Domenica delle Palme C – Osanna al Figlio di David, osanna!

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Don Armando Maria
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Domenica delle Palme C – Osanna al Figlio di David, osanna!

Messaggio da Don Armando Maria » sab mar 19, 2016 11:48 am

Ave Maria!
E’ il giorno bello delle Palme, e la Chiesa ci fa leggere e meditare la Passione dolorosa di Gesù, scritta dall’Evangelista San Luca. Ma già Isaia, sei secoli prima, aveva profetizzato il dolore del Signore, crudelmente flagellato e messo a morte per noi peccatori: “Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi”.
E San Paolo, il grande innamorato di Gesù Cristo, canta, e in modo altamente poetico, l’infinita umiltà e l’immenso amore che il Verbo eterno del Padre, che si è fatto Uomo, ha per noi:
“Cristo Gesù, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce”.
Ed è per questo che il Padre ha esaltato il suo Verbo fatto Carne e che è morto per noi: Lo ha esaltato, risuscitando Lo da morte, ed Egli vuole che “nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre”.
E oggi San Luca ci narra, in modo così preciso e scientifico, come sa fare lui, la Passione dolorosa e gloriosa di Gesù, che inizia proprio nell’ultima Cena, nella prima Celebrazione Eucaristica, che è il nucleo, il centro focale, di tutto il Mistero Pasquale di Gesù Cristo , incarnato, nato, morto e risuscitato per noi e per tutta l’umanità.
Egli inizia la sua narrazione proprio così: ”Quando fu l'ora, Gesù prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi”. Gesù ha desiderato venire in mezzo a noi; ha voluto soffrire e morire per noi perché Egli ci ama per davvero e con infinito ed eterno amore. Egli desidera ardentemente anche essere mangiato da noi per nutrirci e assorbirci di lui: del suo Corpo del suo Sangue, della sua Divinità e del suo Santo Spirito. Egli vuole renderci sempre più come Egli è: figli di Dio, e ci vuole salvi nell’anima e, salvata l’anima, è salvato anche il corpo e tutto l’uomo, per sempre. Egli è il Salvatore, è l’unico Redentore delle anime nostre e di tutti gli uomini di buona volontà che Dio ama.
E MARIA È LA CORREDENTRICE DEL GENERE UMANO E MAMA NOSTRA DOLCISSIMA.
Buona celebrazione del solenne Triduo Pasquale con Maria, l’Addolorata! Pace e gioia! (*)
(*) Carissimi /e, questa mia povera omelia l’ho scritta anche per ogni mio ex parrocchiano/a, e per quei fratelli e sorelle che Gesù mi ha fatto incontrare in questi miei 50 anni di vita sacerdotale in qualità di parroco, di vicario parrocchiale, o di assistente dei ragazzi a Bassano Romano, a Saluggia, a Giulianiva. E non li considero come degli ex parrocchiani o ex alunni, ma come veri figli spirituali di adesso perché l’anima non invecchia mai.
E poi, dato che, nell’arco dei miei anni di sacerdozio, sono stato parroco, o vicario parrocchiale, in diverse parrocchie, mi rivolgo a tutti voi, miei parrocchiani e parrocchiane di: Università Pontificia di San Tommaso d’Aquino (Angelicum – filosofia e teologia) e Lateranense (Pastorale e Liturgia) - Casal Palocco (prima esperienza pastorale 1967-68) e Infernetto - San Vincenzo in Bassano Romano, - Saluggia (Vc), - Giulinova, - Chia –Santarello presso Soriano nel Cimino sulla Via Ortana, - Nazzano Romano, - Locri e ad Africo Nuovo, - Alta Valle Maggia (Svizzera Ti): Cavergno, Bignasco, Brontallo, Fusio…, - Mugnano di Lucca - Corfino e Canigiano in Alta Garfagnana (Lucca), - Roma nella parrocchia di N. S. di Czestochowa, - Matelica, e nella parrocchia della Madonna delle Grazie a Braccano di Matelica, dove sono Amministratore parrocchiale presentemente.
Carissimi/e, vi voglio dire che vi penso sempre: prego per ognuno di voi, vi porto sempre nel cuore come miei veri figli e figlie spirituali. Infatti il sacerdote, il parroco, resta sempre Padre, e i figli sono sempre figli. Perciò io vi considero veri figli e figlie nello Spirito, anche se siamo stati assieme solo per qualche tempo o per pochi anni. Sinceramente vi devo dire che sarei voluto rimanere sempre con voi, e per tutta la vita, perché mi son trovato assai bene con voi; ma il Signore ha disposto altrimenti, e che Lui sia sempre lodato! Vi voglio assicurare, nel suo Santo Nome, che un giorno ci rincontreremo tutti e che staremo tutti assieme in Paradiso per sempre. Dove saremo giovani in terno, e risorti in Cristo. Ma prima di rincontrarci tutti insieme Lasssù, spero di potervi rivedere, almeno qualche volta, ancora quaggiù. Vi affido, assieme a tutti i vostri cari, e vi consacro ancora, ogni giorno, al Cuore Eucaristico di Gesù e al Cuore Immacolato e Addolorato di Maria affinché possiate vivere bene la vostra vita di fede cristiana per la salvezza dell’anima nostra. Io prego per voi, e vi chiedo un preghiera anche per me. Vi voglio bene, vi abbraccio e vi benedico, uno per uno, in Gesù e Maria. Pace e gioia sempre!
-Vi offro la mia amicizia su fb: https://www.facebook.com/don.maria.5
Don Armando (don Raffaele) Maria Loffredi o.s.b. silv.donarmando@silvestrini.org

-Gocce di luce e Papa Francesco: http://innamoratidellamadonna.it/forum/ ... hp?t=11695
GOCCE DI LUCE – Gesù parla ad un’anima – 2015
https://gloria.tv/media/ZsetLf7xu69
GOCCE DI LUCE – GENNAIO 2016
http://innamoratidellamadonna.it/forum/ ... hp?t=12634
Ave Maria! Carissimo/a, la Mamma Celeste vuol salvare tutti i suoi figli e figlie, e anche te e me. E allora abbandoniamoci con fiducia di figlio/a al suo amore di Mamma e rinnoviamo, anche ogni giorno, la consacrazione personale al suo Cuore Immacolato e Addolorato, ed Ella ci consacra al Cuore di Gesù e ci fa innamorare sempre più di Lui. Diciamo con il cuore:
“O Maria, io mi consacro per sempre al tuo Cuore Immacolato e Addolorato. Coprimi con il tuo santo Manto. Sii la Regina della mia casa e della mia vita. Stammi sempre vicino! Prega Gesù per me e per tutti i miei cari, sia vivi che defunti. Amen”.
- E ti devo dire anche una cosa importante: tra i messaggi meravigliosi della Regina della pace ce n’è uno che prediligo, ed è quello del giorno di Natale del 1997, eccolo:
“Cari figli, anche oggi gioisco con voi e vi invito al bene. Desidero che ognuno di voi mediti e porti la pace nel cuore e dica: “Io desidero mettere Dio al primo posto nella mia vita”. Cari figlioli, ognuno di voi diventerà Santo.
Dite, figlioli, ad ognuno: “Ti voglio bene!”. E questi vi ricambierà con il bene. Ed il bene, figlioli, dimorerà nel cuore di ogni uomo.
Stasera, figlioli, vi porto il bene di mio Figlio, che ha dato la sua vita per salvarvi. Perciò, figlioli, gioite e tendete le mani a Gesù , che è solo Bene.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata!”.
Messaggio della Regina della pace a Marja e a Jakov il giorno di Natale 2013 http://innamoratidellamadonna.it/forum/ ... hp?t=12035
-Sappi infine che Gesù e la Mamma del Cielo ti amano assai, ti proteggono e ti benedicono sempre. E anche io ti voglio bene e ti benedico nel loro Santissimo Amore. Tvb!

-Ed ecco ora finalmente la Santa Parola di Dio di oggi con il bel commento sapienziale del caro don Carlo De Ambrogio, fondatore del Gam (gioventù ardente mariana), che è stato un vero uomo di Dio e sacerdote santo. Ho avuto la grazia di conoscerlo e di seguirlo, per ben 4 anni, assieme ai miei ragazzi della scuola negli anni ’70 a Roma nei bei Cenacoli Gam:
Prima Lettura
Dal libro del profeta Isaia (50,4-7)
Il Signore Dio mi ha dato
una lingua da iniziati,
perché io sappia indirizzare allo sfiduciato
una parola.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come gli iniziati.
Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso.

* Il deutero-Isaia (VI sec. a. C.) profetò di un innocente, il cosiddetto "Servo sofferente", che sarebbe divenuto quasi un tempio del dolore. E su di Lui scrisse quattro canti, che sembravano essere stati redatti ai piedi della Croce; cinque secoli prima del Venerdì Santo, il deutero-Isaia parlava di Gesù Servo-Sofferente.
Salmo Responsoriale (dal Salmo 21)
Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?
Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico».
Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno forato le mie mani e i miei piedi,
posso contare tutte le mie ossa.
Si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.
Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele.
Seconda Lettura
Dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi (2,6-11)
Cristo Gesù, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore,
a gloria di Dio Padre.

* Questo inno a Cristo pone sulla storia della salvezza di tutta la settimana santa un accento fondamentale: la morte di Gesù in Croce non è dovuta ai suoi nemici, che pertanto non possono cantare vittoria: «per questo il Padre mi ama, perché io do la mia vita; nessuno me la toglie, la do da me; questo è il comando che ho ricevuto dal Padre» (Gv 10,17-18).
Canto al Vangelo
Gloria e lode a te, o Cristo!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte,
e alla morte di croce.
Per questo Dio l'ha esaltato
e gli ha dato il nome che è sopra ogni altro nome.
Gloria e lode a te, o Cristo!
Vangelo
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca (22,14-71; 23,1-56) 6
Quando fu l'ora, Gesù prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E preso un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio».
Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi».
«Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò.
Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.
Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi».
Poi disse: «Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli rispose «Basta!».
Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».
Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?». Allora quelli che eran con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate, basta così!». E toccandogli l'orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante? Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre».
Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «Donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di loro!». Ma Pietro rispose: «No, non lo sono!». Passata circa un'ora, un altro insisteva: «In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito, pianse amaramente.
Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano, lo bendavano e gli dicevano: «Indovina: chi ti ha colpito?». E molti altri insulti dicevano contro di lui.
Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, diccelo». Gesù rispose: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma da questo momento starà il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio». Allora tutti esclamarono: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli disse loro: «Lo dite voi stessi: io lo sono». Risposero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».
Tutta l'assemblea si alzò, lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re». Pilato lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: «Non trovo nessuna colpa in quest'uomo». Ma essi insistevano: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme.
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla.
C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro.
Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo, disse: «Mi avete portato quest'uomo come sobillatore del popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate; e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «A morte costui! Dacci libero Barabba!». Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo, crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita. Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà.
Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati.
Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».
Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte.
Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!».
Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».
Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò.

Qui si genuflette e si fa una breve pausa.

Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: «Veramente quest'uomo era giusto». Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto.
Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti.
C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. Non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Egli era di Arimatèa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio. Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù.
Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto. Era il giorno della parascève e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
La vittoria della croce
L'inno a Cristo di San Paolo (Fil 2,6-11) pone sulla storia della salvezza di tutta la settimana santa un accento fondamentale: la morte di Gesù Cristo in croce non è dovuta ai suoi nemici, i quali pertanto non possono cantare vittoria. Essa non sarebbe affatto avvenuta senza il libero assenso di Gesù Cristo e la sua obbedienza ai voleri del Padre. Uno dei paradossi della storia della passione è che, con il tradimento di Giuda, con il simulato disdegno del Sinedrio, e con l'errato verdetto di Pilato, si sono realizzati i piani di Dio; ma ciò non toglie che ognuno di coloro che vi hanno preso parte ha fatto le proprie scelte non come una marionetta guidata dalla mano di Dio: quello che han fatto, essi l'han fatto perché l'hanno voluto: in piena libertà.
La domenica di Pasqua comincia il Venerdì santo. Il trionfo si ha già con la crocifissione... La domenica di Pasqua non fa altro che portare alla luce quanto è avvenuto nascostamente sulla croce. La risurrezione non è in contrasto con la crocifissione, bensì ne è il coronamento. è soltanto così che l'una e l'altra cosa si perpetuano sia nella storia del mondo che nella nostra vita individuale: come un'unità organica.
«Occorre guardare a Colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non ci stanchiamo né ci perdiamo d'animo nelle prove» (cf Eb 12,3).
LA PAROLA PER ME OGGI
La croce è un passaggio obbligato per chi calca le orme di Cristo. Entriamo in questa settimana come in un Santuario senza confini di spazio e di tempo, e contempliamo in silenzio.
LA PAROLA SI FA PREGHIERA
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Gesù Re d'amore, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra! Regna sui nostri cuori perché diventiamo operatori di pace e perché trionfi il regno della tua giustizia e del tuo amore. Tu non vieni né per dominare né per opprimere, ma vieni umilmente, e ti fai portare da un asinello. Re di pace, Re d'amore! Mio Salvatore e mio Dio!
La tua regalità non si fonda sulla forza, ma sullo splendore del tuo amore. Tu sei bello, sei il più bello tra i figli degli uomini!
Anima mia, esulta di gioia poiché ecco viene il tuo Redentore, il tuo Salvatore e il tuo Re.

-Gocce di luce e Papa Francesco:
http://innamoratidellamadonna.it/forum/ ... hp?t=11695


Cenacolo GAM | Chi Siamo | La "Comunità Consacrati del GAM"
www.cenacologam.it
Sito ufficiale del Cenacolo GAM


Carissimi/e, vi consiglio di leggere anche -GOCCE di LUCE – Gesù parla ad un’anima: Presentazione -
Ave Maria! Questi insegnamenti spirituali li ricopio, mese per mese, letteralmente, così come sono stati scritti nel quaderno di una mamma di famiglia, che è casalinga. Ella vive in povertà e nel totale nascondimento. Si tratta di locuzioni interiori, di cui ella viene privilegiata, da anni. Gesù le parla al cuore durante il ringraziamento alla Santa Comunione Eucaristica, e la chiama:”mia piccola Maria”. Le parole di Gesù le giungono come Gocce di luce, e in una grande pace, nel cuore. Poi ella scrive tutto sul suo quaderno, e in fretta, perché a casa deve preparare la cena per la sua famiglia.
Questo dono non è soltanto per suo beneficio spirituale, ma è per la Chiesa, è per tutti, e specialmente per noi sacerdoti. E’ per questo che mi sono deciso, dopo aver pregato, riflettuto e dopo essermi consigliato, a farlo conoscere.
Quest’anima la seguo spiritualmente da più di 10 anni, e posso garantire, davanti a Dio e alla mia coscienza, sulla sua sincerità, sulla sua vita cristiana. Le Gocce di luce, volta per volta, vengono sempre consegnate regolarmente alla Santa Madre Chiesa.

”Gocce di luce - Gesù parla ad un’anima” Presentazione: http://www.goccediluce.org/forum/viewto ... 99d4c661ad
-Sito ufficiale internet di "Gocce di luce – Gesù parla ad un'anima": http://www.goccediluce.org/

-Gocce di luce su Facebook: http://www.facebook.com/don.maria.5

-GOCCE di LUCE – Gesù parla ad un'anima: INDICE GENERALE http://www.goccediluce.org/indice.php http://innamoratidellamadonna.it/forum/ ... hp?t=11450

GOCCE DI LUCE – Gesù parla ad un’anima http://gloria.tv/?user=221045
Ave Maria! Gocce di luce – Gesù parla ad un'anima - Ecco come fare per acquistare alcuni volumi di Gocce di luce: http://innamoratidellamadonna.it/forum/ ... hp?t=11197

-Gesù parla ad un’anima - Gocce di luce http://legoccediluce.blogspot.it/

GOCCE DI LUCE - AUDIO https://www.youtube.com/channel/UClsjWt ... kb_yv2F2Yg


-GOCCE di LUCE e il CUORE IMMACOLATO di MARIA http://www.goccediluce.org/gocce_cuoreimmacolato.php

Carissimo/a, sappiamo che la Santa Chiesa, dopo le grandi prove, è destinata a trionfare e ciò avverrà tramite il Cuore Immacolato di Maria. Lo ha detto la Madonna a Fatima: “Finalmente il mio Cuore Immacolato trionferà e ci sarà la pace!”. E le Gocce di luce che dicono al riguardo?... Ecco qui una bella raccolta di Gocce di luce mariane che ci illuminano sul mistero di Maria e del suo Cuore di Mamma al quale vi affido e vi consacro per sempre:
http://www.goccediluce.org/gocce2013_maggio.php
31 maggio 2009 http://www.goccediluce.org/gocce_cuoreimmacolato.php
"Cosa è il trionfo del Cuore Immacolato di Maria
se non la vita nuova che si vivrà sulla terra nello Spirito Santo?”…


FATIMA: i canti bellissimi del Santuario http://www.servizioapostolatofatimasabina.it/


Ave Maria! GOCCE di LUCE e il Rosario
http://innamoratidellamadonna.it/forum/ ... hp?t=11940


• Gocce di luce nel Forum Innamorati della Madonna e del Cuore di Gesù: http://www.goccediluce.org/forum/viewforum.php?f=144


• Gocce di luce su Gloria tv: gloria.tv
http://gloria.tv/?media=293044
http://gloria.tv/?media=320090
http://it.gloria.tv/?media=164312
http://gloria.tv/?media=301833

GOCCE DI LUCE – Gesù parla ad un’anima - giugno 2013 http://www.goccediluce.org/gocce2013_giugno.php
“Venite al tabernacolo! Sono l'Innamorato che arde di nostalgia ed attende con trepidazione l'arrivo dell'amato!”
GOCCE DI LUCE – Gesù parla ad un’anima - luglio 2013 – “San Benedetto ha dato dei fondamenti semplici, basilari, acquisibili da tutti nel vivere questa chiamata che non appartiene solo ai monaci” - http://www.goccediluce.org/gocce2013_luglio.php

Agosto 2013 – “Preparatevi al combattimento, preparatevi alla persecuzione poiché, per la mia Parola di salvezza, vi faranno guerra!” - http://www.goccediluce.org/gocce2013_agosto.php

-Gocce di luce – Gesù parla ad un’anima:
7 dicembre 2011
"Tuffatevi nelle acque di Maria!"

8 dicembre 2011
"Maria è: "la Tutta Incarnata in Dio ed è l'Incarnante dei suoi figli"
http://www.goccediluce.org/gocce2011_dicembre.php


GOCCE di LUCE - Gesù parla ad un'anima - settembre 2013 http://www.goccediluce.org/gocce2013_settembre.php "I venti impetuosi della guerra, per la preghiera, si placheranno, ma poi torneranno di nuovo ad innalzarsi a causa dell'uomo"


GOCCE DI LUCE - ottobre 2013 “Mai come in questo periodo il messaggio di Fatima è attuale, non superato, e ancora non compiuto, come invece molti affermano” http://www.goccediluce.org/gocce2013_ottobre.php


Ave Maria! Messaggio della Regina della pace a Marja e a Jakov il giorno di Natale 2013 http://innamoratidellamadonna.it/forum/ ... hp?t=12035

GOCCE di LUCE – Gesù parla ad un’anima - Novembre 2013 http://www.goccediluce.org/gocce2013_novembre.php "La Madonna è fondamentale nel cammino dell'esistenza del cristiano; non potete da soli. Io stesso, nella mia umanità, ne ho fatto ricorso e ne ho avuto bisogno"


Ave Maria! GOCCE di LUCE – AUDIO… http://www.youtube.com/watch?v=-0ed-WJl ... e=youtu.be


Gocce di luce – Gesù parla ad un’anima - La fine di questo tempo malvagio e la rinascita dell’umanità:
27 giugno 1996
"Io ritorno nel mio Amore e nella mia Giustizia… In quelli che vi sembreranno giorni terribili non uscite di casa" http://www.goccediluce.org/gocce1996_giugno.php
7 dicembre 2008
"Lei raduna il 'piccolo resto', rimasto fedele e vi aiuta" http://www.goccediluce.org/gocce2008_dicembre.php
24 gennaio 2009
"Io sono la Misericordia, ma anche la Giustizia" http://www.goccediluce.org/gocce2009_gennaio.php
30 settembre 2009
"La terra verrà attaccata dal diavolo fortemente"
http://www.goccediluce.org/gocce2009_settembre.php

9 novembre 2009
"La Croce apparirà, in alto nei Cieli, radiosa e splendente"
http://www.goccediluce.org/gocce2009_novembre.php

13 novembre 2009
"Ci sarà una spaccatura nell'umanità: che segue il bene e chi il male"
http://www.goccediluce.org/gocce2009_novembre.php

15 novembre 2009
"Ora viene la fine di questo tempo malvagio"
http://www.goccediluce.org/gocce2009_novembre.php

16 novembre 2009
"Gli uomini non comprendono più il senso del bene e del male" http://www.goccediluce.org/gocce2009_novembre.php

25 novembre 2009
"Essere cristiani, figlia mia, comporta la persecuzione" http://www.goccediluce.org/gocce2009_novembre.php

13 maggio 2010
"Egli sa che il messaggio di Fatima non è stato compiuto"
http://www.goccediluce.org/gocce2010_maggio.php

16 maggio 2010
"Verrò con una nuova discesa dello Spirito Santo,
che avvolgerà il mondo”
http://www.goccediluce.org/gocce2010_maggio.php
17 giugno 2010
"Tornerà, tornerà Elia con il suo fuoco…" http://www.goccediluce.org/gocce2010_giugno.php
29 giugno 2010
"Gli inferi non prevarranno!" http://www.goccediluce.org/gocce2010_giugno.php3 luglio 2010
"Tornerò, figlia mia! Mi sono posto in cammino per raggiungervi" http://www.goccediluce.org/gocce2010_luglio.php 13 luglio 2010
"Guai a te, oggi, Roma, guai a te, Gerusalemme!" http://www.goccediluce.org/gocce2010_luglio.php
29 luglio 2010
"Questo libro è mia opera e sarà segno di divisione" http://www.goccediluce.org/gocce2010_luglio.php30 luglio 2010
"Questo libro farà un gran bene" http://www.goccediluce.org/gocce2010_luglio.php
31 luglio 2010
"E Io sarei un 'guaio? La mia Parola può essere e portare guai?!" http://www.goccediluce.org/gocce2010_luglio.php
25 novembre 2010
"La vostra liberazione è vicina! La Babilonia, la grande, sta per cadere" http://www.goccediluce.org/gocce2010_novembre.php
10 dicembre 2010
Voi dite: "Signore, ci vogliono segni grandiosi, portentosi…!".
Io vi dico: "Verranno anch'essi!" http://www.goccediluce.org/gocce2010_dicembre.php
15 dicembre 2010
"Ancora tornerò sulla terra per proclamare che il Signore è presente" http://www.goccediluce.org/gocce2010_dicembre.php
26 dicembre 2010
"Verranno i nuovi tempi in cui ci sarà la rinascita dell'umanità" http://www.goccediluce.org/gocce2010_dicembre.php

-Carissimo/a, Papa Francesco è un vero dono della Madonna. Egli è molto amato ma anche assai contrastato… sosteniamolo con la nostra preghiera!

-14 marzo 2013 "La Madonna…, con il Cuore in mano e, con lacrime, ha implorato l'Altissimo che desse deroga alla Chiesa" http://www.goccediluce.org/gocce2013_marzo.php
-17 marzo 2013
"Accogliete la parola di questo Papa che ha il compito di traghettare questa umanità
dal peccato alla Misericordia di Dio" http://www.goccediluce.org/gocce2013_marzo.php
-19 marzo 2013
"Questo Papa è anche frutto di San Giuseppe di cui egli ha una devozione tenerissima...
San Giuseppe infonde a lui doti della sua amabile paternità” http://www.goccediluce.org/gocce2013_marzo.php

Gocce di luce di gennaio e febbraio 2014 http://innamoratidellamadonna.it/forum/ ... hp?t=12176

-Gocce di luce - Gesù parla ad un'anima: Marzo 2014 "Abbeveratevi di queste Gocce che si fanno, una unita all'altra, non solo sorgente, ma fiumi di Grazia"
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- Aprile 2014 "In questo mondo di oggi l'umanità si è pervertita,
si è prostrata in adorazione della bestia rivestita d'oro.
Cos'è quest'oro se non l'idolo del denaro?" http://www.goccediluce.org/gocce2014_aprile.php

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Gocce di luce di luglio e agosto 2014 http://www.goccediluce.org

GOCCE DI LUCE di settembre 2008 http://innamoratidellamadonna.it/forum/ ... hp?t=12364


Prefazione al Libro della G E N E S I
di don Dolindo Ruotolo)
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Quando pubblicammo non senza trepidazione il primo volume di quest’Opera, non avremmo mai supposto che essa dovesse avere una così rapida diffusione ed un’accoglienza così cordiale dal pubblico di tutte le condizioni e di tutte le parti del mondo. L’opera, infatti, fu accolta con sincero entusiasmo sia dai dotti, sia dalle persone meno colte, i giudizi furono lusinghieri, le richieste furono continue e da tutte le parti. È questa la dimostrazione più bella che le anime, assetate di verità, la ricercano proprio nella Parola di Dio; stanche di vane ed inutili discussioni che isteriliscono il cuore, vanno cercando le antiche fonti d’acqua pura sgorganti dalla Chiesa Cattolica, alle quali si dissetarono i primi cristiani ed i santi.

1. I pericoli degli studi moderni e l’ammonimento di Pio XI
Gli studi moderni, per essere troppo minuti su questioni perfettamente accidentali al Libro di Dio e per voler troppo scrutare la lettera, hanno spesso isterilito lo spirito della Divina Parola. È anche lodevole analizzare le composizioni chimiche di certe medicine e di certi cibi, e segnarne con accuratezza le formule, ma quando si sta di fronte a chi è infermo o affamato, il meglio che possa farsi è di somministrargli la medicina ed il cibo. Gli studi moderni analizzano senza nutrire, esaminano senza curare, e perciò praticamente rendono vano per le anime il grande tesoro della Parola di Dio.
Il razionalismo insensato ha cercato di gettare nelle coscienze il dubbio, ed ha praticamente naturalizzato il Libro di Dio; i protestanti lo hanno privato di ogni luce, abbandonandolo all’interpretazione personale, il modernismo lo ha sfigurato. Sotto queste correnti avvelenate non pochi cattolici si sono lasciati asfissiare dallo spirito moderno, e in nome di un senso letterale esageratamente inteso, e concepito umanamente, hanno finito per ridurre l’esposizione dei Libri Santi ad una vana dissertazione filologica, archeologica, storica, che non nutre e che spesso agghiaccia il cuore.
Bisogna confessare che si ha troppa fiducia in ciò che è moderno, si crede infallibile tutto quello che si dice oggi, e si crede errato o superficiale tutto ciò che è stato detto in passato. Invece quello che è moderno, spesse volte è molto sospetto, perché è innegabile che noi siamo in un’epoca di decadenza e di superficialità impressionante, e soprattutto in un’epoca nella quale l’atmosfera stessa è avvelenata di miscredenza e di presunzione. Appena, per esempio, si scopre un fossile o uno scheletro qualunque, immediatamente gli si dà un’età favolosa, senza tenere conto alcuno dei dati della rivelazione; si getta il dubbio su tutto; si fa scrupolo a non alterare le frange e le filatterie dell’abito, e non si fa scrupolo a lacerarne e renderne inservibile il tessuto. Qualunque studioso di ebraico, di siriaco, di caldaico, crede di poter analizzare i Sacri Testi e di poterli criticare in maniera propria; così si tengono in nessun conto gli studi antichi, si ama la novità, si rendono sterili volontariamente le fonti divine.
Il Santo Padre Pio XI, parlando a quelli che erano convenuti a Roma nella Settimana Biblica del 1929 (vedi “L’Osservatore Romano” 28 settembre 1929), disse queste gravi parole che sono state il programma che ci siamo imposti in quest’opera: «È certo – diceva il Papa – che si scorgono segni di un vero disorientamento, o per lo meno di un certo modernismo biblico, così come si dà un modernismo dogmatico, giuridico, storico, letterario, che se non andiamo errati, pare che abbia un fondamento che spesso affiora, un fondamento falso, che consiste nel trattare e maneggiare i Libri Divini come se non fossero divini, trattarli e discuterli come se fossero un libro qualunque… Si deve invece partire dal concetto che è realtà: si tratta di Libri Divini, ispirati, per tale scopo affidati ad un’autorità, con accanto la Tradizione del Magistero infallibile della Chiesa. Mettere da parte questo, è antiscientifico, è prendere una cosa per quello che non è, perché si dimentica la parte essenziale».
In queste preziose parole del Papa Pio XI c’è tutto un programma di esegesi biblica, che assolutamente non deve trascurarsi se non si vuole percorrere una via falsa.

2. L’esegesi non può essere che meditazione.
Ma non basta fare l’esegesi del Libro Divino se esso non diventa in pari tempo l’alimento e la meditazione dell’anima. È questo il metodo seguito da tutti i Santi Padri, ed è questo il metodo più logico nel commentare un Libro che c’è stato dato da Dio per la nostra vita spirituale. Nulla di vano può esserci nella Parola di Dio, ed è errato il supporre che certe sue parti, come dicono alcuni moderni, siano solo un monumento, un rudere di un passato che non c’è più, e che mostra solo le vie per le quali ha camminato la Provvidenza. No, non è così; ogni Scrittura divinamente ispirata – dice san Paolo (2Tm 3,16-17) – è utile ad insegnare, a redarguire, a rimproverare, ad erudire nella giustizia, affinché sia perfetto l’uomo di Dio, reso adatto ad ogni opera buona. Non c’è dunque parte della Scrittura che sia un frutto disseccato, tutto è fresco e nutritivo per l’anima, perché in tutto si scorge la luce di Dio, della sua Provvidenza e della sua bontà, la luce del Cristo e della sua Chiesa, la luce della verità sulla condizione umana, sulla nostra libertà, sul nostro ultimo fine, sui mezzi che ci conducono a raggiungerlo.

3. Il criterio che abbiamo seguito nel nostro commento
Noi abbiamo trattato il Libro di Dio secondo le direttive della Chiesa, secondo le parole di Leone XIII e di Pio XI, attenendoci alla tradizione dei Padri, pur non trascurando tutto quello che di sano e di buono c’è negli studi moderni. Abbiamo cercato di rendere la Sacra Scrittura meditazione dell’anima e formazione del carattere cristiano, fonte di sapienza pratica, che si rifletta nella vita e che formi il cuore, al caldo della divina Paternità. Abbiamo perciò trattato delle più moderne questioni senza quasi farne accorgere, senza suscitare nell’anima il dubbio, senza metterla nel campo agghiacciante della critica. Una cosa inesatta, errata, creduta in buona fede dagli antichi, può rettificarsi senza bisogno di ingenerare nell’anima di chi legge lo stato di dubbio e di perplessità. Se a chi mangia dici che la sua pietanza era guasta e che tu l’hai svelenita, puoi renderlo perplesso sul cibo del quale si nutre. È molto meglio non turbarlo. È per questo che anche a costo di dare una conoscenza di meno, abbiamo evitato di trattare direttamente tutte quelle questioni che invece di dare luce hanno il triste privilegio di ottenebrare.
A che scopo esaminare gli errori e propalarli nelle anime, se in esse si fa luce con lo splendore della luce di Dio? Gli errori sono sempre vischiosi, si attaccano all’anima, la disorientano, cooperano all’arte infernale di ottenebrarla. A che scopo prospettare minutamente certe questioni critiche che possono far comparire come incerta la Parola di Dio alle anime piccole? Spesso chi vuol vestire senza che l’abito faccia una grinza non si veste mai, o finisce per rendere inutile l’abito. È anche regola di sapienza pratica il proporzionarsi ai bisogni reali delle anime ed il considerarli per quelli che sono. Lo scopo nostro è stato quello di cooperare alla formazione di una coscienza veramente cattolica nelle anime, e perciò abbiamo evitato il più che c’è stato possibile di far penetrare nella fresca atmosfera della Parola di Dio i miasmi asfissianti degli errori, sia pure per combatterli; abbiamo preferito far luce anziché far prima inciampare le anime negli ostacoli; la luce li fa spontaneamente evitare, l’urtarvi può essere fatale.

4. Come è sorta quest’Opera. Il nostro metodo
Non è fuori luogo, ora che quest’Opera si è affermata, dire qualche parola sulla sua origine e sul metodo che ci ha guidati nel farla. L’opera nacque come un granello di senapa: ci incontrammo con un’anima lontana da Dio, che aveva un profondo odio contro la Sacra Scrittura, generato in lei da catastrofi morali; si trattava di un uomo abbastanza colto e intelligente, che cercammo ricondurre al Signore facendogli meditare la Divina Parola; e con la meditazione assidua cominciò a trasformarsi radicalmente. Chi era presente alle nostre meditazioni prese degli appunti e ci pregò di pubblicarli per il bene di tante anime. Esitammo molto tempo prima di deciderci, ma poi seguimmo quella che appariva volontà di Dio. Noi avemmo così, senza volerlo, per divina bontà, l’esperienza pratica del come si potesse ridonare ad un’anima il gusto della Divina Parola. Bisognava rendergliela interessante, pratica, viva, dilettevole, applicabile alle necessità del cuore, alle aspirazioni della mente che vuole la ragione di tutto per prestare a Dio un omaggio ragionevole. Ecco perché in questo primo volume spezzettammo, per così dire, il Sacro Testo, il più che era possibile, affinché l’anima non si fosse trovata tutta di un colpo innanzi ad ardue difficoltà. L’intelligenza della Divina Parola diventava così preparazione ad intenderne il seguito, la luce raccolta serviva per camminare con più fiducia e con più sicurezza, e per raggiungere la meta più facilmente, senza stancarsi.
Certe descrizioni, certe digressioni, certe riflessioni psicologiche potrebbero dare l’impressione che si prenda quasi il Sacro Testo a pretesto per dire tutto quello che si vuole, e questo ad alcuni potrebbe sembrare persino irriverente per la Parola di Dio. Facciamo notare che il metodo da noi seguito è precisamente quello dei Santi Padri, i quali non solo hanno delle digressioni, ma spesso passano da un argomento all’altro, allontanandosi completamente dal Testo che commentano; basta leggerli per persuadersene.
Questo non è estraneo ed irriverente per il Sacro Testo, ma è consono alla meditazione che l’anima deve fare sulla Divina Parola.
Non si vuole stiracchiare la Scrittura e farle dire certe cose che non sono nel Testo, ma è la meditazione del Sacro Testo che porta l’anima alla considerazione, per esempio, della purezza, della carità, della Provvidenza, della bontà di Dio. Chi esamina i fiori del campo non li sfronda né li profana, se da essi si eleva a considerare le eterne bellezze che certo non sono impresse nel fiore. L’anima che medita la Sacra Scrittura si trova nei raggi della luce di Dio, e in questi raggi può riflettere a tante cose che non sono nel Sacro Testo, ma ne sono la meditazione. Ripetiamo: i Santi Padri sono pieni di queste riflessioni che fluiscono dalla meditazione profonda della Parola di Dio e noi abbiamo voluto proprio ricondurre le anime a questa meditazione, completamente trascurata nei commenti moderni.
Si trattava, del resto, e si tratta di rendere accessibile il Libro di Dio ad ogni anima, anche a quelle che sono infrollite e disorientate dalla lettura dei romanzi, e dei giornali, si trattava d’interessarle al Sacro Testo, applicandolo alla necessità della vita presente, e questo non poteva ottenersi senza tener conto del movimento reale della vita dell’uomo, della famiglia, delle nazioni. Si trattava di mostrare con i fatti che la Parola di Dio non era un cimelio ma un nutrimento vero per qualunque anima e per qualunque necessità.
Certi misteri richiedevano una spiegazione più accurata per poter dare all’anima l’idea della grandezza e dell’armonia della Divina Parola, e per questo spesso una sola parola ci ha dato occasione di spiegare qualche punto della dottrina teologica, ascetica e mistica. Ci siamo serviti di paragoni e di parabole per rendere accessibile a tutti la luce di certe verità, ma questo è perfettamente consono all’esempio stesso datoci da Gesù Cristo, il quale non parlava che per parabole. Del resto chi è pratico della teologia mistica, sa che l’esporre la verità della Fede con parabole e paragoni, non solo non è irriverente, ma è frutto di una luce speciale dello Spirito Santo, che fa parte della grazia della scienza (SCARAMELLI Dirett. Mistico, capitolo X pagg. 99-101). È evidente che non può essere irriverente quello che nella sua pienezza è un dono particolare di Dio.
Si potrebbe dire che fra tante riflessioni spirituali l’anima difficilmente ricorda ciò che ha letto, ma noi facciamo notare che la meditazione, non essendo uno studio, non è diretta a far ricordare un pensiero, ma è diretta a formare la coscienza ed a nutrire lo spirito. Non è necessario ricordare questo o quel pensiero più o meno bello, ma è necessario trasfonderlo nella coscienza e dare così all’anima un indirizzo di vita profondamente cattolica. Le molte riflessioni sono come una ginnastica spirituale che abituano a meditare, e anche sotto l’aspetto naturale concorrono allo sviluppo delle facoltà mentali, ed addestrano l’anima alla ponderazione.
Noi, del resto, soprattutto in questa seconda edizione, abbiamo avuto cura di spiegare prima di tutto accuratamente il Sacro Testo e poi lo abbiamo meditato. Sono due cose che nel commento non sono confuse, e perciò non possono dar luogo a fraintesi, quasi che avessimo voluto dire che la nostra meditazione sia il senso letterale del Testo.

5. I primi frutti della buona semente.
L’esperienza ha dimostrato che il metodo non era errato, poiché quest’Opera ha già ricondotto a Dio e alla Chiesa molte e molte anime, ha disingannato tante menti, pur coltissime nelle scienze profane, ma completamente ottenebrate nella Fede, ha nutrito nella vera e soda pietà molte anime che seguivano già le vie di Dio, ridonando loro l’abitudine di meditare la Divina Parola direttamente, come facevano i Padri, come facevano i santi.
È un fatto che in un’epoca di tanta superficialità nella quale si è abituati a leggere cose frivole e nella quale la Sacra Scrittura è dimenticata, quest’opera è riuscita ad interessare tante anime, ed è sintomatico il fatto che chi legge un volume richiede con premura gli altri, e qualcuno ci ha scritto di aver letto quasi di un fiato senza stancarsi. Potremmo fare un’abbondante documentazione di quello che diciamo, con tutta la corrispondenza privata che giornalmente ci giunge e potremmo mostrare la testimonianza degli umili e quella dei grandi che gustano la Divina Parola e ne sono avidi. Ma lo crediamo inutile, poiché il fatto stesso che di un’opera così voluminosa stampata in migliaia di esemplari si pubblichi già la seconda edizione, è eloquente a dimostrare che essa è riuscita ad interessare le anime, mentre i commenti aridi, ispirati allo spirito moderno, rimangono polverosi negli scaffali, come notava l’Em.mo cardinale Minoretti in una sua lettera sull’Opera. Segno chiaro che l’uomo moderno non ha interesse a conoscere questa o quella questione critica o filologica, ma ha sete di Dio, sete di verità soprannaturali.
In un’epoca di tanta confusione mentale nella quale si confondono i valori religiosi con quelli civili, nella quale si confonde da tanti il paganesimo con il cristianesimo, il martirio con l’eroismo civile e persino con il fanatismo, la Chiesa Cattolica con le sètte, il Papa rappresentante di Dio con qualunque capo di confessioni religiose, è consolante constatare il pronto orientamento delle anime verso la verità e la consolazione dei buoni nel meditarla nella luce smagliante della Parola di Dio. Certo l’Opera si è diffusa principalmente grazie a quelli che in ogni parte d’Italia e anche dell’estero se ne sono fatti spontaneamente ardenti propagandisti.
L’Opera è riuscita di somma utilità nelle comunità religiose maschili e femminili, ha concorso alla formazione dello spirito religioso, ha aiutato le anime a conoscere e ad amare Dio. Noi benediciamo il Signore dei frutti già raccolti, e ricordiamo commossi le anime che sono passate alla vita eterna rendendo testimonianza in punto di morte del bene che avevano ricavato dalla meditazione del Libro di Dio, esposto e commentato come l’abbiamo fatto noi, con l’aiuto della grazia del Signore.
Ricordiamo soprattutto suor Alceste Maria, delle Suore dell’Immacolata Concezione d’Ivrea, al secolo Anna Mojaiskoy, convertita al Signore dalla conoscenza della Divina Parola che, pur avendo una posizione invidiabile nel mondo, essendo un’intellettuale e un’insegnante che guadagnava molto, rinunciò a tutto, si fece suora, immolò la sua vita per la diffusione di quest’Opera, e lasciò come sua ultima volontà al padre, l’impegno di acquistare fino all’ultimo i volumi di questa pubblicazione per spedirli alla Casa dove aveva fatto il noviziato, per alimento e formazione spirituale delle Suore. Poco prima di morire ci scrisse impegnandosi a pregare nell’eternità per la diffusione dell’Opera, e promettendoci dal Cielo speciali aiuti. Se dai frutti si conosce l’albero e dalla florida salute di chi si nutre si conosce la bontà del cibo, bisogna confessare che non è stata fatica sprecata il ricondurre le anime alla meditazione della Scrittura con i metodi tradizionali della Chiesa Cattolica, facendo rinverdire, con uno spirito di sana modernità, la pianta che molti credevano già disseccata, o tutto al più ridotta come un cimelio fossile, testimonianza di epoche che furono e che più non sono.

6. Sulla via magistrale dei Santi Padri e dei precetti della Chiesa
Chi studia attentamente i Padri della Chiesa si accorgerà facilmente che questo commento, anche nelle parti più moderne, è il succo vitale dei loro insegnamenti. Noi abbiamo attinto a queste fonti sempre fresche, a queste menti gigantesche, illuminate da Dio, che formarono, come disse Leone XIII nell’Enciclica Providentissimus Deus, l’età aurea dell’esegesi biblica. D’altra parte il decreto del Concilio di Trento (sess. IV) non ammette equivoci, e ci addita i Padri come la fonte per attingervi il senso autentico delle Scritture, quale lo tenne e lo tiene la santa Madre Chiesa, cui solo spetta giudicare del vero senso e dell’interpretazione delle Sacre Scritture. Leone XIII nella citata Enciclica ammonisce l’esegeta a non trascurare quelle cose che dai Padri si trasferiscono in senso allegorico o analogico, specialmente se tali applicazioni discendano dal senso letterale e vengano suffragate dall’autorità di molti. Poiché la Chiesa ricevette questa maniera di interpretare dagli Apostoli e la comprovò con il suo esempio stesso, come appare dalla Liturgia. Non già che i Padri pretendessero precipuamente con essa dimostrare i dogmi della Fede, ma perché l’avevano sperimentata molto fruttuosa nell’alimentare la virtù e la pietà.
Noi ci siamo attenuti a queste santissime regole, seppellendo nell’oblio quelli che Leone XIII chiamò i falsi argomenti del razionalismo sulla Scrittura, stiracchiati dalla filologia o da finitimi studi; abbiamo tenuto conto di tutto ciò che è moderno, ma abbiamo avuto più fiducia in ciò che è antico, perché ciò che è antico è mille volte più sapiente e più equilibrato. Abbiamo così evitato quello scoglio fatale nel quale urtano facilmente gli esegeti moderni, che in nome di un senso letterale, scambiato con il senso puramente umano, commentano i Sacri Libri con poche note storiche, filologiche, archeologiche, critiche, e rifuggono dalle applicazioni pratiche della Divina Parola, che dovrebbero essere l’unico scopo di un commento. Abbiamo evitato anche l’insidia di un commento tanto ristretto da ridurre praticamente l’edizione dei Sacri Libri a un’edizione protestante. Le edizioni protestanti, infatti, sono senza commenti e senza note, in nome del libero esame che pretendono affidato a ciascuno. Ora, un’edizione cattolica, con pochissime note, non è capace di dare al lettore l’intelligenza autentica del Sacro Testo, e praticamente lo abbandona al suo giudizio personale, o per lo meno lo lascia avvolto da innumerevoli tenebre. La sterilità dei commenti moderni è una delle ragioni per le quali il Libro di Dio non è più nelle mani dei fedeli, e quel che più fa pena, nelle mani degli stessi sacerdoti e dei predicatori della Divina Parola, che dovrebbero formarne l’alimento ed il succo della propria vita. Non può riuscire interessante lo studio sterile di una storia che sembra tramontata se non si dimostra che essa è un germoglio vivo che fruttifica ancora per nostro bene.

7. L’opera è voluminosa ma non è prolissa
Al commento fatto con note sottoposte al Testo, abbiamo preferito il metodo classico dei Padri, il commento meditato. Non siamo stati prolissi, benché l’Opera sembri abbastanza voluminosa; abbiamo procurato di essere sintetici, ma abbiamo voluto essere completi il più che ci è stato possibile, traendo dal sacro grappolo lussureggiante di umori vitali, anche le ultime stille. Del resto la Sacra Scrittura è un libro che deve occupare tutta la vita di un uomo, e l’abbondanza del nutrimento non nuoce a chi deve alimentarsene ogni giorno, fino alla morte. A volte non è possibile sunteggiare quando si contemplano le magnificenze di Dio e i misteri della sua Provvidenza, perché l’anima che conosce, desidera conoscere di più, e chi sta nei campi fioriti anela vedere il sole in pieno, anziché scorgerne solo qualche pallido raggio attraverso le nubi. È vero, oggi si preferisce leggere ciò che è breve, ma proprio perché ciò che si legge è quasi sempre snervante; il cammino sembra lungo a chi porta un peso, ma non sembra tale a chi passa di panorama in panorama, in mezzo al profumo dei boschi ed alle meraviglie della creazione. Una musica soave non stanca mai, perché suscita sempre nuove emozioni; ora la Parola di Dio è armonica all’anima come una musica soavissima; l’anima non si contenta di pochi accordi, desidera ascoltarne lo sviluppo e goderne la bellezza.
Del resto, ciò che interessa la vita temporale e la vita eterna non poteva trattarsi superficialmente; essere brevi e lasciare tenebre nel cammino sarebbe stato lo stesso che essere monchi, ed avrebbe reso inutile tutto il lavoro. L’anima non può andare a Dio con vero amore se non è pienamente illuminata; le penombre, a volte, sono più pericolose delle medesime tenebre, e possono produrre un disastro nel movimento affannoso di tutte le nostre energie spirituali.
Abbiamo fatto il possibile per non ripeterci e per dare all’anima un pascolo sempre nuovo. Ma non si deve dimenticare che la Sacra Scrittura contiene delle idee fondamentali che ricorrono in tutto il Sacro Testo: Dio, la sua bontà, la sua giustizia, la sua Provvidenza, la sua grazia; il Redentore annunciato, figurato, profetizzato, venuto in terra; la Chiesa adombrata, figurata, fondata, sviluppata. Tutto questo ha richiesto per necessità il ritornare spesso, benché in modo diverso, sugli stessi argomenti. È logico del resto che se Dio ripete in tanti modi l’annuncio delle grandi verità eterne avessimo dovuto farlo anche noi. La verità non si assimila se non è considerata più volte, e se si pensa che il Signore nei 176 versetti del salmo 118 ha ripetuto in tanti modi svariati ed affascinanti l’esortazione ad osservare la divina Legge, non potrà sembrare ripetizione il considerare ripetutamente ed in modo diverso le grandi verità che si riferiscono a Dio, al Redentore, alla Chiesa.

8. Il Sacro Testo e la nostra versione
Quanto al Sacro Testo, noi ci siamo attenuti il più che ci è stato possibile a quello della Volgata, che è il Testo autentico della Chiesa Cattolica; abbiamo però tenuto conto accurato degli studi moderni sui testi originali, per illuminare maggiormente la Parola di Dio, ed ottenere, nei limiti delle nostre povere forze, una versione italiana chiara e precisa.
Il Sacro Testo della Scrittura ha attraversato i secoli senza mutarsi, per una specialissima Provvidenza Divina. Se qua e là vi sono state delle alterazioni accidentali, anche questo non è avvenuto senza una speciale provvidenza che ha utilizzato le debolezze degli uomini per acuire in tanti il desiderio degli studi sulla Divina Parola. Immaginare il Testo biblico come un qualunque codice, abbandonato alle vicende dei secoli, mutilato, alterato, contorto, reso incerto, come fanno i poveri razionalisti senza ragione, e come fanno implicitamente parecchi cattolici, è errato. Il Signore ha permesso certe alterazioni accidentali per grandi suoi fini, soprattutto in quella edizione che la Chiesa ha sanzionata come sua, e non si può negare che con una delicatezza materna ha in tal modo proporzionato la sua parola a certe particolari necessità spirituali dei vari popoli della terra. Certe inesattezze possono essere colpa del copista, benché Leone XIII ammonisca che questo non possa ammettersi se non quando sia dimostrato, ma a volte il Signore permette certe sviste per fini suoi particolari, come abbiamo avuto occasione di mostrare ripetutamente nel corso di quest’opera.
Deve dunque tenersi in massima venerazione il Testo che ufficialmente ci dà la Chiesa, e non farsi facilmente sopraffare da un’ipercritica che spesse volte è errata. Nella deprecata epoca nella quale infieriva di più il modernismo, si era giunti perfino a svalutare la Volgata, mentre studi più recenti e più seri hanno dovuto riconoscerla come uno dei migliori testi, se si eccettuino i Salmi, per i quali la Chiesa tollerò l’antica versione, l’Itala, per non disorientare nelle pubbliche preghiere i fedeli, i quali li conoscevano a memoria. Oggi che questa ragione non sussiste quasi più, abbiamo con particolare attenzione curato il Testo dei Salmi su quelli originali, in modo da darne una versione, il più che c’è stato possibile, esatta ed elegante.
Certo, se Dio con la Sacra Scrittura parla all’uomo, gli parla per farsi intendere; le versioni quindi autorizzate dalla Chiesa, e soprattutto quella che essa riconosce per sua, sono fatte con una speciale Provvidenza che assiste la Chiesa nel suo magistero, per proporzionare la Divina Parola ai popoli ai quali è destinata. Noi, attenendoci alla Volgata, e tenendo conto degli studi moderni sui testi originali, abbiamo seguito lo spirito della Chiesa che mentre proclama per sua la Volgata, incoraggia i sani studi che possono rendere più chiaro e più intelligibile il Testo.

9. La scienza ancella della fede nel commento della Scrittura
Abbiamo tenuto conto degli studi moderni, ma non ne siamo stati fanatici né li abbiamo creduti infallibili. Come si è detto, oggi con grande leggerezza si presta a volte più fede a quello che è moderno che a quello che è antico, quasi che conoscitori poderosi delle lingue orientali come san Girolamo, il Calmet e tanti altri, fossero stati più o meno dei balbettanti. Abbiamo tenuto conto anche delle recentissime scoperte archeologiche e storiche, le quali hanno mirabilmente confermato il racconto biblico, ma abbiamo dato importanza somma al più grande ed autentico monumento storico, anche dal punto di vista umano, che è la medesima Sacra Scrittura. Leone XIII sapientissimamente ammoniva: Alcuni con animo troppo infesto, e con giudizio non abbastanza equo, confidano nei libri profani e nei documenti della memoria antica, come se in questi non possa darsi nemmeno il sospetto di errore, e invece ai Libri della Scrittura Sacra, per un’apparenza soltanto opinata di errore, e questa neppure ben discussa, ricusano una credenza pur eguale. La scienza umana è fallace, cambia, dice, si contraddice, ed è sì povera cosa che può fare solo da ancella nella casa del Re divino, ma non può essere regina. Farla regina, anzi idolatrarla, credere ciecamente in lei e non al Dio delle scienze ed alla Chiesa, maestra e fondamento di verità, è goffo e meschino, è un feticismo banale che può mutare in una divinità il porro, la cipolla, l’ibis e la lucertola, come facevano gli Egiziani antichi.
Noi ci siamo largamente serviti della scienza e di ogni scienza, persino della matematica, per illustrare la Divina Parola, ma ce ne siamo serviti rendendole serve di Dio e non vitello d’oro eretto come un idolo di fronte al Sinai. Dove parla Dio tra i fulgori dell’eterna luce, la scienza non può essere idolo, è ridicolo che lo sia; dove parla Dio la scienza è una di quelle voci tremebonde che ne cantano la gloria e che ne adorano la maestà. Se la scienza viene in collisione con la Fede, certissimamente non è più scienza, è un misero asteroide che uscito dall’orbita della sua gravitazione, precipita, splende per un momento di luce falsa che non è quella del sole ma quella del suo attrito e della sua consunzione, e cade immoto sulla terra fangosa, monumento triste di una gloria celeste che fu e che non è più. Abbiamo perciò fatte nostre le parole che sant’Agostino scrisse a san Girolamo citate nell’Enciclica di Leone XIII: “Io lo confesso alla tua carità: solamente per quei Libri delle Scritture che già si chiamano canonici, imparai ad avere tale timore ed onore, che molto fermamente credo nessuno scrittore di essi avere minimamente errato nello scrivere. E se alcunché troverò in essi che mi sembri contrario alla verità, terrò come cosa certa essere ciò difetto del codice o dell’interprete, non giunto a penetrare ciò che fu detto, o di me che non capisco” (Epist. 81, 1).

10. Il sussidio della preghiera
Abbiamo scritto questi commenti sulla Sacra Scrittura, studiando e pregando. Benché assillati dal lavoro, soprattutto dopo l’accoglienza che ha avuto l’Opera, non abbiamo mai cominciato il nostro studio senza premettervi lunghe ore di orazione, e senza intramezzarlo di orazione assidua, consci della nostra estrema piccolezza e nullità innanzi a Dio ed agli uomini, e memori delle parole di Leone XIII che chiudono così la sua magistrale Enciclica sulla Sacra Scrittura: “Ammoniamo con paterna carità tutti gli alunni e ministri della Chiesa di studiare le Sacre Lettere sempre con sommo affetto di riverenza e di pietà, poiché l’intelligenza di esse non può aversi così salutarmente come è necessario, se non si allontani l’arroganza della sapienza terrena, e se non si eccita santamente il desiderio di quella sapienza che viene dall’alto. Nell’apprendimento della quale, ammessa che sia la mente, e da essa illuminata ed invigorita, meravigliosamente saprà anche discernere e schivare gli inganni della scienza umana, conseguire quei frutti che sono veramente solidi, e dirigerli al fine eterno. Di qui soprattutto avvampando l’animo, tenderà con maggiore veemenza di spirito agli emolumenti della virtù e del divino amore: Beati coloro che investigano le testimonianze di Lui; con tutto il cuore lo cercano” (Sal 118,2).
Il Signore si è degnato di servirsi di uno strumento inetto, preparato dalla sua bontà con lunghissimi anni di dolori e di prove amarissime, per compiere quest’opera che è in fondo uno sforzo per realizzare i desideri di due grandi Papi: Leone XIII e Pio XI. Noi sentiamo il bisogno di ringraziare Dio di quella speciale Provvidenza di dolore con la quale ci ha guidati nella vita, contenti di essere testimonianza viva della fecondità della croce, a conforto di quelli che soffrono. Se è vero l’adagio antico che vexatio dat intellectum, la pena dà l’intelligenza, è più vero che il dolore avvicina a Dio, ci purifica, ci umilia, ci rende innanzi a Lui umili piccolezze, delle quali Egli benignamente si serve. In ventisette anni d’ininterrotte angosce, che stimiamo sempre il tesoro più prezioso della nostra vita, il Signore ci ha dato l’esperienza sufficiente a farci poi applicare alla vita la sua Parola. Noi lo ringraziamo, e lo preghiamo ardentemente che si degni Egli fecondare l’umile semente, sparsa nelle lacrime, per rasciugare le lacrime altrui, e per far loro sentire il caldo del cuore paterno di Dio, la pace ineffabile del Cuore di Ge
Gesù e la Mamma Celeste vi amano assai e vi benedicono; e anche io, nel loro Santissimo Amore vi voglio bene e vi benedico per intercessione del Cuore Immacolato di Maria: nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Don Armando Maria

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