Anno liturgico 2012 - 2013

Omelie di Monsignor Antonio Riboldi e altri commenti alla Parola, a cura di miriam bolfissimo
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Anno liturgico 2012 - 2013

Messaggio da miriam bolfissimo » sab dic 01, 2012 8:48 am

      • I domenica di Avvento. 2 dicembre 2012
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Dal libro del profeta Geremia (33, 14-16)
Ecco verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio di giustizia; egli eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla. Così sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia.



Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi (3, 12-13; 4, 1-2)
Il Signore poi vi faccia crescere e abbondare nell'amore vicendevole e verso tutti, come anche noi lo siamo verso di voi, per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento della venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi. Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù: avete appreso da noi come comportarvi in modo da piacere a Dio, e così già vi comportate; cercate di agire sempre così per distinguervi ancora di più. Voi conoscete infatti quali norme vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.



Dal vangelo secondo Luca (21, 25-28; 34-36)
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo.




    • Galleria d'arte
    Con questa domenica inizia un nuovo anno liturgico. Possiamo immaginare il cammino che vivremo in questo nuovo tempo come il passeggiare in una galleria d'arte dove troviamo numerose tele. Rappresentano i momenti della vita di Gesù, venuto sulla terra per rivelarci il volto dì Dio e donarci la vita nuova. Non solo quadri sul Figlio dell'Uomo, ma anche ritratti che ci tramandano i volti e l'esempio di tanti santi che hanno arricchito il volto della Chiesa. Possiamo soffermarci, ammirarli, rimanere affascinati a tal punto da avere in noi il desiderio di imitarli.

    Ma questo non è ancora il tutto. C'è una grande differenza tra quello che ci viene offerto dalla Chiesa e quanto ci può dare anche la più preziosa e valida galleria d'arte. I tesori che sono racchiusi nell'anno liturgico non sono solo una ricchezza passata, ma è un tesoro che ancora è vivo in mezzo a noi. Grazie all'azione dello Spirito ciò che è accaduto nella storia è ri-presentato davanti a noi, e noi possiamo attingere gli stessi beni che altri prima di noi hanno saputo cogliere. Tanti fedeli si dispiacciono per non aver avuto la possibilità di essere stati presenti quando Gesù ha camminato sulla terra. Ma ogni volta che noi celebriamo i misteri della sua vita siamo a lui contemporanei.

    Un autore ha scritto che "quando il sacerdote proferisce le parole consacratorie pronunciate un tempo da Cristo, questi è presente in quel momento, in quelle determinate figure della creazione nella pienezza del suo destino redentore". Immergiamoci con fede in questo anno così da poter accogliere tutto ciò che la redenzione realizzata da Dio ha da donarci. Buon anno!
    • don Davide Veronelli
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun dic 10, 2012 10:30 am

      • II domenica di Avvento. 9 dicembre 2012
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Dal libro del profeta Baruc 5,1-9
Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell'afflizione, rivestiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre. Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio, metti sul tuo capo il diadema di gloria dell'Eterno, perché Dio mostrerà il tuo splendore a ogni creatura sotto il cielo. Sarai chiamata da Dio per sempre: «Pace di giustizia» e «Gloria di pietà». Sorgi, o Gerusalemme, sta' in piedi sull'altura e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti, dal tramonto del sole fino al suo sorgere, alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio. Si sono allontanati da te a piedi, incalzati dai nemici; ora Dio te li riconduce in trionfo come sopra un trono regale. Poiché Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi perenni, di colmare le valli livellando il terreno, perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio. Anche le selve e ogni albero odoroso hanno fatto ombra a Israele per comando di Dio. Perché Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui.



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 1,4-6,8-11
Fratelli, sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente. Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. Infatti Dio mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell'amore di Cristo Gesù. E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.



Dal vangelo secondo Luca 3,1-6
Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea. Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».




    • Vestire abiti di festa
    Il problema di sempre è stato: viene prima l'uovo o la gallina! Dubbio tanto simpatico quanto difficoltoso nella risoluzione. Se poi tanti filosofi hanno cercato di dare una risposta a questa domanda significa che è messo a problema qualcosa di fondamentale per la vita e per la vita cristiana: In un'ottica di fede il problema può essere riproposto così: "incontriamo Dio solo se ci convertiamo a lui" oppure "ci possiamo convertire solo se incontriamo realmente il Signore"!

    Non credo sia possibile scegliere una risposta come alternativa esclusiva all'altra, piuttosto saranno sempre l'una in continuità con l'altra. Oggi, però, è diffusa l'idea che per essere cristiani adulti ed in gamba si debba essere in qualche modo dei convertiti, gente che Dio lo ha incontrato veramente. E qualcuno, di fronte a queste condizioni, si sente smarrito: «Dio non lo sento, per cui meglio lasciar perdere».

    Ma la prima lettura di questa domenica sembra andare in tutt'altra direzione: «deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell'afflizione, rivestiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre». Nulla è cambiato da prima; Israele è sempre in esilio a Babilonia, ma Dio invita i suoi a vestire gli abiti della festa. Pazzia! Certo che no; Israele è chiamato a vivere già nella realizzazione della promessa perché per Dio l'inizio della promessa è l'inizio del suo compimento. Questa è la grazia cristiana: la possibilità di indossare le vesti di nozze anche se non ne siamo degni per la condizione in cui ci troviamo. Non è richiesto di essere i migliori e di meritarsi la veste. Dio ce la offre prima e a di là di ogni nostro merito. Accettando di accogliere ciò che non ci spetta come ricompensa ci rimettiamo nelle mani di Dio, che spiana le rupi e colma le valli perché noi possiamo camminare incontro a lui. Non importa se siamo "cristiani maturi", Dio ci offre la possibilità di essere suoi discepoli con quello che siamo, uomini fragili e peccatori. Se camminiamo dietro a lui con perseveranza e fiducia, sarà lui a fare di noi cristiani santi. Buona settimana!
    • don Davide Veronelli
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun dic 17, 2012 11:10 am

      • III domenica di Avvento. 16 dicembre 2012
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Dal libro del profeta Sofonia 3,14-18a
Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d'Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura. In quel giorno si dirà a Gerusalemme: «Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia».



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 4,4-7
Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.



Dal vangelo secondo Luca 3,10-18
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.




    • Che cosa dobbiamo fare?
    Bellissima la domanda che gli uditori del Battista gli rivolgono: «che cosa dobbiamo fare?». Domanda bellissima perché esprime come coloro che hanno ascoltato le sue parole di proclamazione dell'avvento del Regno di Dio non hanno la pretesa di attendere con le mani in mano, ma subito vogliono darsi da fare per attendere attivamente il Messia, È la reazione tipica di ogni persona che con gioia aspetta qualcuno o qualcosa di importante. Anche solo per smaltire la trepidazione per ciò che sta per arrivare si sente il bisogno di impegnare le mani e la testa in qualcosa che possa "distrarre".

    È questa la domanda che deve risuonare anche in noi cristiani in questa domenica. Senza nemmeno rendercene conto siamo giunti alla terza domenica di Avvento - ne manca solo una!! - e come non essere impazienti per l'arrivo del Figlio di Dio che prende dimora in una carne umana! E di fronte ad un mistero tanto grande non possiamo non sentire il bisogno di partecipare anche noi, di andare incontro a luì facendo qualcosa, quel poco che possiamo. Non si tratta certo di andare a fare compere natalizie, siano per i regali o per il cenone. È il desiderio di fare qualcosa per accogliere nella nostra vita colui che viene a vistarci come sole che sorge.

    Ed è bellissima anche la triplice risposta: «fai spazio all'altro». Ognuno nella sua condizione di vita - folle, pubblicano o soldato - può vivere il comandamento dell'amore. Sì, perché, solo se ci alleniamo ad entrare nella logica in cui l'altro non è un nemico, ma un fratello per il quale è possibile anche dare la vita - che è la logica di Dio, riusciremo a cogliere qualcosa del mistero dell'incarnazione. Altrimenti sarà ancora una bella festa ma che non ci lascerà meravigliati di fronte al Dio che si fa bambino per la nostra salvezza! Buona settimana!
    • don Davide Veronelli
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Messaggio da miriam bolfissimo » ven dic 21, 2012 2:51 pm

      • IV domenica di Avvento. 23 dicembre 2012
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Dal libro del profeta Michea 5,1-4a
Così dice il Signore: «E tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui, fino a quando partorirà colei che deve partorire; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d'Israele. Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio. Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra. Egli stesso sarà la pace!».



Dalla lettera agli Ebrei 10,5-10
Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: "Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà"». Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.



Dal vangelo secondo Luca 1,39-45
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».




    • Che cosa ci dà gioia?
    Due donne si incontrano. Non sono donne qualunque perché nel loro grembo conservano due perle preziose della Storia della Salvezza: Elisabetta custodisce il Precursore, colui che sarà mandato da Dio a preparare le strade al Messia. L'altra, Maria, porta con sé il Figlio di Dio, il Cristo. E al saluto di Maria Giovanni già sussulta di gioia con Elisabetta. Bastano poche parole e dette dalla madre perché il Battista si riempia di gioia e già si faccia sentire nel ventre muovendo i suoi piccoli primi passi incontro al Bambino.

    Capita sovente che siano proprio i più piccoli ad insegnarci un atteggiamento da avere nei confronti della vita. Ed ecco che il piccolo Giovanni ci costringe a domandarci in merito a che cosa ci riempie di gioia! Non solo ci pone la domanda, ma anche ci indica la via per ottenere la risposta!! Questa non deve essere "intellettuale", riflessiva, altrimenti diamo la risposta giusta ma che non necessariamente è nostra. Deve essere una risposta fisica, quella del cuore o delle viscere, che sussultano nel grembo per la contentezza, Proprio come è accaduto per Giovanni che, udendo la voce di Maria, ha colto la presenza di Gesù e proprio per questo ha esultato. E questo suo sussulto di gioia è vibrato per tutto il corpo lasciandosi sentire anche dalla madre.

    Che cosa ci dà gioia! Possiamo dire - almeno per qualche volta - che ascoltando la Parola di Dio sperimentiamo un po' di gioia! Alle parole della consacrazione o all'elevazione del Corpo e Sangue di Cristo il nostro cuore batte un po' più veloce! O ancora quando ci mettiamo in fila per accostarci a ricevere la comunione? Tante volte dì fronte a tutto ciò il cuore batte il ritmo di quando si è al cinema a vedere un film che non attira o che, peggio ancora, si è già visto altre volte. Il Precursore ci indica come il cammino del discepolo deve essere guidato dalla gioia che nasce dallo stupore dell'incontro con il Cristo. Non ci possono essere altre vie. Buoni ultimi passi verso Betlemme!
    • don Davide Veronelli
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun dic 31, 2012 2:15 pm

      • Sacra Famiglia. 30 dicembre 2012
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Dal primo libro di Samuele 1,20-22.24-28
Al finir dell'anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuele, «perché - diceva - al Signore l'ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre». Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un'efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch'io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.



Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 3,1-2.21-24
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi coman­damenti e facciamo quello che gli è gradito. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.



Dal vangelo secondo Luca 2,41-52
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.




    • Progetto di Dio
    La letteratura cristiana tradizionale, con una certa ingenuità, ha sempre presentato la Sacra Famiglia di Nazareth come il modello di ogni famiglia. Per la verità è un po' difficile pensare alla situazione originale di Giuseppe, Maria e Gesù e ritenere che per tutti i nuclei familiari del mondo dovrebbe avvenire così... avremmo un mondo oggettivamente anomalo...

    La verità è che ogni famiglia è una novità! Ogni famiglia è chiamata a vivere la sua storia, con i suoi eventi lieti e con quelli tristi, con problemi da risolvere e con risorse da condividere! Nel momento in cui un uomo e una donna decidono di costituire una famiglia iniziano ad affrontare una serie di avvenimenti che sfuggono alla loro programmazione: è la loro storia! Non è bella né brutta: è semplicemente la loro storia nella quale spendere la vita! In questo senso, leggere gli atteggiamenti di Gesù, di Giuseppe e di Maria diventa interessante per scorgere dinamiche effettivamente evangeliche nelle quali interpretare anche le nostre.

    Mi sembra che emerga molto chiaramente che la famiglia di Nazareth non è stata per nulla una famiglia da mulino bianco! Difficoltà nello sposarsi, difficoltà nel generare il figlio, difficoltà nel sottrarlo ai desideri malvagi di Erode, difficoltà a far obbedire un figlio che si rifà ad una autorità superiore... Ciò che connota evangelicamente questa famiglia è il desiderio di portare avanti un progetto! Che non è il loro... è quello di Dio! Non esistono famiglie fortunate e famiglie sfortunate! Dall'esterno è facilissimo stilare classifiche tra chi è messo meglio e chi peggio... Tutti vivono i loro drammi! Ciò che offre una piattaforma solida per affrontare le sfide familiari è la persuasione che tutto ha un senso e che fare la volontà di Dio è la luce necessaria capace di illuminare ogni evento diradando ogni timore!
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun gen 07, 2013 9:57 am

      • Epifania del Signore. 6 gennaio 2013
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Dal libro del profeta Isaia 60,1-6
Alzati, rivèstiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. A quella vista sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché le ricchezze del mare si riverseranno su di te, verranno a te i beni dei popoli. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore.



Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 3,2-3a.5-6
Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro beneficio: come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. Questo mistero non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che i Gentili cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo.



Dal vangelo secondo Matteo 2,1-12
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: "E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele" ». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo». Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.



L'annunzio del giorno della Pasqua.
Fratelli carissimi, la gloria del Signore si è manifestata e sempre si manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno. Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza. Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà nella domenica di Pasqua il 31 marzo. In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo grande evento nel quale Cristo ha vinto il peccato e la morte. Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi: Le Ceneri, inizio della Quaresima, il 13 febbraio. L’Ascensione del Signore, il 12 maggio. La Pentecoste, il 19 maggio. La prima domenica di Avvento, il 1 dicembre. Anche nelle feste della santa Madre di Dio, degli apostoli, dei santi e nella commemorazione dei fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra proclama la Pasqua del suo Signore. A Cristo che era, che è e che viene, Signore del tempo e della storia, lode perenne nei secoli dei secoli. Amen.




    • Ancora a cercare

    Siamo nel pieno dell'Anno della fede: il Papa, Benedetto XVI, chiede a tutti gli uomini di buona volontà di provare a fare spazio a Dio, di rimetterlo a tema nella vita come questione cruciale. Nell'omelia di Natale ci ha richiamati sul rischio che anche oggi "non ci sia posto" per lui nelle nostre case, come fu in quella notte quando Giuseppe e Maria bussavano ad ogni porta e nessuno apriva... Dio continua imperterrito il suo viaggio incontro all'uomo, desidera essere carne da stringere.., c'è da aprire gli occhi della fede e riconoscerlo! Il problema non sta in Dio - quasi volesse giocare a nascondino e non farsi vedere - ma in noi che ci ostiniamo a crederlo irraggiungibile...

    Vengono in soccorso i Magi ad illuminare il dubbio che ci assale: anche se lontani, scrutando "il cielo", si può giungere a Gesù! Non conta dove siamo, a che punto siamo arrivati, l'importante è avere desiderio di trovare! L'invito pressante che ci viene dai Magi è dì continuare a cercare... I percorsi della ricerca sono i più diversi... ciascuno ha il suo. La tentazione che sorge, a volte, è di vedere qualcuno che sembra avanti e credere che per noi non sarà mai possibile giungere lì!

    Non dobbiamo fare il cammino degli altri, ma il nostro! Dio vuole raggiungerci proprio nella nostra vita, povera e sconclusionata... I Magi vanno a cercare Dio persino da Erode: una ricerca così fuori rotta non poteva che presagire un terribile deragliamento... e invece... Proprio nelle ricerche sbagliate, spesso, si cela la presenza salvifica di Dio... L'importante è cercare! Auguro a tutti, a me e a voi, di voler cercare anche dopo aver trovato! Se qualcuno ha concluso che Dio non conta, cerchi ancora... se qualcuno ha concluso che Dio conta, cerchi ancora...
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun gen 14, 2013 10:37 am

      • Battesimo del Signore. 13 gennaio 2013
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Dal libro del profeta Isaia (40, 1-5; 9-11)
Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù, è stata scontata la sua iniquità, perché ha ricevuto dalla mano del Signore doppio castigo per tutti i suoi peccati. Una voce grida: Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in pianura. Allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà, poiché la bocca del Signore ha parlato». Sali su un alto monte, tu che rechi liete notizie in Sion; alza la voce con forza, tu che rechi liete notizie in Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annunzia alle città di Giuda: Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, con il braccio egli detiene il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e i suoi trofei lo precedono. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul seno e conduce pian piano le pecore madri.



Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito (2, 11-14; 3, 4-7)
È apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo; il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone. Quando però si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, perché giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna.





Dal vangelo secondo Luca (3, 15-16; 21-22)
Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto».




    • Un Dio immerso nell'umano
    Ancora epifania! Ancora una manifestazione chiara dell'origine divina dì Gesù! «Una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento"»: il Padre prende la parola e annuncia al mondo la presenza del suo Figlio! Quell'uomo, Gesù, appena sceso insieme ai peccatori per ricevere il battesimo insieme ai peccatori è la rivelazione piena del volto di Dio! Io mi domando perché il Padre abbia atteso fino ai trent'anni del Figlio prima di rivelarlo al mondo... Anzitutto, credo perché l'assunzione della vita dell'umanità non fosse una farsa ma una vera e propria storia! E poi perché in questo gesto di Gesù di mettersi in fila con i peccatori si sia riconosciuto in maniera speculare!

    Gesù, assumendosi il destino dei peccatori ha interpretato esattamente il cuore di Dio: il progetto del Padre è che ogni uomo possa vedere la salvezza. Gesù mostra plasticamente il cuore di Dio, Dio è uno che sì immerge nell'umanità peccatrice per risollevarla, portandola sulle sue spalle. In Gesù sì rivela un Dio che non si chiama fuori dalle dinamiche di una umanità povera e limitata... e nemmeno che chiede all'uomo di abbandonare la sua umanità povera e limitata! In Gesù si rivela un Dio che si fa compagno di viaggio e mostra tutto lo spessore divino possibile all'uomo! Gesù non vuole un uomo meno uomo per essere più Dio, ma un uomo più uomo per essere ad immagine e somiglianza dì Dio!

    Il Battesimo di Gesù è un immersione totale dentro una umanità da salvare... il battesimo che riceviamo noi è un immersione in Cristo perché siamo salvati dalla sua misericordia... Nel battesimo noi siamo posti sulle spalle di Cristo per essere portati al Padre... Questa è l'Epifania che celebriamo...
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun gen 21, 2013 9:03 am

      • II domenica del Tempo Ordinario. 20 gennaio 2013
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Dal libro del profeta Isaia (62, 1-5)
Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora i popoli vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; ti si chiamerà con un nome nuovo che la bocca del Signore indicherà. Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma tu sarai chiamata Mio compiacimento e la tua terra, Sposata, perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo architetto; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te.



Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (12, 4-11)
Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole.



Dal vangelo secondo Giovanni (2, 1-12)
Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni.




    • Il vino buono dell'amore
    Che tenerezza il nostro Dio! Guarda all'umanità come alla sua sposa! Ne è innamorato pazzo! È una sposa che gliene combina di tutti i colori ma Lui non intende per nulla abbandonarla! Non c'è tradimento che riesca a spegnere il suo amore... È questa l'immagine che Isaia ci offre dalla pagina che leggiamo in questa domenica: «Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua ferra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo».

    Sono parole che, per noi cristiani, non sono rimaste sulla carta come una pura e vaga promessa! Anzi; in Gesù sono state chiaramente compiute! Gesù è lo sposo che da la sua carne per amore della sposa... È un amore senza limiti, fino alla morte... Il matrimonio raccontato da Giovanni a Cana di Galilea è la rappresentazione plastica del carattere nuziale del rapporto Dio - Umanità! Dio da sempre ha offerto «il vino» della gioia agli uomini, ora, però, ha deciso di dare «il vino più buono»! In Gesù l'umanità può inebriarsi, assaporando le essenze più raffinate del Vero, del Buono e del Bello!

    La risposta un po' seccata che Gesù rivolge alla madre che le chiede vino per i convitati alle nozze «Donna, che vuoi da me?» è il segno del sacrificio dell'amore... Gesù sa che amare una sposa infedele come l'umanità significa patire... Ma non si tira indietro! Fa riempire di acqua le giare riservate alla purificazione per trasformarla in vino! È il vino dell'amore gratis, dell'amore senza meriti, dell'amore che non bada a perdere dell'amore che non chiede nulla in cambio... Dio in Gesù ci dice chiaramente il suo amore in anticipo: a noi è solo dato di corrispondere all'amore... A me sembra semplicemente spettacolare!
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun gen 28, 2013 9:13 am

      • III domenica del Tempo Ordinario. 27 gennaio 2013
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Dal libro di Neemia (8, 2-6; 8-10)
Il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci di intendere; tutto il popolo porgeva l'orecchio a sentire il libro della legge. Esdra lo scriba stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l'occorrenza e accanto a lui stavano, a destra Mattitia, Sema, Anaia, Uria, Chelkia e Maaseia; a sinistra Pedaia, Misael, Malchia, Casum, Casbaddàna, Zaccaria e Mesullàm. Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutto il popolo; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore Dio grande e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore. Essi leggevano nel libro della legge di Dio a brani distinti e con spiegazioni del senso e così facevano comprendere la lettura. Neemia, che era il governatore, Esdra sacerdote e scriba e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Perché tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge. Poi Neemia disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».



Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (12, 12-31)
Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. E se l'orecchio dicesse: «Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l'occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie; e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti operatori di miracoli? Tutti possiedono doni di far guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? Aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte.



Dal vangelo secondo Luca (1, 1-4; 4, 14-21)
Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi. Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore. Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».




    • Gli occhi puntati su di Lui
    È quindici anni che sono prete. Da quindici anni sono chiamato a commentare la Parola domenicale che, come ben sapete, segue un ciclo triennale: ogni tre anni si ripete un ciclo di letture. Questo è il quinto anno che mi trovo davanti i testi della liturgia odierna e la sensazione che provo leggendoli è di contemporaneità, come se li avessi letti e commentati "ieri"... meraviglioso...

    L'accostamento della prima lettura dal libro di Neemia con il Vangelo della sinagoga di Nazareth mi piace da morire! È la cosa che mi suscita immediatamente stupore e adorazione... Nella pagina del libro di Neemia viene descritto con tono ieratico il momento della proclamazione della Torah davanti a tutto il popolo. Leggendo questo passo si ha un senso di solennità e di imponenza davvero esaltanti... si ha la netta percezione di stare alla presenza di Dio! Nel Vangelo di Luca la scena descritta è, in sostanza, la stessa: è Gesù che entra nella sinagoga di casa, prende il rotolo della Torah e legge. L'attenzione e la tensione che la comunità vive sono descritte con altrettanta solennità: si intuisce che Luca ci sta preparando ad una vera e propria teofania! ...si ha, ancora, la netta percezione di stare alla presenza di Dio!

    Questa volta, però, c'è il colpo di scena! Non è solo la Torah a parlare di Dio, ma è Gesù! «Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissisi! di lui»: ebbene sì! L'assemblea riunita ad ascoltare la Parola è di fronte alla Parola fatta carne! Non è più la Torah il luogo principale dove riconoscere la presenza di Dio, ma Gesù! È a Lui che bisogna guardare! Gesù non ha blocchi di sorta: con naturalezza e sicurezza, chiude il rotolo e proclama solennemente: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato»! Spettacolo....
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun feb 04, 2013 10:26 am

      • IV domenica del Tempo Ordinario. 3 febbraio 2013
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Dal libro del profeta Geremia (1, 4-5; 17-19)
Mi fu rivolta la parola del Signore: [5]«Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni». Tu, poi, cingiti i fianchi, alzati e dì loro tutto ciò che ti ordinerò; non spaventarti alla loro vista, altrimenti ti farò temere davanti a loro. Ed ecco oggi io faccio di te come una fortezza, come un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese. Ti muoveranno guerra ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti». Oracolo del Signore.



Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (12, 31; 13, 13)
Aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte. Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!



Dal vangelo secondo Luca (4, 21-30)
Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi». Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose: «Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!». Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro». All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.




    • Vangelo a piccole dosi
    Abbiamo visto Gesù, domenica scorsa, entrare nella sinagoga di Nazareth, prendere il rotolo del Libro e leggere il famoso brano di Isaia «Lo spirito del Signore è su di me»: si respirava un'atmosfera di grande attesa e meraviglia... gli occhi di tutti erano fissi su di Lui... Gesù, deciso, convinto, perentorio: «Oggi si è compiuta questa parola». "Che maestro", orgoglio del paese! Eppure incompreso...

    Piace Gesù finché fa il rabbino istruito... piace anche quando fa miracoli... ma quando sì allarga e mette i puntini sulle "i"..., tutto si fa più complesso... Gesù non vuole essere una bandiera di parte! Non cerca fama nè successo! Nel momento in cui vede accendersi il desiderio di circuirlo per approfittare dei suoi poteri, raffredda subito gli animi e riporta all'essenziale: bisogna uscire dalla logica dei privilegi! C'è da ascoltare la "nuova notizia"! «C'erano molte vedove in Israele al tempo dì Elia... ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro»; Gesù non è venuto per i suoi! Non è venuto per dei privilegiati! È venuto per tutti! In particolare per i più poveri, i più marginali, i più abbietti...

    Dà fastidio un Dio così a chi si ritiene in prima fila per entrare nel regno... un Dio che fa essere "i primi ultimi e gli ultimi primi" non è politically correct... È così che i suoi compaesani, appena iniziato il suo ministero pubblico, lo vogliono fare fuori! «Venne tra la sua gente ma i suoi non l'hanno accolto»... come volevasi dimostrare...

    Ma a noi piace un Dio così? Ci piace un Dio che è aperto ad ogni persona, senza preclusioni di sorta? Non diciamo troppo facilmente di sì... rischieremmo di fare come i nazzaretani che da un subitaneo entusiasmo sono passati ad una contestazione incontrollata... Gesù richiede di essere ascoltato e "digerito"...
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun feb 11, 2013 9:46 am

      • V domenica del Tempo Ordinario. 10 febbraio 2013
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Dal libro del profeta Isaia (6, 1-8)
Nell'anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l'uno all'altro: «Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria». Vibravano gli stipiti delle porte alla voce di colui che gridava, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti». Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall'altare. Egli mi toccò la bocca e mi disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua iniquità e il tuo peccato è espiato». Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».




Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (15, 1-11)

Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano! Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.



Dal vangelo secondo Luca (5, 1-11)
Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genesaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore». Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini». Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono




    • Primato della Grazia
    Oggi possiamo contemplare nitidamente la sublimità dell'opera di Dio dentro una umanità squinternata e malconcia! È evidente di quanto sia spropositata la fiducia che Dio ripone nell'uomo... soprattutto la lungimiranza con la quale progetta la storia a partire anche da strumenti apparentemente inappropriati e inadatti!

    Nella prima lettura l'esperienza di Isaia: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono». Un uomo per nulla degno di parlare... pieno di peccato e di colpe... eppure reso profeta di prim'ordine nella storia del popolo d'Israele! Tutto per opera della grazia di Dio: «Egli mi toccò la bocca e disse: "Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato"». Nella seconda lettura l'esperienza di San Paolo: «lo sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio». Un nemico passato tra gli amici... a caro prezzo! Non per interesse... Un omicida tra le colonne della Chiesa! Alla faccia della coerenza e della integrità morale. Tutto per opera della grazia di Dio: «Per grazia dì Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me».

    Nel Vangelo di Marco l'esperienza di Pietro: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». Il capo degli Apostoli scelto tra chi ha chiara percezione della propria inadeguatezza... uno che ritiene impossibile l'interesse di Dio nei suoi confronti... eppure, proprio per questa condizione di lontananza, posto a fondamento della Chiesa di Cristo! Tutto per opera della grazia di Dio: sicuri che non c'è posto per noi? ...è proprio il nostro posto!
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun feb 18, 2013 9:16 am

      • I domenica di Quaresima. 17 febbraio 2013
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Dal Libro del Deuteronomio (26, 4-10)
Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all'altare del Signore tuo Dio e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore tuo Dio: Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi, e ci condusse in questo luogo e ci diede questo paese, dove scorre latte e miele. Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato. Le deporrai davanti al Signore tuo Dio e ti prostrerai davanti al Signore tuo Dio.



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (10, 8-13)
Che dice dunque? Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore: cioè la parola della fede che noi predichiamo. Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l'invocano. Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.



Dal vangelo secondo Luca (4, 1-13)
Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo». Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano; e anche: essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo». Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.




    • La gioia della Quaresima
    La gioia della Quaresima! Apparentemente una palese contraddizione, eppure così deve essere. Gesù non vuole discepoli tristi, mortificati, compunti... Egli è venuto perché noi avessimo gioia in abbondanza! La salvezza è proprio questa bella notizia: "sii, felice perché il Signore ha cura di te"! L'evangelista Luca ricorda che dopo essere stato battezzato Gesù «pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni tentato dal diavolo». Ha da poco udito il Padre compiacersi di Lui ed ora già si trova nel vivo della lotta: qualcuno prova a distoglierlo dalla gioia appena sperimentata...

    Noi viviamo la stessa identica situazione: nel momento in cui viviamo nella grazia della salvezza ricevuta immancabilmente ci imbattiamo nel male che tenta di rovinare la gioia che abbiamo nel cuore! La Quaresima è un tempo opportuno nel quale lo Spirito ci ricorda che siamo a rischio: il tentatore fa di tutto per distoglierci dalla gioia! Da qui nasce la consapevolezza che la penitenza e la mortificazione quaresimali non devono originare un'esistenza abbattuta e malinconica ma, al contrario, una gioia straripante perché vivere da risorti è la cosa più bella che possa accadere all'uomo!

    Godiamo di questa proposta penitenziale che la liturgia ci fa approntando un programma di rinunce alle occasioni che maggiormente segnano la caduta nel peccato! Sentiamo autentica la lotta che da figli di Dio dobbiamo sostenere con il principe delle tenebre! Rifuggire dal male non è una rinuncia fine a se stessa, magari con un intento puramente moralistico, ma una incentivazione alla gioia che il Signore ci ha regalato! Buon cammino a tutti! Sarà Pasqua...
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun feb 25, 2013 10:28 am

      • II domenica di Quaresima. 24 febbraio 2013
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Dal libro della Genesi (15, 5-12; 17-18)
Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. E gli disse: «Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questo paese». Rispose: «Signore mio Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?». Gli disse: «Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un piccione». Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all'altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli rapaci calavano su quei cadaveri, ma Abram li scacciava. Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco un oscuro terrore lo assalì. Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un forno fumante e una fiaccola ardente passarono in mezzo agli animali divisi. In quel giorno il Signore concluse questa alleanza con Abram: «Alla tua discendenza io do questo paese dal fiume d'Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate.



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi (3, 17 – 4,1)
Fatevi miei imitatori, fratelli, e guardate a quelli che si comportano secondo l'esempio che avete in noi. Perché molti, ve l'ho già detto più volte e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della croce di Cristo: la perdizione però sarà la loro fine, perché essi, che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra. La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose. Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore così come avete imparato, carissimi!



Dal vangelo secondo Luca (9, 28-36)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quel che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo». Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.




    • Con Gesù sul monte
    Nella Quaresima, come ogni cammino che si rispetti, ci possono essere momenti di fatica che possono insinuare in noi il desiderio della resa. Ecco che viene in soccorso della nostra debolezza la pagina di Vangelo che racconta della Trasfigurazione di Gesù. In compagnia con un ristretto gruppo di discepoli - Pietro, Giovanni e Giacomo - Gesù si reca su di un monte a pregare: il suo volto cambia d'aspetto e la veste diventa sfolgorante. A conferma dell'eccezionalità dì quanto stava accadendo sotto gli occhi assonnati dei discepoli giunge l'autorevole voce del Padre: «Questi è mio Figlio, colui che io ho scelto: ascoltatelo». Da quel momento i discepoli sapevano con chi avevano a che fare. Qui è stata consegnata a loro la chiave per interpretare i futuri avvenimenti.

    Non stavano seguendo un uomo tra tanti altri, un maestro come altri ce n'erano in Israele. Stavano seguendo il Figlio di Dio. Diventa importante anche per noi domandarci chi stiamo seguendo. Chi è all'origine delle nostre "rinunce quaresimali"! Stiamo ascoltando Dio o la Legge! Solo se siamo consapevoli che colui che ci indica la strada è Dio allora possiamo essere disposti a vivere tutto l'esodo che si apre davanti a noi. Se, invece, stiamo dando ascolto soltanto alla voce del nostro zelo potrebbe anche capitare che da qui a poco abbandoniamo i nostri propositi.

    Non solo chi stiamo seguendo ma anche la meta. Per non lasciare che la stanchezza prenda il sopravvento è bene alzare lo sguardo. San Paolo ai Filippesi ricorda che la nostra cittadinanza è nei cieli. La meta sono i cieli, la gloria che siamo chiamati a condividere con Dio. Questo non deve agitare troppo i nostri sforzi perché la nostra cittadinanza è nei cieli, non sarà. Siamo già accanto a Dio. Soltanto dobbiamo lasciare che lui possa continuare ad entrare nella nostra vita. Il cammino l'ha già compiuto per noi Gesù. Noi dobbiamo lasciar fare a Dio nella nostra vita! Buona settimana!
    • don Davide Veronelli
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun mar 04, 2013 3:09 pm

      • III domenica di Quaresima. 3 marzo 2013
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Dal libro dell’Esodo (3, 1-8; 13-15)
Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb. L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: "Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?". Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: "Mosè, Mosè!". Rispose: "Eccomi!". Riprese: "Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!". E disse: "Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio. Il Signore disse: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l'Hittita, l'Amorreo, il Perizzita, l'Eveo, il Gebuseo. ]Mosè disse a Dio: "Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?". Dio disse a Mosè: "Io sono colui che sono!". Poi disse: "Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi". Dio aggiunse a Mosè: "Dirai agli Israeliti: Il Signore, il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione.



Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (10, 1-6; 10-12)
Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque e perciò furono abbattuti nel deserto. Ora ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono. Non mormorate, come mormorarono alcuni di essi, e caddero vittime dello sterminatore. Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.



Dal vangelo secondo Luca (13, 1-9)
In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai».




    • Nel cuore di Dio
    Quale sentimento abita il cuore di Dio? Il Dio che ci ha rivelato Gesù ci giudicherà alla fine dei tempi con un metro rigido o capirà la nostra condizione di uomini peccatori e sarà disposto ad avere un po' di misericordia nei nostri confronti? Ma ancora più radicalmente: può Dio giudicarci se è arrivato al punto di morire per liberarci dai nostri peccati? Ha senso che prima muoia per recuperare la pecorella smarrita per poi condannarla se essa si perde nuovamente? Ciascuno potrebbe rispondere a partire da una sua personale sensibilità. In tal caso, però, daremmo ragione a qualcuno quando diceva che gli attributi di Dio, alla fine, sono gli attributi che qualificano l'uomo. E in questo senso ognuno potrebbe farsi il suo Dio secondo la propria misura. Per rispondere alle domande che ci siamo posti, allora, non possiamo fare altro che metterci in ascolto della Parola di Dio. Nel Vangelo che ascoltiamo in questa seconda domenica di Quaresima Gesù sembra darci due risposte.

    La prima: è l'uomo stesso che - in parte - costruisce il proprio giudizio finale. Prima incora che essere conseguenza del giudizio di Dio la vita o la morte è scelta dell'uomo. Gesù lo dice chiaramente quando mette a confronto la morte di coloro che sono incappati in un incidente con la morte di coloro che periscono a causa della loro mancata inversione. La morte (perdita della vita vera) è la conseguenza di chi non vuole tornare a Dio. Non è Dio che lo rifiuta! E la seconda risposta, invece, ci riporta alla misericordiosa attesa di Dio. Se la vita dell'uomo non porta il frutto sperato Dio è capace di attendere fino a che il fico non dia il frutto sperato. Quanto Dio è disposto ad attendere? Questo non ci è detto. Se anche solo riuscissimo a contemplare la capacità di attendere di Dio, già questo basterebbe a muoverci a conversione iniziando a portare il frutto sperato. Buona settimana!
    • don Davide Veronelli
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun mar 11, 2013 9:40 am

      • IV domenica di Quaresima. 10 marzo 2013
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Dal libro di Giosuè (5, 9-12)
Allora il Signore disse a Giosuè: «Oggi ho allontanato da voi l'infamia d'Egitto». Quel luogo si chiamò Gàlgala fino ad oggi. Si accamparono dunque in Gàlgala gli Israeliti e celebrarono la pasqua al quattordici del mese, alla sera, nella steppa di Gerico. Il giorno dopo la pasqua mangiarono i prodotti della regione, azzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno. La manna cessò il giorno dopo, come essi ebbero mangiato i prodotti della terra e non ci fu più manna per gli Israeliti; in quell'anno mangiarono i frutti della terra di Canaan.



Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (5, 17-21)
Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.



Dal vangelo secondo Luca (15, 1-3. 11-32)
Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».




    • Una Chiesa misericordiosa
    Chi è la Chiesa? A chi si deve rivolgere? Le risposte possibili sono tante e tutte corrette. Nella loro diversità lasciano intendere come sia vasta e profonda la realtà del Corpo di Cristo. Il Vangelo di oggi in qualche modo risponde alle nostre domande. In realtà il testo lucano che ascoltiamo in questa IV domenica di Quaresima non parla della Chiesa, ma racconta dell’atteggiamento di Gesù e del cuore di Dio, o meglio, delle sue viscere. Ma è proprio a partire da qui che noi possiamo capire che cosa è la Chiesa e a chi si debba rivolgere. Quali devono essere i suoi sentimenti e le sue attenzioni.

    Gesù inventa la parabola divenuta poi famosa come la parabola del padre misericordioso a motivo di un chiacchiericcio sorto tra farisei e scribi: Gesù, colui che raccoglieva attorno a sé un gran numero di discepoli, parla e siede a tavola con pubblicani e peccatori. Questo non è ammissibile per un uomo religioso dell’epoca. E di oggi? Chi riteniamo che debba varcare le porte della nostra chiesa? Chi pensiamo che possa meritarsi l’essere parte della nostra comunità? Solo i giusti o anche i peccatori? Chi vorremo seduto al nostro fianco?

    Gesù è sicuro di essere sempre andato alla ricerca della pecorella perduta, perché sono i malati che hanno bisogno del medico, non i sani. Se ci volgiamo attorno e siamo infastiditi dalla presenza di persone poco sante o poco cristiane dovremmo domandarci se stiamo seguendo il Vangelo o piuttosto un nostro ideale (umano) di Chiesa! Questa dovrebbe essere la realizzazione carnale delle viscere divine che, oggi come duemila anni fa, sono alla ricerca dei più lontani per ricondurli nell’unità dei figli di Dio. Al lavoro, nella famiglia, nella società dovremmo anche noi sentire fremere il cuore per coloro che sono distanti da Dio e sentire vivo il desiderio di ricondurli a lui! Buona settimana!
    • don Davide Veronelli
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun mar 18, 2013 9:46 am

      • V domenica di Quaresima. 17 marzo 2013
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Dal libro di profeta Isaia (43, 16-21)

Così dice il Signore che offrì una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad acque possenti che fece uscire carri e cavalli, esercito ed eroi insieme; essi giacciono morti: mai più si rialzeranno; si spensero come un lucignolo, sono estinti. Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il mio popolo, il mio eletto. Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi.



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi (3, 8-14)
Fratelli, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede. E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch'io sono stato conquistato da Gesù Cristo. Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.



Dal vangelo secondo Giovanni (8, 1-11)
Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più».




    • Silenzioso scriveva per terra
    «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?»: è la domanda che scribi e farisei pongono a Gesù. Non è una domanda sincera, che nasce da un reale interesse o dal desiderio che qualcuno spieghi qualcosa di difficile comprensione. È la domanda di chi ha la pretesa di avere già la risposta e vuole soltanto mettere alla prova: «o ci dà ragione oppure entrerà in contraddizione, con la Legge o con se stesso»! Gesù sarebbe messo con le spalle al muro, non avrebbe più via d’uscita.

    Ma Gesù rimane in silenzio. Lo farà anche più avanti nel processo che lo vedrà accusato di essere un bestemmiatore - si è dichiarato il figlio di Dio - e un sobillatore - ha detto di essere il re dei Giudei. Il libro di Qoelet già secoli prima aveva detto che c’è un tempo per tacere e un tempo per parlare (3,7). Non è la resa all’ignoranza ma il riconoscere che solo l’uomo, ad un certo punto, può scegliere per se stesso. Tutti i segni possibili sono stati dati! Gesù lo ha detto anche dopo il miracolo con cui ha guarito il cieco nato. Ai farisei, i quali ritenevano di vederci bene, Gesù avrebbe risposto: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane»! La condizione di cecità persiste per l’incapacità di voler guardare in faccia la realtà!

    Abbiamo anche noi bisogno di guardare a noi stessi secondo verità. Questo non significa che dobbiamo mettere da parte la misericordia lasciando che il giudizio cada perentorio sulla nostra persona. Significa piuttosto che dobbiamo riconoscere tutto il nostro peccato, chiamarlo per nome e affidarlo a colui che solo può sanarci. Se continuiamo a giustificare il male che c’è con scuse diverse (“ma sì, non è poi così grave…!”) non potremo mai accogliere la salvezza che viene da Dio!
    • don Davide Veronelli
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun mar 25, 2013 11:10 am

      • Domenica delle Palme. 24 marzo 2013
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Dal libro del profeta Isaia 50,4-7
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziati, perché io sappia indirizzare allo sfiduciato una parola. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come gli iniziati. Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare deluso.



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 2,6-11
Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.



Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca (22, 14 - 23,56)
  • La cena pasquale
Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E preso un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio».
  • Istituzione dell'Eucaristia
Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi».
  • Annunzio del tradimento di Giuda
«Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò.
  • Chi è il più grande?
Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.
  • Ricompensa promessa agli apostoli
Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.
  • Annunzio del ritorno e del ringraziamento di Pietro
Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi».
  • L'ora del combattimento decisivo
Poi disse: «Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli rispose «Basta!».
  • Sul monte degli Ulivi
Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. [Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».
  • L'arresto di Gesù
Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?». Allora quelli che eran con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate, basta così!». E toccandogli l'orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante? Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre».
  • Rinnegamenti di Pietro
Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «Donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di loro!». Ma Pietro rispose: «No, non lo sono!». Passata circa un'ora, un altro insisteva: «In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito, pianse amaramente.
  • Primi oltraggi
Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano, [64]lo bendavano e gli dicevano: «Indovina: chi ti ha colpito?». E molti altri insulti dicevano contro di lui.
  • Gesù davanti al sinedrio
Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, diccelo». Gesù rispose: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma da questo momento starà il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio». Allora tutti esclamarono: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli disse loro: «Lo dite voi stessi: io lo sono». Risposero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».
  • Gesù davanti a Pilato
Tutta l'assemblea si alzò, lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re». Pilato lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: «Non trovo nessuna colpa in quest'uomo». Ma essi insistevano: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme.
  • Gesù davanti a Erode
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro.
  • Gesù di nuovo davanti a Pilato
Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo, disse: «Mi avete portato quest'uomo come sobillatore del popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate; e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «A morte costui! Dacci libero Barabba!». Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo, crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita. Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà.
  • Sulla via del Calvario
Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?». Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati.
  • La crocifissione
Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno». Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte.
  • Gesù in croce deriso e oltraggiato
Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.
  • Il "buon ladrone"
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».
  • La morte di Gesù
Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. ]Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. ]Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò.
  • Dopo la morte di Gesù
Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: «Veramente quest'uomo era giusto». ]Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti.
  • La sepoltura
C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. Non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Egli era di Arimatea, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio. Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto. Era il giorno della parascève e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento.




    • Osanna al Re!
    La descrizione che l’evangelista ci offre dell’entrata di Gesù nella città di Gerusalemme lascia intendere fin da subito che il Messia con quel gesto vuole rivelare qualcosa di se stesso e di Dio. Infatti il modo in cui egli entra nella città più importante di Israele richiama all’ingresso del re nella sua città: a dorso di un puledro, con i mantelli stesi a terra. E anche i discepoli lo acclamano come re: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!». È interessante notare come Gesù di fronte a tutto questo non pone resistenza, anzi! Quando i farisei lo invitano a richiamare la folla, egli ritiene che non è possibile fare nulla per fermare questo coro di voci; smettessero loro, le pietre griderebbero al loro posto.

    Gesù accetta quindi questo “Osanna”. Gesù accetta che anche noi in questa domenica lo cantiamo come Re, sovrano della nostra vita, della nostra famiglia, della nostra Chiesa e della nostra società. Egli è veramente l’eterno Re che merita questa lode! L’ingresso a Gerusalemme, come ogni ingresso, è apertura a qualcosa che però proseguirà. L’ingresso è l’inizio, e dobbiamo seguirlo tutto per comprenderlo nella sua verità. Gesù ha lasciato fare, anzi ha ricercato tutto questo - è lui che ha mandato i suoi alla ricerca del puledro - perché è questa una tappa verso il compimento.

    La domenica delle palme apre la settimana santa verso il triduo pasquale dove Gesù manifesterà nella pienezza la sua gloria di Re. Osanniamo Gesù come nostro Re, perché è nostro dovere, ma non fermiamoci qui! Dobbiamo avere il coraggio di condividere con lui tutto il cammino! Solo così avremo modo di cogliere la verità del suo essere re, che è dare la vita per coloro che il Padre gli ha affidato! Buona settimana santa!
    • don Davide Veronelli
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Messaggio da miriam bolfissimo » mar apr 02, 2013 9:03 am

      • Domenica di Pasqua. 31 marzo 2013
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Dagli Atti degli Apostoli 10, 34a. 37-43
In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 3, 1-4
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

oppure:

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 5, 6b-8
Fratelli, non sapete che un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità.



Dal vangelo secondo Giovanni 20, 1-9
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.




    • Gioisce la madre Chiesa
    La celebrazione della Veglia Pasquale è giustamente indicata come la madre di tutte le celebrazioni. Anzitutto perché è grazie alla Resurrezione che possiamo celebrare i misteri di Gesù non soltanto come il ricordo di qualcosa di passato ma come i misteri del Dio Vivente. Un secondo motivo sta nella bellezza di questa eucaristia ricca di tanti segni e gesti. Tra questi nella tradizione della Chiesa ha un ruolo importante il canto del Preconio o Exultet. È un inno molto antico con il quale la Chiesa proclama la resurrezione del Signore.

    Ciò che affascina di questo inno è l’invito alla gioia. Esulti il coro degli angeli, gioisca la terra, la madre Chiesa! Il tempo della quaresima con il canto ridotto al minimo, il suono dell’organo che dovrebbe accompagnare solo lo stretto indispensabile ci ha quasi abituato al clima mesto. Con l’annuncio della Pasqua l’esultanza torna quasi violenta. E, ancora, che bello che questo invito risuoni nel nostro tempo dove tra questioni economiche e politiche c’è poco da gioire. Oggi siamo chiamati a fare festa e a rallegrarci dal profondo del nostro cuore!

    Ma perché la nostra gioia non sia vana o non sia solamente retorica subito ci viene anche detto quale è la causa di questa gioia! Il trionfo del Signore risorto, la luce del Re eterno che ha vinto le tenebre del mondo, la Chiesa che risplende della gloria del suo Signore. Il Signore risorge vincitore dal regno della morte. Quasi come un geyser luminoso esplode dagli abissi della terra, vince le tenebre del mondo e consegna la sua luce alla Chiesa. Se possiamo gioire di una gioia vera è a motivo della resurrezione di Gesù! Solo se con la fede siamo capaci di fissare il nostro sguardo in questo mistero luminoso e oscuro nello stesso tempo possiamo cogliere il vero mistero della gioia cristiana!
    • don Davide Veronelli
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun apr 08, 2013 8:11 am

      • Domenica della Divina Misericordia. 7 aprile 2013
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Dagli Atti degli Apostoli (5, 12-16)
Molti miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; degli altri, nessuno osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. Intanto andava aumentando il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore fino al punto che portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro. Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti immondi e tutti venivano guariti.



Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo (1, 9-13; 17; 19)
Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza resa a Gesù. Rapito in estasi, nel giorno del Signore, udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Efeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa. Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava, vidi sette candelabri d'oro e in mezzo ai candelabri c'era uno simile a figlio di uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro. Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la destra, mi disse: Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che accadranno dopo.



Dal vangelo secondo Giovanni (20, 19-31)
La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!». [30]Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.




    • Le chiavi della morte
    Viene e ritorna Gesù. Non si stanca della nostra incredulità. Non demorde: tutti devono sapere che egli è vivo! Il giorno di Pasqua è stato un giorno pieno di “recuperi”… Al mattino la consolazione delle donne. E poi Pietro e il discepolo che egli amava aperti alla fede. E poi l’apparizione ai discepoli riuniti nel cenacolo. E poi la rincorsa ai due discepoli delusi sulla via di Emmaus. Gesù è venuto per chiamare gli uomini alla vita piena in Dio: si è adoperato per questo scopo in tutta la sua vita enne Gesù, terrena, continua a farlo da Risorto! Non c’è distinzione tra il prima e il dopo: non saremo mai soli e abbandonati! «Venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”»: stette!

    Nell’Apocalisse leggiamo: «Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi». Gesù sta in mezzo a noi e ci ricorda che ha in mano le chiavi della vita: basta andare da Lui per uscire dall’ombra della morte che ci tiene schiavi nella paura! «Non temete!» Le chiavi che Gesù ha in mano non aprono solo la porta che la morte ci scaraventa in faccia nell’istante finale della vita, ma tutte quelle porte della felicità che, giorno dopo giorno, il peccato sigilla per la nostra rovina! Le chiavi che Gesù ha ricevuto dal Padre le ha affidate alla Chiesa: «“Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”». Sono le chiavi del sacramento della riconciliazione!

    Non lasciamoci chiudere dal peccato dentro le nostre meschinità e negligenze! Non spegniamo la speranza che Dio continuamente vuole accendere in noi con il suo perdono! Lasciamoci riconciliare dal Signore!
    • don Natalino Pedrana
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      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

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Messaggio da miriam bolfissimo » lun apr 15, 2013 9:42 am

      • III domenica di Pasqua. 14 aprile 2013
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Dagli Atti degli Apostoli (5, 27-32; 40-41)
Li condussero e li presentarono nel sinedrio; il sommo sacerdote cominciò a interrogarli dicendo: «Vi avevamo espressamente ordinato di non insegnare più nel nome di costui, ed ecco voi avete riempito Gerusalemme della vostra dottrina e volete far ricadere su di noi il sangue di quell'uomo». Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avevate ucciso appendendolo alla croce. Dio lo ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore, per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a lui». All'udire queste cose essi si irritarono e volevano metterli a morte. Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero fustigare e ordinarono loro di non continuare a parlare nel nome di Gesù; quindi li rimisero in libertà. Ma essi se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù.



Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (5, 11-14)
Durante la visione poi intesi voci di molti angeli intorno al trono e agli esseri viventi e ai vegliardi. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce: "L'Agnello che fu immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione". Tutte le creature del cielo e della terra, sotto la terra e nel mare e tutte le cose ivi contenute, udii che dicevano: "A Colui che siede sul trono e all'Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli". E i quattro esseri viventi dicevano: "Amen". E i vegliardi si prostrarono in adorazione.



Dal vangelo secondo Giovanni (21, 1-19)
Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «E' il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un pò del pesce che avete preso or ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi».




    • Pietro "ripescato"…
    Pietro è ritornato a pescare. Aveva trascorso tre anni entusiasmanti con Gesù. Era stato incaricato di essere la roccia sulla quale costruire la comunità dei discepoli, ma la sua fragilità lo aveva portato a dubitare di esserne all'altezza… da solo, senza la presenza costante di Gesù, non sarebbe stato in grado di adempiere al compito… meglio ritornare al lavoro di pescatore imparato fin da piccolo al seguito del padre… Ma Gesù non è uno che parla a vanvera! Non è un voltagabbana! Se dice una cosa, quella è! Permette a Pietro di prendere il largo e si mette a riva preparando della brace… e lo aspetta al varco…

    Guarda caso, Pietro e compagni non hanno pescato nulla… delusi di tutto, incapaci di tutto… Gesù li guarda con amore e ancora si fa maestro e guida: li invita a rigettare la rete. Centocinquantatré grossi pesci sono il bottino inaspettato! Pietro e compagni capiscono che il loro destino è affidato completamente alla volontà di Gesù! Non possono prescindere da Lui! Potranno compiere grandi imprese solo se abbandoneranno la loro personale iniziativa e si lasceranno nuovamente condurre da Colui che è vivo! Non «è un fantasma» come sospettavano!

    Gesù cucina del pesce e «dà loro da mangiare»: i discepoli sono bambini da accudire! Bambini che devono imparare a camminare con le loro gambe ma senza mai prescindere da Lui! Pietro tiene lo sguardo fisso su Gesù. Non sa che cosa pensare. Si sente in grande imbarazzo. È vero, ha pianto amaramente il suo rinnegamento, ma i sensi di colpa, si sa, non li si cancella in quattro quattr'otto! Gesù lo conosce fin dentro il suo cuore, sa quanto Pietro sia vero, autentico, uomo e per tre volte lo fa professare con la bocca il suo amore «Lo sai che io ti amo»… e la storia riprende e continua…
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun apr 22, 2013 7:59 am

      • IV domenica di Pasqua. 21 aprile 2013
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Dagli Atti degli Apostoli (13, 13-14; 43-52)
Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge di Panfilia. Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme. Essi invece proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiochia di Pisidia ed entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, si sedettero. Sciolta poi l'assemblea, molti Giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e Barnaba ed essi, intrattenendosi con loro, li esortavano a perseverare nella grazia di Dio. Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando. Allora Paolo e Barnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: Io ti ho posto come luce per le genti, perché tu porti la salvezza sino all'estremità della terra». Nell'udir ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna. La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Barnaba e li scacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio, mentre i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.



Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo (7, 9; 14-17)
Io, Giovanni, vidi una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. E uno degli anziani disse: "Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro. Non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpirà il sole, né arsura di sorta, perché l'Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi".



Dal vangelo secondo Giovanni (10, 27-30)
Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola».




    • Il pastore conosce le pecore
    «Le mie pecore ascoltano la mia voce». Chi ascolta la voce di Gesù? Ovviamente solo le sue pecore! Le pecore di Gesù si distinguono dalle altre per la capacità di ascolto della sua voce. Anche da lontano sente la voce del pastore… Del pastore riconosce la voce perché il pastore la chiama per nome, la considera importante, le si dedica! «Io le conosco». Gesù dice esplicitamente che conosce le sue pecore… Il legame pecora - pastore non è istituzionale ma relazionale: c’è un appartenenza frutto di reciproco rapporto. È il pastore che sceglie la pecora. A partire da questa scelta nasce una relazione. «Ed esse mi seguono». Una pecora non sceglie quale pastore seguire: semplicemente, riconosce come pastore chi la accudisce e la custodisce. Spontaneamente la pecora segue il pastore. Sa che con lui è al sicuro. Non fa obiezioni.

    Che pecore siamo? Come sentiamo il nostro rapporto con Gesù? Ci sentiamo amati? La sua voce ci attrae? Siamo contenti di seguirlo? Siamo pecore davvero particolari… Facciamo una fatica estrema ad essere docili e arrese alle cure del Pastore… Forse perché Gesù ha scelto degli uomini a fare le sue veci… e i pastori non sono Il Pastore! C’è da pregare per questo! Abbiamo bisogno tutti di sentire pronunciato il nostro nome, di essere oggetto di una cura personale, di una presenza umana che ci faccia avvertire l’amore divino…

    La IV domenica di Pasqua da cinque decenni è dedicata alla preghiera per le Vocazioni: i discepoli di Gesù hanno bisogno di avere davanti a sé guide buone e autorevoli che siano eco fedele della voce di Gesù…Vogliamo pure lasciarci sensibilizzare come famiglie cristiane affinchè diventiamo culle di vocazione al servizio pastorale delle comunità. A Lomazzo, nel prossimo settembre, verrà “piantato un sicomoro”: un piccolo seminario minore per aiutare gli adolescenti a fare chiarezza attorno alla loro vocazione! Lasciamoci coinvolgere…
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun apr 29, 2013 8:16 am

      • V domenica di Pasqua. 28 aprile 2013
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Dagli Atti degli Apostoli (14, 21-27)
Dopo aver predicato il vangelo in quella città e fatto un numero considerevole di discepoli, Paolo e Barnaba ritornarono a Listra, Icònio e Antiochia, rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio. Costituirono quindi per loro in ogni comunità alcuni anziani e dopo avere pregato e digiunato li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisidia, raggiunsero la Panfilia e dopo avere predicato la parola di Dio a Perge, scesero ad Attalìa; di qui fecero vela per Antiochia là dove erano stati affidati alla grazia del Signore per l'impresa che avevano compiuto. Non appena furono arrivati, riunirono la comunità e riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro e come aveva aperto ai pagani la porta della fede.



Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo (21, 1-5)
Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: "Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il "Dio-con-loro". E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate". E Colui che sedeva sul trono disse: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose"; e soggiunse: "Scrivi, perché queste parole sono certe e veraci.



Dal vangelo secondo Giovanni (13, 31-33. 34-35)
Quando Giuda fu uscito dal cenacolo, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».




    • L'amore di Gesù
    «Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato"»: davvero strana la gloria di cui Gesù si sente investito! È stato appena platealmente tradito da uno dei suoi più intimi amici e parla di glorificazione… Ebbene sì: l'evangelista Giovanni parla della passione e della morte di Gesù come il massimo della gloria! Giustamente: solo il Figlio di Dio poteva affrontare il dolore e l'infamia con quella carità che ha contraddistinto il Cristo!

    Gesù è stato venduto da Giuda e cosa fa? Parla di amore! Non una parola di odio o di recriminazione: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri». L'amore che Gesù propone ai suoi discepoli è assolutamente nuovo! Tutte le religioni hanno nell'amore il loro centro ma non è l'amore di cui Gesù da testimonianza!

    L'amore che Gesù annuncia ha a che fare con il perdono, con la gratuità, con la sovrabbondanza! Tutti hanno la bocca piena di parole inneggianti all'amore ma i cristiani devono confrontarsi con l'amore fattosi carne in Gesù! L'amore non è voler bene agli altri, fare dei gesti di solidarietà, rispettare il prossimo… L'amore è dare la vita per chi tradisce! L'amore è amare chi ci odia! Dobbiamo continuamente mettere in risalto la sproporzione dell'amore di Gesù: in questa maniera assicuriamo alla nostra condotta una permanente conversione e, insieme, rafforziamo la nostra fede nella signoria di Gesù!

    Se manteniamo intatto il comandamento di Gesù per come ci è stato consegnato, senza addomesticarlo alle nostre logiche, l'annuncio del Vangelo rimarrà eternamente affascinante e coinvolgente! E noi avvertiremo continuamente l'urgenza di mostrare il di più di Cristo diventandone una più fedele testimonianza: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun mag 06, 2013 8:07 am

      • VI domenica di Pasqua. 5 maggio 2013
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Dagli Atti degli Apostoli (15, 1-2; 22-29)
Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: «Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi». Poiché Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo e Barnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli. E consegnarono loro la seguente lettera: «Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi. Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Barnaba e Paolo, uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi queste stesse cose a voce. Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene».



Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo (21, 10-14; 22-23)
L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. La città è cinta da un grande e alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello. Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello.



Dal vangelo secondo Giovanni (14, 23-29)
Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate.




    • "Mettere su famiglia"
    «Se uno mi ama…»: Gesù non è un illuso! Sa che non tutti quelli che dicono di credere in Lui lo amano… è sempre stato così e sempre lo sarà… Amare è una scelta! Non si può pensare che basti la vicinanza ad una Chiesa o la fruizione dei Sacramenti a determinare l'amore per Gesù… Si possono fare tutti i riti di questa terra e pronunciare gli atti di fede più integrali, ma senza l'amore saremo ancora senza Dio…

    «Se uno mi ama, osserverà la mia parola…»: mi piace pensare che il verbo "osservare" qui non esprima tanto il "mettere in pratica", quanto il "tener d'occhio", il "considerare". Sì, l'amore dispone all'essere attenti a tutto quanto l'amato dice: si dice degli innamorati "pende dalle sua labbra"… La sete della Parola di Dio, la brama di conoscerla, sono le condizioni per riconoscere quanto Gesù ci stia a cuore…

    «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui…»: l'ascolto e la custodia della Parola di Dio comunicano il suo amore! Chi presta attenzione alla Parola del Signore ha modo di conoscere tutta l'ampiezza e la profondità dell'amore di Dio. L'ascoltatore fedele percepirà pienamente l'amore del Padre e avvertirà pure la sua tangibile vicinanza! Dio non ama nel pensiero ma nella carne… viene incontro all'uomo e gli fa sperimentare il suo abbraccio misericordioso.

    «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui»: l'unità che si stabilisce tra il discepolo che ama Dio ha la connotazione del "per sempre"! Dio promette di porre la sua dimora, la sua tenda, la sua casa! Dio "mette su famiglia" con l'umanità… Essere figli dell'Abbà di Cristo è l'avventura più bella che possa capitare all'uomo… Come tutte le storie d'amore che si rispettano "fare famiglia" non è una passeggiata… presuppone impegno e dedizione… ma farlo con Dio, ne vale certamente la pena!
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun mag 13, 2013 8:37 am

      • Ascensione del Signore. 12 maggio 2013
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Dagli Atti degli Apostoli (1, 1-11)
Nel mio primo libro ho già trattato, o Teofilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo. Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre «quella, disse, che voi avete udito da me: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni». Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: «Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra». Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo».



Dalla lettera agli Ebrei (9, 24-28; 10, 19-23)
Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore, e non per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui. In questo caso, infatti, avrebbe dovuto soffrire più volte dalla fondazione del mondo. Ora invece una volta sola, alla pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza. Avendo dunque, fratelli, piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, per questa via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne; avendo noi un sacerdote grande sopra la casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso.



Dal vangelo secondo Luca (24, 46-53)
Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto». Poi li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio.




    • Il Cielo è aperto!
    La nostra fantasia non può nemmeno lontanamente immaginare il mistero dell’Ascensione che oggi celebriamo! Rischieremmo una pesante banalizzazione dell’avvenimento… I testi stessi della Parola che ascoltiamo nella liturgia faticano a spiegare che cosa sia successo esattamente. L’evangelista Luca dice che Gesù «si staccò da loro e veniva portato su, in cielo»: oggettivamente irrealistico… Eppure in questo salire al cielo di Gesù c’è da intravedere qualcosa di straordinariamente sconvolgente: il reietto dagli uomini è accolto in cielo con tutti gli onori propri di Dio! Ad ascendere al cielo non è uno spirito ma è la persona stessa di Gesù! Gesù è davvero Dio! È Colui che è disceso per mostrare agli uomini la via al cielo!

    Non c’è più motivo per piangersi addosso, per lamentarsi di come vanno le cose, per recriminare sull’assenteismo di Dio nei problemi della storia: gli Apostoli che hanno assistito all’ascensione «tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio». Ebbene sì: Gesù è stato cacciato dal mondo ma ciò che Lui ha iniziato nessuno lo potrà più fermare! La storia è stata fecondata dalla Parola di Gesù e «due uomini in bianche vesti si presentarono a discepoli e dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?”»: non c’è spazio per malinconie nostalgiche! Ora si tratta di far risuonare in tutti gli angoli della terra quanto ascoltato e visto: la storia ha in sé il cielo e il cielo ha in sé la storia! Non venga meno la certezza che Dio non abbandona il mondo al caos: tutti lo devono sapere!

    «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?»: non c’è verso! I discepoli vorrebbero mettere apposto tutto in un attimo… Il tempo della vita è il tempo della fede: non conta sapere quando il Signore rimetterà tutto in regola! Basta sapere che Dio si è vincolato all’uomo: accada quel che accada, il mondo, in Cristo, è in cielo… spettacolo!
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun mag 20, 2013 7:50 am

      • Domenica di Pentecoste. 19 maggio 2013
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Dagli Atti degli Apostoli (2, 1-11)
Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio».



Dalla lettera di san Paolo Apostolo ai Romani (8, 8-17)
Fratelli, quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete. Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.



Sequenza allo Spirito Santo
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.

Consolatore perfetto,
ospite dolce dell'anima,
dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.

O luce beatissima,
invadi nell'intimo
il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.

Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.

Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò ch'è sviato.

Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna. Amen



Dal vangelo secondo Giovanni (14, 15-16; 23-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.




    • Libero come il vento
    La solennità di Pentecoste si celebra liturgicamente una volta all’anno, cinquanta giorni dopo la Pasqua di risurrezione. Ma il mistero che si celebra liturgicamente una volta all’anno avviene continuamente: lo Spirito Santo viene effuso sui credenti ogni giorno! Sempre siamo sotto l’azione dello Spirito Santo!

    «Si trovavano tutti insieme nello stesso luogo»: i discepoli sono riuniti nel Cenacolo, il luogo dove hanno vissuto l’ultima cena con Gesù. Probabilmente stanno facendo memoria, come il Maestro aveva loro comandato, del gesto eucaristico… forse si ripetono le parole che Gesù aveva lasciato loro come testamento «amatevi gli uni gli altri come io amato voi»… Proprio come noi ogni giorno - e in particolare la domenica - quando celebriamo la messa…

    «Venne all’improvviso dal cielo un fragore»: è una riunione ordinaria! I discepoli sono riuniti come sempre, non aspettano nulla di particolare: semplicemente sono insieme e pregano. È lo Spirito che nella sua fantasiosa novità fa irruzione e “ribalta” i loro cuori e le loro menti… Lo Spirito è come il vento: va e viene e nessuno riesce a imprigionarlo… Arriva quando ci sono le condizioni necessarie… ma quando arriva cambia radicalmente le persone…

    «Cominciarono a parlare in altre lingue»: con lo Spirito santo si assume una visione del mondo e delle cose completamente diverso… non è assimilabile alle logiche del mondo! Eppure tutti lo capiscono! Il linguaggio dello Spirito è diverso da quello del mondo ma ogni uomo lo comprende! È il linguaggio di Dio, il linguaggio della creazione, il linguaggio della coscienza… Cosa vuol dire, allora, celebrare la Pentecoste? Significa continuare a radunarsi nella memoria del Signore e attendere l’improvvisa e libera azione dello Spirito che sola rinnova il mondo e imprime una svolta al nostro cuore diviso e smarrito…
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun mag 27, 2013 8:04 am

      • Santissima Trinità. 26 maggio 2013
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Dal libro dei Proverbi (8, 22-31)
Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d'allora. Dall'eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata; quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io sono stata generata. Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi, né le prime zolle del mondo; quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull'abisso; quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell'abisso; quando stabiliva al mare i suoi limiti, sicché le acque non ne oltrepassassero la spiaggia; quando disponeva le fondamenta della terra, allora io ero con lui come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno, dilettandomi davanti a lui in ogni istante; dilettandomi sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo.



Dalla lettera di san Paolo ai Romani (5, 1-5)
Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; [2]per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. [3]E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata [4]e la virtù provata la speranza. [5]La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.



Dal vangelo secondo Giovanni (16, 12-15)
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà.




    • Un Dio sempre in uscita...
    Spesso chiedo ai ragazzi il nome del Dio cristiano. Rarissimamente ottengo la risposta che desidero sentire… c'è chi dice "dio", c'è chi dice "Gesù", c'è chi dice "JHWH"… tutti battezzati "nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo", eppure del tutto ignari della sua identità! Qualche buon anima cerca di smussare l'ignoranza sostenendo che non sia necessario definire il nome di Dio: ci sono diversi nomi con i quali gli uomini lo definiscono ma, in sostanza, non importa, "Dio è Dio e basta"!

    Non sono per nulla d'accordo! Se diciamo che "Dio è Dio e basta" significa che lo abbiamo ridotto a quanto l'uomo l'ha sempre definito… l'essere perfettissimo, il motore immobile, il creatore, l'onnipotente, l'onnisciente… un'entità indefinita e nebulosa da temere e da adorare per non avversarla e subirne le conseguenze! No! Dio ha voluto uscire dall'anonimato e ha rivelato se stesso nella persona di Gesù! Guai a noi se bypassiamo senza pudore la manifestazione limpida e trasparente che egli ci ha regalato nella sua Incarnazione!

    Da cristiani abbiamo la pretesa di annunciare al mondo il vero nome di Dio che è Padre e Figlio e Spirito santo: la Trinità, una comunione d'amore tra tre persone uguali e distinte. Il Dio che noi adoriamo è il Padre che per amore ha mandato il Figlio che si è fatto uomo e che ora vive e opera nella persona dello Spirito santo dentro la Chiesa! Il Dio cristiano ha spalancato il cielo, l'ha reso accessibile! Ha aperto un varco che tutt'ora permette all'uomo di raggiungerlo: la comunione delle Tre persone è spalancata all'uomo! L'identità del Dio cristiano mette in risalto che non c'è separazione tra Lui e l'uomo ma, al contrario, necessità di comunione, di unità! La Trinità è il nome di un Dio continuamente alla ricerca dell'uomo… mai pago d'amore… sempre in uscita…
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun giu 03, 2013 8:00 am

      • Corpo e Sangue del Signore. 2 giugno 2013
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Dal libro della Genesi (14, 18-20)
Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: «Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici». Abram gli diede la decima di tutto.



Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (1, 23-26)
Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga.



Dal vangelo secondo Luca (9, 11-17)
Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Dategli voi stessi da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: «Fateli sedere per gruppi di cinquanta». Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti. Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.




    • Passa Gesù nelle nostre vie
    Ricordo il Corpus Domini come una delle feste più importanti e più belle della mia infanzia! Livigno era nel fior fiore della primavera, con prati ornati di mille colori: ai bambini era affidato il compito di andare a raccogliere i boccioli di fiori per poi spargerli sulla strade preparando il passaggio alla processione solenne dell'Eucaristia. Le strade erano addobbate a festa: ogni famiglia si prodigava nell'esibire le tovaglie e i tappeti più pregiati. Uno stuolo di confratelli accompagnavano il baldacchino e cantavano con voci tonanti il Pange lingua. Io guardavo estasiato tutto questo contorno di festa e intuivo che si stava facendo qualcosa di assolutamente strepitoso…

    Credevo fermamente nella presenza reale di Gesù nell'Eucaristia? Professavo con nitidezza il mistero che si celava in quell'Ostia consacrata? Non so… non credo… eppure intuivo che tutto "era per Gesù"… Ricordi nostalgici sterili? No! Semplice gratitudine ad una comunità di adulti che senza lezioni elaborate di catechismo mi mostrava la verità di un Dio vicino, concreto, reale, stupefacente… Sono queste cose che siamo chiamati a recuperare! I nostri bambini hanno bisogno di vedere attraverso dei segni la fede che noi professiamo! Quanto tempo perdiamo nel tentativo di spiegare e argomentare i contenuti della fede… La vita è la fede… all'interno delle scelte e dei gesti che compiamo c'è il senso del nostro credere…

    Se dovesse arrivare il giro d'Italia o qualche altra manifestazione mediaticamente importante chissà cosa saremmo disposti a mettere in piedi… fratelli e sorelle: passa Gesù nelle nostre vie… passa a chiamarci… ci dice che Lui non è un politicante in cerca di consenso che viene e va… Lui passa e invita alla sua casa… rimane con noi! Il suo uscire non è un momento di gloria ma un venirci incontro… un toccare con mano le situazioni esistenziali nelle quali ci troviamo a vivere… e come un tempo darci "cinque pani e due pesci" per placare la nostra fame… facciamo festa a Gesù…
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun giu 10, 2013 8:04 am

      • X domenica del Tempo Ordinario. 9 giugno 2013
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Dal primo libro dei Re (17, 17-24)
In quei giorni, il figlio della padrona di casa, [la vedova di Sarepta di Sidòne,] si ammalò. La sua malattia si aggravò tanto che egli cessò di respirare. Allora lei disse a Elìa: «Che cosa c'è fra me e te, o uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia colpa e per far morire mio figlio?». Elia le disse: «Dammi tuo figlio». Glielo prese dal seno, lo portò nella stanza superiore, dove abitava, e lo stese sul letto. Quindi invocò il Signore: «Signore, mio Dio, vuoi fare del male anche a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il figlio?». Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: «Signore, mio Dio, la vita di questo bambino torni nel suo corpo». Il Signore ascoltò la voce di Elìa; la vita del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere. Elìa prese il bambino, lo portò giù nella casa dalla stanza superiore e lo consegnò alla madre. Elìa disse: «Guarda! Tuo figlio vive». La donna disse a Elìa: «Ora so veramente che tu sei uomo di Dio e che la parola del Signore nella tua bocca è verità».



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati (1, 11-19)
Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri. Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore.



Dal vangelo secondo Luca (7, 11-17)
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.




    • Chiamati alla vita per sempre
    C'era un mio amico che diceva sempre "l'importante è la vita eterna!": ovviamente d'accordissimo se l'eternità sta ad indicare la relazione con Dio! Se, al contrario, l'eternità è posta in contrapposizione con l'esistenza terrena, quasi questa fosse una semplice parentesi, non sono più d'accordo. La vita terrena è importante tanto quella a venire! Non dico questo per una mia valutazione personale ma perché il Vangelo mette in risalto l'importanza fondamentale della vita terrena! Il fatto che Gesù si accosti al dolore di una mamma per la morte del figlio adoperandosi per la restituzione alla vita dello stesso, è indicativo di una considerazione alta della vita umana!

    Gesù alla mamma che piange il figlio non dice "tranquilla, non ti disperare, la sua vita terrena non conta, l'importante è la sua vita nell'aldilà"… al contrario, si attiva per restituire il respiro, la parola, il movimento! È la fisicità ad avere l'attenzione e la cura del Figlio di Dio! Dirà sant'Ireneo: «La gloria di Dio è l'uomo vivente»! Sì, a Dio sta a cuore la nostra vita! Soffre con noi e detesta la morte come una vera e propria nemica! Mi fa sempre impressione "la compassione di Gesù"… ha uno spessore di umanità che riusciamo a capire tutti… Provate a pensare a come si stringe il cuore quando qualche nostro conoscente vive un lutto importante: ecco, Gesù sente la stessa cosa e opera a favore della vita…

    È vero, oggi una grazia così evidente di un intervento diretto del Cristo dentro il dolore di una mamma che perde un figlio non è possibile… - …qualcuno dubita sia avvenuto anche al tempo della vita terrena di Gesù… - ma la certezza che Gesù non ci abbandona e, a tempo debito, farà risorgere da morte tutti coloro che sono vissuti in Lui, mi rincuora e mi da speranza! Non risorgeremo solo con l'anima ma anche con il corpo…saremo "alzati" proprio come il ragazzo del Vangelo…spettacolo!
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun giu 17, 2013 8:45 am

      • XI domenica del Tempo Ordinario. 16 giugno 2013
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Dal secondo libro di Samuele (12, 7-10; 13)
Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell'uomo! Così dice il Signore, Dio d'Israele: Io ti ho unto re d'Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa di Israele e di Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi avrei aggiunto anche altro. Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai colpito di spada Uria l'Hittita, hai preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammoniti. Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Uria l'Hittita. Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha perdonato il tuo peccato; tu non morirai.



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati (2, 16; 19-21)
Fratelli, sapendo tuttavia che l'uomo non è giustificato dalle opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Gesù Cristo per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; poiché dalle opere della legge non verrà mai giustificato nessuno». In realtà mediante la legge io sono morto alla legge, per vivere per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. Non annullo dunque la grazia di Dio; infatti se la giustificazione viene dalla legge, Cristo è morto invano.



Dal vangelo secondo Luca (7, 36-8, 3)
Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice». Gesù allora gli disse: «Simone, ho una cosa da dirti». Ed egli: «Maestro, dì pure». «Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «Ti sono perdonati i tuoi peccati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; và in pace!». In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.




    • Chiamati ad amare di più
    Una pagina di Vangelo semplicemente immensa! L’ho letta più volte perché trasmette con una carica tutta particolare la bellezza dell’annuncio fondamentale di Gesù: la misericordia! È impossibile non sentirsi coinvolti… un po’ siamo “la peccatrice” e un po’ siamo “il fariseo”: emerge tutta la complessità della nostra interiorità divisa…

    Siamo “il fariseo” che invita Gesù a mangiare… siamo desiderosi di stare con Lui, di ascoltare le sue parole, di averlo come amico… vorremmo fosse uno di casa ma, forse, non tanto per dare a Lui la possibilità di agire e raccontare le cose di Dio, quanto per vantare l’amicizia con un uomo di grido, la nostra importanza… non tutti si possono vantare di avere amicizie così “in alto”… A Gesù non sono nascosti i pensieri del nostro cuore! Ci vuole portare ad uscire dalla nostra boria, dalla nostra altezzosità, e riconoscere di aver bisogno di Lui… perché siamo essenzialmente peccatori…

    Siamo “la peccatrice” che è consapevole di tutte le sozzure del proprio cuore, delle intenzioni malate, dei gesti sporchi, della parole vane… solo il coraggio di strisciare e di piangere ai piedi di Gesù… senza meriti da esibire e senza diritti da vantare… completamente in balia delle tante povertà della nostra umanità piegata dal peccato… Gesù non vede il passato! Non elenca le colpe e i peccati! Apprezza la semplice verità dei gesti d’amore nei suoi confronti! È l’amore che ci salverà!

    Il fascino dello stile di Gesù sta nella capacità di mostrare sempre a tutti lo spiraglio che apre alla salvezza: Simone il fariseo, non è una cattiva persona, solo non deve far valere la propria rettitudine raffrontandola alla condizione di peccato di una persona meno fortunata di lui… ognuno deve guardare avanti e sentire la propria inferiorità rispetto a chi fa meglio… e verso chi sta dietro, mostrare la bontà e l’accoglienza di Gesù con carità e benevolenza… Qui sta la novità del Vangelo di Gesù…
    • don Natalino Pedrana
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun giu 24, 2013 8:27 am

      • XII domenica del Tempo Ordinario. 23 giugno 2013
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Dal libro del profeta Zaccaria 12, 10-11; 13.1
Così dice il Signore: «Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito. In quel giorno grande sarà il lamento a Gerusalemme, simile al lamento di Adad-Rimmon nella pianura di Meghiddo. In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l'impurità».



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati 3, 26-29
Fratelli, tutti voi siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è Giudeo né Greco; non c'è schiavo né libero; non c'è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.



Dal vangelo secondo Luca 9, 18-24
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell'uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».




    • Sete di Gesù
    «Ha sete di te, Signore, l’anima mia»: questo grido del salmo 62 rimbomba con tutta la sua pienezza e verità nel cuore di ogni uomo che si affaccia alla vita! Del Signore abbiamo tutti bisogno! Lo cerchiamo in tutte le maniere: nello studio, nel lavoro, negli affetti, nel creato, negli svaghi... in ogni situazione della vita cerchiamo di trovare qualcosa che ci soddisfi, ci riempia, ci realizzi... Tutto ci parla di Dio, perché ogni cosa è stata creata da Lui e porta l’impronta della sua intelligenza! Ma non tutto è Dio... Dio è persona! Dio è un volto ben preciso! Per questo Gesù ad un certo punto cerca di condurre la ricerca dell’uomo ad un approdo ben definito «Le folle, chi dicono che io sia?». Come dire: cosa cercano in me? Sanno che la loro sete di me è sete di Dio? Hanno colto la mia identità?

    Gesù è la pienezza della divinità! «Pietro rispose: “Il Cristo di Dio”». L’aver colto da parte dei discepoli la vera identità di Gesù permette loro di seguirlo costantemente fino alla morte e dopo la risurrezione! Non sono i miracoli o i doni elargiti a rendere sensata la sequela... Gesù lo si segue perché è «pieno di grazia e di verità»! Il profeta Zaccaria aveva preconizzato «Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione»: chi avrebbe avuto la perseveranza di vedere Gesù innalzato sulla croce si sarebbe dissetato delle delizie divine... Gesù è la gioia piena della vita, non una vita piena di gioie...

    Tant’è... «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà». Seguire Gesù non significa fare una vita in discesa, sempre riempiti da salute e ricchezza - come spesso si pensa -, ma perdere ogni giornata inseguendo i “suoi” sogni e non i propri, nella certezza che Lui è il Signore! ...e la sete si smorza...
    • don Natalino Pedrana
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