Anno Paolino 28 giugno 2008 - 29 giugno 2009

Raccolta di preghiere e testi religiosi d’Autore, a cura di miriam bolfissimo
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Messaggio da miriam bolfissimo » mer mar 04, 2009 8:50 am


  • Nella pace
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«Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia» (Ef 2,14)

Il peccato di prima è annullato, il muro è abbattuto e l'inimicizia è detronizzata. Compagnia è pane condiviso, peccato è restare soli. Guerre, antipatie, avversione, discordie, contrasti, acredine, livore, odio hanno il sapore della morte. La vita è resa viva dall'amore della pace. La resa dei conti del peccato si approssima con l'avvento del Figlio, il grido del profeta sveste i calcoli dei perversi: razza di vipere preparatevi all'ora imminente!

I poveri, i miti, i puri di cuore stendono le mani verso il nuovo giorno, barlumi di giovane luce trapassano ferite di dolore, i ciechi aspettano occhi per vedere, i muti la parola, i paralitici sognate corse. Pace è un unico coro di voci in attesa, prigionieri da liberare. Pace è vittoria conquistata dalla croce, vanto del Giusto, unto per la salvezza, che con la sua carne ha indicato la strada a chi aspettava il definitivo giorno. Capovolto il destino, i vinti ora vincitori, i perduti ritrovati stendono per terra i loro mantelli e lasciano tracce a chi per la loro storia vuole trasformare la propria.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 4 marzo 2009
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      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

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Messaggio da miriam bolfissimo » gio mar 05, 2009 3:06 pm


  • L'uomo nuovo
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«Annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace» (Ef 2,15)

Capovolto il destino, il Giusto con il suo martirio coniuga il verbo della giustizia. Stampata sulla carne la definitiva legge, l'amore prende per mano la storia dei vinti: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi» (Mt 11,28). Ristoro di speranza, compassione di un Dio che ama la vita. La fiamma che la pietra scolpisce non dice solo l'antica legge che il Sinai accolse, ma la beatitudine dei percossi e degli avviliti, le lacrime asciugate dei perseguitati, il pane abbondante per gli affamati. Pane di carne, carne come pane da addentare per la salvezza, sacrificio di soave odore gradito per la libertà.

La sola legge non rende giustizia alla verità, non accredita di suo, il cuore colora significati, inventa parole di libertà. Per la legge non è vinta la morte, la croce innalza la giustizia e sveste la nemica. L'antico serpente rese possibile la sventura, il primo uomo si caricò delle conseguenze, il nuovo Adamo le fece proprie per renderle inoffensive. La luce del nuovo giorno ora passa per le piaghe del Giusto: per le sue ferite siamo resi liberi.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 5 marzo 2009
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Messaggio da miriam bolfissimo » ven mar 06, 2009 2:43 pm


  • I nomi nuovi
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«Spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini» (Fil 2,7)

Per le sue ferite siamo resi liberi. Dio nel Figlio diventa carne, la nostra, si abbassa, si umilia, sveste il potere per inaugurare la comprensione di nomi nuovi che facevano fatica a diventare comprensibili al credente. Dio è assoluto, distante, totalmente altro, cielo che sovrasta la storia. Dio è Dio e il potere è suo dominio. La faccia a terra per chi prega, la distanza assoluta la condizione, l'impronunciabilità del suo nome resta, altrimenti condanna per bestemmia.

Dio è Dio, è in suo potere l'assoluto, e l'uomo è uomo che racconta tutta la sua fragile condizione, ma il Servo obbediente caricato di attese, sottoposto al martirio per la liberazione di tutti, offre significati d'incontro, apre dialoghi inauditi. Dio è Padre, madre, fratello, compagno. Un ponte di parole lanciato tra l'assoluto e il provvisorio, tra l'eterno e il tempo, passaggio tra cielo e terra costruito con il legno della croce. Un ponte edificato con la carne del Pontefice Sommo che per riportarci a casa si lascia attraversare. Cristo è la porta, la via, la strada appianata, è il servo che per amore si sveste per dare calore alla nostra nudità.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 6 marzo 2009
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Messaggio da miriam bolfissimo » sab mar 07, 2009 8:18 am


  • Il confine nuovo
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«Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2,8)

Cristo per amore si sveste per dare calore alla nostra nudità. Uomini allo sbando come pecore senza pastore in cerca di pascoli possibili, possibili prede di lupi affamati. Mercenari, travestiti da docili custodi, si vantano di essere pastori, solo vigliacchi pronti a vendere la carne degli agnelli pur di accumulare bottino.

In fuga dinanzi al pericolo il gregge resta solo, come soli si affronta la morte. Le parole dei venditori di fumo si insinuano nel cuore della storia, di ogni tempo, e mentre promettono fascine di ricovero e ovili a protezione costruiscono sul dolore dell'innocente le proprie fortune. Per colpa di falsi pastori il gregge rischia sterminio.

L'obbedienza del Figlio e la croce per amore segnano il confine tra il pastore e il mercenario: il pastore dà la vita per le sue pecore. In cerca di quella perduta offre il suo passo alla salvezza, medico di quelle ferite trasfonde il suo sangue. Chi è disposto a dare la vita? Chi è ancora capace di rischiare di suo per la salvezza degli altri? Cerco chi mi darà soccorso, la voce di tanti, di troppi ingannatori ha tradito l'attesa. Solo chi offre di suo può dare speranza: il Signore è il mio pastore, non manco di nulla.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 7 marzo 2009
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun mar 09, 2009 11:48 am


  • Siamo suoi
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«Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome» (Fil 2,9)

Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla. Conosce le sue pecore e le sue pecore riconoscono la sua voce tra tante, le chiama per nome, ognuna il proprio. Il gregge è riconoscibile dal nome del pastore marchiato a fuoco. Nessuno potrà rivendicarne proprietà. Siamo suoi, a Lui apparteniamo, al suo nome.

Nel suo nome siamo salvati: ogni ginocchio si pieghi, nei cieli, in terra e sottoterra. In cerca di significato, corriamo giorni di attesa, in ansia per dare ragione ai nostri passi, gesti consumati nel tempo, condivisi con gli altri. Gesti d'amore e di peccato, di gratitudine e conflitto descrivono il percorso e fanno umano il vivere, storie di dolore e di sperata gioia.

Solo il suo nome può aprire luce nel tempo dell'attesa, pronunciare il nome del Signore è decisivo per sentirlo compagno. Solo un pastore può dare conforto anche se si cammina in valle oscura. Un nome al di sopra di ogni altro e mentre riconsideri il tempo consumato, scrigno di cose vecchie e nuove, comprendi il prima e il dopo e dai valore ai giorni. Anche nella paura non hai più paura, come bimbo che corre a braccia tese e cerca conforto nel nome gridato: mamma mia. Io grido il suo nome: Mio Signore e Mio Dio.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 8 marzo 2009
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Messaggio da miriam bolfissimo » mar mar 10, 2009 3:39 pm


  • Senza inganni
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«Per me infatti il vivere è Cristo» (Fil 1,21)

Io grido il suo nome: Mio Signore e Mio Dio. Cosa sarebbe la mia vita senza di Lui, cosa farei lontano dal suo nome. Un'ora distante dalla sua presenza e più di mille anni, solo in Lui l'anima mia riposa. Si può cercare fortuna altrove, si possono immaginare percorsi diversi dalla strada tracciata dal Maestro, legittimo tentare alternative perché la libertà è in dote all'uomo.

L'amore non obbliga risposte, dona senza nulla chiedere, si consuma oltre ogni prezzo. Lo sguardo di Gesù di Nazareth accarezza la debolezza umana e cura, lenisce, sana le piaghe gratuitamente come gratuito è l'amore. Si può andare per vie diverse e rifiutare la Parola che fa nuove tutte le cose, si possono voltare le spalle a Colui che tende la sua mano perché non si affondi, si può.

È dell'uomo tentare alternative, è della libertà scegliere, perfino sbagliare, ma per tutti arriva il momento di dire la verità, l'ora per capire cosa significhi essere uomini, vivi. La verità rende liberi senza inganni, protegge dal sopruso dell'illusione, smaschera il calcolo presuntuoso. La luce, che ritorna a fare chiarore tra le parole grigie di un tempo senza senso, mostra il definitivo segno: cosa sarei senza il mio Dio.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 10 marzo 2009
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Messaggio da miriam bolfissimo » mer mar 11, 2009 11:00 am


  • Oltre e per sempre
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«Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui» (Rom 6,8)

Cosa sarei senza il mio Dio? La vita corre sul filo delle attese e la speranza di acchiappare pace naufraga senza risposte. La morte sembra dichiarare il fallimento di ogni desiderio e perfino il giusto pensa di essere cancellato dalla memoria. Combatte il tempo ogni vivente e scruta l'orizzonte per sapere quanto ancora resti del giorno, quanto ancora sia possibile sognare di esserci.

Essere vivo oltre la morte nel pensiero dei pensieri, nel cuore degli innamorati, nelle lacrime degli affetti. Restare in vita benché le spoglie consumate patiscano trasformazione, benché la sabbia scorra tra le dita. Restare benché la morte è la speranza ultima di chi vagando il tempo sa di essere a tempo. Ma con la morte la vita non è tolta, non toglie la nemica il cuore della vita che ancora può palpitare per grazia ricevuta.

Il nostro Redentore passa la sua vita alla nostra storia e mette al centro degli eventi il rumore della festa: il lutto scomparirà per sempre e l'ultima lacrima sarà asciugata. La morte è vinta perché vivremo in Lui, e in Lui canteremo per sempre l'inno di ringraziamento al Padre per averci amati prima della creazione del tempo.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 11 marzo 2009
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Messaggio da miriam bolfissimo » ven mar 13, 2009 10:03 am


  • Il volto di prima
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«Anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi in Dio, in Cristo Gesù» (Rom 6,11)

Il Padre di ogni consolazione ci ha amato prima della creazione del tempo, ci ha cercato quando eravamo persi, ci ha vestito di un abito di esultanza strappandoci da dosso l'abito del dolore. Abbiamo scelto di abbandonare la casa che ci ha visto felici, abbiamo chiesto la nostra parte, abbiamo ereditato senza sudare, costringendo la memoria a fare a meno del Genitore. Siamo andati lontani in cerca di futuro, sognavamo approdi felici, compagni di festa e di avventura. Sbandati e meretrici hanno fatto merenda sulla nostra rovina e perfino i porci hanno rifiutato di offrire i loro scarti.

Peccato restare lontani da casa, restare lontani è peccato. La morte finisce per fare banchetto là dove il peccato copre il sogno felice, ma in tutti è nascosto il volto di prima e per divino disegno è possibile riscoprirne i primi lineamenti. Mi alzerò e andrò da mio Padre, le sue braccia sono pronte, l'anello al dito e il vitello grasso dichiareranno il mio ritorno. Non c'è tempo da perdere: il peccato alle spalle, la vita dinanzi e il volto di Cristo, luce nella notte, a fare strada verso il futuro. La festa è pronta, la tavola imbandita.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 12 marzo 2009
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Messaggio da miriam bolfissimo » ven mar 13, 2009 10:06 am


  • Restare svegli
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«La notte è avanzata, il giorno è vicino» (Rom 13,12a)

La festa è pronta, la tavola imbandita. Quando ci sederemo a tavola? Nel frattempo la promessa fa i conti con l'attesa e mentre la notte è avanzata non sempre il cuore resiste. La sentinella affaticata in ansia aspetta la chiamata, il freddo la colpisce. Scruta l'orizzonte per dichiarare finita l'attesa, anticipa nella mente il richiamo al caldo rifugio, sogna. Fino a quando Signore?

L'ora più buia della notte è sempre quella più vicina alla luce del giorno. Quando il buio sembra non avere avversari, la tromba del nuovo giorno proclama il suo avvento e scioglie le tenebre rendendole inoffensive. Si rischia di sbattere senza luce, si fa fatica a vivere ogni cosa. Gli occhi vivono di luce e per essa danno colore agli avvenimenti, le cose trovano significato, si aprono al vero. Vedere è per chi non è cieco, ma la vista non è solo per gli occhi. Sentinella ogni vivente, la storia è in ansia di nuovo mattino.

Luce che rischiara le tenebre è il mio Signore, aurora senza tramonto, sigillo di pace dopo affaticate notti. La morte è vinta, il nemico abbattuto, il giorno vicino. Restare svegli conviene per raccontare il passato al futuro.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 13 marzo 2009
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun mar 16, 2009 10:17 am


  • Gridare la luce
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«Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce» (Rom 13,12b)

Restare svegli conviene per raccontare il passato al futuro. Passare la memoria di un tempo prigioniero è dato al discepolo che strada ne ha fatta seguendo il passo del Maestro. C'è ancora tempo da aspettare per il suo ritorno, il racconto risveglia il passato d'amore, lo rende efficace per chi già ha visto e non ha ancora completamente assaporato. Cosa significa aspettare se non organizzare speranza?

Ricordi Pietro il tuo tradimento e il suo perdono? Ricordi Giovanni il battito del suo cuore accelerato nell'ora del tormento? E tu che credi di credere hai forza di ricordi da passare? La luce trasforma i fatti e dà a essi comprensione, la memoria è luce ribaltata al presente perché si svegli al futuro. Le opere delle tenebre cercano di offuscare il ricordo, l'oblio può tacitare l'incontro decisivo.

Gridare la luce è dovere del discepolo, non può nascondere la lampada sotto il moggio, serve per essere mostrata, per mostrare la strada. Grida il discepolo la sua memoria, l'incontro che ha cambiato la direzione della sua vita, grida dai tetti ciò che ha ricevuto nel segreto. Più le tenebre chiedono silenzio, più la luce fa strada al rumore del vero.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 14 marzo 2009
Ultima modifica di miriam bolfissimo il gio mar 19, 2009 11:30 am, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun mar 16, 2009 10:19 am


  • Risposta alla storia
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«Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?» (Rom 8,31)

Più le tenebre chiedono silenzio, più la luce fa strada al rumore del vero. Più il nemico tenta di infrangere il patto, più la Parola abbatte i potenti e innalza gli umili. La compagnia di Dio è la risposta alla storia tormentata dell'uomo. Dio è dalla nostra parte e cammina al nostro fianco.

Chi ci separerà dalla sua forza? Sentieri luminosi si aprono nel sogno e dinanzi alle ore tormentate la carezza rassicurante: se anche tua madre si dimenticasse di te, io non me ne dimenticherò. Promessa fatta carne, sostanza di speranza, calata nel tempo perché recuperi l'eterno, calata nel buio perché sia sconfitto dalla luce. Condannati alla morte, la compagnia della Vita recupera il destino dell'umanità alla gioia definitiva.

Chi ci separerà dalla mano di Dio che protegge il cammino della storia? Chi potrà mai negare che senza di Lui saremmo niente? Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio unigenito e l'ingresso del Verbo nella fragilità del tempo ha annullato la paura di non farcela. Dio non si dimentica di noi anche se noi spesso ci dimentichiamo di Lui. Signore, mia forza e mio coraggio, se io mi dovessi dimenticare di te, tu no, non dimenticarti di me
  • Gennaro Matino, in Avvenire 15 marzo 2009
Ultima modifica di miriam bolfissimo il gio mar 19, 2009 11:30 am, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da miriam bolfissimo » mer mar 18, 2009 10:48 am


  • Nessuno escluso
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«Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?» (Rom 8,32)

Non dimenticarti di me? Come potrebbe il Dio dell'amore dimenticare il frutto delle sue viscere? Non meritiamo la sua attenzione, il nostro debito è troppo grande. Se guardasse le colpe nessuno sarebbe risparmiato. La misericordia di Dio è più grande del nostro peccato. Nessuno è escluso dal suo amore, la sua passione per l'uomo supera ogni considerazione.

La croce del Figlio è la risposta del Padre alle domande della storia, l'agnello immolato per la salvezza dell'uomo è la sua compassione. Un capro, un tempo lasciato al centro della piazza, bastava agli uomini a raccontare il loro peccato, su di esso veniva caricato il debito da pagare. Vestito della colpa, quel capro veniva cacciato nel deserto. Dilaniato dalle belve feroci, consegnava la speranza che il debito fosse saldato.

Speranza da rito ma non certezza reale fino all'ora in cui il capro di Dio, l'agnello senza macchia, si è addossato le nostre colpe ed è diventato capro espiatorio. Come potrà il Padre non accogliere il sacrificio del proprio Figlio? In Lui siamo salvati, per le sue piaghe noi siamo redenti.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 17 marzo 2009
Ultima modifica di miriam bolfissimo il gio mar 19, 2009 11:27 am, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da miriam bolfissimo » mer mar 18, 2009 10:51 am


  • Con lui, come lui
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«Se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria» (Rom 8,17)

In Lui siamo salvati, per le sue piaghe siamo redenti. In Lui. Essere in Lui fino in fondo con tutto quello che comporta, perfino la croce. Il discepolo sceglie la vita del Maestro, il suo calice, da Lui comprende il destino della storia, il significato degli avvenimenti. La via del discepolo è conoscere la vita del Maestro. Il Maestro di Galilea stupisce, sconvolge ogni criterio di primato.

È Dio e conosce la sua altezza ma la presunzione non fa parte del suo vocabolario. Capovolge il criterio della scelta e sceglie la vita dei discepoli come propria casa, la fa propria, la abita per consegnarle pace. Il Padre ha inviato il Figlio per raccontare ai figli il suo amore, per rassicurarli della sua presenza. Il discepolo non può fare altro che fare propria la strada del Maestro, le sue parole allargano la conoscenza, il suo esempio conforta nella prova. Chi vuole essere discepolo alla scuola del Maestro corre con Lui verso la resurrezione ma porta come Lui la croce del dolore e dell'obbedienza. Si abbandona come Lui nelle braccia del più tenero dei padri.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 18 marzo 2009
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Messaggio da miriam bolfissimo » gio mar 19, 2009 11:35 am


  • Senza paura
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«Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?» (Rom 8,35)

Nelle braccia del più tenero dei padri trova significato la nostra storia. Non sempre ci è dato sapere perché soffriamo, non sempre riusciamo a comprendere perché proprio a noi il male, non troviamo risposte al dolore, ma la certezza della vicinanza di un Dio che si fa carne nella nostra carne, la vittoria del Maestro sulla signoria della morte risponde per noi. Solo in Cristo trova significato la storia e in Lui la nostra vita si apre alla signoria della luce.

Chi dunque potrà separarci dalla sua mano che conforta i deboli, che cura le ferite, che asciuga le lacrime, che moltiplica il pane, che offre il riscatto dalla prigionia della morte? Chi potrà mai rispondere per noi nell'ora del pericolo, nella notte dei significati, nell'avvicinarsi della prova? Siamo dunque chiamati a dare ragione della nostra dignità anche quando il momento si aggrava, ma il braccio del nostro Maestro che ci sostiene, la sua vita donata per la nostra liberazione suggeriscono di non disperare.

Chi ci separerà dal suo amore? Questo desidero, questo bramo: abitare nella casa del mio Dio. Forte di Lui affronterò il giorno senza paura.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 19 marzo 2009
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Messaggio da miriam bolfissimo » ven mar 20, 2009 8:19 am


  • Guardando e vedendo
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«Fatevi imitatori di Dio, quali figli carissimi» (Ef 5,1)

Forte di Lui affronterò il giorno senza paura. Guardando Lui imparerò i miei giorni. Gioie e dolori, salute e malattia, eredità porto in dote, fa parte del mio dialetto il consumare gli anni. L'umano naviga nel tempo con bagagli di possibilità. Mentre i giorni si dipanano, mentre si scioglie il tempo mi abbandono alla certezza che sono figlio nel Figlio. Se anche mia madre si dimenticasse di me, il mio Dio resta dalla mia parte.

Il Figlio riceve in dote e onora la vita del Padre. Troppo facile cercare il coraggio di una presenza rassicurante fuori dalla risposta riconoscente, senza offrire la propria disponibilità: che vuoi Signore che io faccia? L'amore di per sé non chiede nulla in cambio, ma libera chi lo riceve, lo rende felice se sprigiona l'offerta del proprio. Cerco Dio e da Lui imparo il mestiere della gratuità. Gratuitamente ricevo, gratuitamente dono, perdonato perdono, liberato libero, reso figlio della luce combatto le tenebre.

Più avverto l'amore compassionevole del Padre sulla mia miseria più comprendo l'altezza, l'ampiezza, la larghezza del mio servizio al tempo. Guardo incantato gli occhi di Dio e rubo la luce per vedere anch'io.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 20 marzo 2009
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Messaggio da miriam bolfissimo » sab mar 21, 2009 9:22 am


  • Sul cammino
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«Camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore» (Ef 5,2)

Guardo incantato gli occhi di Dio e rubo la luce per vedere anch'io. Vedo cose che non avrei mai immaginato, verità che sembrava impossibile scoprire. Dove ero prima, cosa avrei fatto senza la sua luce? Dio mi ama. Ama me, proprio me, malgrado me. Ha scelto da sempre il mio nome e lo ha annotato nel libro di famiglia. Ha mandato nel mondo la luce che squarcia le tenebre e ha promesso che mai più il nemico avrebbe banchettato sulla mia rovina.

Cristo, la luce del mondo, ha superato le barriere del cielo e ha fortificato la speranza sul mio cammino. Legno ha usato per proteggere il mio percorso, un ponte d'amore ha lanciato per raccontarci il Padre. La croce di Cristo ha inaugurato i tempi della vittoria e ha reso noto quanto grande è l'amore di Dio. Gesù ha offerto la sua vita al Padre per la nostra salvezza, ha offerto la sua vita agli uomini perché sapessero attraverso di Lui raggiungere la meta definitiva. Amore che ama, dono inesauribile di bene, per le sue piaghe noi siamo stati redenti, per il suo amore noi abbiamo compreso la strada.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 21 marzo 2009
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

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Messaggio da miriam bolfissimo » lun mar 23, 2009 9:30 am


  • Il cuore e la croce
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«Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me» (Gal 2,20a)

Per il suo amore noi abbiamo compreso la strada, per la sua vita la nostra finalmente trova significato. Piantato nel suolo il legno del dolore, caricato delle attese e delle speranze di ogni creatura, Gesù di Nazareth, agnello per la salvezza, apre la porta a chi bussa, risponde a chi domanda e a chi lo cerca non nasconde il volto.

La sua croce apre come porta, varco d'accesso al paradiso e mentre con essa si valica il tempo, nel tempo, attraverso di essa si scorge il Paradiso. L'uomo dei dolori, che conosce il patire, risponde alla domanda di senso con il suo corpo: oggi sarai con me! E se sono con Lui, come pensare di non farcela? Non sono più io a vivere, ma Cristo in me. Domanda il mio cuore e la croce risponde: chi vuol venire dietro di me, prenda la sua. Crocifisso con il crocifisso, risorto con il risorto, la mia speranza abbraccia i prigionieri della storia e grida il loro riscatto: presto alzate il capo, guardate a Colui che hanno trafitto, presto arriva il perdono, presto la liberazione.

Crocifisso con il crocifisso porto stampato sul volto l'ora passata del disonore per raccontare a chi sorpreso nel giorno della rivincita chieda ragione della mia vittoria.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 22 marzo 2009
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

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Messaggio da miriam bolfissimo » mar mar 24, 2009 9:52 am


  • La carne del figlio
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«Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,21b)

Il giorno della rivincita è dato per l'amore del Figlio, il riscatto viene dal Padre di ogni consolazione. Il Padre ha inviato il Figlio, sacramento di verità, per raccontare i cieli nuovi e la terra definitiva, per riagguantare i persi e rinnovare il sogno del futuro. Il Figlio ha mandato i suoi compagni ad annunciare le cose viste con gli occhi e afferrate con l'udito, testimoni di un'avventura che fa bella la notizia ai poveri e ai coraggiosi d'amore. Tra i suoi ancora c'è numeroso seguito che in forza del battesimo consegna la propria testimonianza, forte di incontro chiama a raccolta i separati, forgia le spade della pace, segna percorsi di nuova fratellanza.

La carne del Figlio è offerta in sacrifico per la nostra carne destinata una volta alla decomposizione, ora segnata per sempre dalla resurrezione. Carne felice da morte salvata, carne redenta da polvere dimenticata, carne che grida ora, per sempre, la sua vera giovinezza. Il Maestro ha dato se stesso per me, per me ha rinnovato il prodigio di un patto infranto dal mio peccato. Io credo in te Signore, io spero in te Maestro, io da te, Gesù di Nazareth, prendo la via per imparare il passo.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 24 marzo 2009
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

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Messaggio da miriam bolfissimo » gio mar 26, 2009 11:09 am


  • La parola chiave
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«Nessuno di noi infatti vive per se stesso e nessuno muore per se stesso» (Rom 14,7)

Da Gesù di Nazareth apprendo la via per imparare, la parola chiave per aprire il futuro: Dio è Padre, questa la rivoluzione. «Amatevi come io vi ho amato» (cfr. Gv 13,34) è il comandamento consegnato nell'ora decisiva, come il Padre ama il Figlio è l'amore. La vita è consegna di storie, scambio di voci che si rannodano in una. Il testimone passa esperienza e per la vita dei primi si genera il percorso dei secondi. Mano da mano, cuore da cuore, sogni per sogni, nessuno vive per se stesso, nessuno può mai dire di essere senza contatti.

Naufraga la storia di chi pensa di escludere dalla sua i compagni, resta muto chi non riesce a raccogliere parole diverse dalle sue. La morte non è solo sconfitta della carne, ancora più dura è quella che rende impossibile lo scambio d'affetti e di sostanza. La forza dell'amore annulla la morte, resa innocua dal dono vicendevole. Calcolo delirante è pensare di potercela fare da soli, è menzogna costruire parole senza ponti, bestemmia fare fuori il cielo per acquistare la terra. «Padre nostro» è la preghiera, «fratello mio» è la conquista. Soli si muore, la vita è compagnia di affetti.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 25 marzo 2009
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Messaggio da miriam bolfissimo » ven mar 27, 2009 2:54 pm


  • Soli si muore
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«Se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore» ( Rom 14,8)

Soli si muore, la vita è compagnia di affetti. Cristo esalta il mio vissuto, rende vana ogni aggressione alla dignità, apre conoscenza anche quando il resto sembra franare. Non escludo dal mio cammino il tempo della rinuncia, non nego il dolore dei giorni e i giorni del pianto. Conosco quanto dura sia la prova e quanto necessaria sia la consistenza della lotta per aggredire il tempo depresso. Ho visto mani aperte invocare pane, ho visto piaghe invocare misericordia, ho visto solchi antichi di lacrime inconsolabili. Ho visto pane spezzato e condiviso, ho visto bende di misericordia fasciare ferite, ho visto carezze asciugare memorie dolorose.

La vita racconta nel gesto di compassione la vicinanza all’oppresso, la misericordia racconta una vita diversa: ogni qualvolta si apre al piccolo, apre lo sguardo della terra al cielo. Credere in Dio è farsi servo per Lui, servo d’amore per gli uomini e vivere come il Maestro di vita donata, di dono indescrivibile di gioia. Viviamo per il Signore, moriamo nel Signore, viviamo per i fratelli e nella vita donata scopriremo la verità della nostra. Vivere è Cristo, Cristo è la vita.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 26 marzo 2009
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

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Messaggio da miriam bolfissimo » ven mar 27, 2009 2:56 pm


  • Immutata tenerezza
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«Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati. Perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi» (2 Cor 4,8-9)

Vivere è Cristo, Cristo è la vita. Ce la possiamo fare, ce la faremo. Non sempre le cose andranno per il verso giusto, molti ci ricorderanno le nostre sconfitte, la fragilità dei nostri propositi. Saremo aggrediti per la nostra fede e la nostra speranza, più volte provocata, sarà tentata a cedere. Non sempre troveremo una sponda sicura in chi credevamo nostro amico, non è detto che saremo noi a raccogliere quanto semineremo, ma il Signore non rimane lontano, non guarda la storia fuori dalla mischia.

Diversamente da occhi che scrutano solo per giudicare, Dio vede e sa dove indirizzare il suo sguardo. Come una madre che lascia al figlio il tempo della prova e con fare discreto sceglie il silenzio perché cresca e impari anche cadendo, segue il passo del figlio pronto a intervenire dinanzi al pericolo. Controlla ma non assilla, protegge ma non limita, accompagna senza offendere. La corsa degli uomini è il crescere, crescere è diventare adulti, diventare adulti è decidere. Dio mi vede, il suo sguardo è tenerezza immutata sul mio percorso, è sogno di riscatto in tempo di sconfitta.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 27 marzo 2009
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

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Messaggio da miriam bolfissimo » lun mar 30, 2009 8:26 am


  • Segno di riscatto
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«Portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo» (2 Cor 4,10)

Cristo ha dato la vita per me. Sogno di riscatto in tempo di sconfitta, la sua croce mi ha liberato. Lo sguardo di Dio si è definitivamente aperto sul mio dolore e mi ha sollevato dalla mia caduta, mi ha reso uomo nuovo in Lui. Mi segno con il segno della croce ogni giorno, ogni volta che posso, per ricordare la vittoria di Colui che ha scelto di stare dalla mia parte. Porto la mano aperta alla fronte, la porto al cuore e poi alle spalle. Nel nome del Padre, del Figlio e del Santo Spirito, Trinità beata stampata sulla mia carne, la croce di Cristo ricorda al mio corpo la Signoria di Dio sulla vita.

Ricorda, sussurra alla mente, chi ti ha creato, ama, sussurra al cuore, chi davvero ti ama, vivi la vita nella sua verità, sussurra alle membra. Un segno di croce racconta la vittoria di Cristo e mentre la croce, segnata sulla mia carne, rimanda alla carne crocifissa del Giusto, sento la responsabilità del mio sì, del dire sì al suo avvento, alla sua Signoria. «Amen» è la parola che chiude e apre la storia di un segno di croce sul mio corpo, così sia la vita di Cristo nella vita mia.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 28 marzo 2009
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

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Messaggio da miriam bolfissimo » mar mar 31, 2009 8:49 am


  • Te grazie a te
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«L'amore di Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti» (2 Cor 5,14)

La vita di Cristo nella vita mia. Tutti redenti per il sangue preziosissimo del Giusto, salvati per il sacrifico dell'Innocente. Nella cena della consegna prese del pane e del vino, poi spezzò il pane e recitò la preghiera di benedizione: questo è il mio corpo da mangiare. Prese il vino e raccontò il suo martirio: questo è il sangue dell'alleanza versato per la vostra salvezza. Un pane spezzato e un calice donato aprono il mistero di un incontro definitivo: la vita divina che si offre all'umano.

Chi sono io per chiedere tanto? Non merito Signore di bere al tuo calice, non sono degno di accostarmi al banchetto del tuo perdono. Ma una tua parola mi rende libero il passo, scioglie la gomena della mia resistenza: non sono degno, ma per la tua parola getterò la rete. Berrò il calice del tuo sangue, mangerò il corpo del tuo amore e non sarò più io a vivere, diventerò te grazie a te. «Uno è morto per tutti», perché grazie al suo martirio la vita ritornasse a fiorire di nuovo, a profumare di eterno. «Uno è morto per tutti», perché tutti sapessero davvero cosa sia la vita vera, mai più schiava della morte. Grido la mia gioia, grido la felicità: o morte non mi fai più paura.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 29 marzo 2009
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Messaggio da miriam bolfissimo » mar mar 31, 2009 8:51 am


  • Forza nel tempo
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«Egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro» (2 Cor 5,15)

La morte non mi fa più paura, la gioia della resurrezione riempie di luce anche la notte più profonda. Alleluia, Cristo è davvero risorto, questa la Pasqua, la definitiva. Vana sarebbe la mia fede senza la Pasqua, vana sarebbe senza la vittoria e il mio credere pura illusione. Non fuggo l'impegno di costruire la storia, non rinnego il tempo del pianto, non rifiuto il mio contributo per edificare la città terrena, ma la morte è stata ingoiata per la vittoria.

La gioia che scaturisce da questo annuncio inaudito è la forza del mio tempo, è il desiderio che diventa fatto, è l'origine del mio impegno. La morte è stata sconfitta, Cristo è davvero Risorto, il sepolcro è rimasto vuoto, finalmente il grido diventa urlo entusiastico di gioia: Alleluia. Cosa sarei senza il mio Dio? Cosa sarebbe la mia vita senza Gesù? Coraggio, non temete amici di cordata nel percorrere il tempo che vi è concesso. Cristo ha vinto per noi, per noi ha piantato la sua croce nel tempo per dire agli smarriti: guardate sono qui con voi, non vi lascio da soli. Come per dire alla vita, la nostra: l'amo per sempre.
  • Gennaro Matino, in Avvenire 31 marzo 2009
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

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Messaggio da miriam bolfissimo » mer apr 01, 2009 10:59 am


  • In ogni tempo
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«Abramo credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli» (Romani 4,18)

Fidandosi di Dio, che lo ha chiamato, Abramo parte dalla sua terra verso un luogo sconosciuto. Cammina con la forza della fede, lo sguardo interiore proteso nell'oscurità della notte verso l'aurora. Saldo nella speranza contro ogni speranza, acconsente a salire sul «monte dell'olocausto» per immolare a Dio, sull'altare del proprio cuore, l'unico figlio, il figlio della promessa. Egli non esita davanti a un'obbedienza così terribile. Ma Dio vuole soltanto mettere alla prova la fede di Abramo, perciò Isacco gli viene restituito vivo, come risorto: figura dell'unigenito Figlio di Dio immolato sulla croce e risuscitato.

Per questa sua grandissima fede, Abramo è considerato padre dei credenti, esempio da imitare. La fede è la più alta e nobile espressione della persona umana; atto umile e insieme audace, ci fa trascendere la realtà presente e ci apre la porta della speranza su un futuro di eterna beatitudine. Secondo la logica del mondo essa non è per l'uomo del nostro tempo; ma in realtà l'uomo di tutte le epoche ha l'esigenza insopprimibile di proiettare la propria vita oltre il breve tempo di questa esistenza. Credere in Dio, fonte della vita e dell'amore, è partecipare a una fecondità smisurata e ricevere una gioia che nessuno può togliere e nulla turbare.
  • Anna Maria Canopi, in Avvenire 1 aprile 2009
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

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Messaggio da miriam bolfissimo » gio apr 02, 2009 9:32 am


  • Offerta totale
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«Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale» (Romani 12,1)

Per il cristiano la fede non deve rimanere teoria, ma diventare principio di vita santa, tutta donata a servizio di Dio e del prossimo. Egli rende così a Dio il vero culto spirituale emanante dalla fede e dalla carità. Questo culto di soave odore può esprimersi in vario modo, sia operando attivamente, sia offrendo l'impotenza a operare a causa di malattie o di altri impedimenti. San Paolo conosceva bene quanto fosse radicato nel mondo pagano il culto del corpo e la raffinata ricerca del piacere; perciò la sua esortazione ai cristiani insisteva sull'unità della persona umana - anima e corpo - tutta consacrata dalla grazia e destinata a condividere la gloria del Cristo risorto.

Quale risonanza essa può avere oggi nella nostra società pure ossessionata dalla ricerca del piacere, fino a fare del corpo un idolo, uno strumento di peccato e quindi di schiavitù? Ricorrendo l'anniversario della morte di Giovanni Paolo II, come non pensare a lui che, dopo aver dato alla Chiesa l'Esortazione apostolica Salvifici doloris, negli ultimi anni del suo pontificato, divenuto infermo, impotente persino a parlare, ha portato a compimento l'offerta di se stesso secondo il suo motto Totus tuus? Il profumo del suo olocausto si è veramente diffuso nella Chiesa e in tutto il mondo.
  • Anna Maria Canopi, in Avvenire 2 aprile 2009
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

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Messaggio da miriam bolfissimo » ven apr 03, 2009 8:00 am


  • Lacrime asciugate
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«Ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza» (Romani 5,3-4)

Paolo trae vanto dalla Croce di Cristo, perciò anche da tutte le tribolazioni che incontra nell'esserne annunziatore e testimone. Nella lettera ai Galati, afferma di portare nel suo corpo le stigmate di Gesù come segno di grande onore: il soffrire per Cristo e con Cristo è partecipare alla sua opera salvifica, è santificarsi per santificare.

Il soffrire da cristiani, per amore e a vantaggio degli altri, tempra il discepolo del Signore esercitandolo nella pazienza, rendendolo tenace nella fede, generoso nella carità, sicuro nella speranza della salvezza e della gloria imperitura. L'Apostolo afferma con piena convinzione - perché ne fa esperienza - che le tribolazioni della vita sono provvidenziali occasioni di crescita nella grazia, se accettate come «passaggio stretto» alla gioia della risurrezione.

La sofferenza non è più un male, perché Cristo l'ha santificata e l'ha resa feconda di bene. Giustamente si può affermare che l'uomo vale tanto quanto ha sofferto. Ed è significativo che l'arrivo delle anime nella celeste Gerusalemme sia descritto come una moltitudine proveniente dalla grande tribolazione per ricevere la divina consolazione: «Dio stesso asciugherà ogni lacrima dai loro
  • Anna Maria Canopi, in Avvenire 3 aprile 2009
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

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Messaggio da miriam bolfissimo » lun apr 06, 2009 1:27 pm


  • Gemito e canto
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«Sappiamo che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi» ( Romani 8,22).

Questa è una realtà di cui siamo convinti, poiché ne facciamo esperienza ogni giorno. C’è un modo superficiale di vedere le cose e di interpretare gli avvenimenti che lascia indifferenti, ma c’è anche un modo di guardare in tale profondità da riuscire a percepire il gemito e insieme il canto di tutte le cose. Già il poeta Virgilio scriveva: «Sunt lacrimæ rerum et mentem mortalia tangunt» ( En 1,461). Sì, tutto è gemito, ma come doglie di parto: per la vita.

Ed è proprio la croce di Cristo a riassumere il travaglio del cosmo e a trasformarlo in gestazione per farlo diventare, insieme con l’uomo, nuova creazione non più sottoposta alla corruzione introdotta dal peccato. San Paolo poteva ben dire: expertus loquor, parlo per esperienza, poiché questo travaglio, iniziato in lui a partire dal suo incontro con il Cristo sulla via di Damasco, continuò sino alla fine sia per le tribolazioni esterne, sia per la lotta interiore tra lo spirito e la carne che dovette sostenere senza tregua, contando soltanto sulla grazia del Signore ( cfr. 2 Cor 12,9).

L’assillante e ineludibile problema del dolore che fa gemere l’umanità e la creazione, non trova altra risposta che nel grido d’esultanza del Cristo Risorto. Ma per udirlo bisogna attraversare le tenebre della notte fino all’aurora.
  • Anna Maria Canopi, in Avvenire 4 aprile 2009
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

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Messaggio da miriam bolfissimo » lun apr 06, 2009 1:28 pm


  • Farsi carico
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«Sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e dà compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa» (Colossesi 1,24)

L’Apostolo è consapevole di dover continuamente generare alla fede le comunità da lui fondate, consumando nella propria carne la Passione di Gesù che, morendo, ha dato vita alla Chiesa. Il martirio cruento di san Paolo sarà il culmine di un martirio quotidiano costituito di fatiche, veglie, digiuni, carceri, percosse, tribolazioni senza numero. La sua letizia nel patire si spiega solo quale frutto della sua fede e del suo amore: amore per la Chiesa che coincide con l’amore per Cristo.

Saper non solo abbracciare la propria sofferenza fisica e morale, ma anche farsi carico del dolore altrui, questa è la vera imitazione di Cristo in cui ogni cristiano dovrebbe impegnarsi contando sull’aiuto della divina grazia. È così che si prolunga la Passione redentrice del Cristo in noi, che siamo prolungamento della sua umanità nel tempo. Grazie a questa «com-passione» viene valorizzata tutta la sofferenza umana, non soltanto quella dei santi e dei credenti consapevoli, ma anche di quanti sono ignari del mistero di Cristo, anche dei più miseri che non sanno dare alcun senso soprannaturale alla vita. Con il suo patire nella nostra carne Gesù ha trasfigurato il dolore; gli ha dato un volto e un sorriso d’amore.
  • Anna Maria Canopi, in Avvenire 5 aprile 2009
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Messaggio da miriam bolfissimo » mar apr 07, 2009 8:11 am


  • Vittoria d'amore
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«Rafforzatevi nel Signore e nel vigore della sua potenza. Indossate l'armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo» (Efesini 6,10-11)

Sembra un paradosso: la vita cristiana, che è amore, pace e gioia nello Spirito Santo, in realtà richiede un arduo combattimento dovuto alla presenza del maligno che fin dalle origini non desiste dal tentare l'uomo per distoglierlo da Dio. L'apostolo Paolo non si stanca di esortare i cristiani alla vigilanza e alla preghiera per rafforzarsi attingendo forza dalla grazia del Signore, dalla potenza d'amore con cui egli ha vinto il maligno.

Pensiamo agli ultimi giorni di Gesù, al tradimento di Giuda, all'umiliante processo e al rinnegamento di Pietro, che pur tanto amava il suo Maestro. Gesù era umanamente indifeso, ma spiritualmente forte e sostenne lo scontro con il maligno. Il combattimento spirituale richiede un'armatura adeguata contro le trame insidiose del nemico; perciò l'Apostolo, proseguendo nella sua esortazione, suggerisce di indossare interiormente lo scudo della fede, la corazza della giustizia, l'elmo della salvezza, la spada dello Spirito, ossia la Parola di Dio e la preghiera incessante (cfr. Ef 6,13-18).

Così muniti, anche noi possiamo avere il coraggio di affrontare ogni giorno la santa battaglia non solo per noi stessi, ma anche a difesa dei fratelli più deboli nella fede. Ancora una volta bisogna ricordarsi che l'ultima parola spetta all'amore.
  • Anna Maria Canopi, in Avvenire 7 aprile 2009
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

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