- Una meditazione al giorno con Madre Teresa. 31 agosto
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La povertà del nostro Salvatore è anche più grande di quella della più povera delle bestie del mondo: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli dell'aria i loro nidi, ma il Figlio dell'Uomo non ha dove posare il capo».
E così era veramente: non aveva una casa sua, né una fissa dimora, i Samaritani lo avevano scacciato ed egli doveva cercarsi un rifugio. Tutto era incerto, cibo e abitazione, riceveva qualsiasi cosa come elemosina della carità altrui: tale è infatti la grande povertà...
Che commozione si prova quando pensiamo che egli è il Buon Pastore, il Signore del cielo e della terra e quando pensiamo a quello che avrebbe potuto possedere! Ma è proprio questo che rende maestosa la sua povertà, che è una povertà volontaria dettata dall'amore per noi, con l'intento di arricchirci spiritualmente.
Dobbiamo considerarci visitati dalla grazia per essere stati chiamati a condividere nel nostro piccolo la grande povertà di questo immenso Dio.
Ci esalta anche il magnifico vagabondaggio della nostra vita: il nostro non è un andare a zonzo, ma un coltivare questo vagabondo spirito di abbandono.
Non abbiamo nulla su cui far conto, tuttavia viviamo in modo sublime, non disponiamo di nulla su cui camminare, eppure camminiamo senza paura; nulla su cui appoggiarci, ma ci appoggiamo su Dio con fiducia: siamo suoi ed egli è il nostro Padre provvidente.[/color]