- Due modi per diventare se stessi
- Il tempo è la palestra del distacco indispensabile per diventare se stessi, è il maestro di un congedo sereno dal passato, per accogliere la novità del presente.
Ci sono due modi per diventare se stessi. Quello dell'opposizione, che può essere la ribellione contro l'ingiustizia, che tuttavia introduce nuove violenze, immette dinamiche negative nella storia. L’altro, invece, è quello del distacco da ciò che non ci appartiene, per realizzarci in verità, secondo la nostra originalità.
Due figure, nelle prime pagine della Bibbia, illustrano entrambi gli atteggiamenti. Nimrod, che «cominciò a essere potente sulla terra e valente cacciatore» (Gn 10, 8-9), e Abramo. «L’inizio del regno di Nimrod fu Babele», prosegue il testo. Ora Babele fu il luogo in cui l'uomo sfidò Dio, con la sua tecnica, per raggiungere il cielo. Il peccato non stava nel voler incontrare Dio, perché l'uomo è stato creato proprio per questo fine, ma nel volerlo conseguire con i propri mezzi. La torre segnò la divisione e l'incomprensione tra gli uomini. Questa separazione, frutto della voluta autosufficienza umana, generò la violenza.
Come oggi quando l'attività diventa competitività e fonte di angoscia, anziché collaborare al bene altrui. Abramo, invece, accettò la sfida divina. Anche lui si divise dai suoi, ma non per un suo progetto, bensì per seguire la voce interiore che lo guidava verso «la terra promessa», verso il bene vero. Aveva ricevuto la certezza di un Dio unico, in un ambiente politeista. Se fosse rimasto nella sua terra, avrebbe lottato contro gli idoli e questo scontro avrebbe introdotto violenza.
Ogni rivoluzione - perché sarebbe stata, la sua, una sommossa politica - nasce sempre per sconfiggere l'ingiustizia ma si risolve ogni volta con maggiore iniquità. I poveri risultano più poveri, gli ultimi maggiormente schiacciati, perché l'idea prevale sulla persona. Abramo capì che la via verso la verità era forse più difficile dell'affrontare direttamente l'errore con la lotta: lasciò tutto, obbedì alla spinta interiore verso la separazione.
Il distacco diventò poi il suo modo di vivere: preferì lasciare le terre migliori al nipote Lot, quando la ricchezza di entrambi ostacolò la convivenza. Anche in circostanze apparentemente ingiuste, come quando chiese alla moglie di fingere di essere sua sorella per diventare la donna di un capo locale, o addirittura quando credette di dover uccidere il figlio della promessa, abbandonò sempre i suoi diritti più legittimi pur di fidarsi di quello che sentiva l'invito della vita.
Spiegare questi episodi adducendo i costumi del tempo rimane una visione umana e razionale, che dimentica la necessità, per ogni essere umano, di lasciare dietro a sé ogni attaccamento, per liberare l'essere vero. In seguito, Abramo capì, ogni volta, che il Signore non gli aveva chiesto cose assurde, ma solo la sua fedeltà a staccarsi da tutto per diventare libero di collaborare alla crescita del bene.
Chi conta sulle proprie forze o idee, corre dietro il tempo ma spesso, alla fine, raccoglie solo il vuoto interiore. Chi invece usa ogni istante per collaborare con il bene che la vita gli offre, deve forse pagare il prezzo alto, ma liberante, della separazione. La vera rivoluzione è quella di lasciare dietro a sé quello che non viene da Dio.
La vita è separazione, altrimenti marcisce.
- Emmanuelle Marie