Luigi Maria de Montfort - Lettera agli Amici della Croce
- miriam bolfissimo
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[31] Guardate quanti apostoli e martiri imporporati di sangue; quante vergini e quanti confessori fatti poveri, umiliati, scacciati, respinti! Essi vi ripetono con san Paolo: «Tenete fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede: di quella fede che noi abbiamo in lui e nella sua croce. Bisognò che egli soffrisse per entrare mediante la croce nella sua gloria».
Guardate, accanto a Gesù, la spada penetrante che trafisse il cuore tenero e innocente di Maria: colei che fu sempre immune da ogni peccato, sia originale che personale.
Mi spiace di non poter parlare qui più a lungo della Passione dell'uno e dell'altra, e dimostrare che la nostra sofferenza è un nulla a paragone di ciò che entrambi hanno sofferto.
Guardate, accanto a Gesù, la spada penetrante che trafisse il cuore tenero e innocente di Maria: colei che fu sempre immune da ogni peccato, sia originale che personale.
Mi spiace di non poter parlare qui più a lungo della Passione dell'uno e dell'altra, e dimostrare che la nostra sofferenza è un nulla a paragone di ciò che entrambi hanno sofferto.
- Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]
- miriam bolfissimo
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[32] Dopo quanto si è detto, chi di noi vorrà esonerarsi dal portare la croce? Chi di noi non volerà prontamente dove sa che la croce lo attende? Chi non esclamerà con sant'Ignazio martire: «Si abbattano su di me il fuoco, il patibolo, le belve e tutti i tormenti del demonio, perché io possa godere di Gesù Cristo»?
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- ... o soffrire come dannati
Oh no! La terra maledetta che abitiamo non produce gente felice. Non si vede bene in questo paese tenebroso; non c'è perfetta tranquillità in questo mare tempestoso; non si è senza lotta in questo luogo di tentazione e in questo campo di battaglia; non si è esenti da punture su questa terra ricoperta di spine. Volenti o nolenti, predestinati e reprobi devono portare la propria croce. Tenete a mente questi quattro versi:
- Una di tra le croci del Calvario
tu devi scegliere sapientemente;
soffrire, o come santo o penitente
o dannato infelice, è necessario.
- Una di tra le croci del Calvario
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- miriam bolfissimo
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- Nulla di più utile e più dolce
Portate con pazienza la croce, ed essa illuminerà le tenebre del vostro spirito: «Chi infatti non ha avuto delle prove, nulla conosce». Portate con gioia la croce e sarete infiammati dall'amore di Dio, poiché «viver non può senza dolore-chi ama davvero il Salvatore».
Non si colgono rose se non tra le spine, e come il legno dà esca al fuoco, così solo la croce alimenta l'amore di Dio. Ricordate dunque questa bella massima della Imitazione di Cristo: «Quanto più ti farai violenza -soffrendo pazientemente- tanto più crescerai nell'amore di Dio». Non dovete aspettarvi grandi cose dalle persone molli e pigre, che respingono la croce quando si presenta loro né la cercano, sia pure con discrezione. Sono come una terra incolta, non arata né vangata e sarchiata da un buon agricoltore: produce solo rovi e spine. Sono come un'acqua stagnante: non è buona né per bere né per lavare.
Portate con gioia la croce: troverete in essa la forza vittoriosa contro la quale non potrà resistere nessun vostro nemico e gusterete una dolcezza incantevole e senza pari. Sì, fratelli. Sappiate che il vero paradiso terrestre sta nel soffrire qualcosa per Gesù Cristo. Interrogate i santi. Tutti vi diranno di non aver mai gustato nulla di così delizioso come quando hanno sofferto i maggiori tormenti. «Si abbattano su di me tutti i tormenti del demonio», esclamava sant'Ignazio martire: «O patire o morire», diceva santa Teresa d'Avila. E santa Maddalena de' Pazzi: «Non morire, ma patire»; e san Giovanni della Croce: «Patire ed essere disprezzato per Te!». Espressioni simili si ritrovano nella vita di molti altri santi.
Credete a Dio, cari fratelli. Quando si soffre con gioia per Dio, al dire dello Spirito Santo, la croce diventa «perfetta letizia» per tutti.
La gioia che viene dalla croce supera quella di un povero che si arricchisca d'ogni sorta di beni, di un contadino che venga elevato al trono, di un mercante che guadagni milioni d'oro, dei generali per le vittorie riportate, dei prigionieri liberati dalle catene. In breve, immaginate e raccogliete insieme le più grandi gioie della terra. Io dico che la gioia di una persona crocifissa che soffra con le dovute disposizioni, le racchiude e supera tutte.
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- Nulla di più glorioso
Senza rendervene conto voi divenite così fortunati destinatari di ciò che il cielo e Dio stesso hanno di più prezioso. Dono grande di Dio è la croce! Se lo comprendeste, fareste celebrare messe, fareste novene sulla tomba dei santi, e come loro intraprendereste lunghi pellegrinaggi per ottenere dal cielo questo divino regalo.
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[36] Per il mondo la croce è follia, infamia, stupidità, indiscrezione, imprudenza.
Lasciateli dire questi ciechi. La cecità che li muove a considerare la croce in modo solo umano e a giudicarla negativamente, torna a nostro vanto. Ogni volta che il loro disprezzo e la loro persecuzione ci procura qualche croce, essi ci offrono gioielli, ci elevano al trono, ci coronano di alloro.
Lasciateli dire questi ciechi. La cecità che li muove a considerare la croce in modo solo umano e a giudicarla negativamente, torna a nostro vanto. Ogni volta che il loro disprezzo e la loro persecuzione ci procura qualche croce, essi ci offrono gioielli, ci elevano al trono, ci coronano di alloro.
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[37] Che dico? Affermo con san Giovanni Crisostomo che né le ricchezze, né gli onori, né gli scettri, né le brillanti corone dei principi e dei sovrani: nulla di tutto ciò è paragonabile alla gloria della croce. Questa vince la gloria stessa degli apostoli e degli scrittori sacri. «Se potessi -aggiunge lo stesso santo illuminato dallo Spirito- lascerei volentieri il cielo, se dovessi scegliere, al fine di soffrire per il Dio del cielo. Preferirei carceri e prigioni ai troni del paradiso. Desidero le maggiori croci più della gloria dei serafini. Stimo l'onore della sofferenza più del dono dei miracoli, con il quale si comanda ai demoni, si sconvolgono gli elementi, si ferma il sole, si ridà vita ai morti. I santi Pietro e Paolo si vantavano più di stare in prigione, con i ferri ai piedi, che di innalzarsi al terzo cielo e di ricevere le chiavi del paradiso».
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[38] La Croce, infatti, non ha forse dato a Gesù Cristo un nome «che è al di sopra di ogni altro nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra»?. Tanto grande è la gloria di una persona che soffre come si deve, che il cielo, gli angeli, gli uomini e lo stesso Dio del cielo la contemplano con gioia, come lo spettacolo più glorioso! E se i santi potessero avere qualche desiderio, sarebbe di ritornare sulla terra per portare qualche croce.
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[39] Ora, se tanto grande è qui in terra la gloria di chi soffre pazientemente, quanto sarà quella che si raggiunge in cielo? Chi può mai comprendere e far comprendere la «quantità smisurata ed eterna di gloria» che ci procura il momentaneo peso di una croce portata bene? E chi può capire la gloria celeste alla quale conduce un anno e talvolta una vita intera di croci e di dolori?
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[40] Sicuramente, miei cari Amici della Croce, il cielo vi sta preparando a qualcosa di grande -è un gran santo che ve lo dice-, poiché lo Spirito Santo vi unisce così strettamente intorno ad un realtà da cui tutti rifuggono con tanta premura. Certo, Dio vuol fare di voi tanti santi e sante quanti siete Amici della Croce, purché siate fedeli alla vostra vocazione e portiate pazientemente la vostra croce come ha fatto Gesù Cristo.
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- D. «E mi segua»
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- Non procurarsi le croci
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- Tener presente il bene del prossimo
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- Non pretendere di essere come i grandi santi
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- Chiedere a Dio la sapienza della croce
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- Umiliarsi negli errori
Ultima modifica di miriam bolfissimo il lun ott 02, 2006 5:31 pm, modificato 2 volte in totale.
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- Dio umilia per purificarci
Non bisogna pertanto meravigliarsi che a Dio piaccia nascondere i suoi amici al riparo del suo volto, perché non vengano macchiati né dallo sguardo degli uomini né dai loro stessi pensieri. E che cosa non permette o non fa questo Dio geloso per occultarli in tal modo! In quante colpe li lascia cadere! Da quante tentazioni permette che siano oppressi, come fece per san Paolo!. A quante incertezze, tenebre e perplessità li abbandona! Sì, Dio è veramente mirabile nei suoi santi e nelle vie che segue per condurli all umiltà e alla santità!
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- Evitare i tranelli dell'orgoglio
a) la vostra superbia e suscettibilità vi fanno prendere pagliuzze per travi, punzecchiature per piaghe, topolini per elefanti, mezze parole sussurrate e briciole di verità per atroci ingiurie e crudeli tradimenti;
b) le croci che Dio vi manda sono più un amorevole castigo per i vostri peccati - e così realmente - che non i segni d'una speciale benevolenza;
c) qualsiasi croce e umiliazione vi mandi, Dio vi risparmia infinitamente, dato il numero e l'enormità dei vostri peccati. Peccati che dovete confrontare con la santità di Dio, contrario a ogni minima impurità e da voi offeso; con la morte di un Dio oppresso dal dolore alla vista del vostro peccato; con l'inferno eterno che avete meritato mille e forse centomila volte;
d) alla pazienza con la quale soffrite, voi frammischiate sentimenti solo umani e naturali più di quanto non vi sembri: prova ne siano i piccoli aggiustamenti, le segrete ricerche di consolazione, gli sfoghi tanto naturali con i vostri amici, forse anche con il vostro direttore spirituale, le scuse così sottili e pronte, le rimostranze o meglio le maldicenze contro quelli che vi han fatto del male, così ben congegnate e così caritatevolmente pronunciate, i ripiegamenti e le sottili compiacenze sui vostri mali, e quel credersi - come Lucifero - qualcosa di grande, ecc. Non finirei più se dovessi descrivere tutti i maneggi usati dalla natura perfino nella sofferenza.
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- Trarre profitto dalle piccole sofferenze
Se è vero che si può scegliere tra le croci, ciò vale in modo particolare per quelle che sono piccole e nascoste, quando si presentano insieme con altre grandi e vistose In realtà, è facile per l'orgoglio naturale domandare, cercare, scegliere e abbracciare le croci grandi e appariscenti, ma scegliere e portare con animo gioioso le croci piccole e oscure è possibile soltanto con una grande grazia e fedeltà a Dio.
Comportatevi dunque come un negoziante al banco. Ricavate cioè profitto da tutto; non lasciate perdere neppure la minima parte della croce, non fosse che una puntura di mosca o di spillo, una piccola scortesia del vicino, un insignificante e involontaria offesa ricevuta, la perdita di pochi spiccioli, un lieve turbamento dell'anima, una momentanea stanchezza del corpo, un leggero malanno fisico ecc. Come il droghiere nella bottega aggiunge denaro a denaro, così voi, traete vantaggio da tutto e presto sarete ricchi in Dio. Anche di fronte alle piccolissime avversità dite: «Dio sia benedetto. Signore, ti ringrazio». Poi nascondete la croce accettata nella memoria di Dio - che è, per così dire, il vostro banco - e ricordatevene solo per dire Grazie oppure Misericordia!
Ultima modifica di miriam bolfissimo il lun ott 02, 2006 5:35 pm, modificato 1 volta in totale.
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- Amare la croce con amore non sensibile
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[51] Il Signore non vi chiede di amare la croce con il vostro «volere di carne». Questo, infatti, è tutto incline al male e corrotto dal peccato e quanto ne scaturisce è viziato, sl che, lasciato a se stesso, non può sottomettersi al volere di Dio e alla sua legge che crocifigge.
Rifacendosi a questo «volere di carne», Gesù nel giardino degli ulivi esclamava: «Padre, non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Ora, se la parte sensibile della stessa umanità di Cristo, per quanto santa, non poté amare di continuo la croce, quanto più la respingerà la nostra viziata sensibilità. Possiamo sl talvolta -sull'esempio di molti santi- assaporare la gioia anche sensibile della croce, ma tale gioia non deriva dai sensi, benché si avverta nella sensibilità; proviene invece dalla parte superiore dell'anima, tanto ricolma della divina gioia dello Spirito Santo, da farla traboccare nella parte inferiore. In questo caso anche la persona più crocifissa può esclamare: «Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente».
Rifacendosi a questo «volere di carne», Gesù nel giardino degli ulivi esclamava: «Padre, non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Ora, se la parte sensibile della stessa umanità di Cristo, per quanto santa, non poté amare di continuo la croce, quanto più la respingerà la nostra viziata sensibilità. Possiamo sl talvolta -sull'esempio di molti santi- assaporare la gioia anche sensibile della croce, ma tale gioia non deriva dai sensi, benché si avverta nella sensibilità; proviene invece dalla parte superiore dell'anima, tanto ricolma della divina gioia dello Spirito Santo, da farla traboccare nella parte inferiore. In questo caso anche la persona più crocifissa può esclamare: «Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente».
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[52] Si può amare la croce con un altro amore, che io chiamo razionale, per il fatto che ha sede nella parte superiore, cioè nella ragione. È un amore tutto spirituale che nasce dalla felicità consapevole di soffrire per Dio e che quindi l'anima può cogliere, e di fatto percepisce, ricevendone interiormente gioia e forza. Anche se buono, anzi ottimo, questo amore razionale e avvertito non è sempre necessario per soffrire con gioia e secondo Dio.
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[53] Ed ecco perché esiste un terzo modo di amare la croce: quello della sommità e della punta dell'anima -come dicono i maestri di vita spirituale- o dell'intelligenza, come dicono i filosofi. Esso fa sì che, pur senza sperimentare una gioia sensibile o avvertire un piacere razionale nell'anima, si ami e si gusti la propria croce con uno sguardo di fede pura- benché spesso tutto sia in lotta o in stato di allarme nella parte inferiore, che geme, si lamenta, piange e cerca conforto, sino a ripetere con Gesù Cristo: «Padre, non sia fatta la mia, ma la tua volontà»; o con la Vergine santa: «Eccomi, sono la serva del Signore; avvenga di me quello che hai detto».
Bisogna amare e accogliere la croce con uno di questi due amori della parte superiore dell'anima.
Bisogna amare e accogliere la croce con uno di questi due amori della parte superiore dell'anima.
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- Soffrire qualsiasi croce
Infine, fate conto d'aver perduto beni e onore; d'essere stati espulsi da casa vostra, come Giobbe e santa Elisabetta regina d'Ungheria, e gettati nel fango come avvenne per questa santa o trascinati, come Giobbe, su di un letamaio, «con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo», senza che vi si diano né bende per fasciare le piaghe, né un tozzo di pane per mangiare - ciò che non si negherebbe nemmeno a un cavallo o a un cane. Immaginate che dopo tutto ciò e nel colmo di questi mali Dio vi lasci come in preda a tutte le tentazioni diaboliche, senza versare nella vostra anima nemmeno una stilla di consolazione sensibile.
Ebbene, credetelo fermamente. Sta qui il grado più alto della gloria di Dio e della genuina felicità di un vero e perfetto Amico della Croce.
Ultima modifica di miriam bolfissimo il lun ott 02, 2006 5:41 pm, modificato 1 volta in totale.
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- Quattro motivi per ben soffrire
- a) Lo sguardo di Dio
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- b) La mano di Dio
La stessa mano che percosse e atterrò un esercito di centomila uomini, fa ora cadere la foglia dall'albero e un capello dal vostro capo. La mano che colpì duramente Giobbe, ora tratta voi dolcemente con il piccolo male che vi manda.
La stessa mano di Dio forma il giorno e la notte, il sole e le tenebre, il bene e il male. E permette i peccati di chi ti ferisce: senza volerne la malizia, permette l'azione.
Se dunque ti succedesse, come al re Davide, di imbatterti in un Simei che scagli contro di te imprecazioni e sassi, dì a te stesso: «non mi vendicherò; lo lascerò stare, perché il Signore gli ha comandato di agire così. So di aver meritato ogni sorta di oltraggi, e Dio mi punisce giustamente. Fermatevi, mio braccio e mia lingua; non battete, non proferite parole. Quest'uomo o questa donna che mi rivolgono insulto o mi fanno ingiuria, sono ambasciatori della misericordia di Dio che si vendica in via amichevole. Non irriterò la sua giustizia usurpando i diritti della sua vendetta, non ne disprezzerò la misericordia, resistendo ai suoi amorosi colpi di frusta, col rischio di vedermi rinviato, per la vendetta, alla nuda e cruda giustizia dell'eternità».
Osservate. Con una mano onnipotente e con somma saggezza Dio vi sostiene, mentre con l'altra vi colpisce; con una mano mortifica, con l'altra vivifica. Egli abbatte e solleva, e le sue braccia si estendono con dolcezza e con forza dall'inizio alla fine della vostra vita. Con dolcezza, perché non permette che siate tentati e afflitti oltre le vostre possibilità; con forza, poiché vi concede una grazia potente adeguata alla violenza e alla durata della tentazione e dell'afflizione. Con forza ancora perché -come Dio dice con l'animo della sua santa Chiesa- egli diviene per voi «sostegno sull'orlo del precipizio che vi si apre dinanzi; compagno sulla strada nella quale vi potreste smarrire; ombra nella calura che vi brucia; protezione contro la pioggia che vi bagna e il freddo che vi intirizzisce; carrozza nella stanchezza che vi opprime; soccorso nelle disgrazie che vi capitano; bastone nei passi sdrucciolevoli e porto nelle tempeste che minacciano di rovinarvi e di farvi naufragare».
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- c) Le piaghe e i dolori di Gesù Cristo crocifisso
Anche per bocca degli apostoli, lo Spirito Santo ci raccomanda di contemplare Gesù Cristo crocifisso e di munirsi di questo pensiero, che è l'arma più penetrante e terribile contro tutti i nemici.
Quando sarete assaliti da povertà, avvilimento, dolore, tentazioni e altre croci, armatevi di uno scudo, di una corazza, di un elmo, di una spada a doppio taglio e cioè del ricordo di Gesù Cristo crocifisso. Sta qui la soluzione di ogni difficoltà e la vittoria contro tutti i nemici.
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- d) In alto, il cielo; in basso, l'inferno
Esclamavano i patriarchi con Mosè: «Preferiamo essere maltrattati con il popolo di Dio, per giungere alla felicità eterna con lui, anziché godere per breve tempo di un piacere colpevole».
Dicevano i profeti con Davide: «Soffriamo grandi persecuzioni in vista del premio».
Affermavano gli apostoli e i martiri con san Paolo: «Siamo come condannati a morte; poiché con le nostre sofferenze siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti» per «la quantità smisurata ed eterna di gloria» che «il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura».
Contempliamo in alto, gli angeli che ci esortano: «Abbiate cura di non perdere la corona assegnata alla vostra croce portata con pazienza. Se voi non la portate come si conviene, un altro lo farà al vostro posto e rapirà la corona». «Combattete da forti soffrendo con pazienza- ci dicono tutti i santi- e riceverete un regno eterno». Ascoltiamo, infine, la voce di Gesù Cristo: «Darò la mia ricompensa solo a chi soffrirà e vincerà con pazienza».
In basso, osserviamo il posto che ci spetterebbe giustamente nell'inferno con il cattivo ladrone e con i dannati, se, come loro, soffrissimo mormorando con risentimento e desiderio di rivincita. Esclamiamo con sant'Agostino: «Brucia, Signore, taglia, recidi, tronca in questo mondo in punizione dei miei peccati, purché tu abbia a perdonarli nell'eternità».
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- Non lamentarsi mai degli altri
- la prima è involontaria e naturale: quella del corpo che geme, sospira, si duole, piange e si lamenta. In tal caso non vi è nessuna colpa se, come ho già detto, nella sua parte superiore, l'anima è rassegnata al volere di Dio;
- la seconda è ragionevole: avviene quando ci si lamenta e si manifesta il proprio male a coloro che possono portare rimedio, come ad esempio, al superiore o al medico. È una lamentela che può essere un'imperfezione se vi si ricorre con troppa facilità, ma che non costituisce peccato;
- la terza è colpevole: quando ci si lamenta del prossimo o per scaricarsi dal male che ci procura, o per vendicarsi; e quando ancora ci si lamenta del proprio male volontariamente, aggiungendo impazienza e mormorazione.
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Luigi Maria de Montfort - Lettera agli Amici della Croce
- Ricevere la croce con riconoscenza
- Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]
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