"Si trovava egli un giorno su questo monte, più dell'ordinario ammalato ed angustiato: le sofferenze corporali e la solitudine empivano il suo cuore d'amarezza, onde egli pregò fervorosamente per ottenere conforto.
Ed ecco un Angelo farsi innanzi alla sua grotta e trar fuori da una viola sì celesti melodie, che il Santo ebbe quasi venir meno di dolcezza.
Uno scoglio a forma di guglia, che s'innalza sul davanti della grotta, è indicato come il luogo dove si sarebbe posato il celeste consolatore"»
Diverso il racconto dello stesso episodio nella II considerazione delle Sacre Sante Istimate, che ambienta sulla Verna quest'estasi angelica e musicale del Poverello:
- "Essendo Santo Francesco molto indebolito del corpo, tra per l’astinenzia grande, e per le battaglie del Demonio: volendo egli col cibo spirituale della anima confortare il corpo, cominciò a pensare della ismisurata gloria e gaudio de’ Beati di vita eterna; e sopra a ciò incominciò a pregare Iddio, che gli concedesse grazia d’assaggiare un poco di quello gaudio. E istandosi in questo pensiero, subito gli apparve uno Angelo con grandissimo isplendore, il quale avea una viola nella mano sinistra, e lo archetto nella man destra, e stando Santo Francesco tutto istupefatto nello aspetto di questo Angelo, esso menò una volta l’archetto in sù sopra la viola; e subito sentì tanta suavitade di melodia, che indolci l’anima di Santo Francesco, e sospesela da ogni sentimento corporale; che, secondo che e’ recitò poi alli compagni, egli dubitava, se lo Angelo avesse tirato l’archetto in giuso, che per intollerabile dolcezza l’anima si sarebbe partita del corpo."