SE NON PUOI....

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peter
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SE NON PUOI....

Messaggio da peter » dom gen 04, 2015 9:28 pm

SE NON PUOI...

Se non puoi essere un pino sul monte,
sii un filo d'erba nella valle,
ma sii il miglior filo d'erba sulla sponda del ruscello.

Se non puoi essere un albero,
sii un cespuglio.
Se non puoi essere una strada maestra,
sii un sentiero.

Se non puoi essere un sole, sii una stella.
Ma sii sempre il meglio di ciò che sei

Immagine
Regina della pace prega per noi.....................

peter
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odio e rancore

Messaggio da peter » lun gen 05, 2015 9:37 pm

ODIO E RANCORE

Articolo del Dr. Mario Rizzi




PENSIERI D'AMORE

La miglior vendetta è il perdono (Gesù di Nazareth).


Bisognerebbe evitare di pensare alle persone verso cui si provano odio o rancore. Esse, se non le perdoniamo, diventano i nostri padroni, ci vengono in mente quando mangiamo, rovinandoci il pasto; quando siamo a letto guastandoci il sonno; quando ci rilassiamo, riportandoci ansia ed agitazione. (Mario Rizzi).


Se il tuo nemico ha fame dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, così facendo, radunerai dei carboni accesi sul suo capo (Proverbi 25:21).


Voglio misericordia e non sacrificio; perché io non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori (Matteo 9,13).


Ma a voi che ascoltate io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, pregate per quelli che vi oltraggiano... Perché se amate quelli che vi amano quale grazia ve ne viene? (Luca 6:27).
.

PREGARE PER I NEMICI ,

Gesù, che ci hai comandato di perdonare ed amare chi ci fa del male, per il tuo Sangue ti chiedo: donami la forza di osservare questo tuo comandamento.

Gesù, che dall'alto della croce hai pregato: "Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno", per il tuo Sangue concedi che anch'io compia un atto così eroico verso i miei nemici. Gesù, per il tuo Sangue, che essi si ravvedano e cantino con me nel cielo le tue glorie.

Gesù, Agnello divino, immolato per la pace, l'amore e la salvezza del mondo, ascolta ed esaudisci la mia preghiera. Amen.


IL PERDONO "

Chi è povero e debole spiritualmente non è capace di perdonare, ma cerca di vendicarsi. Per perdonare chi vi ha fatto del male dovete diventare grandi, ricchi, forti, luminosi; dovete dirvi: sono la vittima, ho il privilegio di lavorare per il bene, per il Regno di Dio, per la luce.
Pensando così e paragonando lo splendore in cui vivete, per aver scelto il cammino del bene, alla miseria ed all'oscurità di coloro che sono ingiusti e cattivi, un sentimento di pietà, di indulgenza e d'amore s'impadronirà di voi, Questa generosità, che non avreste potuto raggiungere con nessun altro mezzo, è facilmente raggiungibile in questo modo. (Omraam Mikhael Aivanhov).


PERCHÈ PERDONARE

Quando noi odiamo una persona siamo legati a lei da un legame emozionale più forte dell'acciaio. Il perdono è l'unico modo per rompere tale legame e ritornare liberi. La persona odiata diventa, pian, piano, il nostro padrone; ci viene in mente di giorno e di notte; ci toglie sonno e serenità e ci priva della gioia di vivere.

Se consideriamo coloro che ci hanno fatto del male come delle persone che (in un momento particolare) hanno agito male nei nostri confronti ma sono pur sempre dei figli di Dio, il perdono non ci sarà difficile. Esse hanno attraversato il nostro cammino per un appuntamento fissato dal Creatore. Dobbiamo ricordare che quando qualcuno ci ferisce lo fa perchè la sua anima stà cercando di accaparrarsi la nostra divina attenzione e la nostra benedizione. Se gliela offriamo cesserà di intralciare il nostro cammino.

È importante notare che il perdono inizia dalla persona che per prima diventa consapevole che vi è stata una offesa. È perciò possibile che il perdono venga chiesto da chi ha agito male, o venga concesso da chi ha subito l'azione malvagia. In entrambi i casi il perdono ha un effetto liberatorio per entrambi.

Qualcuno può pensare di non aver nulla da perdonare. Se nella sua vita compaiono però: confusione, sofferenza, infelicità, miseria, o dei bisogni di qualunque tipo egli è nella necessità di dover perdonare.

Vi è un vecchio proverbio che dice: "Colui che non riesce a perdonare agli altri rompe il ponte su cui lui stesso deve passare". Quando la nostra salute od il nostro benessere, tardano ad arrivare, è necessario concedere il nostro perdono.

Il perdono può spazzare via tutti gli ostacoli che hanno impedito al benessere ed alla salute di arrivare fino a voi. Il perdono è un potente magnete da cui nessun bene può evitare di essere attratto.

PERDONO E LIBERAZIONE

Libera traduzione tratta dal libro: "The laws of healing" (Le leggi della guarigione) by C. Ponder.

Vi è una legge immutabile ed inesorabile che stabilisce che dove vi è una malattia vi è pure un problema di perdono; è sorprendente come molte persone cercano di guarire senza prima essersi liberati dalle emozioni negative causa profonda della malattia stessa.

Il cancro spesso è l'indicatore di un forte rancore, se non di odio, ed il punto dove è localizzato ci può indicare quale emozione negativa né stata la causa, esempio: amarezza, intolleranza, criticismo esasperato, ecc. La mente è vicina al corpo e le emozioni negative sono una sorgente di intossicazione. Il perdono dissolve le abitudini negative e le memorie che si trovano localizzate nella mente cosciente ed in quella subconscia.

I kahunas delle Hawaii definivano il complesso di colpa come qualcosa che ci divora dall'interno ed avevano elaborato delle vere e proprie cerimonie di guarigione centrate sul perdono.

Il perdonare significa letteralmente "donare per" ovvero dare qualcosa in cambio. Nel perdonare non è necessario che noi andiamo a prostrarci ai piedi dell'offeso. In definitiva perdonare significa lasciar perdere qualcosa che a suo tempo non si è stati capaci di tralasciare. Per perdonare non è neppure necessario che si debba contattare la persona interessata, se ciò capita accettiamolo. Quando avremo perdonato cambieremo i nostri atteggiamenti e questo, di riflesso, farà cambiare i suoi atteggiamenti nei nostri confronti.

Può succedere che in noi vi siano odi e risentimenti sepolti da anni, anche se sepolti essi sono pur sempre in noi ed emanano in continuazione delle energie negative che avvelenano la nostra aura e la nostra salute. È sufficiente persistere con il pronunciare la formula di perdono data più avanti perchè l'intenzione entri nell'anima e, nel tempo, la ripulisca. Tale formula va recitata prima del sonno ed è probabile che necessitino dei mesi affinche la sensazione di essere finalmente liberi entri in noi.

Può anche succedere che giorno dopo giorno affiorino nella nostra memoria dei ricordi del passato aventi un contenuto che il nostro perdono è riuscito a liberare. Meditate giornalmente pronunciando questa formula con intenzione, fiducia e perseveranza, i risultati non mancheranno.

Io perdono qualsiasi cosa, o persona, che possa aver bisogno del mio perdono nel tempo presente ed in quello passato. Io perdono loro con piena intenzione. Io sono libero ed essi sono liberi. Ogni cosa è stata sistemata tra me e loro, per sempre.

Risentimento, condanna, e il desiderio di fargliela pagare, rovinano la nostra salute. Pertanto vanno eliminati se desideriamo ritrovare la pace, la serenità e la salute. Perdonare non è difficile, dobbiamo soltanto acquisire tale abitudine.

PERDONO E VITA VISSUTA

Una donna si ritrovò con una ghiandola in un seno e si rese conto che il problema doveva avere la sua origine in una situazione emotiva e mentale. Fece un serio esame di coscienza ma non trovò nulla al riguardo. Si impegnò allora nel chiedere a Dio che le desse la grazia di conoscere la causa del suo problema meditando per lungo tempo questa preghiera:

Padre illuminami onde io possa capire quale forte sentimento di risentimento, condanna, o mancato perdono io sto tenendo dentro di me; indicami, ti prego, chi, o che cosa io debbo perdonare.

Visto che la risposta tardava ad arrivare continuò ancora per diversi mesi, sempre sperando che Dio rispondesse alla sua accorata preghiera. Dopo qualche tempo si ricordò di una scappatella fatta dal marito; accaduta molti anni prima e dimenticata. A suo tempo questo fatto le aveva fatto esprimere dei giudizi assai pesanti. Essa formulò allora le seguenti frasi di perdono e dopo qualche tempo e la ghiandola al seno si dissolse da sola.

* Per l'amante

Io liberamente ti perdono. Io non ti trattengo più nella mia memoria e ti lascio libero. Il nostro rapporto è sistemato per sempre.

* Per il marito

Io liberamente ti perdono e lascio andare ogni falso concetto su di te. Tu sei un marito fedele e felice e vivi un magnifico matrimonio. Da quella lontana esperienza sono nate solo delle cose piacevoli.

UN RIMEDIO SICURO .

Oltre a perdonare gli altri noi dobbiamo imparare a perdonare noi stessi l'autocondanna ci priva della salute e ci può causare problemi di tutti i tipi, compresi quelli finanziari.

Charles Fillmore, fondatore del movimento spirituale: "Unity" propone questa formula di perdono dicendo che questo è un trattamento mentale che è garantito per curare ogni tipo di malattia:
•Ogni sera, prima del sonno, siedi per circa 30 minuti e chiedi perdono, mentalmente, a tutti quelli verso cui hai un atteggiamento negativo o antipatia. Se hai dei pregiudizi contro un animale, o ne temi la presenza, chiedigli perdono e mandagli il tuo amore.
•Se hai accusato qualcuno; hai discusso duramente; hai criticato o fatto pettegolezzi; ritira le tue parole chiedendo (mentalmente) perdono alle persone offese.
•Se le circostanze ti hanno portato a delle rotture con parenti (o amici) fai tutto ciò che ti è possibile per resistemare le cose.
•Cerca di vedere tutte le persone come dei puri spiriti che stanno facendo delle penose esperienze in un corpo di carne. Offri loro la tua incondizionata comprensione ed i più intensi pensieri d'amore.
•Non coricarti mai con la sensazione che vi siano nel mondo persone, animali, cose, o situazioni che ritieni essere tuoi nemici. Una formula per un perdono completo potrebbe essere la seguente.


La formula per perdonare .

Io perdono ogni cosa, ogni persona, ogni esperienza, ed ogni memoria del passato, o del presente che necessita del perdono.
Io perdono tutti con piena intenzione.

Dio è amore e io sono perdonato e governato soltanto dall'amore di Dio.

L'amore di Dio stà sistemando la mia vita ed i miei problemi. Realizzando tutto questo io abito nella pace.

Va ricordato che noi abbiamo pure il potere di pronunciare le parole che faranno in modo che gli altri abbiano a perdonarci. La formula seguente può essere usata a tale proposito.

Io sono ora perdonato da tutti coloro, nel presente e nel passato, che sono nella necessità di concedermi il loro perdono. Io sono ora perdonato da tutti nel modo più completo.

Puoi star sicuro che il perdono guarisce le malattie; fa diventare forti i deboli; trasforma i codardi in coraggiosi; muta gli ignoranti in saggi, e fa degli scontenti delle persone felici. "Il perdono può eliminare ciò che si era messo come ostacolo tra voi ed il vostro benessere".

L'AIUTO DEL CRISTO NELL'ATTO DEL PERDONO .

Libera traduzione tratta dal libro: "The healing ligth" (La luce che guarisce) di Agnes Sanford.

Anche questa autrice sottolinea l'importanza rivestita dal perdono in tutto ciò che riguarda la nostra esistenza. Il perdono nel nome del Cristo Pensate alla persona scelta, immaginatela davanti a voi circondata dalla luce dell'amore di Dio (alcuni immaginano il Cristo e pongono dinanzi alla sua immagine quella della persona designata) fatto questo formulate mentalmente le parole seguenti con vera e sentita intenzione:

Io ti perdono nel nome del Cristo e ringrazio Dio perchè tu ora sei perdonata, Amen.

Ricordando come Amen significhi "e così sia" si comprende come questa formula sia un vero comando rilasciato nel nome del Cristo. A questo punto procedete con il secondo passo della preghiera:

Nel nome del Signore io benedico N... (nome della persona), Amen. Il nome di Gesù il Cristo aggiunge potere a tutte le preghiere ed in special modo a quelle per il perdono. Questo perchè tutto il perdono viene da lui.

Quando noi perdoniamo gli permettiamo di operare attraverso di noi per fare la grande opera di liberare questa persona per mezzo dell'amore per il quale Egli venne sulla terra.

Una volta che abbiamo perdonato nel suo nome non dobbiamo più pensare a quanto fatto, ciò potrebbe ostacolare il lavoro che egli stà compiendo attraverso di noi, dopo aver detto: "Io ti perdono..." dobbiamo credere, e ringraziare, perchè la cosa stà realmente accadendo.

Questo modo di operare può sembrare in contraddizione con quando esposto nella prima parte dove era suggerita una continua ripetizione. La contraddizione non esiste in quanto in quelle formule generali non era invitata l'azione specifica del Cristo ma veniva fatta una azione continua della nostra volontà sulla nostra anima.

In queste formule viene invece invocata la presenza del Cristo ed è perciò giusto che una volta che lo abbiamo interpellato lasciamo a lui la continuazione dell'opera di perdono e di riforma.

Dobbiamo dare fiducia al Cristo ed al fatto che egli stia attualmente lavorando attraverso di noi e non dobbiamo assolutamente permettere che la nostra mente ci ponga dei dubbi al proposito.

I sentimenti verso quella persona possono anche non migliorare subito, anzi vi è pure la possibilità che essi peggiorino. Questo perchè abbiamo permesso che nel tempo le radici di questo cattivo rapporto diventassero forti e profonde. L'azione del perdono le sta ora sradicando e vengono pertanto in superficie i sentimenti che abbiamo accumulato nel tempo. Succede come quando si toglie una particella irritante da un occhio; per un po' di tempo l'irritazione persiste.

Ogni volta che la persona ci ritorna in mente, magari provocando dei sentimenti negativi nei suoi confronti, dobbiamo immediatamente formulare il pensiero:
"Tutto ciò non ha nessuna importanza. Gesù Cristo ha perdonato a N... (nome della persona) ed essa è ora perdonata. Ciò che io provo in questo momento non ha la benché minima importanza."

Attendete con pazienza ed i cambiamenti che la benedizione del Signore porterà a questa persona non tarderanno a manifestarsi.

Questa preghiera necessita una certa pratica. Fintanto che i vecchi pensieri di disgusto non saranno completamente rimpiazzati dal nuovo sentimento di amore, dobbiamo pazientemente correggere ogni pensiero poco caritatevole nei confronti di quella persona sostituendolo con uno di comprensione e di amore.

Non vi è gioia maggiore in tutto il mondo di quello provato quando permettiamo al perdono del Cristo di raggiungere un'altra persona. La prima azione da fare per poter perdonare consiste nel rimuovere tutto il risentimento. Ciò significa imparare ad accettare qualcuno che fino a quel momento non ci piaceva per niente.

La seconda azione consiste nel "ricostruire" quella persona mediante l'opera del nostro amore. Dopo averle perdonato dobbiamo eliminare la sua immagine negativa (che ci eravamo creati nella mente) e rimpiazzarla con una dove compaiano le virtù, ed i pregi, che desideriamo che la nostra fede renda manifesti in lei.

Queste qualità, armoniche e belle, saranno chiamate in superficie perchè esse sono già presenti potenzialmente ed aspettano solo un poco di amore che le risvegli; così come il bacio amorevole del principe azzurro ha risvegliato Biancaneve avvelenata dalla malvagia matrigna.

Alcune persone sono così chiuse all'amore che il nostro gesto ci potrà sembrare vano ma non è così. Il nostro amore è come un seme e una volta entrato in lei troverà il giorno giusto per germogliare. A noi spetta di seminare, il giorno del raccolto è in mano al Signore.

LA PAROLA PARLATA .

La più grande creatrice di malcomprensioni è la lingua dell'uomo. Non è ciò che noi diciamo che conta ma come e quando, le seguenti regole ci potranno aiutare a farne un uso migliore. Il tatto e la delicatezza non ci toglieranno mai la nostra dignità.
•Misura le tue parole con il metro della cortesia, del sentimento e della gratitudine.
•Meno cose diciamo e di meno dovremo pentirci. La natura sapeva ciò che faceva quando ci diede due orecchie e una lingua sola.
•L'interesse, parlando, nasce se riusciamo a far sentire importante il nostro interlocutore. Ciò è possibile dicendo meno cose e chiedendone di più.
•Una lingua incontrollata, anche una sola parola sbagliata, possono distruggere la felicità di una intera vita.
•Per prevenire l'atteggiamento critico, sarcastico o ironico: ◦evita le critiche, dai i meritati riconoscimenti.
◦riconosci subito i tuoi errori e non esitare mai a dire: "Mi dispiace".
◦trova un accordo il più presto possibile, ogni momento di ritardo non farà che aggiungere legna al fuoco della discordia.

•Per concludere ecco una serie di regole per una buona conversazione: ◦Guarda in faccia il tuo interlocutore.
◦Sii un buon ascoltatore.
◦Non interrompere.
◦Sii comprensivo.
◦Modula il tono di voce.
◦Evita sgradevoli riferimenti al passato.
◦Dai consigli solo quando ti sono richiesti.
◦Applaudi ciò che gradisci ed ignora ciò che non ti piace.
◦Custodisci le tue parole e le tue parole custodiranno te.



S. L. Katzoff


PRIMA DI UN INCONTRO .

Quando debbo visitare qualche personaggio importante, impegno il mio Angelo Custode a mettersi d'accordo con il suo, perchè influisca sulle sue disposizioni. È una piccola devozione che mi richiamò il Santo Padre Pio XI e che ho trovato assai fruttuosa. (Papa Giovanni XXIII).

Signore, manda a noi il tuo Spirito perché illumini le nostre menti e le renda disponibili alla verità. Così sapremo ascoltare gli altri con attenzione, simpatia, fiducia e umiltà, e rispondere con rispetto, con calma e sincerità.

Ti preghiamo, fa' che la divergenza di opinioni non intacchi la stima e l'amore vicendevoli. Così sia.

UN SORRISO .

Arricchisce chi lo riceve, senza impoverire chi lo dona:

Un sorriso non costa nulla e produce molto:
non dura che un istante, ma nel ricordo puo essere eterno.

Nessuno è così ricco da poterne fare a meno
e nessuno è così povero da non meritarlo.

Creatore di felicità in casa, negli affari è un sostegno,
è il segno sensibile dell'amicizia profonda.

Un sorriso dà riposo alla stanchezza;
nello scoraggiamento rinnova il coraggio;
nella tristezza è consolazione,
è l'antidoto naturale di tutte le nostre pene.

È però un bene che non si puo comperare, né rubare, né prestare,
poiché solo ha valore dall'istante in cui si dona.

Se poi incontrerete talora chi l'aspettato sorriso a voi non dona,
siate generosi e date il vostro,
perché nessuno ha tanto bisogno di sorriso
come chi ad altri non sa darlo.

CONCLUSIONE .

E, per concludere, dovremmo sempre ricordare che:

È molto meglio vivere bene e avere torto, piuttosto che vivere male e aver ragione (Louis Hay in Guarisci il tuo corpo).
Regina della pace prega per noi.....................

peter
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l'invidia

Messaggio da peter » mar gen 06, 2015 3:10 pm

L'invidia


Tutto nelle tue mani


1.Parola di Dio


“Salvami, Signore! Non c’è più un uomo fedele; è scomparsa la fedeltà tra i figli dell’uomo. Si dicono menzogne l’uno all’altro, labbra bugiarde parlano con cuore doppio…

Io Sorgerò - dice il Signore – metterò in salvo chi è disprezzato…

Tu, o Signore, ci custodirai, ci guarderai da questa gente per sempre”

(Salmo. 12 – brani – Contro il mondo menzognero)


“A Te, Signore mio Dio, sono rivolti i miei occhi; in te mi rifugio, proteggi la mia vita. Preservami dal laccio che mi tendono, dagli agguati dei malfattori. Gli empi cadono insieme nelle loro reti, ma io passerò oltre incolume”

(Salmo 141, 8 ss. – Contro l’attrattiva del male)


2. Meditazione

Se abbiamo paura degli invidiosi, la prima cosa che dobbiamo fare è ricordare che Dio è infinitamente più potente di loro. Dio, poi, aspetta che poniamo in Lui tutta la nostra confidenza affinché Egli possa prenderci nelle sue braccia e liberarci da coloro che tentano di farci del male. Per attivare questa confidenza è importante chiedergli protezione e ausilio. Possiamo affidare al potere di Dio tutto quello che ci preoccupa, tutto quello che desideriamo non venga pregiudicato dagli invidiosi: i nostri piani e progetti, la famiglia, il lavoro, la salute. Alcune persone soffrono molto perché percepiscono l’invidia degli altri e temono che gli invidiosi possano fargli del male a loro o ai loro cari. Alcuni usano oggetti, pensando ingenuamente, che così resteranno liberi dalle manovre degli invidiosi. In questa maniera offendono Dio, perché pongono la loro fiducia in un oggetto invece di confidare in Dio. Riposiamoci nelle braccia del Signore, sapendo che, stando nelle sue mani, la lingua e i cattivi desideri degli invidiosi nulla potranno contro di noi. Dio che mi creò per amore, se in lui confido, non potrà lasciarmi alla mercé dei cattivi desideri degli altri. Posso sentire sollievo e praticare la confidenza, chiedendo al Signore con i Salmi:

“Pietà di me, o Dio, perché l’uomo mi calpesta, un aggressore sempre mi opprime. Mi calpestano sempre i miei nemici, molti sono quelli che mi combattono”

(Salmo 56, 2-3 – la fedeltà non soccomberà)



“Salvami dai miei nemici, Signore, a te mi affido”

( Salmo 143, 9 – Umile supplica)



"Signore, mio Dio, in te mi rifugio: salvami e liberami da chi mi perseguita"

(Salmo 7,2 - Preghiera del giusto perseguitato)


3. Preghiera


Signore, mio Dio adorato, tu sai come il mio cuore si riempie di timore, di tristezza e di dolore, quando scopro che mi invidiano e che gli altri desiderano farmi del male. Ma io confido in te, mio Dio, Tu che sei infinitamente più potente di qualsiasi essere umano.


Desidero rimettere nelle tue mani ogni mia cosa, ogni mio lavoro, tutta la mia vita, tutti i miei cari. Affido tutto a te, affinché gli invidiosi non possano causarmi alcun male.

E tocca il mio cuore con la tua grazia perché conosca la tua pace. Perché di fatto confidi in Te, con tutta la mia anima. Amen


Dio cura l’invidia


1.Parola di Dio

“ travisano sempre le mie parole, non pensano che a farmi del male. Suscitano contese e tendono insidie, osservano i miei passi, per attentare alla mia vita”

(Salmo 56, 6-7, Il fedele non soccomberà)



”I miei nemici sono vivi e forti, troppi mi odiano senza motivo, mi pagano il bene col male, mi accusano perché cerco il bene. Non abbandonarmi, Signore, Dio mio, da me non stare lontano; accorri in mio aiuto, Signore, mia salvezza”

(Salmo 38, 20-22. Preghiera nell’angoscia)



“Aguzzano la lingua come serpenti; veleno d’aspide è sotto le loro labbra. Proteggimi, Signore, dalle mani degli empi, salvami dall’uomo violento: essi tramano per farmi cadere. I superbi mi tendono lacci e stendono funi come una rete, pongono agguati sul mio cammino”

(Salmo 140, 4-6 – Contro i cattivi)



2. Meditazione




Dio non ha potere solo nelle cose materiali. Può anche agire nel cuore delle persone. Ma Egli non trasforma il cuore di nessuno, se la persona non glielo permette. Egli, nel frattempo, può lavorare rispettosamente con la sua grazia, per far loro scoprire la loro malattia e far sorgere un desiderio di trasformazione. Per questo San Paolo pregava affinché l’amore dei suoi discepoli crescesse sempre più (Filippesi 1,9). Questo significa che possiamo pregare per le persone che ci invidiano, perché Dio li tocchi interiormente e curi la loro invidia. Dio è l’unico che può entrare in quei cuori, perché possano amare gli altri e perché non procurino loro alcun danno. Dice il Salmo che Dio conosce perfettamente il nostro interiore e vede i nostri pensieri più occulti (Sl 139, 1-4). Lo Spirito di Dio penetra l’intimità delle persone e, se chiediamo, Egli può intervenire proprio nell’interiore anche delle persone che ci invidiano. Possiamo pensare che esse ci invidiano perché hanno delle ferite nel loro cuore, molte sofferenze del passato che le portano a invidiare gli altri per quello che loro non hanno realizzato. Possiamo chiedere al Signore che curi queste ferite, queste sofferenze occulte, perché non abbiano più la necessità di invidiare e far del male agli altri. Che agisca nei cuori, togliendo tutta l'invidia, mormorazioni o rancori verso di noi. Possiamo sempre offrire in questa intenzione qualche sacrificio,….o qualche opera buona.



3. Preghiere






Dio Mio, guarda coloro che vogliono farmi del male o mancarmi di rispetto, perché sono invidiosi di me.

Mostragli la inutilità dell’invidia.

Tocca il loro cuore perché mi guardino con occhi buoni.

Cura i loro cuori dall’invidia, dalle loro ferite più profonde e benedicili affinché siano felici e non abbiano più bisogno di invidiarmi.Confido in te, Signore. Amen.



L’altro migliore di me


1.Parola di Dio




"Non gioire della mia sventura, o mia nemica!


Se sono caduta, mi rialzerò; se siedo nelle tenebre,



il Signore sarà la mia luce."


(Michea 7,8)




2. Meditazione

Quando le altre persone ci invidiano, non dobbiamo sempre incolparle. Potrebbe essere che ci sia qualcosa in noi che dobbiamo cambiare, qualcosa di oscuro. Talvolta può esserci in noi qualcosa che irrita gli altri. Il nostro modo di guardarli, di parlargli può molestarli e questo fa si che comincino a guardarci male, a criticarci e a invidiarci per ciò che abbiamo. Se stiamo attenti, talvolta possiamo scoprire qualcosa in noi che gli altri detestano. Se non riusciamo a scoprirlo, possiamo domandarglielo o chiedere che Dio ci illumini per scoprirlo. Molte volte, cercando di parlare loro con molta dolcezza, o salutarli con molta simpatia, gli invidiosi arrivano ad avere misericordia per noi e a guardarci senza rancore. Tutti possiamo cambiare e crescere. Anche nel nostro modo di parlare e trattare con gli altri. Posiamo tentare ad essere più generosi, amabili, comunicativi, servizievoli. E principalmente apprendere a restituire il bene per il male, per non creare una spirale di violenza. Ricordiamoci che l’insegnamento della Bibbia ci invita a non stancarci di essere buoni (Gl 6,9), a sopportarci gli uni gli altri (Cl 3,13), cercando di vincere il male con il bene (Rm 12,21). Se ogni volta siamo più gradevoli con tutti, allora saranno meno coloro che ci invidieranno e più coloro che si rallegreranno con noi.


3. Preghiera


Signore, tu mi conosci e sai che non sono perfetto, e inoltre sai che ci sono in me molte cose che posso mutare. C’è molto da toccare e migliorare nel mio modo di essere ed agire.



Io , tuttavia, non voglio riconoscere i miei difetti e li nascondo dentro di me. Ed essi mi causano molte difficoltà, perché svegliano i rancori degli altri, l’invidia, il disprezzo.



Aiutami a scoprire i miei atteggiamenti di orgoglio, di indifferenza o di disprezzo, il mio egoismo e le mie comodità. Aiutami a vedere tutto quello che cade male sotto gli occhi degli altri. Aiutami affinché possa cambiare. Perché, se le mie capacità saranno migliori, questo susciterà l’affetto degli altri e l’invidia scomparirà come la nebbia.



Toccami con la tua grazia e abbelliscimi con virtù e doni che mi rendano più gradevole. Amen.


Offerta


1. Parola di Dio


“Vi esorto,dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio. Questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi con la mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando il vostro spirito…” (Rm 12,1-2)


2. Meditazione


Il dolore causato dalle critiche, il timore che ci facciano del male, sono sofferenze che a volte ci tolgono la pace. Ma queste sofferenze possono essere sempre offerte a Dio, come qualsiasi altro incomodo della vita. Se possiamo offrire a Dio con un amore grande la sofferenza di una infermità fisica, o l’umiliazione di un insuccesso, possiamo offrirgli anche la scomodità di sopportare l’invidia degli altri. Ricordiamoci che anche Gesù ebbe a soffrire a causa della invidia. Il Vangelo racconta come i farisei invidiosi cercavano sempre di comprometterlo, perché non sopportavano di vederlo famoso (Gv 7,32; 12, 18-19). Paolo anche dovette sopportare gli invidiosi (Fl 1,15-17; 1 Cor 3,4-8). Ma era tanto grande la sua fiducia in Dio e il suo amore che andava avanti, con entusiasmo: “ Dimenticando il passato e protendendomi verso l’avvenire, mi lancio verso la meta".(Fil 3, 13-14). L’importante era compiere la missione che il Signore gli aveva consegnato e non perdere tempo a preoccuparsi degli invidiosi. La cosa migliore è offrire al Signore il dolore, le scomodità che gli invidiosi ci procurano e andare avanti, con l’amore del Signore, senza che con la loro invidia ci tolgano l’entusiasmo. Se possiamo unire una infermità del nostro corpo al dolore di Gesù Crocifisso, possiamo anche offrirgli le umiliazioni che ci procurano gli invidiosi, ricordando che anche Gesù soffrì queste umiliazioni. Egli ci comprende e ci accompagna. Con Lui tutto sarà più facile. Ed Egli merita che noi sappiamo accettare qualche scomodità per offrirgliela con tenerezza. Saremo più forti se uniti profondamente a Gesù.


3. Preghiera


Signore Gesù, già molte volte ti ho contemplato crocifisso ed ebbi compassione del tuo dolore. Molte volte ti offrii piccoli sacrifici come una risposta d’amore a ciò che per me hai fatto sulla croce.

Molte volte desiderai abbracciarti unendo il mio dolore al tuo. Oggi, però, mi chiedi di accettare le umiliazioni; mi chiedi che ti consegni il mio orgoglio ferito e che accetti qualcuna delle sofferenze che mi causano gli invidiosi. Perché tu stesso passasti per le stesse angustie.

Non pretendo di essere migliore di te Gesù, pertanto accetto di dover soffrire un po’ a causa dell’invidia altrui, e ti offro tutto questo, con tutto l’affetto, affinché il mio cuore non resti accecato e non si tormenti. Amen.


Mezzi di liberazione

1.Parola di Dio

“Salvami, Signore, dal malvagio, proteggimi dall’uomo violento, da quelli che tramano sventure nel cuore e ogni giorno scatenano guerre…Signore, mio Dio, forza della mia salvezza , proteggi il mio capo nel giorno della lotta. Signore non soddisfare i desideri degli empi, non favorire le loro trame”

(Salmo 140, 2-3.8-9, contro i cattivi)

2. Meditazione


Se qualcuno ha grande fiducia in Dio, farà una semplice preghiera e il suo cuore resterà in pace. Ma a volte, la nostra fiducia è debole. Per questo abbiamo bisogno di utilizzare diverse forme di preghiera, per sentirci sicuri e protetti dal potere di Dio. Le preghiere ci motivano a crescere nella fiducia del Signore. Una maniera di pregare, per sentirci protetti dalle persone invidiose, è coprirci con il prezioso sangue di Gesù Cristo. Se questo sangue ha il potere di liberare tutta l’umanità dal potere del peccato, allora ha anche il potere di proteggerci da qualunque male. Quando abbiamo paura degli invidiosi, immaginiamoci ai piedi del Signore Crocifisso. E lì lasciamo che il sangue che sgorga dal suo cuore ci copra completamente e ci protegga da qualunque male che ci possa venire dagli invidiosi. Possiamo sempre pensare alla immensa gloria di Gesù Risorto, al potere di Dio che lo risuscita, e chiedergli che ci copra con quella stessa gloria e mantenga lontano da noi gli invidiosi e i loro progetti malvagi. Altro buon rimedio è prendere le Scritture e pregare con i Salmi, parola di Dio per noi. Questo ha un effetto speciale, poiché la parola di Dio è “più tagliente di una spada a doppio taglio” (Eb 4,12). Un mezzo molto speciale per fortificarci e difenderci dagli invidiosi è la comunione. Al riceverla possiamo chiedere a Gesù che ci difenda dal male della invidia. E anche se non possiamo riceverla, il solo desiderio dell’Eucaristia produce un grande effetto. Diceva San Tommaso d’Aquino che “tale è l’efficacia del suo potere che, appena la desideriamo, già riceviamo la grazia che ci vivifica spiritualmente” (ST,III,79,I,ad I). Inoltre disse, una buona confessione dei nostri peccati, con un sincero pentimento, ci riempie del potere di Dio. Finalmente, possiamo approfittare dei sacramenti che hanno la forza della preghiera della Chiesa, come pregare aspergendo la nostra casa o il nostro corpo con l’acqua santa, o utilizzando una immagine di Gesù Crocifisso. Ci sono molti rimedi nella nostra fede che ci fanno sentire che, con l’aiuto del Signore, gli invidiosi nulla potranno contro di noi.

3. Preghiera

Proteggimi, Signore, dalle manovre degli invidiosi, coprimi con il tuo preziosissimo sangue salvatore, avvicinati con la gloria della tua risurrezione, abbi cura di me per l’intercessione di Maria, e di tutti i tuoi angeli e santi.


Fa un cerchio divino intorno a me affinché il rancore degli invidiosi non penetri nella mia vita. Amen.

L’arma del perdono

1.Parola di Dio

“Se è possibile, per quanto dipende da voi, siate in pace con tutti gli uomini. Non vi vendicate uno con l’altro…”

(Rm 12, 18-19)

2. Meditazione


Contro gli invidiosi abbiamo le armi del Signore. Esse sono molto più potenti di quelle della paura, dell’odio e della vendetta. Ci sono, in particolare, tre armi del Signore che disarticolano gli invidiosi: il perdono, la lode e la benedizione. Quando non so come difendermi, la prima cosa è ricorrere al perdono. Perdonare gli invidiosi è meglio che odiarli. Perché, se alimentiamo il rancore o gli auguriamo il male, questo complica tutto, sveglia ancor più l’attitudine malvagia contro di noi. Si produce così una spirale di violenza. Ma, se cerchiamo di comprendere la loro debolezza, se tutto il giorno chiediamo al Signore la grazia, di perdonarli e affidiamo a lui la nostra sofferenza e il nostro rancore, il perdono terminerà slegandoci da questa relazione di sofferenza. Per poter perdonare qualcuno è importante motivarsi, ricordando che anche Dio mi ha perdonato molte cose, che io ho fatto soffrire gli altri, che questa persona è amata da Dio, che gli deve la vita, che per lei Gesù ha sparso il suo sangue prezioso, sulla croce. Posso sempre ricordare che la mancanza di perdono produce in me molte angustie, sofferenze e perfino infermità. Il perdono, al contrario, mi cura, mi libera e mi restituisce l’allegria del cuore. È sempre importante cercare di comprendere la persona che ci invidia, cercando di scusarla, immaginando che ci sono cose molto dolorose nel suo intimo che la conducono all’invidia. Ma le motivazioni non saranno mai sufficienti, se non chiediamo al Signore la grazia del perdono. Perché il perdono è qualcosa soprannaturale, divino, celestiale, e non possiamo ottenerlo con le nostre proprie forze. E, se nemmeno vogliamo perdonare, almeno possiamo riconoscere che il rancore ci condiziona molto e allora possiamo cominciare chiedendo a Dio che ci conceda la grazia di liberarci e di perdonare. Così, poco a poco, lo otterremo. Fin tanto che non perdoniamo, continueremo a soffrire la frecciate degli invidiosi; ma quando riusciamo a perdonarli, vedremo come la loro invidia comincia a esaurirsi e a non essere più pregiudizievole per noi.

3 - Preghiera


Signore, tu che perdonasti coloro che ti invidiavano, ti ingiuriavano e crocifiggevano, solo tu puoi darmi la grazia del perdono liberatore.


Metti nel mio cuore il desiderio sincero di comprendere e perdonare coloro che mi invidiano, perché io possa guardarli con i tuoi occhi di amore e di compassione. Amen.


Il rimedio della lode

1.Parola di Dio


“Scioglimi dal laccio che mi hanno teso, perché sei tu la mia difesa”

(Salmo 31,5)


“Loda il Signore, anima mia, loderò il Signore per tuta la mia vita, finchè vivo canterò inni al mio Dio”

(Salmo 146, 1-2)

2. Meditazione


Altra arma poderosa è la lode: lodare Dio per le persone che ci invidiano. La lode è una preghiera straordinaria. Ci eleva al di sopra di tutto perché dirige il nostro cuore fino a Dio e scioglie le angustie interiori, le tristezze e i timori. Io posso lodare Dio per la sua grandezza, per il suo amore, per il suo potere o per la sua bellezza. Anche perché Egli è il creatore del mondo e l’autore della mia vita, perché lo scopro nella natura e in tutte le cose belle. Ma posso fare qualcosa che Dio gradisce molto: lodarlo anche per la persona che mi invidia. Sembrerebbe impossibile, ma: io posso lodare Dio perché Egli dia vita a quella persona, giacché la sua esistenza deriva dalla volontà divina. Anch’essa è a immagine di Dio, che in lei si riflette. Possiede una intelligenza creata per conoscere Dio e un cuore per amarlo fino all’infinito. Inoltre, posso provare a scoprire qualcosa di bello che Dio ha fatto in quella persona, perché Dio ha messo in tutte le sue creature molte cose buone, che sono il riflesso della sua bontà divina. Per queste cose belle posso lodarlo. La lode produce nel cuore un effetto liberatorio. Ci aiuta a indebolire le nostre angustie e i nostri timori e così fortificarci affinché gli altri non ci possano nuocere con la loro malizia. Quando lodiamo Dio stiamo protetti dall’invidia, dalle critiche, dalle gelosie, dei piani dei malvagi. Il lodare ha un potere misterioso per disarmarli e impedire che i loro desideri arrivino a compimento. Per questo, prima di lamentarci, vale la pena di usare la nostra bocca per lodare, fino a che sorga l’allegria della lode nel nostro cuore.

3. Preghiera


Mio Dio, pieno di gloria, ricco di meraviglie, ripieno di bontà e bellezza, voglio lodarti con tutto il mio essere.

Tu meriti che io mi prostri davanti a te e ti adori con gioia e pace.

Nessuno in questo mondo ha il diritto di dominare il mio cuore e frenare la mia lode. Perché se smetto di lodarti, tutta la mia vita si indebolisce.


Desidero lodarti, Signore, e so che così sarò forte e gli invidiosi non potranno dominarmi. Ma ti adoro anche per loro, perché sono tue creature amate e perché in esse ci sono anche i riflessi della tua bellezza. Amen.



Il potere della benedizione

1. Parola di Dio

“Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite”

(Rm 12,14)

2. Meditazione

E, finalmente, abbiamo l’arma della benedizione: benedire queste persone che ci invidiano e condizionano, augurargli il bene, chiedere al Signore che le benedica, affinché siano felici. E, se il Signore le benedice e le fa felici, esse non avranno più bisogno di invidiarci o criticarci. Molte volte ci preoccupiamo dell’odio rivolto contro di noi. Perché, quando odiamo, alimentiamo il fuoco della violenza e restiamo ogni volta più danneggiati. E’ sempre meglio che gli altri siano felici, che abbiamo pace e benessere, perché così non avranno nessuna necessità di invidiare la felicità altrui. Ma, principalmente, quando benediciamo qualcuno, stiamo augurandogli che si senta bene nel suo interiore, che risolva le difficoltà del suo cuore, che le sue tristezze e amarezze siano curate. Se il Signore benedice questa persona e gli dà l’allegria e la gioia interiore, la santità, il vero amore, allora scompariranno tutte le invidie. Talvolta costa benedire qualcuno che mi invidia e cerca di farmi del male. Intanto io ho, però, la possibilità di pensare che quella persona può essere trasformata. Se io potessi immaginare qualcuno cambiato, curato nei suoi difetti, liberato dalle sue cattive inclinazioni, completamente sanato dai suoi difetti, allora sarebbe facile amarlo. Poiché, benedire qualcuno è augurargli questo, è augurare che Dio muti completamente la sua vita. Può aiutarmi immaginare come sarebbe quella persona nel cielo, dove può entrare solo l’amore, la bontà, la pace e dove non può entrare invece niente di impuro, di cattivo, di negativo. Se la immagino curata e liberata nel cielo, potrei allora benedirla perché raggiunga questa perfezione celestiale. La benedizione è un’arma che Dio ci da per la nostra protezione contro gli invidiosi, perché non ci causino danno alcuno e veniamo liberati da questo male.


3. Preghiera


Signore, voglio essere un tuo strumento per benedire gli altri. E, quando io li benedico, diffondi la tua bontà sulla loro vita.




Desidero benedire coloro che mi invidiano e perseguitano, voglio augurar loro che stiano bene e siano felici. Che ti conoscano, ti amino e imparino a vivere la tua parola. Che siano santi e buoni.




Io li benedico, Signore, con i migliori desideri del mio cuore, perché così, presto o tardi, finiranno di desiderare la mia disgrazia. Amen.



Libertà interiore


1.Parola di Dio

“So che il Signore difende la causa dei miseri e fa giustizia ai poveri”

(Salmo 140, 13)


2. Meditazione


Fino ad ora abbiamo visto diverse forme per difenderci dalle persone invidiose che cercano di danneggiarci. Ora, però, dobbiamo dire qualcosa di molto importante: il peggior danno che ci possono fare gli invidiosi è riempirci di paura e di rancore. Se non avessimo paura e non dipendessimo da essi, allora ci sentiremmo forti e capaci di difenderci, senza soffrire tanto. Perché il timore, la tensione interiore e la sofferenza che questo ci causa ci indebolisce e ci confonde. In questa confusione si può produrre in noi dolore e disturbarci tanto da non essere più capaci di risolvere i nostri problemi. Per questo la migliore forma per difenderci è non permetterci di inquietarci. Alle volte quello che ci preoccupa di più è la critica degli invidiosi, la paura che ci facciano cadere in qualche cattiva situazione con le loro calunnie. Questo timore, è molto dannoso, soprattutto se siamo orgogliosi e vanitosi. Quando siamo molto dipendenti dalla nostra immagine e da quello che gli altri dicono di noi, qualunque critica o commento sopra di noi ci angustia e toglie la pace. E non vale la pena logorarci tanto a causa dell’apparenza. È meglio essere liberi da tutto questo. Perciò è bene chiedere al Signore che tocchi anche il nostro cuore affinché possiamo presentarci con una profonda umiltà. Che ci faccia scoprire che non è poi così importante quello che dicono di noi. Alcuni soffrono molto perché sono sempre molto preoccupati delle osservazioni altrui. Hanno bisogno dell’approvazione e valorizzazione altrui. Per questo hanno molta paura delle critiche e dei commenti degli invidiosi. Dimenticano che l’unica cosa importante è guardare il Signore che ci ama, comprende le nostre debolezze e conosce tutto il bene che c’è in noi. Se chiediamo al Signore che curi il nostro orgoglio, non ci preoccuperemmo di quello che dicono gli invidiosi e non saremmo tanto schiavi di quello che diranno. Così noi ci libereremo del male che l’invidia potrebbe causarci. Perché “colui che teme il Signore non ha paura di nulla e non trema, poiché egli è la sua speranza “ (Eccl.o 34,16). Diciamo con il Salmo: “In Dio confido, non avrò timore: di ciò che potrebbe farmi un uomo mortale” (Salmo 56,5)


3. Preghiere


Signore, non voglio che la paura degli invidiosi abbia potere su di me e mi tolga la calma. Sono amato da te e possiedo la dignità di figlio di Dio.




Desidero vivere libero e sereno. Riconosco che l’orgoglio mi fa soffrire, quando gli invidiosi mi criticano. Ma voglio vincerlo e conoscere la libertà di un cuore semplice e umile.




Oggi voglio rialzare la testa, Signore e decidermi a camminare fermo, con dignità, come un tuo figlio amato, come tu desideri che io cammini. Amen.
Regina della pace prega per noi.....................

peter
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Messaggio da peter » mar gen 06, 2015 9:43 pm

«CREDO LA VITA ETERNA»

1020 Per il cristiano, che unisce la propria morte a quella di Gesù, la morte è come un andare verso di lui ed entrare nella vita eterna. Quando la Chiesa ha pronunciato, per l'ultima volta, le parole di perdono dell'assoluzione di Cristo sul cristiano morente, l'ha segnato, per l'ultima volta, con una unzione fortificante e gli ha dato Cristo nel viatico come nutrimento per il viaggio, a lui si rivolge con queste dolci e rassicuranti parole:


« Parti, anima cristiana, da questo mondo, nel nome di Dio Padre onnipotente che ti ha creato, nel nome di Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che è morto per te sulla croce, nel nome dello Spirito Santo, che ti è stato dato in dono; la tua dimora sia oggi nella pace della santa Gerusalemme, con la Vergine Maria, Madre di Dio, con san Giuseppe, con tutti gli angeli e i santi. [...] Tu possa tornare al tuo Creatore, che ti ha formato dalla polvere della terra. Quando lascerai questa vita, ti venga incontro la Vergine Maria con gli angeli e i santi. [...] Mite e festoso ti appaia il volto di Cristo e possa tu contemplarlo per tutti i secoli in eterno ». 604

I. Il giudizio particolare

1021 La morte pone fine alla vita dell'uomo come tempo aperto all'accoglienza o al rifiuto della grazia divina apparsa in Cristo. 605 Il Nuovo Testamento parla del giudizio principalmente nella prospettiva dell'incontro finale con Cristo alla sua seconda venuta, ma afferma anche, a più riprese, l'immediata retribuzione che, dopo la morte, sarà data a ciascuno in rapporto alle sue opere e alla sua fede. La parabola del povero Lazzaro 606 e la parola detta da Cristo in croce al buon ladrone 607 così come altri testi del Nuovo Testamento 608 parlano di una sorte ultima dell'anima 609 che può essere diversa per le une e per le altre.

1022 Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione, 610 o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, 611 oppure si dannerà immediatamente per sempre. 612


« Alla sera della vita, saremo giudicati sull'amore ». 613

II. Il cielo

1023 Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio e che sono perfettamente purificati, vivono per sempre con Cristo. Sono per sempre simili a Dio, perché lo vedono « così come egli è » (1 Gv 3,2), « a faccia a faccia » (1 Cor 13,12): 614


« Con la nostra apostolica autorità definiamo che, per disposizione generale di Dio, le anime di tutti i santi morti prima della passione di Cristo [...] e quelle di tutti i fedeli morti dopo aver ricevuto il santo Battesimo di Cristo, nelle quali al momento della morte non c'era o non ci sarà nulla da purificare, oppure, se in esse ci sarà stato o ci sarà qualcosa da purificare, quando, dopo la morte, si saranno purificate, [...] anche prima della risurrezione dei loro corpi e del giudizio universale — e questo dopo l'ascensione del Signore e Salvatore Gesù Cristo al cielo — sono state, sono e saranno in cielo, associate al regno dei cieli e al paradiso celeste con Cristo, insieme con i santi angeli. E dopo la passione e la morte del nostro Signore Gesù Cristo, esse hanno visto e vedono l'essenza divina in una visione intuitiva e anche a faccia a faccia, senza la mediazione di alcuna creatura ». 615

1024 Questa vita perfetta, questa comunione di vita e di amore con la Santissima Trinità, con la Vergine Maria, gli angeli e tutti i beati è chiamata « il cielo ». Il cielo è il fine ultimo dell'uomo e la realizzazione delle sue aspirazioni più profonde, lo stato di felicità suprema e definitiva.

1025 Vivere in cielo è « essere con Cristo ». 616 Gli eletti vivono « in lui », ma conservando, anzi, trovando la loro vera identità, il loro proprio nome: 617


« Vita est enim esse cum Christo; ideo ubi Christus, ibi vita, ibi Regnum – La vita, infatti, è stare con Cristo, perché dove c'è Cristo, là c'è la vita, là c'è il Regno ». 618

1026 Con la sua morte e la sua risurrezione Gesù Cristo ci ha « aperto » il cielo. La vita dei beati consiste nel pieno possesso dei frutti della redenzione compiuta da Cristo, il quale associa alla sua glorificazione celeste coloro che hanno creduto in lui e che sono rimasti fedeli alla sua volontà. Il cielo è la beata comunità di tutti coloro che sono perfettamente incorporati in lui.

1027 Questo mistero di comunione beata con Dio e con tutti coloro che sono in Cristo supera ogni possibilità di comprensione e di descrizione. La Scrittura ce ne parla con immagini: vita, luce, pace, banchetto di nozze, vino del Regno, casa del Padre, Gerusalemme celeste, paradiso: « Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano » (1 Cor 2,9).

1028 A motivo della sua trascendenza, Dio non può essere visto quale è se non quando egli stesso apre il suo mistero alla contemplazione immediata dell'uomo e gliene dona la capacità. Questa contemplazione di Dio nella sua gloria celeste è chiamata dalla Chiesa « la visione beatifica »:


« Questa sarà la tua gloria e la tua felicità: essere ammesso a vedere Dio, avere l'onore di partecipare alle gioie della salvezza e della luce eterna insieme con Cristo, il Signore tuo Dio, [...] godere nel regno dei cieli, insieme con i giusti e gli amici di Dio, le gioie dell'immortalità raggiunta ». 619

1029 Nella gloria del cielo i beati continuano a compiere con gioia la volontà di Dio in rapporto agli altri uomini e all'intera creazione. Regnano già con Cristo; con lui « regneranno nei secoli dei secoli » (Ap 22,5). 620

III. La purificazione finale o purgatorio

1030 Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo.

1031 La Chiesa chiama purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che è tutt'altra cosa dal castigo dei dannati. La Chiesa ha formulato la dottrina della fede relativa al purgatorio soprattutto nei Concili di Firenze 621 e di Trento. 622 La Tradizione della Chiesa, rifacendosi a certi passi della Scrittura, 623 parla di un fuoco purificatore:


« Per quanto riguarda alcune colpe leggere, si deve credere che c'è, prima del giudizio, un fuoco purificatore; infatti colui che è la Verità afferma che, se qualcuno pronuncia una bestemmia contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro (Mt 12,32). Da questa affermazione si deduce che certe colpe possono essere rimesse in questo secolo, ma certe altre nel secolo futuro ». 624

1032 Questo insegnamento poggia anche sulla pratica della preghiera per i defunti di cui la Sacra Scrittura già parla: « Perciò [Giuda Maccabeo] fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato » (2 Mac 12,45). Fin dai primi tempi, la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico, 625 affinché, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio. La Chiesa raccomanda anche le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza a favore dei defunti:


« Rechiamo loro soccorso e commemoriamoli. Se i figli di Giobbe sono stati purificati dal sacrificio del loro padre, 626 perché dovremmo dubitare che le nostre offerte per i morti portino loro qualche consolazione? [...] Non esitiamo a soccorrere coloro che sono morti e ad offrire per loro le nostre preghiere ». 627

IV. L'inferno

1033 Non possiamo essere uniti a Dio se non scegliamo liberamente di amarlo. Ma non possiamo amare Dio se pecchiamo gravemente contro di lui, contro il nostro prossimo o contro noi stessi: « Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna » (1 Gv 3,14-15). Nostro Signore ci avverte che saremo separati da lui se non soccorriamo nei loro gravi bisogni i poveri e i piccoli che sono suoi fratelli. 628 Morire in peccato mortale senza essersene pentiti e senza accogliere l'amore misericordioso di Dio, significa rimanere separati per sempre da lui per una nostra libera scelta. Ed è questo stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i beati che viene designato con la parola « inferno ».

1034 Gesù parla ripetutamente della « geenna », del « fuoco inestinguibile », 629 che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l'anima che il corpo. 630 Gesù annunzia con parole severe: « Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno [...] tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente » (Mt 13,41-42), ed egli pronunzierà la condanna: « Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno! » (Mt 25,41).

1035 La Chiesa nel suo insegnamento afferma l'esistenza dell'inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell'inferno, « il fuoco eterno ». 631 La pena principale dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l'uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira.

1036 Le affermazioni della Sacra Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa riguardanti l'inferno sono un appello alla responsabilità con la quale l'uomo deve usare la propria libertà in vista del proprio destino eterno. Costituiscono nello stesso tempo un pressante appello alla conversione: « Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano! » (Mt 7,13-14).


« Siccome non conosciamo né il giorno né l'ora, bisogna, come ci avvisa il Signore, che vegliamo assiduamente, affinché, finito l'unico corso della nostra vita terrena, meritiamo con lui di entrare al banchetto nuziale ed essere annoverati tra i beati, né ci si comandi, come a servi cattivi e pigri, di andare al fuoco eterno, nelle tenebre esteriori dove ci sarà pianto e stridore di denti ». 632

1037 Dio non predestina nessuno ad andare all'inferno; 633 questo è la conseguenza di una avversione volontaria a Dio (un peccato mortale), in cui si persiste sino alla fine. Nella liturgia eucaristica e nelle preghiere quotidiane dei fedeli, la Chiesa implora la misericordia di Dio, il quale non vuole « che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi » (2 Pt 3,9):


« Accetta con benevolenza, o Signore, l'offerta che ti presentiamo noi tuoi ministri e tutta la tua famiglia: disponi nella tua pace i nostri giorni, salvaci dalla dannazione eterna, e accoglici nel gregge degli eletti ». 634

V. Il giudizio finale

1038 La risurrezione di tutti i morti, « dei giusti e degli ingiusti » (At 24,15), precederà il giudizio finale. Sarà « l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce [del Figlio dell'uomo] e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna » (Gv 5,28-29). Allora Cristo « verrà nella sua gloria, con tutti i suoi angeli [...]. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. [...] E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna » (Mt 25,31-33.46).

1039 Davanti a Cristo che è la verità sarà definitivamente messa a nudo la verità sul rapporto di ogni uomo con Dio. 635 Il giudizio finale manifesterà, fino alle sue ultime conseguenze, il bene che ognuno avrà compiuto o avrà omesso di compiere durante la sua vita terrena:

« Tutto il male che fanno i cattivi viene registrato a loro insaputa. Il giorno in cui Dio non tacerà (Sal 50,3) [...] egli si volgerà verso i malvagi e dirà loro: Io avevo posto sulla terra i miei poverelli, per voi. Io, loro capo, sedevo nel cielo alla destra di mio Padre, ma sulla terra le mie membra avevano fame. Se voi aveste donato alle mie membra, il vostro dono sarebbe giunto fino al capo. Quando ho posto i miei poverelli sulla terra, li ho costituiti come vostri fattorini perché portassero le vostre buone opere nel mio tesoro: voi non avete posto nulla nelle loro mani, per questo non possedete nulla presso di me ». 636

1040 Il giudizio finale avverrà al momento del ritorno glorioso di Cristo. Soltanto il Padre ne conosce l'ora e il giorno, egli solo decide circa la sua venuta. Per mezzo del suo Figlio Gesù pronunzierà allora la sua parola definitiva su tutta la storia. Conosceremo il senso ultimo di tutta l'opera della creazione e di tutta l'Economia della salvezza, e comprenderemo le mirabili vie attraverso le quali la provvidenza divina avrà condotto ogni cosa verso il suo fine ultimo. Il giudizio finale manifesterà che la giustizia di Dio trionfa su tutte le ingiustizie commesse dalle sue creature e che il suo amore è più forte della morte. 637

1041 Il messaggio del giudizio finale chiama alla conversione fin tanto che Dio dona agli uomini « il momento favorevole, il giorno della salvezza » (2 Cor 6,2). Ispira il santo timor di Dio. Impegna per la giustizia del regno di Dio. Annunzia la « beata speranza » (Tt 2,13) del ritorno del Signore il quale « verrà per essere glorificato nei suoi santi ed essere riconosciuto mirabile in tutti quelli che avranno creduto » (2 Ts 1,10).

VI. La speranza dei cieli nuovi e della terra nuova

1042 Alla fine dei tempi, il regno di Dio giungerà alla sua pienezza. Dopo il giudizio universale i giusti regneranno per sempre con Cristo, glorificati in corpo e anima, e lo stesso universo sarà rinnovato:


Allora la Chiesa « avrà il suo compimento [...] nella gloria del cielo, quando verrà il tempo della restaurazione di tutte le cose e quando col genere umano anche tutto il mondo, il quale è intimamente unito con l'uomo e per mezzo di lui arriva al suo fine, sarà perfettamente ricapitolato in Cristo ». 638

1043 Questo misterioso rinnovamento, che trasformerà l'umanità e il mondo, dalla Sacra Scrittura è definito con l'espressione: « i nuovi cieli e una terra nuova » (2 Pt 3,13). 639 Sarà la realizzazione definitiva del disegno di Dio di « ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra » (Ef 1,10).

1044 In questo nuovo universo, 640 la Gerusalemme celeste, Dio avrà la sua dimora in mezzo agli uomini. Egli « tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno perché le cose di prima sono passate » (Ap 21,4). 641

1045 Per l'uomo questo compimento sarà la realizzazione definitiva dell'unità del genere umano, voluta da Dio fin dalla creazione e di cui la Chiesa nella storia è « come sacramento ». 642 Coloro che saranno uniti a Cristo formeranno la comunità dei redenti, la « Città santa » di Dio (Ap 21,2), « la Sposa dell'Agnello » (Ap 21,9). Essa non sarà più ferita dal peccato, dalle impurità, 643 dall'amor proprio, che distruggono o feriscono la comunità terrena degli uomini. La visione beatifica, nella quale Dio si manifesterà in modo inesauribile agli eletti, sarà sorgente perenne di gaudio, di pace e di reciproca comunione.

1046 Quanto al cosmo, la Rivelazione afferma la profonda comunione di destino fra il mondo materiale e l'uomo:


« La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio [...] e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione [...]. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo » (Rm 8,19-23).

1047 Anche l'universo visibile, dunque, è destinato ad essere trasformato, « affinché il mondo stesso, restaurato nel suo stato primitivo, sia, senza più alcun ostacolo, al servizio dei giusti », 644 partecipando alla loro glorificazione in Gesù Cristo risorto.

1048 « Ignoriamo il tempo in cui saranno portate a compimento la terra e l'umanità, e non sappiamo il modo in cui sarà trasformato l'universo. Passa certamente l'aspetto di questo mondo, deformato dal peccato. Sappiamo, però, dalla Rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini ». 645

1049 « Tuttavia l'attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dell'umanità nuova che già riesce a offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo nuovo. Pertanto, benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del regno di Cristo, tuttavia, nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l'umana società, tale progresso è di grande importanza ». 646

1050 « Infatti i beni della dignità dell'uomo, della comunione fraterna e della libertà, cioè tutti questi buoni frutti della natura e della nostra operosità, dopo che li avremo diffusi sulla terra nello Spirito del Signore e secondo il suo precetto, li ritroveremo poi di nuovo, ma purificati da ogni macchia, illuminati e trasfigurati, allorquando Cristo rimetterà al Padre il regno eterno e universale ». 647 Dio allora sarà « tutto in tutti » (1 Cor 15,28), nella vita eterna:

« La vita, nella sua stessa realtà e verità, è il Padre, che attraverso il Figlio nello Spirito Santo riversa come fonte su tutti noi i suoi doni celesti. E per la sua bontà promette veramente anche a noi uomini i beni divini della vita eterna ». 648

In sintesi

1051 Ogni uomo riceve nella sua anima immortale la propria retribuzione eterna fin dalla sua morte, in un giudizio particolare ad opera di Cristo, giudice dei vivi e dei morti.

1052 « Noi crediamo che le anime di tutti coloro che muoiono nella grazia di Cristo [...] costituiscono il popolo di Dio nell'al di là della morte, la quale sarà definitivamente sconfitta nel giorno della risurrezione, quando queste anime saranno riunite ai propri corpi ». 649

1053 « Noi crediamo che la moltitudine delle anime, che sono riunite attorno a Gesù e a Maria in paradiso, forma la Chiesa del cielo, dove esse nella beatitudine eterna vedono Dio così com'è e dove sono anche associate, in diversi gradi, con i santi angeli al governo divino esercitato da Cristo glorioso, intercedendo per noi e aiutando la nostra debolezza con la loro fraterna sollecitudine ». 650

1054 Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio, ma imperfettamente purificati, benché sicuri della loro salvezza eterna, vengono sottoposti, dopo la morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia di Dio.

1055 In virtù della « comunione dei santi », la Chiesa raccomanda i defunti alla misericordia di Dio e per loro offre suffragi, in particolare il santo sacrificio eucaristico.

1056 Seguendo l'esempio di Cristo, la Chiesa avverte i fedeli della triste e penosa realtà della morte eterna, 651 chiamata anche « inferno ».

1057 La pena principale dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio; in Dio soltanto l'uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira.

1058 La Chiesa prega perché nessuno si perda: « Signore, [...] non permettere che sia mai separato da te ». 652 Se è vero che nessuno può salvarsi da se stesso, è anche vero che Dio « vuole che tutti gli uomini siano salvati » (1 Tm 2,4) e che per lui « tutto è possibile » (Mt 19,26).

1059 « La santissima Chiesa romana crede e confessa fermamente che nel [...] giorno del giudizio tutti gli uomini compariranno col loro corpo davanti al tribunale di Cristo per rendere conto delle loro azioni ». 653

1060 Alla fine dei tempi, il regno di Dio giungerà alla sua pienezza. Allora i giusti regneranno con Cristo per sempre, glorificati in corpo e anima, e lo stesso universo materiale sarà trasformato. Dio allora sarà « tutto in tutti » (1 Cor 15,28), nella vita eterna.

«AMEN»

1061 Il Credo, come pure l'ultimo libro della Sacra Scrittura, 654 termina con la parola ebraica Amen. La si trova frequentemente alla fine delle preghiere del Nuovo Testamento. Anche la Chiesa termina le sue preghiere con Amen.

1062 In ebraico, Amen si ricongiunge alla stessa radice della parola « credere ». Tale radice esprime la solidità, l'affidabilità, la fedeltà. Si capisce allora perché l'« Amen » può esprimere tanto la fedeltà di Dio verso di noi quanto la nostra fiducia in lui.

1063 Nel profeta Isaia si trova l'espressione « Dio di verità », letteralmente « Dio dell'Amen », cioè il Dio fedele alle sue promesse: « Chi vorrà essere benedetto nel paese, vorrà esserlo per il Dio fedele » (Is 65,16). Nostro Signore usa spesso il termine « Amen », 655 a volte in forma doppia, 656 per sottolineare l'affidabilità del suo insegnamento, la sua autorità fondata sulla verità di Dio.

1064 L'« Amen » finale del Simbolo riprende quindi e conferma le due parole con cui inizia: « Io credo ». Credere significa dire « Amen » alle parole, alle promesse, ai comandamenti di Dio, significa fidarsi totalmente di colui che è l'« Amen » d'infinito amore e di perfetta fedeltà. La vita cristiana di ogni giorno sarà allora l'« Amen » all'« Io credo » della professione di fede del nostro Battesimo:


« Il Simbolo sia per te come uno specchio. Guardati in esso, per vedere se tu credi tutto quello che dichiari di credere e rallegrati ogni giorno per la tua fede ». 657

1065 Gesù Cristo stesso è l'« Amen » (Ap 3,14). Egli è l'« Amen » definitivo dell'amore del Padre per noi; assume e porta alla sua pienezza il nostro « Amen » al Padre: « Tutte le promesse di Dio in lui sono divenute "sì". Per questo sempre attraverso lui sale a Dio il nostro "Amen" per la sua gloria » (2 Cor 1,20):


« Per Cristo, con Cristo e in Cristo,
a te, Dio Padre onnipotente,
nell'unità dello Spirito Santo,
ogni onore e gloria
per tutti i secoli dei secoli.

AMEN! ». 658
Regina della pace prega per noi.....................

peter
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Messaggio da peter » ven gen 09, 2015 11:22 pm

i peccati contro la fede: ateismo, eresia, fede ''fai da te'', rispetto umano, dubbio ostinato

il primo comandamento, fondamentalmente, ci obbliga a rendere a Dio solo il culto che gli è dovuto. Ora, per poter dare a Dio ciò che gli è dovuto, bisogna anzitutto credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano e lo amano (cf Eb 11,6).

L’immortale catechismo di san Pio X insegna che la fede è l’atto per mezzo del quale si crede nell’esistenza di Dio e nell’assoluta ed incontrovertibile certezza di tutte le verità da Lui rivelate ed insegnate dalla Chiesa, nella qualità di maestra del genere umano. L’adesione dell’intelletto alle verità di fede, che non sono evidenti e lo trascendono, si poggia sull’autorità di Colui che parla, il quale non sbaglia e non può sbagliare, non inganna e non può ingannare; a questa “inevidenza” sopperisce, nell’atto di fede, l’ausilio della volontà, in quanto proprio in forza dell’autorità infallibile di Dio spinge l’intelletto a sottomettersi ad esse pur rimanendo in una conoscenza “oscura”, per parafrasare san Giovanni della Croce. La speranza è l’atto per mezzo del quale si tende ai beni promessi dal Signore a coloro che lo amano e lo servono e che consistono nel dono della vita eterna e di tutte le grazie necessarie per compiere le opere meritorie (che si possono e si devono fare) necessarie per raggiungerla. È una virtù che pur partendo dalle facoltà superiori dell’uomo, ne coinvolge anche la sfera sentimentale ed affettiva, rendendolo capace di vivere con i piedi per terra ma con la mente e il cuore in cielo. Infine la carità, la terza in ordine diacronico ma la prima in ordine di grandezza ed importanza, è la virtù per mezzo della quale di ama Dio al di sopra di ogni cosa ed il prossimo come noi stessi (o meglio, come Gesù insegna, “come Lui ci ha amati”, Gv 13,34).

Cominciando dunque dai peccati contro la fede, il primo e il più grave, vero tarlo che ha roso l’occidente nei secoli XIX e XX èl’ateismo, ovvero il rifiuto di credere nell’esistenza di Dio e, di conseguenza, a tutto il patrimonio di verità insegnate dalla Chiesa cattolica. A dire il vero questo peccato, come afferma anche la Sacra Scrittura (cf Sal 13,1 e 52,2 dove si dice che èda stolti affermare che Dio non esiste), è l’attestazione emblematica di quanto possa essere stupido l’uomo. Le menti piùluminose della scienza, infatti, sono ben felici di prendere atto dell’evidenza dell’esistenza di un Essere necessario che sia la causa di un Universo così perfetto (basti leggere, in merito, i libri del professor Antonio Zichichi o riascoltare le memorabili catechesi del grande Enrico Medi). Perfino gli atei, come raccontò un professore durante una lezione di filosofia alla Pontificia Università Gregoriana, devono piegarsi dinanzi a tale verità, dal momento che qualche scienziato si prese la briga didimostrare che è più facile che un gatto impazzito esegua la quinta sinfonia di Beethoven saltellando su un pianoforte piuttosto che l’universo fuoriesca dal caso…

Ancora più diffuso, tuttavia, in questi nostri sciagurati tempi è il peccato di eresia, ovvero la negazione di qualche verità di fede o di morale. Per comprendere questo peccato non dobbiamo pensare solo alle grandi eresie susseguitesi nel corso della storia di cui abbiamo qualche reminiscenza scolastica (Ario, Lutero, Calvino, i Catari, etc.).

Oggi questo peccato è diffusissimo in tanti fedeli che hanno la pretesa di farsi la “fede fai da te”: una sorta di “pick up” ad un fantomatico “supermarket spirituale”, dove si prende quello che aggrada e si scarta ciò che non piace. Dio è misericordioso e buono va bene, Dio è giusto e severo con i peccatori impenitenti non va bene; sul quinto e settimo comandamento siamo tutti d’accordo, ma “per me non andare alla Messa domenica non fa nulla”; credo in quello che dice Gesù, però mi confesso direttamente con Lui (dimenticando che è Lui che ha detto che rimette soltanto i peccati rimessi dai suoi apostoli, cf Gv 20,23). Discorso non dissimile va fatto per l’adesione, anche solo col pensiero, a dottrine e idee condannate dalla Chiesa o comunque assolutamente incompatibili con la fede cattoliche. Chi, per esempio, tra i moltissimi fedeli che hanno votato a favore del divorzio o dell’aborto è cosciente di aver commesso un peccato mortale e se lo è confessato? Chi, andando a votare partiti o persone che presentano programmi o principi diametralmente opposti al cristianesimo , sa di aver commesso un peccato gravissimo di cui Dio gli chiederà severamente conto avendo contribuito, per quanto sta in lui, alla diffusione del male, del peccato e della morte?

Oppure chi, vergognandosi di fare un segno di croce prima dei pasti solo perché era a mensa davanti ai colleghi, oppure rinunciando a dire un Rosario in pullmann per paura di essere visto e deriso, sa di aver commesso il peccato di “rispetto umano” incorrendo nelle minacce lanciate da Gesù contro i suoi rinnegatori (“chi si vergognerà di Me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi”, Lc 9,26)? Stesso discorso vale per la frequenza di sette o associazioni scomunicate dalla Chiesa perché assolutamente incompatibili con una visione cattolica della vita o perché interessate, sia pur in modo raffinato e subdolo, alla sua distruzione (prima fra tutte laMassoneria, la cui condanna rimane tutt’ora oggi assolutamente inalterata così come la scomunica di chiunque vi sia iscritto).

Infine una parola sul dubbio ostinato delle verità di fede, che offende gravemente Dio perché ne mette in discussione l’assoluta verità. Ricordiamo al riguardo che la vera questione del “caso Galilei” non era se la terra si muoveva o meno o se la luna avesse o no le macchie, ma la doverosa “gerarchia delle verità” nel senso che le verità di fede, per la loro origine (Dio stesso) sono da ritenersi più certe delle verità scientifiche, che sono sì incontrovertibili ma solo a livello empirico e non in modo assoluto. Lo ha dimostrato scientificamente nel secolo scorso il grande scienziato Kurt Goedel, affermando che le verità scientifiche, per quanto evidenti, sono di carattere sempre relativo (valgono in certi casi e a certe condizioni) e mai autoreferenziali (traggono sempre fuori del proprio ambito i postulati su cui si fondano), mentre le verità di fede sono assolute e fondate su Colui che le ha stabilite ab aeterno ed usque in aeternum.
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