Civitavecchia, ecco le prove del miracolo

La Madonna di Civitavecchia: luoghi e storia
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Civitavecchia, ecco le prove del miracolo

Messaggio da Redazione » gio mag 19, 2005 12:44 pm

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CRONACHE
Il dossier: «Non c'è spiegazione umana»
Civitavecchia, ecco le prove del miracolo
La diocesi: «Dieci anni fa la Madonnina pianse lacrime di sangue». Il mariologo De Fiores: «Qui c’è il dito di Dio»

La Madonna di Civitavecchia con le lacrime di sangue
«Sono trascorsi dieci anni da quando a Civitavecchia, in un giardino della famiglia Gregori (2-6 febbraio 1995) e poi nelle mani del vescovo diocesano Girolamo Grillo (15 marzo 1995), si sono susseguite 14 lacrimazioni di sangue in una statuetta della Madonna. Dopo l’interessamento della stampa che ha fatto rimbalzare la notizia in Italia e in tutto il mondo, i giornali ormai non ne fanno parola. Similmente, anche gli storici tacciono, teologi e pastori si sono chiusi in un riserbo e silenzio assoluto». Eppure, «i pellegrini di ogni parte d’Italia, d’Europa, anzi del mondo accorrono e manifestano la loro devozione con la preghiera e la frequentazione dei sacramenti. I pellegrinaggi alla parrocchia di S. Agostino, in contrada Pantano, dove è collocata la Madonnina, non conoscono flessioni, sono una realtà che si rinnova continuamente e produce consolanti frutti di conversione e di spiritualità».
Con queste parole inizia l’introduzione al corposo dossier che sta per essere pubblicato sul giornale della diocesi di Civitavecchia e che il Corriere ha potuto esaminare in anteprima. Una serie di relazioni e di documenti, quasi tutti inediti, che fanno il punto del «caso» da ogni prospettiva, da quella teologica a quella giudiziaria, pastorale, medica (su Internet sarà consultabile, tra pochi giorni, sul sito www.civitavecchia.netfirms.com). L’insieme è impressionante: gente di responsabilità, persone autorevolissime nei rispettivi campi e, dunque, abituate a misurare le parole, non esitano a esporsi e ad arrendersi alla realtà. Tutto, dicono unanimi, fa pensare che in quell’angolo di terra alle porte di Roma si sia verificato un evento che non ha spiegazione umana e che rinvia al mistero del Soprannaturale.

IL DIARIO DEL MONSIGNORE - Colpisce, innanzitutto, la testimonianza di monsignor Grillo, il vescovo costretto a passare dal radicale scetticismo all’accettazione dell’enigma, sotto l’impatto violento di un evento tanto imprevisto quanto sconvolgente. Nel dossier che viene ora pubblicato, il presule riproduce un suo diario inedito, che ha un andamento in qualche modo drammatico. Come molti, di certo, ricordano, il mattino del 15 marzo di quel 1995 in cui tutto è iniziato, il presule prese tra le mani la statuetta della Madonna che era stata relegata in un armadio della sua casa. Monsignor Grillo si era opposto all’intervento della magistratura, che aveva addirittura ordinato il sequestro e apposto i sigilli. Aveva anch’egli protestato, ma in nome della libertà religiosa, non certo per convinzione della realtà dei fatti. Con alle spalle solidi studi e lauree nelle migliori università ecclesiastiche, aveva a lungo lavorato negli uffici della Segreteria di Stato, dove l’atmosfera non è di certo pervasa di misticismo ma di pragmatismo se non, talvolta, di scetticismo. Nominato vescovo, il monsignore non aveva incoraggiato devozioni popolari e tradizioni arcaiche, bensì cercato di fondare tra la sua gente una spiritualità tutta biblica e liturgica. Il suo diario testimonia l’incredulità un po’ infastidita con cui accolse le prime notizie della lacrimazione di sangue, il cestinare i rapporti del parroco, il divieto ai sacerdoti di recarsi sul posto, il rivolgersi segretamente alla polizia perché indagasse sulla famiglia Gregori, di cui diffidava. È lui stesso che ricorda l’esclamazione di un cardinale amico: «Povera Madonnina, in che mani sei capitata! Proprio in quelle di monsignor Grillo, che si darà da fare per soffocare tutto!».


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QUEL GIORNO DI MARZO - Non fu dunque con particolare devozione che, quel giorno di marzo, tolse dall’armadio la statua ormai dissequestrata. Tutte e tre le persone presenti con lui nella stanza videro prima di lui, che teneva in mano l’oggetto sacro, il verificarsi dell’incredibile: le lacrime di sangue che cominciarono a defluire dagli occhi, raggiungendo lentamente il collo. Il vescovo non usa eufemismi per descrivere la sua reazione, quando si accorse di quel che succedeva. Non a caso la sorella si mise a gridare, vedendolo barcollare e impallidire in modo impressionante, e corse fuori, con un dito bagnato di sangue, invocando l’aiuto di un medico, un cardiologo, che difatti poco dopo accorse. Ce n’era bisogno. Annota il presule, tra l’altro: «Quasi svenuto mi accascio su una sedia», «ho rischiato di morire dallo schianto, ho subito uno choc tremendo, che mi ha lasciato tramortito anche nei giorni seguenti», «subito d’istinto ho chiesto a Maria la mia conversione e il perdono dei miei peccati».

ARRESO AL MISTERO - Fu così che la Madonnina poté prendersi la sua materna, benigna rivincita. Fu lo stesso Grillo, lo scettico, colui che sperava che da Roma gli giungesse l’incarico di chiudere la faccenda e di tornare a una religiosità «seria» (mentre dai vertici del Vaticano gli raccomandavano apertura di spirito, anche all’imprevisto), fu dunque lo stesso monsignore che, con solenne processione, dall’armadio di casa sua portò in chiesa la statuetta per esporla alla venerazione dei fedeli.
Fedeli per i quali egli stesso e i suoi collaboratori hanno fatto e fanno molto, perché il pellegrinaggio, incessante, cosmopolita, sia una vera, completa, esperienza spirituale. Almeno cinque confessori sono al lavoro per molte ore, ogni giorno; liturgie, adorazioni eucaristiche, rosari, processioni, litanie si susseguono senza sosta.
Scrive, nel decennale, monsignor Girolamo Grillo: «Sono stato costretto ad arrendermi a questo mistero. Ma la mia convinzione è aumentata sempre di più vedendo le benefiche conseguenze. Il Vangelo ci dà un criterio: giudicare dai frutti la bontà di un albero. Qui, i frutti spirituali sono straordinari».

PASSATE AL SETACCIO - Accanto alla testimonianza, anche umana, del vescovo, è di grande importanza quella di padre Stefano De Fiores, religioso monfortano, uno dei maggiori specialisti viventi in studi dedicati alla Vergine. Autore di testi fondamentali come Maria nella teologia contemporanea, curatore del Nuovo dizionario mariologico, docente nella più illustre delle università pontificie, la Gregoriana, padre De Fiores è ben noto agli studiosi e ai lettori come uomo di grande prudenza, di distinzioni sottili, così come si addice a uno specialista di quel livello. Colpisce, dunque (e rende davvero pensosi) la conclusione del cauto professore: a Civitavecchia, non c’è altra spiegazione logica e sostenibile se non l’accettazione di un intervento divino. Padre De Fiores motiva la sua conclusione passo dopo passo, in un intervento denso di teologia, ma al contempo informatissimo sullo svolgimento degli eventi. Sono dunque valutate criticamente tutte le testimonianze, a partire da quella di Jessica Gregori, allora bambina di meno di sei anni, della sua famiglia, del parroco, del vescovo stesso. Sono poi passate al setaccio tutte le ipotesi che potrebbero spiegare «naturalmente» la lacrimazione. In base agli elementi disponibili e al ragionamento, è escluso che si tratti di «frode o trucco», di «allucinazione o autosuggestione», di «fenomeno parapsicologico». Giunti infine, per via di logica, alla dimensione inquietante del mistero, è escluso anche che si tratti di «opera del demonio». Intervento divino, dunque? E perché, con quale significato? Il teologo inizia qui un’analisi che mostra quale ricchezza spirituale possa celarsi dietro un evento in apparenza così semplice, dietro a quelle lacrime versate per 14 volte. Persino la sconcertante scoperta che si tratta di sangue maschile finisce per rivelarsi come un ulteriore segno di credibilità, nella dimensione cristiana. È anche in base a questa profondità di senso che padre De Fiores si arrende egli pure, alla pari del vescovo, e cita il Vangelo di Luca: «Qui c’è il dito di Dio». Non è davvero poco, per chi conosca le prudenze dei professori, soprattutto se universitari, di discipline ecclesiastiche.

DNA NEGATO - Importante pure quanto nota, in un altro studio di questo dossier, un esperto dei fatti: «Il problema del Dna ricorre continuamente quando si parla della vicenda della Madonnina di Civitavecchia. La domanda che tanti si pongono è la seguente: perché i Gregori hanno rifiutato l’esame del Dna? Si vede un tale rifiuto come indice di qualcosa da nascondere. Si insinuano, così, ombre e dubbi circa la loro onestà. Ebbene al riguardo occorre sapere come stanno realmente le cose. Innanzitutto, è necessario dissipare ogni dubbio, affermando che la famiglia Gregori si è sempre dichiarata disponibile a sottomettersi all’esame per la comparazione del sangue».
In effetti, come viene ampiamente spiegato, furono gli specialisti — a cominciare da quel luminare della medicina legale che è il professor Giancarlo Umani Ronchi, docente nella non sospetta, laicissima Università La Sapienza di Roma — a sconsigliare decisamente un esame del Dna. Un simile test, in effetti, viste le condizioni createsi e la situazione dei reperti, avrebbe portato confusione più che chiarezza, rischiando di dare indicazioni fuorvianti e scientificamente non attendibili. Ai Gregori che si misero subito a disposizione fu spiegato, dal pool dei tecnici, che proprio la ricerca della verità suggeriva di non procedere.
Insomma, dieci anni dopo, pare assodato che le colonne di pellegrini che confluiscono su Civitavecchia (e il numero si accresce di anno in anno) sono richiamate da un evento del quale non è facile sbarazzarsi, rinviando a superstizioni e credenze popolari da rifiutare. Ne era convinto, lo sappiamo, persino il vescovo, che i fatti hanno però trasformato nell’apostolo fervente non solo della Madonna (di cui sempre fu devoto) ma proprio di quella «Madonnina». Arrivata per giunta, ad infittire il mistero, proprio da un altro luogo enigmatico per eccellenza: Medjugorje.

Vittorio Messori

23 gennaio 2005

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Messaggio da Redazione » dom feb 10, 2008 8:33 pm

La lacrimazione verso il riconoscimento? - Eco di Maria nr.134

In seguito ad un parere espresso da Laurentin e pubblicato dal Corriere della Sera a metà aprile, si sono riaccesi i riflettori sul fenomeno di Civitavecchia: sostanzialmente il mariologo francese sosteneva che non c'era bisogno di un riconoscimento della soprannaturalità del fatto, ma che bastava riconoscere l'autenticità del culto. Interpellato a riguardo dai giornalisti, il vescovo di Civitavecchia Mons.Grillo (nelle cui mani è avvenuta l'ultima lacrimazione della ormai celebre statuina), ha affermato che egli intende emettere una dichiarazione più impegnativa. Riportiamo i passi salienti di un'intervista rilasciata a Barbara Bordicchia per il Messaggero.

D. Il riconoscimento del culto non chiarisce definitivamente se c'è stato il miracolo.
R. E' per questo che mi pronuncerò, che dirò il parere della diocesi su questa vicenda. Se poi mi si chiede perché e come abbia pianto, questo è un mistero anche per me, nonostante sia stato testimone oculare di una delle lacrimazioni. La verità, allo stato dei fatti, è che nessuno ha potuto dimostrare l'imbroglio e che anche la commissione teologica ha giudicato questo evento inspiegabile. Ora, se una statuina piange sangue davanti a più di sessanta persone, se lo stesso Vescovo è testimone di una delle lacrimazioni, se l'immagine sacra non aveva marchingegni e non poteva essere manomessa, allora la Madonnina ha pianto davvero; è una conseguenza logica.

D. Quindi lei dirà che è stato un miracolo.
R. Andiamoci piano con le anticipazioni. Ho detto che mi pronuncerò e che lo farò presto. Devo terminare gli approfondimenti di natura teologica e spirituale. Poi, con l'aiuto di Dio, dirò quel che tutti si aspettano, quel che c'è da dire. Una cosa è affermare che la statuina ha pianto, un'altra è se c'è stato il miracolo.

D. Se verrà accertato il miracolo o l'evento di natura soprannaturale, a quel punto si comincerà a parlare di santuario...
R. La Chiesa adesso non ha il terreno per costruirlo. A Pantano non c'è neanche un lembo di nostra proprietà. E comunque, quando sarà, la diocesi inviterà gli architetti italiani a fare un progetto, poi sceglierà quello più adatto. Per ora è fondamentale far fronte all'emergenza: domenica scorsa (13 aprile ndr), con quattordicimila pellegrini, è dovuta intervenire la polizia. C'era una vera e propria ressa per entrare e pregare nella Chiesetta che ospita la statua della Madonnina.

Una Madonna che piange? Ci mancava solo questa...

(...) Uno dei "luminari" della teologia che erano stati interpellati (pensiamo di far bene a non rivelare né il nome del teologo, né il titolo del giornale), con molta sufficienza, aveva risposto: «Ma come, si parla ancora della madonna (con la emme minuscola sul giornale) di Civitavecchia? Speravo che fosse calato il silenzio». E poi continua con fare serio e quasi sofferto: «Non se ne dovrebbe parlare più. Io ne soffro, seppure con serenità. Sono manifestazioni che rivelano una grande ambiguità».
L'intervistatore gli ha rivelato di un vescovo italiano, molto importante, il quale, alla notizia che lacrimava un'altra Madonna, si sarebbe messo le mani nei capelli. La risposta del teologo è stata entusiasta: «E' bellissima la sua reazione. Come dire: Ci mancava solo questa...».
Sappiamo bene quanto sia difficile discernere nel campo dei carismi: molte volte non si sa che pensarne e quindi come comportarsi. Ma quanto ha affermato quel teologo mi è parso veramente troppo. Intanto una constatazione di fondo: i miracoli non sono frutto della volontà degli uomini, ma di Dio, anche se gli uomini li possono richiedere. Penso che sia per lo meno una perdita di tempo, se non una pretesa inaccettabile quanto patetica, discettare su un tema in cui Dio è arbitro sovrano.
Fra gli ex voto del santuario di Civitavecchia ci sono ormai centinaia di fedi matrimoniali lasciate come ex voto: appartengono a coppie in crisi che si sono riconciliate. Se non ci fosse stata quella lacrimazione e quindi tutto quel "rumore" attorno alla Chiesetta di Pantano di Civitavecchia, quelle coppie starebbero ancora litigando o sarebbero ancora separate. Mi piacerebbe chiedere a quel teologo di mostrarmi la sua collezione di matrimoni salvati dal suo ministero teologico così pieno di razionalità.
Ma se vogliamo allargare il discorso alla storia della salvezza, la realtà diviene ancora più complessa: la Redenzione è cominciata con l'apparizione dell'angelo Gabriele a Maria: mettiamo in dubbio anche questa? Dobbiamo chiederci se era proprio necessaria o se non si tratti di una allucinazione...? E poi, come la mettiamo con l'incarnazione di Cristo che è seguita a tale apparizione? Cosa dobbiamo dire, ancora, delle apparizioni di Cristo risorto? Gli apostoli sono tali appunto perché testimoni della risurrezione di Cristo (Atti 1,22). Scendendo a fatti più concreti, davanti alla cecità dei "teologi" del tempo, sarà proprio un'apparizione a Pietro a spalancare le porte dell'evangelizzazione ai pagani (Atti 11,1-18): senza quell'apparizione l'ingresso di questi nella Chiesa quanto meno sarebbe stato ritardato e Dio sa di quanto. Dio opera come e quando vuole: il cristiano non è chiamato a confrontare se gli eventi corrispondano ai suoi schemi mentali, ma a discernere se la cosa viene veramente da Dio: Cristo operava dei miracoli proprio per testimoniare che egli veniva da Dio e che quindi come tale parlava ed operava. (Red. Madre di Dio)
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