolante per la bocca. Il composto eterogeneo di cibo + saliva, girava come il cemento di una betoniera. Chaf, Chaf! Hm…glup! Complice la ricotta, i pochi denti, là, dove il cibo si era attaccato, riacquistarono a sprazzi il bianco dei tempi migliori. La lingua aveva perso il senso del gusto da anni, altrimenti avrebbe inviato un segnale neuro-recettivo al cervello per indicare la presenza di pezzi di muffa nel maciullato.
Le venne male alla pancia: pensiero da condividere con tutte quelle di cui conosceva il numero di telefono. La prima fu naturalmente Simona, che la rimproverò. Lei si offese, allora Simona la mandò a fare in culo, così Vincenza si augurò di non essere mai nata.
Finita la telefonata, l’anziana donna si preparò un bicchierino doppio di grappa e lo bevve tutto d’un sorso: aiutava a digerire, pensava.
Aveva anche la velleità di essere dottoressa, sapete? Una volta il limone aveva salvato la vita a una che conosceva e da allora il vitaminico frutto era diventato la cura miracolosa per ogni male: Hai la febbre? Un po’ di limone. Hai una distorsione? Acqua, limone e zucchero. Hai il cancro? Kiwi, limone e zucchero. Il tutto in aggiunta di preghiere, ovviamente.

[Beldanubioblu]

certo che ci vuole "uno stomaco di ferro" a leggere questo racconto
con la tua maestria riesci a far sentire persin l'odore nauseabondo dei cibi
e, aspe vedo un attimo se ho il limone nel frigor...mi e' venuta la nausea...
ahahahha "sei bravissimo come smpre"
Smakkk
Luciella

[RobyMAD]

Brava, il limone è un ottimo rimedio per la nausea. Altro che le stupide pillole che prescrivono i dottori!

[Beldanubioblu]

appena ho visto questa immagine il pensiero e' volato a te
chisa' perche'...ihihihihihiih...
guarda che ti ho combinato?
Sono certa che ti piace.
Buona notte!!
Luciella la monella

[RobyMAD]

Che bello, è la più bella immagine di Pasqua che nessuno mi abbia mai dedicato. Sono commosso, non so che dire.
E io che pensavo di passare inosservato... invece ci sono persone che sprecano i loro rullini per fotografarmi.
Vado subito a guardarmi allo specchio tentando di assumere quella posa!