la vera evoluzione

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peter
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la vera evoluzione

Messaggio da peter » dom ott 11, 2015 12:59 am

Buona giornata a tutti voi!

Questa sera mi sono messo alla ricerca di un articolo che parlasse dell'evoluzione interiore.

Nella vita il cambiamento o meglio più cambiamenti nel corso della nostra vita sono sempre necessari, per aggiustare la rotta e imparare a vivere meglio. Di certo questo articolo non ci illustra la perfezione, solo Gesù lo era. Anche cambiando si sbaglia sempre lo stesso, ma per lo meno non si potrà dire che lo avremo fatto apposta.

Credo che le cose basilari che ci aiutano a cambiare siano l'annullamento dei desideri che non siano legati al nostro bisogno di sopravvivenza e di relazione con le altre persone. Ma la cosa più importante credo che sia quella di smorzare di molto l'orgoglio e l'egoismo che ci caratterizza un po' tutti, anche se a volte non ce ne rendiamo conto.
Ci sono molte cose che possono migliorare una persona.
Esaminere se stessi, accogliere ed apprezzare l'amore che promana da Dio, dalla persona amata, dal prossimo.
Anche l'accettazione del dolore, se pure realtà a volte anche molto pesante da affrontare, non può che aiutare ad evolvere e a farci ritrovare la serenità. La causa del dolore è sempre diabolica, non è mai divina.
Dio non ci ha creati per soffrire, ma per amore e non desidera altro che la felicità in ognuno di noi, qui, ora, gia adesso e non solo nel regno dei cieli. Evolvere significa trovare la realizzazione di se stessi in Dio, in se, negli altri. Non c'è realizzazione di se se manca Dio, se mancano gli altri.
Senza questi ingredienti non ci sarà mai la vera serenità, ma l'affannoso correre dietro una cosa o dietro all'altra in un circolo vizioso che non finirà mai. Questo articolo non parla direttamente di Dio, ma vorrei aggiungere che se non ami Dio, non riesci a fare tutto quello che descrive.


Ecco l'articolo:

L’infelicità trae origine dai nostri desideri insoddisfatti. Il nostro insaziabile ego, che è la nostra parte animale o istintuale, pretende questo e quello, del tutto incurante dei bisogni e dei desideri degli altri. L’io mette davanti a tutto la propria soddisfazione immediata, il proprio bene, i propri desideri e non si cura minimamente che anche gli altri desiderano il loro bene e hanno diritto ugualmente alla felicità.

L’io pensa solo a se stesso, il che significa che è assolutamente irresponsabile, e proprio perché è irresponsabile ci procura un mare di guai quando lo assecondiamo troppo. Il contrario dell’irresponsabilità è ovviamente la responsabilità, il che ci dice subito che il cambiamento avviene assumendosi le proprie responsabilità e rimboccandosi le maniche! Senza cambiamento non c’è riuscita personale!

Le più grandi soddisfazioni si hanno mettendo a tacere l’ego: quando si smette di volere questo e quello, quando si smette di pretendere che le cose vadano in un certo modo, quando non ci si aspetta nulla dagli altri, quando non si dipende dagli altri. L’io o ego è la causa di tutti i nostri problemi. Ciò non significa, però, che il nostro ego sia il nemico da combattere. L’io è anche la nostra personalità e perciò non va combattuto ma equilibrato ed armonizzato con il suo opposto: gli altri! E quindi, per equilibrare l’io, per farlo crescere, maturare ed evolvere, occorre moderare le sue insaziabili pretese, il che è possibile desiderando non soltanto il nostro bene, ma anche il bene degli altri, non soltanto la nostra felicità, ma anche la felicità degli altri. Ecco la scorciatoia sicura ed efficace per eliminare rapidamente i nostri difetti e correggere i nostri errori!

Soltanto quando desideriamo sia il nostro bene che quello degli altri possiamo considerarci persone equilibrate. In questo caso cessano le tensioni, siamo sereni e pazienti e abbiamo una buona soglia di sopportazione del dolore. Imparare a sopportare il dolore è una acquisizione molto importante perché ci consente di minimizzare i fatti spiacevoli della vita, che sono sempre all’ordine del giorno, altrimenti restiamo eternamente lamentosi, insoddisfatti e stressati, ossia infantili, eccessivamente emotivi e immaturi.

Purtroppo il grado di tolleranza del dolore dipende dal tipo di educazione ricevuta. Un bambino viziato sarà da adulto probabilmente creativo e intraprendente, ma si ritroverà una capacità di sopportazione della sofferenza o delle privazioni molto bassa e quindi, o avrà una forte tendenza al carpe diem incurante delle conseguenze delle proprie azioni, ritrovandosi perciò spesso nei guai, oppure diventerà rigido ed intollerante, in contrasto all’atteggiamento lassista dei genitori: in entrambi i casi sarà facile all’ira perché non sopporta di avere torto, ma vuole avere sempre ragione e averla sempre vinta come tutte le persone infantili e capricciose! Al contrario, un figlio castigato spesso diventerà quasi sicuramente timido, impacciato ed insicuro, e a volte ribelle ed insofferente al massimo.

Il modo più saggio di fare il mestiere di genitore è colloquiare con i propri figli instaurando il rispetto reciproco, ma anche usare la carota quando occorre la carota ed il bastone quando ci vuole il bastone, ma sempre senza esagerare. Se si viziano i bambini, essi non si affezionano neanche, e da grandi saranno il tormento dei genitori. Quando il padre si arrabbia o perde le staffe – il che dovrebbe accadere raramente altrimenti i figli perdono la fiducia in se stessi e prendono eesi stessi l’abitudine ad arrabbiarsi a ogni contrarietà – la madre deve accogliere e consolare il bambino in modo che l’effetto complessivo del loro atteggiamento risulti educativo e non devastante.

Amare i propri figli non significa coccolarli sempre e comunque, ma anche saper prendere decisioni difficili e imporre limiti e regole da rispettare; ma è chiaro che una madre non abbandonerà mai a se stessi i propri figli e farà sempre ogni tentativo per riportarli sulla retta via.

Se ci preoccupiamo soltanto di noi stessi, ci votiamo all’insoddisfazione e alla sofferenza perenne perché le cose andranno sempre storte e staremo sempre a lamentarci, a recriminare e a lottare senza concludere niente di buono. La situazione più angosciante si ha quando tutti ci girano la faccia e ci sentiamo soli e abbandonati, mentre le maggiori gioie si hanno quando facciamo una scampagnata con gli amici, quando siamo a tavola in buona compagnia e quando possiamo condividere un momento bello con le persone care.

Quando le cose vanno male, l’ego ci fa sentire paura e così pensiamo che stia per succedere la fine del mondo, e c’è chi si arrabbia andando in escandescenze, sfogandosi sui malcapitati parenti ed amici, e chi invece non si sfoga quasi mai e resta calmo, almeno apparentemente, ma va soggetto alla pressione alta e ad altre malattie. Chi è calmo all’esterno è sotto pressione all’interno, ossia soffre di ipertensione arteriosa.

Ma ci sono anche persone che restano autenticamente serene in ogni circostanza poiché hanno sviluppato la fiducia in se stesse e la convinzione che i problemi sono fatti per essere risolti e, comunque vada, sanno che non succederà la fine del mondo e che le cose si sistemeranno. Queste persone hanno raggiunto l’equilibrio interiore o saggezza e accettano gli immancabili dispiaceri della vita senza farne una tragedia. Le persone sagge sanno che più ci allarmiamo e peggio è: le paure crescono e si trasformano in panico; e quando ci preoccupiamo troppo, le preoccupazioni aumentano anziché diminuire. Le persone sagge sanno essere elastiche e rigide con uguale intensità e rapidità, a seconda del contesto, e quindi sono in grado di tenere sotto controllo le emozioni e i propri istinti senza mai castigarli più di tanto. Le persone sagge hanno un elevato senso di responsabilità, il che significa che le persone irresponsabili, evidentemente, non sono sagge e non sono equilibrate, ma l’esatto contrario.

L’accettazione della realtà, per quanto doloroso possa essere al momento, è l’unico modo per consentire il cambiamento della realtà stessa. Il cambiamento è un momento di caos, è preceduto sempre da una crisi più o meno forte perché si tratta di destrutturare e riorganizzare il proprio io, la propria personalità sulla base di nuove convinzioni. Prendere coscienza dei propri errori o dei propri difetti di carattere è la premessa per assumersi le proprie responsabilità e rimboccarsi le maniche. Quando si nega la realtà e non la si accetta, il cambiamento non avviene e la realtà si blocca nel grigiore, nel dolore e nella tristezza. La realtà si accetta soltanto quando diventiamo responsabili! Ciò significa che le persone irresponsabili e gaudenti aspirano a un mondo a loro uso e consumo e si ritrovano spesso nei guai.

L’accettazione è il più grande segreto per eliminare immediatamente la sofferenza che è causata proprio dalla lotta, dalla resistenza, dalle lamentele, dal vittimismo, appunto dalla non accettazione della realtà e quindi del cambiamento.

I principali problemi e conflitti interiori sono causati dalle convinzioni limitanti che sono il frutto delle nostre esperienze infantili. Ma quando a suo tempo abbiamo sbagliato per aver voluto fare di testa propria eravamo alla ricerca della nostra felicità. E’ stato proprio questo il nostro sbaglio: pensavamo soltanto alla nostra felicità e non anche a quella dei nostri genitori, dei nostri fratelli, dei nostri amici, del nostro partner e dei nostri figli. E sono inesorabilmente arrivate le batoste della vita: ora ci sentiamo frustrati e oppressi da mille problemi che non sappiamo risolvere.

E allora cosa dovremmo fare per uscire dai guai in cui ci troviamo? Chiedersi, per esempio, “come ha potuto farmi una cosa simile” pensando al partner, all’amico o a un genitore significa restare imprigionati nella rabbia e nel dolore. Prendersela con Dio, con la società ingiusta e corrotta, o con i propri genitori troppo duri e poco comprensivi non fa che acuire i problemi anziché risolverli. Appunto, non ci dobbiamo concentrare sugli errori commessi e su come eliminarli, altrimenti non facciamo altro che rinforzare i problemi attraverso l’abitudine alla lamentela e all’autocommiserazione. Il buio si può scacciare non combattendolo e recriminando contro di esso, ma attraverso la luce! La mente crea e moltiplica ciò di cui si nutre, sia nel bene che nel male.

Ciò che ci fa uscire dai dispiaceri è smettere di pensare ossessivamente a noi stessi, smettere di volere per forza questo e quello, smettere di recriminare sul passato che non può cambiare, e soprattutto smettere di addossare la colpa agli altri assumendoci una buona volta la nostra… responsabilità! Una personalità debole ha orrore del cambiamento, non vuole vedere la realtà, non vuole riconoscere i propri errori e i propri limiti, insomma rifiuta di assumersi le proprie responsabilità.

Quando ci assalgono i pensieri tristi e ossessivi, che sono generati quasi sempre dall’autocommiserazione, dall’invidia per i successi altrui e dal nostro attaccamento, non dobbiamo reagire contro di essi e non dobbiamo negarli, ma li dobbiamo lasciare andare senza dare loro troppo peso, e questo è possibile soltanto se ci facciamo guidare dal desiderio del bene per gli altri. Questo è l’atteggiamento sano e responsabile, questo è il modo per uscire dal pantano: augurare la felicità proprio alle persone che ci sembrano felici e anche a coloro che ci fanno tribolare! Maledire i propri figli drogati o perversi è il massimo dell’errore che possiamo fare! Non dovremmo mai dimenticare che la realtà è lo specchio delle nostre azioni.

La realtà ce la siamo costruiti noi stessi con i nostri pensieri abituali e le nostre azioni e per cambiarla c’è un rimedio universale: accettarla e smettere di recriminare! Più combattiamo contro qualcosa e più quella cosa ci perseguita. Più ci lamentiamo dei nostri debiti e più i debiti aumentano. Più una ragazza teme di essere abbandonata dal fidanzato e più la situazione si ripete. In PNL si dice che ogni profezia tende ad avverarsi, sia nel bene che nel male. Ribadisco: per eliminare una cosa che ci fa soffrire bisogna accettarla e d integrarla, non combatterla! Anzi, nel momento in cui ci accettiamo così come siamo, smettiamo di lamentarci e di soffrire e scompaiono tutti i conflitti. Ma ciò è possibile soltanto quando siamo così maturi e saggi da rimboccarci subito le maniche di fronte a una circostanza sfavorevole.

Il rimedio nasce sempre dal riconoscimento e dall’accettazione dei propri errori perché grazie all’accettazione smettiamo di rimuginare ossessivamente sulla situazione e arriva il cambiamento perché proprio allora cominciamo a credere in noi stessi e nelle nostre possibilità. Negare i propri errori concentrandosi sulla propria sfortuna o sulla presunta cattiveria della persona che ci farebbe stare male, blocca ogni metamorfosi perpetuando l’infelicità e la disperazione; non riconoscere e accettare i propri errori significa che non siamo pronti per il cambiamento: significa che non crediamo ancora in noi stessi. Quando si continua a dare la colpa agli altri si perpetua il senso di irresponsabilità e di squilibrio della propria vita e la situazione non cambia.

Ammettere i propri errori significa dunque assumersi le proprie responsabilità e fare pace con se stessi, fare pace con gli altri, fare pace con il proprio ambiente e rimboccarsi le maniche; e significa anche volere il bene di tutti perché si comincia ad avere fiducia in se stessi e ad usare parole e pensieri a impatto positivo e potenziante.

Assumersi le proprie responsabilità significa cambiare il proprio atteggiamento, signfica modificare la nostra motivazione da egoistica in altruistica e ciò muta rapidamente in meglio la nostra vita! I nostri errori sono stati causati innanzitutto dal nostro egoismo e smettendo di pensare soltanto a noi stessi, desiderando genuinamente anche il bene degli altri, attiriamo senza sforzo la serenità e la gioia. Dobbiamo desiderare la felicità di tutti, compresi i nostri nemici se ne abbiamo, perché essi sono la proiezione e non la causa dei nostri errori e dei nostri guai. I nemici in realtà sono i nostri migliori amici perché sono lo specchio fedele dei nostri difetti rivelandoci i nostri punti deboli, ossia ciò che dobbiamo migliorare per non stare male.

Più desideriamo cambiare gli altri e più siamo infelici! Più giudichiamo gli altri e più siamo insoddisfatti di noi stessi. Più ci aspettiamo qualcosa da qualcuno e più c’è il rischio di restare delusi. Se cerchiamo di abbindolare o manipolare gli altri o cerchiamo di arricchirci a spese del prossimo, non ci sentiremo mai soddisfatti e in pace con noi stessi. La soddisfazione nasce sempre da dentro di sé, mai dagli altri o dall’esterno, e neanche dal successo e dalle ricchezze. Anzi, la più grande allucinazione è credere che la felicità dipenda dal soddisfare tutti i nostri desideri.

I desideri sono il motore della nostra esistenza, la forza trainante più importante e vitale, il che significa che senza desideri sarebbe impossibile vivere. Quindi, realizzato un desiderio, ne compare subito un altro ancora più importante e più impegnativo, e quindi non è la loro realizzazi0ne che ci può rendere felici, anzi essere troppo attaccati ai nostri desideri ci rende schiavi e infelici.

La cosa più difficile è proprio rendersi conto che le cose sono più semplici di quanto si potesse immaginare. Gli esseri umani preferiscono le situazioni complicate e incerte altrimenti non si appassionano. La conoscenza e la comprensione precedono l’accettazione e la soluzione dei problemi. Le convinzioni sbagliate che sono il frutto dell’ignoranza, dell’inesperienza e della motivazione egoistica sono la causa di tutti i problemi che affliggono l’umanità. L’ignoranza esalta l’egoismo e soprattutto la ricerca della soddisfazione immediata! Ma qualunque genere di soddisfazione immediata diventa nel medio e lungo periodo la propria rovina: questo è il motivo per cui i giovani si trovano spesso nei guai.

Il godimento immediato si rivela quasi sempre un disastro – pensiamo alla droga e all’alcool, al fumo e al gioco d’azzardo, allo sballo e alle abbuffate, al tradimento e all’inganno – poiché non tiene in alcun conto le conseguenze delle proprie azioni, ignora ciò che è meglio per noi e gli ammonimenti dei genitori, degli amici e di chi ha più esperienza di noi; anche le improvvise passioni amorose portano a cocenti delusioni. Il bisogno impellente di soddisfazione immediata è indice di ignoranza, immaturità e irresponsabilità, ovvero è una dimostrazione di infantilismo: i bambini fanno i capricci perché non sanno aspettare!

Noi desideriamo tante cose spesso più per capriccio che per una reale necessità, amori compresi; desideriamo più a causa dell’invidia che proviamo per il nostro vicino o conoscente, che per un bisogno di crescita reale: basta rendersi conto di questi infantilismi per smettere di desiderare tante cose assurde e quindi smettere anche soffrire o di lamentarsi! E forse proprio perché la maggior parte dei nostri desideri sono soltanto capricci, la loro realizzazione ci lascia delusi e insoddisfatti! E così buttiamo via i nostri “giocattoli” tanto desiderati proprio come fanno i bambini.

Il segreto della riuscita personale, compresa la conquista della gioia di vivere, sta nel superamento dei propri egoismi e della dualità in senso generale, e questo è possibile desiderando non solo la nostra felicità ma anche quella degli altri. Il vero amore è appunto desiderare la felicità degli altri. Quando il fidanzato dice: non posso vivere senza di te, non rivela il suo grande amore, ma il suo attaccamento! La serenità è il frutto dell’equilibrio tra le opposte tendenze dell’animo umano.


Il segreto della serenità sta nell’equilibrare i due emisferi cerebrali, ovvero nella sintonia tra conscio e inconscio. E per equilibrare coscienza ed inconscio basta desiderare genuinamente il bene di tutti, cercando di non cedere mai all’eccessivo egoismo e neanche all’eccessivo altruismo. Il segreto di ogni realizzazione sta nello stare il minor tempo possibile lontano dal centro e fare come il pendolo che oscilla regolarmente tra i due punti estremi. L’eccesso, da un lato o dall’altro, è sempre indice di conflitti causati da convinzioni errate e squilibranti, ed è perciò la causa dell’infelicità. (Vedi anche “Come allontanare la sofferenza”).

Conservare il proprio sano egoismo è importante per difendersi dai profittatori, dai disturbatori e dai malintenzionati. A volte è assolutamente necessario essere duri per non assecondare i capricci degli altri e viziarli. Un genitore che non sa farsi ubbidire dai suoi bambini li rovina. Se il genitore è troppo debole, i figli non si affezionano neanche e diventeranno la loro croce durante l’adolescenza e anche dopo. L’equilibrio tra i poli opposti è la conquista delle persone sagge.

Una persona saggia sa essere dolce e altruista quando occorre essere dolci e altruisti, ma sa essere anche duro ed egoista quando è necessario essere duri ed egoisti. Sa quando accogliere ed aiutare e quando aumentare le distanze. Invece le persone scompensate verso l’egoismo sono rigide nelle proprie difese e reagiscono sempre allo stesso modo, anche quando sarebbe il caso di fare una buona azione.

Quando c’è un eccesso di egoismo, oppure un eccesso di altruismo, viene meno l’elasticità mentale, manca la flessibilità e ci si relaziona sempre allo stesso modo: l’egoista mantiene le distanze ed è aggressivo, l’altruista invece è debole e si fa invadere dagli altri. Un “eccesso” di bontà è dannoso a chi lo pratica quanto lo può essere un eccesso di cattiveria. Persino quando amiamo troppo siamo in errore perché l’essere troppo attaccati ci fa dipendere dai capricci del partner, per cui la nostra vita diventa un inferno.

Per non allontanarci per troppo tempo dal centro, e quindi restare equilibrati e centrati per il maggior tempo possibile, bisogna essere flessibili. E la flessibilità nasce dal tener presente non solo il nostro bene, ma anche quello degli altri. Abituandoci a desiderare anche il bene degli altri, senza però mai sconfinare più di tanto nell’eccesso, l’equilibrio arriva da solo e senza sforzi. Beh, ci vorrà un po’ di tempo, ma arriva! Dobbiamo condizionarci ogni giorno a desiderare il bene degli altri in modo da tenere sotto controllo la nostra naturale tendenza all’eccesso di egoismo. L’egoismo in sé non è un male, è l’istinto di sopravvivenza, ma siccome viviamo in un mondo civile e non nella giungla, non deve superare il 50%: l’altro 50% spetta all’altruismo!

Insomma, ogni cosa o situazione ha sempre qualità positive e negative e perciò bisogna fare in modo che le qualità positive eguaglino quelle negative in modo da tenere queste ultime, che sono ineliminabili, sotto controllo. Ogni cosa ha qualità positive e negative e ciò che trasforma le qualità da positive in negative sono gli eccessi sia in un senso che in quello opposto. Per esempio, un automobilista è pericoloso sia quando corre veloce come un bolide, sia quando procede lento come una lumaca!

Rimuovere uno dei due poli o qualità è quindi un errore. Noi dobbiamo poter disporre in ogni circostanza di tutti e due poli e questo è possibile soltanto se sono entrambi al 50% circa. Se un polo è troppo forte, per esempio la rigidità, diciamo che è l’8O%, ciò significa che il polo opposto, ossia la flessibilità, è a 20% e quindi è troppo debole, per cui la persona si comporterà sempre in maniera rigida.

L’essere umano realizzato è elastico come una molla: resiste alla tensione e all’allungamento senza spezzarsi, superando ogni volta i propri limiti come fanno i campioni, e sa ritornare alla normalità e alla distensione rapidamente. La flessibilità consiste nell’essere equilibrati, nell’avere più scelte, ossia comportarsi in maniera appropriata, coerente e inappuntabile in ogni circostanza. Essere flessibili significa avere una personalità poliedrica e completa e perciò significa anche avere il serbatoio dell’autostima sempre pieno. Ma anche essere troppo flessibili è sbagliato perché significherebbe essere sempre accomodanti anche quando le circostanze richiedono rigidità, durezza e irremovibilità!

Più siamo immaturi, a prescindere dal maggiore o minore grado di istruzione, e più siamo mossi da istinti egoistici e andiamo soggetti ad emozioni e comportamenti negativi, soprattutto quando i risultati non arrivano. I valori etici sono una questione di responsabilità, di maturità, di pazienza, di consapevolezza, di nobiltà d’animo, ma attenzione a non diventare bigotti o fanatici.

Conclusioni

Alla base del cambiamento c’è sempre l’assunzione di responsabilità, il che ci obbliga a rimboccarci le maniche e a fare tesoro delle esperienze negative. Il primo passo per cambiare velocemente e riuscire nella vita sta nell’assumersi le proprie responsabilità, il che ci mette automaticamente in sintonia con gli altri eliminando la causa principale dei conflitti: l’eccesso di egoismo e la mancanza di fiducia in se stessi e negli altri! Chi non riconosce i propri errori, oppure non è disposto ad ammettere le proprie colpe, non è pronto per il cambiamento e continua a vagare nel buio e nella perdizione perché non crede in se stesso!
Regina della pace prega per noi.....................

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